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Dopo il sondaggio, la pausa. Di Hera. E l’indignazione del fronte ambientalista. La prima è in stand by, il secondo è in subbuglio per il possibile raddoppio della centrale geotermica e ampliamento della rete di teleriscaldamento. In mezzo il Comune, il sindaco Tiziano Tagliani a cui si imputa di non aver condiviso il contenuto dei quesiti posti ai ferraresi e l’amicizia troppo stretta con la holding dell’energia.‘Ho agito nel rispetto di tutti i cittadini e, soprattutto, per il bene della città – spiega il primo cittadino – C’eravamo dati degli obiettivi, sono stati rispettati dagli incontri pubblici fino all’illustrazione del progetto sul polo delle energie rinnovabili’. Gli oppositori, ovvio, protestano. ‘Doveva essere una consultazione popolare e non lo è stata – dice Maria Teresa Pistocchi dei Grilli estensi – Bisognava informare meglio e di più le persone. Faccio un esempio: il business di Hera lo pagheremo noi contribuenti, verrà scaricato sulla bolletta’.

E’ molto arrabbiato Marco Piva del Comitato FerrAriaSalute. ‘Il sindaco non ha mantenuto gli impegni presi, glielo dirò una volta di più all’incontro del 27 a Boara al circolo Arci la Ruota – dice – dove alle 18 va a fare campagna elettorale. Lui ha i numeri dalla sua, ma io sono pronto a rivolgermi alla Procura, se solo ci sarà una virgola fuori posto in questa operazione di falsa geotermia, che interessa una zona inadatta dentro il parco urbano, collocata proprio nel cono di ricaduta dei fumi del polo chimico’.
Il 62 per cento dei 1500 maggiorenni ferraresi intervistati al telefono sul raddoppio della centrale geotermica e l’ampliamento della rete di teleriscaldamento, si sono detti favorevoli. Con soddisfazione di Fausto Ferraresi, direttore del teleriscaldamento del gruppo e del sindaco, che ha promosso la ‘ricognizione’ prima di restituire alla multiutility dell’energia il via libera per dare il via al progetto. Cominciando dalle richieste a Provincia e Regione sullo screening di fattibilità. ‘Lo screening di fattibilità non basta – incalza Piva – visto le quattro cisterne della centrale e tutto il resto, c’è bisogno della valutazione di impatto ambientale’.

‘Non ci sono novità né decisioni per il momento’, dicono da Hera. Dopo l’accelerazione è silenzio sul ‘piano, 50 milioni di euro d’investimento per riscaldare con acqua calda 15 mila abitazioni nella parte est della città, portando il numero complessivo delle case interessate a 37.500 contro le attuali 23mila. Il nuovo polo, sostiene Hera, produrrà 289 GWh di energia termica, di cui il 91 per cento da energie rinnovabili e di recupero. Prima fra tutte, la geotermia, di cui il nostro sottosuolo è ricco tanto da utilizzarla oramai da 25 anni nella parte ovest della città. Per Hera è il sistema maggiormente ecocompatibile: riscalderà il 40 per cento della abitazioni cittadine, sarà alimentato con il 56,4 di energia proveniente da geotermia, il 34,3 per cento dal termovalorizzatore, grazie allo sfruttamento di rifiuti e biomasse, dallo 0,3 per cento di calore termico e solo dallo 0,9 di gas, unica fonte non rinnovabile.

L’anima verde dell’energia ferrarese dovrebbe celarsi nel parco urbano, nell’area occupata dall’inceneritore in disarmo di via Conchetta, dove dovrebbe nascere la nuova centrale geotermica, sorella di quella di Casaglia gestita da Hera. L’acqua calda, secondo Hera, dovrebbe trovarsi sotto la crosta terrestre. Due o tre chilometri in profondità. ‘E’ un’occasione, meritevole di essere colta – dice il primo cittadino – Abbiamo la fortuna di avere delle fonti geotermiche in casa, che sono cosa ben diversa dal teleriscaldamento’. In sostanza, sostiene Tagliani, l’acqua calda l’abbiamo, siamo fortunati, non c’è bisogno di riscaldarla più di tanto.
‘Non sappiamo quale è il rischio reale, non sappiamo se il trivellare interferisca o meno con l’attività sismica, non ci sono dati sufficienti, ce lo ha spiegato il geologo Franco Ortolani, ma non c’è stato nulla da fare – sbotta Piva – In realtà via Conchetta è il posto meno adatto, siamo in una zona dove l’incidenza tumorale e 3 volte e mezzo superiore a quella di altre parti della città. Se fosse vera geotermia il problema non si porrebbe; a crearlo è la temperatura dell’acqua, che ha bisogno di essere riscaldata con l’ausilio dell’inceneritore’. Un inceneritore che nonostante il virtuosismo dei ferraresi nell’applicarsi alla raccolta differenziata, sostiene, continua a bruciare i rifiuti di altre città. ‘Trattiamo 40 mila tonnellate che vengono da fuori. Le emissioni si respirano dappertutto – dice – sicché non è solo Malborghetto a farne le spese ma la città’.

‘Stiamo parlando di finta geotermia’, attacca Valentino Tavolazzi di Progetto per Ferrara. ‘Non esistono giacimenti geotermici, l’acqua esce a un centinaio di gradi, è una temperatura insufficiente per scaldare un quarto della città’. Lo inquieta il contributo del termovalorizzatore indispensabile a innalzare la temperatura dell’acqua nella corsa lungo i tubi. Soprattutto nel caso di via Conchetta, dove l’oro bianco perderebbe calore nella risalita molto più che a Casaglia, dove si trova a meno della metà della profondità. ‘Lo chiamo il cancrovalorizzatore e sarà lui a integrare per un terzo le temperature’. Se il progetto passerà, insiste, Hera avrà garantito 30 anni di vita all’inceneritore, incatenato un pezzo di città a un progetto in cui non si prevede alcuna possibilità di negoziato per i cittadini.
A farne le spese i proprietari delle case allacciate. ‘Chi avrà una casa nuova, per fare un esempio, volendo cambiare sistema di riscaldamento dovrà costruirsi una canna fumaria con altri esborsi – prosegue – Non dimentichiamo inoltre, che i pozzi di Casaglia sono in regime di scadenza, Hera ne è solo il gestore, la centrale di via Conchetta sarebbe un toccasana per la multi utility che si renderebbe autonoma. Più utile e sano sarebbe spegnere il termovalorizzatore puntando su una corretta differenziata dei rifiuti’. Tra le cose negative Tavolazzi elenca il mancato controllo degli eventuali prezzi delle bollette ‘tariffe ad altissimo margine fuori dalla giurisdizione di qualsiasi authority’.

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Monica Forti

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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