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Da Lega nord

“La proposta di autonomia per l’Emilia Romagna che arriva da Bonaccini, non porta risorse al territorio e non realizza il federalismo fiscale che dell’autonomia è il punto più importante. E’ una proposta annacquata, abbozzata solo per tentare di inseguire Veneto e Lombardia. E il motivo è semplice: il Pd e Bonaccini non sono autonomisti cercano solo di non perdere consensi in vista delle elezioni”.

Così Alan Fabbri, capogruppo Lega Nord in Regione Emilia Romagna commenta la presentazione del documento di indirizzi per l’avvio del percorso finalizzato all’acquisizione di “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” presentato oggi in Commissione Bilancio dal presidente della Regione, Stefano Bonaccini.

“Le bozze presentate oggi in Commissione non ci convincono perchè non spiegano da dove verranno prese le risorse aggiuntive per le quattro competenze che il presidente sostiene di voler chiedere a Roma”, rimarca Fabbri.

“Sia chiaro: ben venga l’autonomia, sostenuta però da un processo di federalismo fiscale, che da sempre è uno degli obiettivi principali della Lega Nord”.

Su 22 competenze che le Regioni hanno la possibilità di portare a casa nella trattativa con il governo (prevista dalla Costituzione agli articoli 116 e seguenti) Bonaccini ha dichiarato di volerne chiedere soltanto quattro (Veneto e Lombardia ne chiedono 22 su 22). Inoltre si tratta di competenze generiche e non relative a materie fondamentali come la protezione civile, la viabilità o l’istruzione, ma a temi secondari, per cui la Regione potrebbe ottenere una gestione autonoma già a legislazione vigente, senza scomodare la Costituzione.

In questo modo l’Emilia Romagna “rinuncia in partenza a due possibilità: quella di cominciare davvero a gestire il territorio senza troppi vincoli dallo Stato centrale e, soprattutto, al federalismo fiscale che ne consegue, unica vera possibilità del territorio di rilanciare la propria economia”.

La Regione Emilia Romagna registra un residuo fiscale positivo annuo calcolabile intorno ai 15 miliardi di euro (17,80 miliardi nel 2015 secondo i dati Cgia) e ogni cittadino emiliano romagnolo, versa circa 4.000 euro all’anno, a fondo perduto nelle casse romane. Soldi che non tornano indietro in servizi ma che vengono redistribuiti a Regioni meno virtuose e dove l’evasione fiscale è più elevata.

“Chiedere ed ottenere l’autonomia di governo per il proprio territorio significa voler interrompere questo circolo vizioso, nel rispetto pieno della Costituzione”, conclude Fabbri “come dimostrano di voler fare i governatori di Veneto e Lombardia, Luca Zaia e Roberto Maroni. In quelle regioni si fa sul serio. In Emilia Romagna invece il Pd, spaventato dall’avvicinarsi delle elezioni usa le tipiche manovre della sinistra: impossessarsi delle battaglie degli avversari politici, sbandierarle finchè serve e svuotarle di significato. L’ennesimo modo per vendere fumo ai cittadini che sperano in un futuro migliore”.

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PAESE REALE

di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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