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da: ufficio stampa Accademia del Cinema di Bologna

Il Cinema chiama e la città di Bologna risponde! Sono infatti aperte le iscrizione ai corsi dell’Accademia Nazionale del Cinema e dello Spettacolo, una scuola di professionisti per formare i futuri professionisti del settore. Il cinema, infatti, oltre che “fabbrica di sogni” è anche come un’opportunità di lavoro interessante e stimolante, che riserva impegno e sorprese.
Cosa si cela dietro la pellicola? Come si fa un film? Quante persone sono impegnate nella sua realizzazione? Dagli attori ai doppiatori, passando per i registi, gli scenografi, i montatori, i costumisti e i truccatori, i tecnici del suono e delle luci, le professionalità che gravitano intorno alla realizzazione di un film sono davvero moltissime e per ognuna di essere c’è un compito, un ruolo preciso e delicatissimo. Per rispondere alle esigenze del settore, nel capoluogo emiliano c’è l’Accademia Nazionale del Cinema e dello Spettacolo, che ha sede a Palazzo Felicini in via Galliera (in centro storico a poca distanza dalla Stazione Centrale) e propone diverse tipologie di corsi, a numero chiuso, per formare chi sia realmente motivato a lavorare nel mondo del cinema che, come affermano gli insegnanti stessi, “non è solo lustrini e red carpet.”
Nata 1989 come Centro Sperimentale di Cinematografia di Bologna, ad oggi l’Accademia rappresenta un unicum nel panorama italiano: la scelta didattica della dirigenza è stata quella di perseguire il modello dei college americani, affidando l’insegnamento a grandi e professionisti dei diversi campi ed è ciò che la rende diversa rispetto ad altre realtà.
Presso l’Accademia è possibile accedere ai corsi di Regia e Sceneggiatura, Direttore della Fotografia, Operatore di ripresa, Operatore di montaggio, Doppiaggio, Tecnico del Suono e Make-up Artist, tutti specifici per rispondere alle esigenze del settore e tenuti da professionisti affermati. Il corso di make-up è tenuto da Manlio Rocchetti (vincitore di un Premio Oscar con “A spasso con Daisy” e di diverse nomination e riconoscimenti per film come Gangs of New York, Novocaina e Shutter Island) e Laura Borzelli (Titanic, Into Paradiso, Nuovo Mondo); quello di doppiaggio vede impegnati con gli allievi, fra gli altri, Massimo Giuliani (Exodus – Dei e re, Birdman) e Rodolfo Bianchi (Jeff Bridges, Jeremy Irons, Harvey Keitel), che possono vantare la direzione del doppiaggio di centinaia di pellicole.
Inoltre l’Accademia segue il principio della interdisciplinarità: esiste per tutti gli allievi l’uditorato gratuito, ossia la possibilità di poter assistere alle lezioni afferenti a specializzazioni diverse dalla proprie, “Perché questi ragazzi possano avere una professionalità completa e capiscano come si forma il complesso mosaico del mondo dello spettacolo, quali sono i ruoli, le competenze e anche le dinamiche.” hanno spiegato gli stessi docenti. Per questo all’Accademia si affidano studenti da tutta Italia, Sicilia, Puglia e Sardegna incluse, ma anche dall’estero con tanti giovani spagnoli, greci e georgiani.
I corsi sono a numero chiuso e – a seconda delle specializzazioni – possono avere una durata fino ai sedici mesi. L’Accademia però non si limita alla formazione dei propri allievi presso la propria sede: ogni estate l’Accademia propone un Master alla “UCLA”, Università di California , dove gli studenti possono confrontarsi con il mondo delle professionalità del cinema “made in USA”. Ai Make up artist viene inoltre data la possibilità di frequentare il master TEMPTU a New York, per specializzarsi in airbrush, moda sposa ed effetti speciali. Nel corso dell’anno didattico, inoltre, l’Accademia offre seminari tecnici, workshop, collaborazioni ed incontri con le realtà produttive del settore, oltre che fornire servizi specifici gratuiti di contatto fra allievi ed ex allievi con le case di produzione, compagnie, teatri.
Maggiori informazioni al sito http://www.accademiadelcinema.it/

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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