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Fiscalità. È una delle “Parole della democrazia” scelte dall’istituto Gramsci e dall’istituto di Storia contemporanea di Ferrara per il ciclo di incontri programmati anche quest’anno in biblioteca Ariostea: si inizia venerdì 15 alle 16.30 con la presentazione del programma da parte del direttore Fiorenzo Baratelli alla presenza del sindaco Tiziano Tagliani e con la performance concettuale “Il teatro della democrazia” a cura di Piero Stefani.

Se a qualcuno – e non è improbabile – la scelta di un termine come fiscalità dovesse apparire curiosa o sorprendente significa davvero che c’è bisogno di un bel di ripasso di educazione civica per un popolo, quello italiano, tradizionalmente allergico alle tasse! “Ma – commenta Baratelli – il fondamento del patto di cittadinanza negli Stati Uniti è riassunto da un efficace slogan che recita ‘niente tasse in assenza di rappresentanza’. Con la consapevolezza che al diritto corrisponde un obbligo”, quello di alimentare con le tasse le casse dello Stato: un dovere che qualifica lo status di cittadino, garantendogli l’esercizio dei propri diritti e la fruizione dei servizi che li sostanziano.

“Un luogo comune – sostiene ancora Baratelli, spalleggiato da Anna Maria Quarzi (direttrice di Isco), Roberto Cassoli e Daniela Cappagli – è che la democrazia sia in crisi. Il problema è come leggere quest’affermazione che trova sostanzialmente tutti concordi. Perché – aggiunge con arguzia – il concetto di crisi si presta a due differenti interpretazioni. Il primo significato attiene al valore della democrazia e alla sua fondamentale promessa, quella di garantire l’uguaglianza fra tutti gli individui, che proprio in virtù di questa condizione assumono il titolo e la dignità di cittadini. In questo senso la democrazia risulta costitutivamente, strutturalmente e inevitabilmente sempre in crisi, poiché nel rapporto con la realtà questo principio di uguaglianza dovrà essere sostenuto da un continuo impegno, perché sempre sarà messo in pericolo e posto in discussione”: includere ognuno con eguali diritti e doveri è un obiettivo da perseguire tenacemente, giorno per giorno, non una meta conquistata una volta per sempre. “E in questa accezione l’idea di crisi è positiva, perché riferita a una società che sfiora l’utopia e a essa tenta di approssimarsi, scontando tensioni e conflitti che inevitabilmente percorrono il corpo sociale e la comunità”.
Il secondo significato di crisi, individuato dal direttore del Gramsci di Ferrara, “discende invece dalle concrete problematiche con le quali oggi la democrazia deve misurarsi, in ordine ai fenomeni della globalizzazione. In questo senso il concetto di democrazia non è più riferibile agli Stati nazionali, ma bisogna parlare di democrazia mondiale, considerando lo scenario internazionale. E in questa prospettiva il primo elemento di debolezza è costituito dalla messa in discussione dei principi stessi che stanno a fondamento della democrazia, conseguenza di una prassi politica sempre più distante dagli ideali”, semplicemente e retoricamente affermati ma non coerentemente perseguiti e praticati.

Gli incontri previsti sono 15, hanno valore legale di corso formativo di aggiornamento per insegnanti e studenti e godono del sostegno organizzativo di Comune e Archibiblio Ferrara. Fra i conferenzieri spiccano alcuni nomi di grande prestigio, fra i quali Remo Bodei, filosofo e direttore scientifico del festival della Filosofia di Modena, i sociologi Laura Pennacchi e Giuseppe De Rita, il politologo Gianfranco Pasquino.

Tre i nuclei di riflessione attorno ai quali ruotano i contributi. Al primo, ‘strutturale’, fanno riferimento i termini ‘fiscalità’, ‘legalità’, ‘burocrazia’, ‘informazione’: si analizzeranno i cardini del funzionamento del sistema democratico.
Il secondo nucleo, quello ‘comportamentale’, sarà sviluppato attraverso i concetti di ‘speranza’, ‘pazienza’, ‘responsabilità’: l’ambito di riferimento è quello degli atteggiamenti.
Infine, il nucleo ‘della costruzione’ riferito all’impegno profuso dai cittadini in coerenza con i concetti di ‘legalità’, ‘civismo’, ‘solidarietà’.

“E’ un programma particolarmente stimolante che sollecita un serio dibattito sul futuro della democrazia – ha commentato il vicesindaco con delega alla Cultura, Massimo Maisto -. Nel secolo scorso l’ideologia comunista ha cercato di realizzare l’uguaglianza senza la democrazia, mentre quella liberale ha perseguito la democrazia nella libertà, tralasciando però l’uguaglianza.
Oggi torna di grande attualità proprio questo bisogno di uguaglianza e parità di diritti, affermati sulla carta ma non riscontrabili nella prassi quotidiana. Ma senza questa prospettiva egualitaria – ha concluso – la democrazia è solo una scatola vuota, ridotta a un mero esercizio elettorale”.

Le parole della democrazia
Biblioteca Ariostea, Sala Agnelli (via Scienze 17, Ferrara)
Tutti gli incontri avranno inizio alle 17, ad eccezione del primo

IL PROGRAMMA:
1. Apertura e presentazione del programma (15 gennaio, ore 16,30)
2. Elogio della democrazia: ragioni e passioni – Remo Bodei (29 gennaio)
3. Legami – Maura Franchi (19 febbraio)
4. Beni comuni – Laura Pennacchi (26 febbraio)
5. Fiscalità – Leonzio Rizzo (18 marzo)
6. Legalità – Paolo Veronesi (8 aprile)
7. Speranza – Nicola Alessandrini (29 aprile)
8. Burocrazia – Giuseppe De Rita (19 maggio)
9. Pazienza – Piero Stefani (27 maggio)
10. Solidarietà – Gaetano Sateriale (16 settembre)
11. Dignità – Giuliano Sansonetti, Paolo Veronesi (30 settembre)
12. Informazione – Sergio Gessi (4 ottobre)
13. Civismo – Fiorenzo Baratelli, Gianni Venturi (21 ottobre)
14. Politica – Gianfranco Pasquino (3 novembre)
15. Responsabilità – Vittoria Franco (2 dicembre)

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Sergio Gessi

Sergio Gessi (direttore responsabile), tentato dalla carriera in magistratura, ha optato per giornalismo e insegnamento (ora Etica della comunicazione a Unife): spara comunque giudizi, ma non sentenzia… A 7 anni già si industriava con la sua Olivetti, da allora non ha più smesso. Professionista dal ’93, ha scritto e diretto troppo: forse ha stancato, ma non è stanco! Ha fondato Ferraraitalia e Siti, quotidiano online dell’Associazione beni italiani patrimonio mondiale Unesco. Con incipiente senile nostalgia ricorda, fra gli altri, Ferrara & Ferrara, lo Spallino, Cambiare, l’Unità, il manifesto, Avvenimenti, la Nuova Venezia, la Cronaca di Verona, Portici, Econerre, Italia 7, Gambero Rosso, Luci della città e tutti i compagni di strada

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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