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Un portone, un giardino, un fiore. E tanta immaginazione. Ferrara, sabato 10 e domenica 11 settembre, ospiterà Interno verde (vedi), grazie all’associazione Ilturco (pagina facebook vedi), manifestazione che permetterà di far ammirare eleganti corti rinascimentali, orti medievali nascosti da alti e imponenti muri di cinta, piccole e profumate oasi fiorite di tranquillità e pace domestica, geometrie zen e labirinti di siepi, magnifici alberi secolari e arboreti insospettabili, celati alla vista dei passanti dalle facciate degli antichi palazzi. Ferrara custodisce gelosamente, all’interno del proprio centro storico, uno spettacolare patrimonio di giardini privati. Un patrimonio che eccezionalmente, grazie alla manifestazione Interno Verde, si metterà a disposizione della collettività: ferraresi e turisti potranno esplorare più di trenta giardini privati, gentilmente aperti dai loro proprietari. Isole segrete ricche di suggestioni e ricordi, attraverso i quali è possibile leggere la storia, i cambiamenti e i vissuti della città. L’associazione Ilturco ha raccolto la disponibilità di famiglie, circoli e attività commerciali, che per un weekend intero apriranno porte e portoni, permettendo a chi vorrà partecipare all’evento di esplorare la città in modo originale e inedito. Un’occasione unica per scoprire dietro il rosso dei tipici mattoni ferraresi un’anima verde ricca e diffusa. L’obiettivo degli organizzatori infatti è sensibilizzare i visitatori al rispetto e alla valorizzazione del verde, fornire alla comunità una chiave per interpretare più profondamente il senso dello spazio che si attraversa, sollecitare anche nei confronti degli ospiti provenienti da altre città una più completa comprensione del passato e maggiore consapevolezza della ricchezza presente, che necessità di essere tutelata e promossa.

Per questo ogni giardino sarà accompagnato da informazioni di carattere botanico, storico e architettonico, e ai partecipanti, a fronte di un contributo per l’iscrizione di 10 euro, verrà regalato un libretto di 80 pagine, a tiratura limitata, con descrizioni e fotografie dei luoghi coinvolti. Fulcro dell’iniziativa sarà il Chiostro di San Paolo nella centralissima Piazzetta Schiatti n°9: lì ci si potrà iscrivere e ricevere la mappa e il programma dell’evento, rilassarsi tra una visita e l’altra. Sarà inoltre a disposizione un bookshop tematico, un noleggio biciclette e un punto ristoro che proporrà pranzi al sacco, succhi e cocktail a base di verdure e frutta a chilometro zero.

Fra i 40 (sì, avete compreso bene, 40!) giardini che si potranno visitare, ecco qualche anticipazione, ottenuta chiacchierando con Licia Vignotto, una delle ideatrici dell’iniziativa. Anche molti ferraresi resteranno incantati, alcuni sono davvero inediti!!!

Come sono stati identificati? Grazie a un sapiente e attento lavoro di tutti i membri de Ilturco, ci dice Licia, che dopo avere esaminato con google map la città dall’alto hanno coinvolto amici e simpatizzanti per cercare di identificare giardini e proprietari. Il passaparola ha fatto il resto, e la disponibilità di tutti coloro che hanno aderito all’iniziativa lasciando aprire i loro “giardini segreti”.

Sotto l’attenta supervisione dei ragazzi dell’associazione e di alcuni volontari, saranno allora visibili e visitatili il Monastero di Sant’Antonio in Polesine (vicolo del Gambone 15), immerso nel verde e nel silenzio, che rientra sicuramente tra i luoghi più suggestivi e affascinanti della città. Nonostante si trovi a pochi passi dal centro, il tempo qui sembra essersi fermato. Nella prima mattina gli unici suoni che si avvertono sono il fruscio delle foglie, quando c’è vento, il canto degli uccelli, e le melodie gregoriane intonate dalle monache durante la messa. Il complesso venne costruito prima dell’anno Mille su un’isola in mezzo all’alveo del fiume Po, che all’epoca ancora attraversava Ferrara. Le benedettine, guidate da Beatrice d’Este, fondatrice della comunità, che qui si trova sepolta, cominciarono ad abitarlo dalla metà del ‘200, fino ad oggi. L’area intorno era anticamente destinata all’autosostentamento, ospitava quindi orti e frutteti. Un angolo di campagna in città, nascosto e inaccessibile. Ciò che ai visitatori è permesso ammirare, oltrepassando l’arco in muratura di via del Gambone, è il famoso ciliegio giapponese, la cui presenza è testimoniata già negli anni Quaranta, amato dai ferraresi per la splendida fioritura rosa. Quante volte ci siamo andati da ragazzini magari a dipingere … Vicino all’anziano albero, diventato secco, nel 2011 il Comune di Ferrara ha messo a dimora un nuovo ciliegio, continuando così la tradizione che ogni aprile porta tanti curiosi in questo tranquillo brano di città. Eccezionalmente può capitare di poter accedere all’interno della struttura: vicino alle chiese, attraverso una lunga teoria di archi finestrati, viene concesso ai visitatori di guardare la corte interna. Si tratta di un tipico giardino all’italiana, diviso in quattro sezioni bordate di siepi, arricchite di rose e cespugli.

