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Sembra essere passata forse un po’ troppo in sordina la pubblicazione dei dati Istat sul mercato del lavoro nel 2013. O meglio, si è colto genericamente l’ennesimo grido d’allarme sulla gravità del fenomeno disoccupazione, ma è mancata un’analisi un po’ più approfondita dei dati, che invece sono assolutamente clamorosi, a livello nazionale, ma in particolare a livello locale.Nel 2013 l’Istat ha registrato, infatti, la più grave caduta occupazionale della storia repubblicana: quasi 500 mila posti di lavoro persi in un solo anno (- 2,1%).

A livello ferrarese il dato è ancora più scioccante: 13.000 posti di lavoro in meno dal 2012 al 2013, pari ad una caduta del 8,5%. E’ il dato peggiore non solo dell’Emilia-Romagna, la quale si attesta ad un comunque preoccupante -2,1%, ma di tutta l’Italia del Nord.
Questi dati si riflettono di conseguenza sul tasso di disoccupazione, che si attesta su un “iperbolico” 14,2%, contro una media regionale di 8,5%. Per comprendere meglio la rilevanza di questo dato, basta dire che si tratta della seconda provincia del Nord per tasso di disoccupazione, Novara è la prima e differisce di quasi due punti (12,4%).
Prendendo in considerazione i principali settori, si nota poi che tutto il calo occupazionale è concentrato non nei settori produttivi (industria, agricoltura e costruzioni, che sostanzialmente reggono), ma nei servizi, altro dato che meriterebbe di essere meglio compreso ed interpretato.

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Andamento dei tassi di disoccupazione regionale e provinciale, dal 2004 al 2013

Ferrara, quindi, si ripropone con forza come un’anomalia nel contesto emiliano, e più in generale nel nord del Paese. Gli enormi sforzi fatti nei decenni scorsi per superare la storica arretratezza della nostra provincia, sembrava fossero riusciti ad un certo punto a ridurre enormemente le distanze con i territori circostanti, ma purtroppo sembra che la crisi stia vanificando ogni tentativo.
Confrontando le curve dei tassi di disoccupazione regionale e provinciale, emerge in modo evidente come le fasi di crescita economica siano contrassegnate da un avvicinamento dei valori ferraresi alle medie emiliano-romagnole, mentre durante i periodi di recessione avvenga esattamente il contrario e ci sia una caduta vertiginosa verso il basso.

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Giuliano Guietti

Laureato in legge, sindacalista, ha ricoperto vari incarichi nella categoria dei chimici Cgil e da ultimo quello di segretario generale della Camera del Lavoro di Ferrara. Attualmente opera in Cgil Regionale Emilia Romagna.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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