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da: ufficio stampa Camera di Commercio di Ferrara

Govoni: “Non dobbiamo andare dietro ai miti della specializzazione produttiva o del gigantismo imprenditoriale. La crescita dimensionale è la risposta
giusta dove sono richieste forti economie di scala. Dove è richiesta la personalizzazione delle produzioni e dei servizi, la risposta è un’altra”
“ITALIA, STORIE DI PASSIONE E DI IMPRESA”: QUESTA MATTINA (10 GIUGNO)’, ALLE ORE
9.30, L’ATTESO EVENTO DELLA CAMERA DI COMMERCIO PER RIPARTIRE DALLE IMPRESE
Chiuderà i lavori Sandro Gozi, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega agli Affari Europei

Agricoltura e manifattura, artigianato e turismo, servizi e cooperazione, settore
privato, non profit e settore pubblico devono e possono concorrere per sostenersi a vicenda.
Non dobbiamo tradire questa vocazione, andando dietro ai miti della specializzazione produttiva o
del gigantismo imprenditoriale. La crescita dimensionale è la risposta giusta dove sono richieste
forti economie di scala. Dove è richiesta la personalizzazione delle produzioni e dei servizi, la
risposta è un’altra. Sarà questa una delle considerazioni del convegno “Italia, storie di passione e
di impresa”, promosso dalla Camera di commercio nell’ambito della Giornata dell’economia ed in
programma, questa mattina (10 giugno), a cominciare dalle ore 9.30, presso l’Aula Magna di
Giurisprudenza dell’Università di Ferrara.
“Nonostante i tanti problemi che vengono da lontano e che vanno ben oltre il debito pubblico (le
diseguaglianze sociali, l’economia in nero, quella criminale, il ritardo del Sud, una burocrazia
spesso persecutoria e inefficace) – ha sottolineato Paolo Govoni, presidente della Camera di
commercio di Ferrara nel corso della conferenza stampa di ieri mattina – c’è un’Italia di cui spesso
non si ha consapevolezza e che fa cose di cui essere orgogliosi. La Giornata nasce per raccontare
questa Italia, fatta di tradizione e di capacità innovative, di memoria e di immaginazione, di
creatività, in cui la competitività fa leva sulla green economy e la cultura, sulla bellezza e la
coesione sociale, parte dai territori e, grazie ad una caparbia vocazione alla qualità, arriva al
mondo. Il modello di sviluppo nel quale crediamo – ha proseguito Govoni- è quello fatto di
imprenditorialità diffusa, distretti, filiere, reti, territorio, in cui le opportunità, della
modernizzazione e delle nuove tecnologie, sono aperte a tutti. Così come le sfide della capacità
manageriale e della solidità patrimoniale, riguardano tutti, grandi e piccoli. Un modello in cui
l’impresa assume in pieno la responsabilità del lavoro e del benessere, e permette di far divenire
logica comune un fatto di evidenza lampante: senza il lavoro un’impresa non vive, quindi non
produce; così come, senza l’impresa, il lavoro resta inespresso”.
Saranno presenti Sandro Gozi, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri
con delega agli Affari Europei, Patrizio Bianchi, assessore alle politiche europee, allo sviluppo e
alla formazione della Regione Emilia-Romagna, il presidente della Provincia di Ferrara, Tiziano
Tagliani, il Rettore dell’Università di Ferrara, Giorgio Zauli, Giuseppe Tripoli, Segretario
generale di Unioncamere, e i presidenti e vice presidenti nazionali di Confindustria, Alberto
Baban, Cia, Secondo Scanavino, Cna, Daniele Vaccarino, Confagricoltura, Mario Guidi,
Legacoop, Mauro Lusetti, Confartigianato, Marco Granelli, Confcommercio, Renato Borghi,
Confesercenti, Roberto Manzoni.
Modererà la Tavola rotonda Federica de Sanctis, giornalista SkyTg24.
I partecipanti troveranno in cartellina, sotto forma di CD, il “Rapporto Ferrara 2016”, un inedito
‘racconto dell’economia’, a partire dal quale ragionare su proposte concrete per far crescere
l’occupazione e accompagnare le trasformazioni del tessuto imprenditoriale provinciale.
“Occorre lavorare – ha concluso il presidente della Camera di commercio – accanto alle comunità
di imprese, sviluppando un contesto favorevole a farle crescere e a esaltarne la capacità di
trainare la ripresa economica, salvaguardando – e anzi valorizzando – quegli esempi di buona
amministrazione in cui spesso le imprese stesse hanno trovato, e devono poter continuare a farlo,
persone competenti e istituzioni che lavorano per il bene comune”

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CAMERA DI COMMERCIO


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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