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Ogni giorno un brano intonato alla cronaca selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike.

[per ascoltarlo cliccare sul titolo]

Bert’s Blues di Donovan

Ho sempre avuto un rispetto e una fascinazione enorme per i volatili.
In un certo senso sono davvero un enigma.
Come si è accertato da tempo sono i parenti più stretti dei dinosauri e forse lo sono proprio per la loro decisione di trasferirsi “ai piani alti”.
Qualche volta mi è anche capitato di dover recuperare dei rondoni caduti e storditi e di conseguenza incapaci di riprendere a volare.
E in quei casi c’è solo da correre e via, affidarli alla LIPU.
La prima volta che mi è successo mi hanno spiegato un sacco di cose che hanno fatto schizzare la mia fascinazione ancora più in alto, là alla proverbiale altezza delle otto miglia.
Sono animali meravigliosi e fanno tutto per aria quindi se perdono il volo rischiano grosso.
E purtroppo capita spesso ma ogni anno la LIPU fa sempre un gran lavoro con loro.
In questi giorni però ho saputo di questa cosa che sta accadendo in Cornovaglia.
Una cosa abbastanza hitchcockiana.
Pare che i gabbiani stiano diventando sempre più aggressivi.
Così aggressivi da attaccare una tartaruga, alcuni turisti e pure un cane.
E il cane se lo sono anche mangiato.
Indagando un po’ ho scoperto che questi sempre più frequenti “aumenti dell’aggressività” nei gabbiani sono dovuti al progressivo inurbamento e, facendo 2+2 si può ipotizzare un’altra causa: il turismo.
Da fanatico di Werner Herzog non posso non ripensare alla sua “Dichiarazione del Minnesota”.
Il punto n° 7 infatti la spara grossa: “Il turismo è peccato, viaggiare a piedi è virtù.”.
Non gli posso proprio dare torto. Ho anche un orrendo diploma da “Tecnico dell’Impresa Turistica” quindi gli schiaccio un bel cinque a Herzog.
La questione però è bella complicata per almeno due motivi.
1) Ovviamente con cosa campano in Cornovaglia? Turismo.
2) Ciliegina sulla torta: i gabbiani lì da loro sono una specie protetta.
Il primo ministro David Cameron ha dichiarato di “voler affrontare la questione” e ovviamente, come sempre in questi casi, si è già creata la canonica divisione in due-fazioni-due.
Da una parte il grido STERMINIAMIOLI! e dall’altra gli animalisti hardcore, sempre come nei Simpson.
E’ un po’ miope secondo me la scelta di schierarsi con una delle due parti perchè in questi casi la priorità va data più alle domande che alle risposte.
Anche perchè: quali possono essere le risposte?
A me ne vengo solo due:
– “Madre Natura non chiama, non ti parla, sebbene, a volte, un ghiacciaio possa scoreggiare.”.
– “La vita negli oceani deve essere un inferno senza fine. Un immenso, assoluto inferno di costante e immediato pericolo. Un inferno tale che durante l’evoluzione alcune specie – tra cui l’uomo – sono strisciate fuori, sono sfuggite sui piccoli continenti di terraferma, dove le Lezioni di Oscurità continuano.”.
Ed è di nuovo la “Dichiarazione del Minnesota” ai punti 10 e 12.
Quindi, visto che secondo me siamo di fronte a un caso come quello del punto 10 continuerò a fare quello che ho fatto appena ho saputo di questi “gabbiani killer”: ascoltare Donovan e le sue fisse coi gabbiani e le cose che volano.

cover
Album: Sunshine Superman (1966)

Selezione e commento di Andrea Pavanello, ex DoAs TheBirds, musicista, dj, pasticcione, capo della Seitan! Records e autore di “Carta Bianca” in onda su Radio Strike a orari reperibili in giorni reperibili SOLO consultando il calendario patafisico. xoxo <3

Radio Strike è un progetto per una radio web libera, aperta ed autogestita che dia voce a chi ne ha meno. La web radio, nel nostro mondo sempre più mediatizzato, diventa uno strumento di grande potenza espressiva, raggiungendo immediatamente chiunque abbia una connessione internet.
Un ulteriore punto di forza, forse meno evidente ma non meno importante, è la capacità di far convergere e partecipare ad un progetto le eterogenee singolarità che compongono il tessuto cittadino di Ferrara: lavoratori e precari, studenti universitari e medi, migranti, potranno trovare nella radio uno spazio vivo dove portare le proprie istanze e farsi contaminare da quelle degli altri. Non un contenitore da riempire, ma uno spazio sociale che prende vita a partire dalle energie che si autorganizzano attorno ad esso.

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Radio Strike


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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