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Palmira, Siria
Palmira, Siria

Ci siamo arrivati, una bella vittoria della diplomazia italiana, culturale e non. Un successo. Quando investire sulla cultura può davvero (ri)pagare. Ieri, finalmente, è stata firmata l’intesa storica fra governo italiano e Unesco per la costituzione della task forse italiana (“Unite for heritage”) per la tutela del patrimonio culturale mondiale in pericolo a causa di conflitti o gravi calamità naturali. A rappresentare l’Italia, il ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Paolo Gentiloni, il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, il ministro della Difesa Roberta Pinotti, il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini e il Comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette. Per Unesco, invece, il Direttore generale Irina Bukova.

L’Italia metterà a disposizione 60 uomini tra storici dell’arte, studiosi, restauratori e carabinieri del comando tutela patrimonio culturale per interventi nelle aree mondiali di crisi, che sono tante. Considerando poi che gli Stati membri di Unesco sono ad oggi 195, il riconoscimento alla competenza italiana è davvero di rilievo. La task force sarà quindi tutta italiana.

Sotto l’egida Unesco nascerà anche una formazione internazionale che si terrà a Torino, nel campus del centro internazionale di formazione dell’Ilo (International labour organization). Sarà ospitato nei locali del Campus delle Nazioni Unite, sulle rive del Po e avrà come soci fondatori – oltre al Comune e ai ministeri competenti – l’Università degli Studi, il Politecnico, l’Ilo/Oit, il consorzio Venaria reale e il Centro studi Santagata che da tempo collabora con Unesco.

Ad oggi i siti dichiarati a rischio da Unesco sono ben 46, per lo più in Africa, Medio Oriente e Asia e da Torino potranno partire gli specialisti (battezzati i “Monument Men”) che possano recuperare e salvaguardare il patrimonio culturale oltre che contrastare il traffico illecito. In futuro, potranno partecipare anche atenei e docenti universitari che hanno manifestato già la loro disponibilità e interesse. Il gruppo interverrà, per restare sempre in un quadro giuridico legittimo, solo tramite Unesco e su richiesta specifica di uno Stato membro che stia affrontando una grave crisi, spesso anche per assistere restauratori, tecnici o operatori locali. Nel rispetto di identità e sensibilità locali e con l’esperienza maturata dall’Italia nel settore.

La tutela della storia e del passato sono valori fondamentali da proteggere, valori che molti estremisti, nel senso generale del termine, temono molto, proprio perché arma pacifica potente e grande ispirazione per un’integrazione che in passato ha sempre funzionato.

A breve la task force sarà operativa. Un solo pensiero, dunque: in bocca al lupo!

 

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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