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Da non perdere anche lo scorcio di Palazzo Giulio d’Este, situato lungo l’antica via degli Angeli, che fu costruito su progettazione dell’architetto rinascimentale Biagio Rossetti, nell’ambito dei lavori dell’Addizione Erculea, e donato dal Duca Ercole I d’ Este al figlio naturale Giulio. Nei secoli venne più volte acquistato e ceduto, tra i suoi proprietari figurano anche gli antichi signori di Carpi e i principi di Pio di Savoia. Tra il 1918 e il 1932 appartenne alla famiglia Mantovani, che introdusse importanti modifiche, che influenzano tutt’ora l’aspetto della costruzione. In particolare venne posta al centro del cortile una vera da pozzo, e innalzata la quinta prospettica che separa il cortile dal giardino, con sette arcate di foggia neo-estense. In fondo al giardino venne eretta la limonaia, con sei colonne dai capitelli gotici che sembra provengono dalla Delizia Estense della Montagnola. Nel 1932 il palazzo è diventato proprietà della Provincia di Ferrara. L’ente, grazie a un importante lavoro di restauro, ha riportato alla forma originale la configurazione architettonica dell’edificio, sia internamente che esternamente. Oggi il vasto giardino è caratterizzato dall’impianto geometrico dei viali che convergono verso il pozzo, accompagnati da bassi cespugli, rose e aiuole di erbe aromatiche. Un sistema di piccoli sentieri a scalette permette di passeggiare attorno all’arboreto, che comprende diverse specie: sambuco, farnia, nocciolo di Dalmazia, calicanto, melograno, acero di monte e della Virginia, tiglio europeo e tiglio selvatico, ippocastano, tasso, robinia, mirabolano e brussonezia. Oggi il palazzo è sede della Prefettura, l’area verde è stata adottata e viene curata – tramite la Fondazione – dagli studenti dell’Istituto Fratelli Navarra.

Il giardino di Palazzo Prosperi-Sacrati, in corso Ercole I d’Este, è un giardino tutto da immaginare. L’edificio a cui appartiene fu realizzato in epoca rinascimentale per il medico personale del duca Ercole, messere Francesco da Castello, e sembra rivaleggiasse in bellezza e imponenza solo con il dirimpettaio Palazzo Diamanti. Anche l’architetto Biagio Rossetti contribuì alla sua creazione, disegnando lo splendido loggiato. Il parco in origine, come si può vedere nelle stampe conservate presso la Biblioteca Ariostea, comprendeva orti e giardini. I tulipani coltivati nelle sue aiuole pare fossero più esclusivi e desiderati dei gioielli. Negli anni, la superficie di pertinenza si è ridotta e anche l’edificio ha visto il susseguirsi di diversi proprietari – ultima la famiglia Prosperi Sacrati, che l’ha abitato fino ai primi del Novecento. Sulla porzione di terreno affacciata su corso Ercole I d’Este nel 1783 sì costruì il granaio pubblico, struttura che venne demolita dopo la II Guerra Mondiale, a causa degli ingenti danni subiti durante i bombardamenti. Tracce delle sue fondamenta sono state recentemente scavate e studiate dagli studenti del vicino Liceo Ariosto, la cui nuova sede è stata realizzata dove una volta si trovavano gli antichi alloggi della servitù. Questi stabili durante gli anni Cinquanta vennero usati per ospitare gli sfollati e le famiglie più povere che provenivano dalle campagne per lavorare nel polo chimico. Furono abbattuti negli anni Settanta assieme alla vicina caserma Gorizia. Il Palazzo è stato riscattato dal Comune al Demanio militare nel 1997. Tra il 2007 e il 2009 la Soprintendenza ai Beni Culturali ha restaurato i piani nobili, che erano stati adibiti ad alloggi per gli ufficiali dell’aviazione durante la guerra. Attualmente però tutti gli ambienti sono chiusi, inutilizzati e inaccessibili. In alcune parti è purtroppo addirittura pericolante (da anni si parla di intervento, speriamo arrivino presto…). Degli splendidi giardini ciò che resta è solamente un prato d’erba. Vale la pena approfittare delle eccezionali aperture – solitamente organizzate a cura in collaborazione con l’associazione Arch’è Associazione culturale Nereo Alfieri (vedi) – per ammirare il settecentesco scalone monumentale, la loggia, e rendersi conto della storia e del potenziale celati allo sguardo dei passanti.

Il palazzo di Via Capo delle Volte 56, ristrutturato negli anni ’60 e situato in un quartiere popolare di Ferrara, ha conosciuto un susseguirsi di condomini e custodi, che nel tempo hanno dedicato più o meno energie al giardino, usato da sempre come punto di incontro. Lo spazio si apre su una scala di pietra sovrastata da sette fioriere, attorno alle quali si possono scorgere, scolpiti, volti umani consumati dal tempo, che salutano i visitatori con delle smorfie. Il giardino è suddiviso in quattro aree che ospitano un acero, cespugli di lavanda e di alloro, ortensie e una palma ormai quindicenne, recuperata vicino a un cassonetto. L’abitazione che si trova in fondo, al pianterreno, ospitava una volta la lavanderia comune, divisa in piccole postazioni per ospitare le cisterne del bucato. Si possono ammirare 17 scalini dipinti con vernice impermeabilizzante, di colore argento, che risplendono nelle giornate di sole. Altro spazio per immaginare.

