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Arte, ambiente e ingegneria, è questa la miscela perfetta per la gestione dei rifiuti che ci propone, dopo averla sperimentata nella sua vita, l’eclettica Linda Schipani.
Linda nasce a Messina dove vive e lavora. Laureata a Roma in Ingegneria per l’ambiente e il Territorio, è stata docente di topografia e ingegneria sanitaria ambientale, responsabile qualità nella ditta d’impianti elettrici e speciali di famiglia, e si dedica tutt’ora  all’attività di consulente ambientale. Dalla sinergia tra professione e passione per  l’arte dà forma ad una “start up innovativa” attraverso la quale promuove l’Arte del riciclo come strategia di gestione dei rifiuti.

Linda Schipani02L’arte è un linguaggio universale che può esprimere ogni concetto e raccontare la storia dell’umanità attraverso le opere dei grandi maestri e di piccoli artigiani.
Il binomio arte e ambiente è vincente! L’arte è uno strumento in grado di trasformare i rifiuti in occasioni, e parlo di tutto, dagli scarti domestici a quelli industriali fino ad arrivare a quei tanti ecomostri che attraverso l’arte possono diventare nuove opportunità invece che creare cumuli di macerie da smaltire.
Quindi sì, arte e ambiente binomio possibile che diventa un trinomio perfetto con l’ingegneria, perché  più sicuro e consapevole.

Qual è il filo conduttore della tua attività? Tu sei un ingegnere ambientale, quanto peso ha la formazione scientifica nel tuo lavoro artistico?
Il filo conduttore sono “i rifiuti ” intesi come tutti quei materiali che nell’immaginario comune non servono più, destinati ad essere sprecati e a divenire nocivi per noi e per l’ambiente, l’obiettivo è dar loro nuova vita.
La laurea in ingegneria per l’ambiente e il territorio mi ha dato una formazione tecnica per la progettazione di sistemi convenzionali di gestione, recupero e smaltimento dei rifiuti. L’arte mi ha aperto una nuova prospettiva in grado di innescare attraverso gli oggetti recuperati processi creativi che oltre a formare nuovi oggetti dagli interessanti contenuti estetici e funzionali, innescano comportamenti virtuosi attraverso un linguaggio semplice e diretto ad ogni  individuo, di qualsiasi età ed estrazione sociale.

Quali sono i tuoi progetti principali ad oggi?
Ho avuto modo di portare l’arte del riciclo in vari luoghi in Italia e all’estero, partecipando ad eventi culturali e scientifici, attraverso tante mostre d’arte, tra cui la Biennale di Firenze nel 2009 o di Venezia nel 2011, le fiere di settore come Ecomondo di Rimini e diverse altre. Altrettanto importante per me è stato sperimentare la reazione a questa forma d’arte in luoghi non convenzionali, da una discarica in Senegal ad una gioielleria  di St.Moritz, dalle scuole al carcere campano. Per parlare infine della collezione di arte del riciclo che, ospitata all’EcoLab, spazio espositivo e creativo realizzato nello stabilimento di costruzioni elettromeccaniche della mia famiglia, conta centinaia di opere realizzate da altrettanti artisti con i materiali di scarto legati all’industria elettrica e alla pubblica illuminazione, che annualmente individuo e propongo loro attraverso la partecipazione a mostre collettive a tema.

Quali le tue prospettive per il futuro? Intravvedi delle criticità?
In prospettiva spero di continuare a implementare progetti di arte del riciclo  non solo per gli scarti domestici e industriali ma anche per i grandi manufatti, come l’ex inceneritore di San Raineri a Messina, oggi purtroppo, nonostante i miei tanti allarmanti appelli, pronto ad essere demolito. Vorrei poter contribuire a diffondere la cultura del recupero come stile di vita sostenibile e coinvolgere sempre più imprese, artisti, comunità e luoghi del mondo.
Le criticità sono tante, legate principalmente al territorio in cui vivo che  tuttavia, d’altra parte, è un terreno fertile dove innescare comportamenti virtuosi ed è un luogo bellissimo dove vivere .

Lancia il tuo slogan per il rispetto dell’Ambiente.
“Prima di gettare qualcosa chiediti sempre: “A cosa mi potrebbe servire? Cosa ci potrei fare?”. Potrei trovare una forma migliore, magari con la rima, per sintetizzare il concetto ma la sostanza è che bisogna avere più rispetto delle cose perché dietro ogni oggetto c’è il lavoro di tante persone e dentro le cose  c’è ancora tanta energia che non deve andare sprecata e ancor peggio usata contro i noi.

Per conoscere meglio Linda Schipani e seguirne i lavori vedi il suo sito web o la sua pagina facebook

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Chiara Bolognini

Adora scoprire gli invisibili, dare voce a chi rimane nascosto, perché dentro tutti noi c’è sempre un mistero da svelare e qualcosa da imparare, condividere, amare. Di mestiere è giornalista e si occupa di comunicazione e marketing. E’ anche una counselor e una life coach, in formazione permanente. Adora il vino rosso, i tortelli con la zucca, la parmigiana, gli alberi, Mozart, Gaber e Paolo Conte. Ma soprattutto gli aquiloni e i palloncini che vagano, soli, nel cielo.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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