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Il gruppo dei Sir Rick Bowman, formatosi nel 2008, ha pubblicato “A quiet life”, il nuovo album legato alle sonorità del Britpop, il genere musicale britannico nato negli anni ottanta basato sulle melodie degli anni sessanta e settanta. Questo stile, proveniente dalla scena underground inglese, sviluppa tematiche tipicamente derivate da new wave e dance music, fino a dare vita a un suo suono e a un modo di prodursi definito indierock.
Il gruppo è composto da Riccardo Caliandro (voce e chitarre), Francesco Battaglia (basso, cori), Andrea Fabio Fattori (chitarre), Giacomo DI Filippo (piano, synth) e Emanuele Pagliai alle percussioni.

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Figura 1: La copertina del CD

“A quiet life” non è un disco monocorde, gli 11 brani sviluppano questioni legate al punto d’equilibrio tra gioventù e maturità. Il punto di partenza è il raggiungimento dei 30 anni, l’età da assaporare sino all’ultimo giorno, liberi dalle angosce della post adolescenza e lontani dal declino, una zona di transito verso scelte di vita comuni a tante persone oppure in direzioni diverse, qualcuna da incubo. Humor, autoironia e consapevolezza si trasformano in canzone per sviluppare le diverse essenze di questo lavoro.

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Figura 2: Sir Rick Bowman

Gli Oasis sono un importante punto di riferimento per i Sir Rick Bowman, come anche Radiohead, Pink Floyd e Led Zeppelin. La loro ricerca non è la pura somma dei gruppi figli della vecchia Albione, risulta evidente la volontà di un proprio sound, con flussi armonici vicini alla cultura mediterranea, come in “The A. of Spencer Dwight” e in parte in “Dear Mr. Time”.
“Black Horizon” chiude l’album ponendosi su un livello diverso, puntando sul ritmo lento e ossessivo di chitarre, tastiere e voce, uno sviluppo made in British che, nelle due parti in cui il brano è diviso, accarezza nebbie londinesi di estrazione ambient e post-rock, “strisciando verso l’uscita “con un suggestivo assolo al piano: “And crawl… your way out”.

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Figura 3: Sir Rick Bowman

In bilico tra nostalgia, leap forward, facile ascolto e profondità, “A quiet life” è un passaggio obbligato per la ricerca della propria arte, con l’ago della bussola in direzione della Gran Bretagna e il sestante per cercare le necessarie contaminazioni.

“A quiet life” – Video Ufficiale

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William Molducci

È nato a Forlì, da oltre 25 anni si occupa di giornalismo, musica e cinema. Il suo film “Change” ha vinto il Gabbiano d’argento al Film Festival di Bellaria nel 1986. Le sue opere sono state selezionate in oltre 50 festival in tutto il mondo, tra cui il Torino Film Festival e PS 122 Festival New York. Ha fatto parte delle giurie dei premi internazionali di computer graphic: Pixel Art Expò di Roma e Immaginando di Grosseto e delle selezioni dei cortometraggi per il Sedicicorto International Film Festival di Forlì. Scrive sul Blog “Contatto Diretto” e sulla rivista americana “L’italo-Americano”.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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