Skip to main content

Siamo nel pieno del Ferrara Film Festival, le prime giornate sono trascorse tra pellicole, mostre e incontri, e la città sembra accogliere i nuovi ospiti con meno diffidenza e una nuova curiosità.
Durante la serata di inaugurazione, che ha visto il tutto esaurito nella sala 2 dell’Apollo Cinepark, il vicesindaco Massimo Maisto, congratulandosi con il direttore e la vicedirettrice del Festival, Maximilian Lawe Alizè Latini, ha sottolineato che questa è un po’ la natura della città di Ferrara: diffidente in principio, ma che sa diventare accogliente nel tempo. Le prime proiezioni hanno evidenziato un aspetto importante del cinema: quello della denuncia, che spinge alla sensibilizzazione e alla conoscenza delle crudeltà umane.

Ad aprire la serata, infatti, il cortometraggio “Invisibili”, prodotto dall’Unicef e realizzato da Floriana Buffon e Cristina Mastrandrea, che racconta attraverso un viaggio dal sud Italia ai suoi confini europei la storia di alcuni minori, bambini e adolescenti, che hanno abbandonato le loro case per affrontare la traversata sul gommone, in cerca di un futuro diverso. Bambine e bambini di solo 12 anni che, accolti nei centri di prima accoglienza, raccontano di essersi dovuti prostituire, costretti dalle madame, per ripagare il loro debito. Ma anche ragazzi che vivono per le strade della Capitale, affamati e soli. E questi sono da considerare fortunati, perché rintracciabili. Di moltissimi minori, infatti, si perdono le tracce dopo lo sbarco.
Non si ha il tempo di riprendersi dal gusto amaro lasciato dalla prima proiezione che le luci in sala si spengono nuovamente e si è trascinati nel mondo ricreato in “Trafficked”, diretto da Will Wallace. Tetro, crudo e claustrofobico, racconta la storia di alcune ragazze che, dopo essere state rapite, vengono vendute e chiuse in uno squallido bordello texano. Le tre protagoniste, un’americana orfana tradita dalla sua assistente sociale, un’indiana ricca aggredita da un criminale della sua città e una nigeriana che ha dovuto abbandonare il suo paese per salvare la sua famiglia, si ritrovano a tentare di sopravvivere in un luogo fatto di violenza e morte. La cosa peggiore? La realtà. La trama non è frutto della fantasia di un regista, ma una storia vera.

La seconda serata, invece, si alleggerisce con una commedia italiana, nelle sale dal 6 aprile. “Ovunque tu sarai” di Roberto Cappucci è una pellicola leggera, un road movie che racconta la storia di quattro amici che, per seguire la partita Roma – Real Madrid del 2008, decidono di trascorrere qualche giorno in viaggio verso la Spagna. Si ritrovano così a visitare luoghi non previsti, a fare conoscenze che travolgeranno la loro vita e ad affrontare loro stessi, tra cose non dette e segreti da affrontare.
A interpretare Pilar, la ragazza che metterà in dubbio le certezze di uno dei protagonisti, è Ariadna Romero, attrice di origine cubana che ammette tra le risate di aver lottato per avere quel ruolo.
“Appena ho letto il copione – ci racconta – mi sono innamorata di Pilar. È una ragazza libera e coraggiosa, viaggia zaino in spalla e crede nei suoi sogni. Mi ha ricordato un periodo della mia vita, quando ho scelto di lasciare il mio Paese per inseguire e realizzare i miei desideri. Mi sono impegnata molto per ottenere la parte, Roberto non era convinto”.

In attesa dei prossimi incontri, è possibile trovare il programma completo sul sito del Ferrara Film Festival.

tag:

Chiara Ricchiuti


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it