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Città della cultura, ricca di storia e di splendidi monumenti, enigmatica e misteriosa. Città natale di grandi artisti e letterati italiani. Mostre importanti, festival internazionali di vario genere ed eventi unici la caratterizzano e la raccontano.
Eppure a Ferrara c’è ancora tanto da dire, e tante pareti vuote, angoli, volti e piazzette in cui esprimere lo spirito della città: perché non raffigurare protagonisti del passato vicino e lontano, vicende emblematiche, osservazioni acute e spiritose, idee nuove, speranze? E farlo con un linguaggio accessibile a tutti, che colpisca l’occhio e accenda la mente, che stupisca e incuriosisca il passante? In una città come questa, rinomata ormai a livello internazionale, graffiti e murales potrebbero davvero essere la ciliegina sulla torta.

Immaginate volti giganteschi alla Vhils di Ariosto, Savonarola, De Pisis, Boldini, De Chirico, Antonioni, Bassani o dei personaggi di loro invenzione…

vhils

O alla Daviù…

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Ingrid Bergman dipinta su scale di Roma dallo Street artist Diavù

 

Bambinetti alla Banksy che con un gesto simbolico talvolta fanno sorridere, talaltra sfondano il cuore…

O le immagini tragiche ed evocative alla Pignon.

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‘Il vangelo secondo Matteo’ dello Street artist Ernest Pignon

Il centro storico è un gioiellino, eppure ci sono tanti angoli in cui si potrebbero lanciare messaggi forti e ironici insieme, come per esempio un bambino che fa la pipì sperando che nessuno lo noti, sotto uno dei volti medievali di cui la città è ricca ma che emanano un tanfo insopportabile. Oppure cestini per il pattume virtuali con la scritta “Se ne trovi uno vero, usalo”, visto che sono così rari lungo le strade.

Sempre all’interno delle Mura ci sono anche edifici che vengono riqualificati, altri eternamente in fase di restauro, altri ancora le cui sorti sono ancora tutte da decidere. Grandi pareti spente, morte, che hanno perso la propria ragion d’essere. Vengono subito alla mente l’ex caserma e i relativi muri di cinta, il Teatro Verdi e le zone limitrofe, l’area dell’ex Ospedale Sant’Anna. Perché non approfittarne e invitare street artist a dipingere quelle decine e decine di metri tristi e vuoti, affinché tornino in vita e comunichino qualcosa di bello e di significativo della città o alla città?

Chissà… si può far parlare i muri?

Tutte le immagini sono prese da Internet, clicca le immagini per ingrandirle.

 

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Sara Cambioli

È tecnico d’editoria. Laureata in Storia contemporanea all’Università di Bologna, dal 2002 al 2010 ha lavorato presso i Servizi educativi del Comune di Ferrara come documentalista e supporto editoriale, ha ideato e implementato siti di varia natura, redige manuali tecnici.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
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