Il giardino che si incontra in via Palestro 50 è il classico giardino segreto: dalla strada non si può nemmeno intuire la sua presenza. Solo quando si apre il portone dell’elegante palazzo cinquecentesco i passanti scoprono la bellezza del fazzoletto verde che racchiude. L’edificio negli anni ha più volte cambiato proprietà e i dati catastali testimoniano la presenza di un orto, di una stalla e di un pollaio. Nel 1730 la residenza fu acquistata dalla famiglia Scacerni, di cui conserva il nome. La stessa famiglia negli anni ‘30 accoglieva l’amico romanziere Riccardo Bacchelli, che nella tranquillità del giardino si dedicava alla scrittura. Riconoscente verso i suoi ospiti, Bacchelli decise di attribuire lo stesso loro cognome ai protagonisti della sua saga più celebre, “Il mulino sul Po”. Oggi attorno al pozzo si incontrano la magnolia, il frassino, tanti oleandri e il bel roseto.

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Il vasto e curato parco che circonda Villa Zappaterra, in via Ercole I d’Este 43, è noto soprattutto perché ha ospitato, per sei secoli, le tombe di dieci membri della famiglia estense, che tuttora si possono vedere nel sottobosco, non lontano dall’abitazione. Quest’area originariamente era occupata dalla chiesa e dal convento di Santa Maria degli Angeli, voluta da Niccolò II nel 1403. L’edificio fu trasformato in caserma per le truppe francesi durante l’occupazione del 1797 e, danneggiato da diversi incendi, fu demolito nel 1813. Le fondamenta della chiesa e del campanile vennero portate alla luce un secolo dopo, nel 1916, dall’architetto Adamo Boeri, che trovò tra i ruderi i resti umani dei nobili estensi e allestì per loro un piccolo sacrario con un’iscrizione. Questi alcuni dei giardini che saranno aperti, ma ce ne saranno altri…

Da aggiungere, infine, che Interno Verde aderisce al circuito ZeroWaste (vedi), a testimonianza dell’impegno concreto dell’evento nella riduzione degli sprechi e dei rifiuti. Grande cura è stata posta nella scelta dei materiali: dalle magliette in cotone biologico ed equosolidale per lo staff e per i visitatori che vorranno acquistarle, garantite da AltraQualità, al materiale promozionale stampato su carta riciclata al 100%. Dagli alimenti a chilometro zero selezionati dal punto ristoro, gestito dall’Enobar Maracaibo, all’utilizzo di stoviglie di vetro e di carta FSC.

Per favorire la mobilità sostenibile e sicura Interno Verde promuove Metrominuto (vedi), la mappa realizzata dal Centro Idea del Comune di Ferrara che indica distanza e tempo di cammino in città, al fine di incentivare gli spostamenti a piedi, e offre ai propri visitatori la possibilità di pedalare da un giardino all’altro in sella a una Ricicletta (vedi), le biciclette assemblate con materiali di recupero in un progetto di inserimento lavorativo che include persone in stato di svantaggio sociale. I turisti provenienti da fuori Ferrara sono invitati a raggiungere il capoluogo estense utilizzando l’app Happy Ways (vedi), strumento innovativo che incentiva la condivisione dell’automobile tra le persone che devono raggiungere uno stesso evento, riducendo le spese di viaggio e l’inquinamento.

Particolare attenzione è stata posta anche nei confronti delle persone con limitata mobilità: un’apposita sezione della mappa dei quaranta giardini aperti indica i parcheggi più vicini riservati ai disabili e l’accessibilità dei luoghi in cui si svolge la manifestazione. Infine la trasparenza: Interno Verde ha già pubblicato online il bilancio preventivo, il consuntivo sarà caricato conclusa la due giorni.

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Interno Verde è patrocinato dal Comune di Ferrara e dall’Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna. È sostenuto inoltre dall’istituto di credito Emilbanca, dal vivaio Zerbini Garden, dall’azienda di materiali edili Silla, dalla cooperativa di commercio equosolidale Altraqualità, dall’hotel Santo Stefano, dall’enobar Maracaibo. La sua realizzazione è stata possibile grazie alla partecipazione attiva di numerosi enti, associazioni e imprese: Amici della biblioteca Ariostea, Arci, Centro Idea, Cinema Boldini, Fai Giovani, Garden Club, Geometrica.Botanica, Ibs – Libraccio, Legambiente, Lipu, Listone Mag, Museo archeologico nazionale di Ferrara, Musei civici di arte antica di Ferrara, Nuova Terraviva, Orto Botanico di Unife, Punto 3, Teatro Ferrara Off, Urban Center, youngERcard.

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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