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“Perché Anna, la protagonista de “La ragione dei sensi”, è una donna così indipendente e serena? Vorrei che tante sognassero di essere come lei… sarebbe già uno stimolo a desiderare l’autoaffermazione e la ricerca del proprio benessere”.

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La ragione dei sensi

Grazia, “La ragione dei sensi”, una storia erotica diversamente infinita?
Più che una storia infinita sembra essere una storia sempre attuale: all’epoca della prima edizione, pubblicata nel 2010 da Rusconi, scrivere di relazioni virtuali era piuttosto innovativo perché non era ancora così diffuso l’utilizzo dei social network e dei siti per instaurare un rapporto virtual-erotico. Adesso è attualissimo! Dopo aver ripreso i diritti dalla Rusconi ho tenuto “La ragione dei sensi” nel classico cassetto, rifiutando proposte da parte di altri editori. Poi l’estate scorsa ho deciso di scrivere a Stefano Mauri, proprietario del Gruppo Editoriale Mauri-Spagnol, per una questione che definirei “affettiva”: il primo romanzo erotico che mi ha segnata, in senso letterario, è stato “Le età di Lulù” di Almudena Grandes, edito proprio da TEA, e pensare al mio romanzo con apposto quel marchio, mi dava una sensazione di completezza!
Il testo è stato valutato personalmente da Stefano Res, direttore editoriale della casa editrice TEA, ed è stato pubblicato nella veste che avevo immaginato. In TEA ho trovato professionalità e collaborazione davvero onorabili, ho fatto i miei complimenti a Stefano Mauri per la cordialità e la competenza dello staff, non perché abbiano pubblicato il mio romanzo, ma per il loro metodo lavorativo e il rapporto che hanno con gli scrittori. Davvero un’ottima esperienza.

Grazia, le donne al potere, rivoluzione o ultima beffa patricentrica?
Le donne al potere sono una farsa, salvo pochi casi eccezionali, nei quali comunque hanno ottenuto potere per concessione maschile, innegabile. Con questo chiaramente non intendo affermare che le donne non abbiano le capacità e la determinazione per arrivare, ma semplicemente che ancora oggi sono un veicolo: vengono piazzate laddove servono alla macchina del potere per aumentare consensi, dove è necessario dimostrare che si è aperti e progressisti, ma non vedo ancora un effettivo riconoscimento delle capacità femminili. D’altro canto io sono tutt’altro che comprensiva con il modo di agire delle donne, ancora troppe vivono all’ombra della comodità, non si mettono realmente in gioco e non riescono a sopraffare quel senso di inferiorità che è stato attribuito al nostro genere dalla notte dei tempi. Posso sembrare acida, ma sono anni che dico alle donne che nessuno mai andrà a cercarle per dar loro il potere, che nessuno avrà per loro riconoscimento gratuito! Prendi me: sono in tante a dirmi che sono fortunata perché ho un marito che mi lascia fare questo lavoro, perché posso parlare di sessualità senza avere problemi con la gente, che posso frequentare ambienti culturali importanti, personaggi noti e altre cose del genere. Fortuna? Vogliamo fare un’altra intervista dove racconto i miei ultimi cinque anni? Più che avere la fortuna di poter vivere queste esperienze, ho avuto il coraggio di affrontarle e anche di affrontare la fatica che ha comportato e comporta! Ferrara non mi dava spazio, sono andata a cercarmelo a Roma, a Milano, ovunque ci fosse la possibilità di guadagnare affermazione. E tutto questo avendo una famiglia, difficoltà di salute, e mettiamoci pure la situazione post-terremoto, che mi vede ancora abitare nel giardino di casa dentro un modulo abitativo, in attesa che la Regione decida se la mia casa va abbattuta o solo ristrutturata. Non mi sto lamentando, semplicemente voglio che le donne capiscano che per uscire dalla condizione in cui la società ci vuole, siamo noi a doverci impegnare perché nessuno ci verrà a cercare. Il sistema è di chiara gerenza maschile e gli uomini al potere non sono poi così interessati a favorire le donne: vorrei che questo fosse chiaro alle donne!

Grazia Scanavini
Grazia Scanavini

Grazia Scanavini, La ragione dei sensi, TEA, 2015

Per maggiori informazioni:

www.graziascanavini.com/chi-sono

www.sensualmente-sensualmind.com

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Roby Guerra


PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

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05.12.2023 – La manovra del governo Meloni toglie un altro pezzo a una Sanità Pubblica già in emergenza, ma lo sciopero di medici e infermieri non basterà a salvare il SSN

16.11.2023 – Lettera aperta: “L’invito a tacere del Sindaco di Ferrara al Vescovo sui Cpr è un atto grossolano e intollerabile”

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14.11.2023 – Ferrara, la città dei fantasmi

07.12.2023 – Un altro miracolo italiano: San Giuliano ha salvato Venezia

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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