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Abituato a fotografare per mestiere le cose belle, Andrea Samaritani ha sentito il bisogno di andare oltre lo scatto per cercare quelle sfumature di bellezza che nei reportage fatti in giro per l’Italia gli sembrava rimanessero un poco fuori. Così, da una decina d’anni, dopo aver scattato le foto, poi selezionate e pubblicate sulle maggiori riviste di viaggi e approfondimento, lui quelle immagini le va a riprendere, le stampa su carta da disegno e – questa volta con pennello e colore – le ridipinge e di fatto descrive nuovamente ogni elemento. Perché l’acqua scioglie il colore della stampa e la pittura si sovrappone, rimpiazzando materialmente le linee fotografiche.

“Fotodipinta” a tema ferrarese per Andrea Samaritani in mostra

Quello che viene fuori è un ciclo di quadri che compone anche uno speciale Grand Tour in giro per le località italiane da non perdere. Questo tipo di immagini lui stesso le definisce “Fotodipinte”: sorta di acquerelli disegnati su carta, dove il pennello intinto nel colore va a sciogliere il segno fotografico e a ricrearlo in maniera pittorica. In questo modo le sfumature si moltiplicano, le persone ritratte diventano personaggi e i luoghi assumono quella valenza sognante e quasi fuori dal tempo che hanno i bozzetti di viaggio. Una selezione di quaranta di queste immagini è ora in mostra all’Hotel Carlton di Ferrara.

Locandina della mostra di Andrea Samaritani, Ferrara 2018

I luoghi descritti sono quelli di un itinerario turistico e culturale basilare: Firenze e la Toscana, Venezia, Roma, Napoli, la Sicilia, i capoluoghi dell’Emilia e della Lombardia, borghi, torri, castelli.

Fotodipinta di Andrea Samaritani: le isole Tremiti

A caratterizzare il suo stile c’è la presenza umana, quei passanti che lui coglie nell’interezza del loro transitare e che ripresi così, da capo a piedi sullo sfondo di palazzi e vedute, diventano archetipi, uomini e donne emblematici di un’umanità che si lega a quel luogo, con quella ricerca di assolutezza per la quale si ispira ai soggetti scultorei di Alberto Giacometti, lo scultore famoso per le sue figure rese in maniera tanto scarnificata ed essenziale quanto ricca di drammaticità. A Ferrara l’archetipo, ovviamente, è quello di un’umanità in sella alla bicicletta; a Roma il passante ha il telefonino all’orecchio; a Taormina il personaggio in primo piano si fa turista che guarda e passa.

Taormina foto-dipinta da Andrea Samaritani

Samaritani l’Italia la gira da trent’anni per realizzare servizi fotogiornalistici per le più importanti riviste di viaggio, come Bell’Italia, I Viaggi di Repubblica, Touring Club, Poligrafico dello Stato, agenzia Ansa, archivio Alinari. “Da una decina d’anni – racconta – rielaboro manualmente con colori acrilici le immagini prodotte duranti i viaggi. Ho sentito infatti l’esigenza di superare in qualche modo l’immagine cristallizzata che esce dalla macchina fotografica con l’aiuto della pittura”.

Roma in una “Fotodipinta” di Andrea Samaritani

Il suo obiettivo è rendere più poetica la fotografia e più realista la pittura, ma anche aggiungere quel tocco di imponderabilità artistica che solo il contatto diretto e manuale con la materia riesce a dare.

L’ingresso a Mantova, cartolina naturale resa nella ‘Fotodipinta’ di Andrea Samaritani

Oltre duemila i soggetti fotografici dipinti da Samaritani, selezionati all’interno del suo vasto archivio fotografico personale, composto da 500mila immagini. Se questo è il fine-settimana degli schizzi per i “Diari di viaggio” [clicca sul titolo della manifestazione per vedere tutto il programma], il percorso tracciato quadro dopo quadro da Andrea ne esplicita una modalità in stile personale: racconti per immagini di un turismo estetico che ferma l’attimo per farne una cartolina struggente.

Andrea Samaritani fotografato con una delle sue “Fotodipinte”, Hotel Carlton, Ferrara aprile-ottobre 2018 (foto GM)

“Fotodipinte: il Grand Tour” di Andrea Samaritani a cura di Lucio Scardino – Hotel Carlton, piazza Sacrati, Ferrara – visitabile con ingresso libero fino al 6 ottobre 2018

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Giorgia Mazzotti

Da sempre attenta al rapporto tra parola e immagine, è giornalista professionista. Laurea in Lettere e filosofia e Accademia di belle arti, è autrice di “Breviario della coppia” (Corraini, Mantova 1996), “Tazio Nuvolari. Luoghi e dimore del mantovano volante” (Ogni Uomo è Tutti Gli Uomini, Bologna 2012) e del contributo su “La comunicazione, la stampa e l’editoria” in “Arte contemporanea a Ferrara” dedicato all’attività espositiva di Palazzo dei Diamanti 1963-1993 (collana Studi Umanistici Università di Ferrara, Mimesis, Milano 2017).

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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