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«L’alienazione del terreno su cui passa il vecchio tracciato Fer? L’ennesima promessa a vuoto del Pd». Il capogruppo regionale della Lega, Alan Fabbri, bolla come una boutade, organizzata per attirare qualche consenso, la promessa di ormai oltre un anno fa di procedere all’alienazione del vecchio tracciato della Fer a Bondeno, che passa attraverso il quartiere Santissimo, Ospitale, via Delle Rose. Un tracciato ormai inutile e inutilizzato, abbandonato dopo il completamento del nuovo tracciato ferroviario ultimato all’inizio degli anni 2000, che però potrebbe ancora avere un utilizzo: «i frontisti si trovano a dover sfalciare l’erba e mantenere in condizioni igieniche decenti il tratto, perché è diventato nel tempo ricettacolo di topi, bisce e scarafaggi. Quando il consigliere Pd, Paolo Calvano, arrivò a Bondeno promettendo l’avvio dell’iter per l’alienazione dei lotti – avverte Alan Fabbri – in molti si era detti interessati. Anche se preoccupati dai costi di questa operazione di acquisto». L’area è tracciata come di “servizio”. Una parte è di tipo agricolo (e si trova situata tra il Panaro e il Cavo Napoleonico; ndr), quella del quartiere Santissimo potrebbe essere usata a scopi edificabili. Alcune zone, una volta completato il processo di alienazione e frazionamento dei lotti, sono più appetibili di altre. Si pensi a quella limitrofa a via Guidorzi, che ha avuto un’importante espansione residenziale negli ultimi anni, ed è sede del centro sovra-comunale di Protezione civile. «Il Pd, per voce di Calvano e con l’avvallo del segretario locale, Tommaso Corradi, aveva annunciato pubblicamente di voler “creare le condizioni” di cedere questi terreni – attacca Fabbri – inserendoli nel piano di alienazione della Regione per il 2018. Stiamo ancora aspettando che qualcosa si muova, anche se la sensazione è che si tratti dell’ennesima promessa a vuoto del Pd».

Da: Gruppo Lega Nord Emilia e Romagna

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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