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Le sculture dalle forme sinuose sono disposte ovunque, si intravedono già attraverso le grandi finestre dello spazio bianco di Ferrara Off. Alcune sono appena accennate, grumi di materie, stese sui pavimenti chiari; altre si innalzano, emergono da grandi semi spaccati in due, con una tale energia e naturalezza che sembrano emanare luce propria.
Siamo all’inaugurazione della mostra “Germoglia” di Elio Talon, artista poliedrico che abbina scultura e poesia, lingua italiana e dialetto veneziano. Il concetto del germoglio è la radice su cui cresce tutta l’esposizione, nella quale si possono osservare le fasi della crescita e del mutamento, simbolicamente associate a figure di donna.
Dopo la presentazione di Monica Pavani, poetessa ferrarese che ha collaborato all’allestimento della mostra, e l’ascolto di un testo di Elio Talon, letto dal poeta Andrea Tombini, è l’artista stesso a presentare l’esposizione. “Le mie opere si sviluppano su tre livelli: il primo è rappresentato dalla materia in diverse misure, ma ancora nel suo stato non totalmente formato, una figura femminile che, come un seme, è stesa sul terreno. La mutazione è in atto, non ci troviamo davanti al concetto di immobilità, ma a un continuo movimento, tanto che la stessa pelle di ceramica delle sculture è tesa, come un seme che si gonfia”.
Le figure non rappresentano un’evoluzione, da materia grumosa a sinuosa figura femminile, bensì un rapporto continuo tra materia e spiritualità, come se il germogliare di questi semi fosse paragonabile al concepimento dell’anima legata alla materia.
Il secondo livello è rappresentato da figure che possiedono forme più definite, come le “donne aratro”, figurazione della capacità femminile di essere attiva, feconda a se stessa. È lei che trascina il solco, crea il terreno fertile in cui saranno piantati i semi che, quando sarà il momento, germoglieranno.
“Mi ricordavo quando, da bambino, mi capitava di vedere gli aratri – racconta Elio Talon – Prima di essere utilizzati sembravano strumenti vecchi e usurati, pieni di ruggine, ma alla fine dell’aratura splendevano come specchi. Questo succede alle mie donne aratro: prima rugginose, dopo luminose”.
A questo secondo livello appartengono anche le donne goduriose, solitamente di colore lilla o viola, che esercitano il diritto di procurarsi il piacere, di godere di loro stesse. Per quanto donne nell’aspetto, esse rappresentano anche il lato maschile, in comunione con quello femminile, presente in ogni essere umano.
Al terzo livello, infine, appartengono le figure al centro della sala: le “donne germoglio” e il “grande sacerdote”.
Ciò che caratterizza queste donne, intente a germogliare dai semi divisi in due parti da un solco dall’interno color ruggine, è la luminosità e l’idea di nuovo e di purezza che emanano. La bellezza della composizione è unita alla delicatezza che la rottura del guscio esterno suggerisce, come quella che attribuiremmo a una nuova vita.
La scelta di cosa esporre nello spazio bianco di via Alfonso I d’Este è avvenuta dopo averlo visitato e Monica Pavani mi spiega i passi di questo processo creativo. “Tutto è avvenuto in un processo alchemico: Elio Talon ha una produzione abbastanza fitta di opere che si dividono tematicamente. Subito dopo aver visto lo spazio, ci ha proposto l’idea del germoglio, che poi ha fatto da filo conduttore. Quando è entrato nella stanza di Ferrara Off ha deciso di contornare le ‘Germoglie’ con una popolazione di altre sculture e poesie. L’idea è il radicamento: un rapporto molto forte con la materia che però è anche una spinta verso altro. Questo essere radicati serve per elevarsi in un altro spazio. È un filo diretto tra le stelle e la terra. Questo spazio, che ha come caratteristica la nudità, anche perché mancano anche delle cose concrete, è stato il contesto perfetto per l’esposizione”.

Dopo l’inaugurazione di fine 2015, questo luogo espositivo ricomincia a vivere anche con gli incontri Domeniche d’estate. “L’idea – mi spiega Monica – è di dare spazio non necessariamente ad autori del territorio o celebri. Ci interessa avere con noi artisti disposti a creare un contatto con chi partecipa, a mettersi in gioco. La dinamica degli incontri vedrà la lettura come parte preponderante, non saranno presentazioni ufficiali, ci interessa far sentire la scrittura. Il primo appuntamento sarà tenuto da me e Andrea Tombini, che stasera ha letto una poesia non sua, ma è autore. Il secondo sarà un incontro di prosa, ma con una forte base poetica. L’ospite sarà Sandro Abruzzese, l’autore di “Mezzogiorno padano”, un libro che mostra il punto di vista di chi si sposta dal sud, raccontando di personaggi che hanno la caratteristica di essere in transito. Il terzo appuntamento è ancora in itinere, perché l’artista, il poeta algerino Tahar Lamri, che vive da anni in Italia, ha incontri anche in Francia. Ci terrei molto ad averlo qui perché porterebbe un insieme di frammenti, sia in arabo sia in italiano, in cui vorrebbe si inserissero, in un’opera di tessitura comune, altri autori italiani. Sarà poi proprio Elio Tanon a chiudere il ciclo, domenica 26 giugno, mostrando un altro aspetto della sua natura artistica, presentando e leggendo le sue poesie”.
L’associazione Ferrara Off continua così a lavorare perché si crei uno spazio nuovo, diverso da quelli più istituzionali: “il nostro intento è renderlo un luogo di cultura che sia in continuo dialogo con la città. Come associazione, vorremmo che quello che realizziamo in questi spazi creasse un dialogo molto stretto con chi ne fruisce. La natura dello spazio ha come grande pregio quello di consentire una connessione, l’abbiamo notato anche con il teatro, e crediamo che ci sia necessità di questo adesso, non solo da parte nostra, ma anche dalle persone che frequentano i luoghi di Ferrara Off. Ci piacerebbe anche creare collaborazioni con gli altri organismi culturali cittadini, per lavorare su un percorso più completo e intimo tra arte e cittadini”.

Elio Talon, “Germoglia”, presso lo spazio Ferrara Off fino al 26 giugno. Per tutte le info clicca qui.

Foto di Chiara Ricchiuti. Clicca sulle immagini per ingrandirle.

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Chiara Ricchiuti


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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