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Da Liceo Artistico Dosso Dossi

Mostra della Riforma del XVI secolo a Ferrara
Wittenberg, 1517, con l’affissione da parte di Lutero di 95 “tesi” al portone della Cattedrale prende l’avvio quel movimento religioso, storico e culturale chiamato Riforma protestante.
Ferrara, 2017, cinquecento anni dopo, la Riforma è non solo ricordata, ma anche rivisitata, interpretata e attualizzata in una mostra alla Galleria del Dosso, che si è conclusa il 24 settembre.
L’intento è stato quello di capire le ragioni profonde di un grande cambiamento storico e di riscoprirne il significato ancora attuale. La Mostra ha visto una grande partecipazione da parte di cittadini, studenti, studiosi e visitatori, che hanno potuto apprezzare sia la grafica raffinata dei pannelli, sia i testi esplicativi, sia i contenuti di grande rilevanza sociale e culturale. L’esposizione si è articolata in tre parti: i protagonisti della riforma, le ragioni della riforma, le conseguenze sul piano sociale e culturale.
L’evento rientra in una serie di iniziative (Itinerario storico, Incontri pubblici sulla teologia riformata, Concerto e letture del Cinquecento) promosse nel corso dell’anno dall’Associazione Evangelica CERBI di Ferrara.
I prossimi appuntamenti sul tema saranno: incontro sull’ultima delle basi teologiche (5 Sola): “soli Deo gloria” nella saletta di via savonarola 14 il 22 ottobre; infine una conferenza sul significato e l’attualità della riforma, Sala Agnelli della Biblioteca Ariostea, il 9 novembre alle 17.
SHINE
mostra personale di Riccardo Buonafede

Il concorso “OLTRE” del Liceo Artistico Dosso Dossi di Ferrara, quest’anno è stato vinto dall’ex allievo Riccardo Buonafede , che avrà così modo di presentare al pubblico di Internazionale 2017 un interessante progetto che dimostra una consolidata a consapevole personalità artistica.
“La paura è un meccanismo di difesa indispensabile per ogni essere vivente. È uno stato di allerta che permette di evitare o limitare le situazioni di pericolo. Fa parte del nostro istinto e non possiamo farne a meno. Talvolta però non riusciamo a controllarla e finiamo per esserne schiavi. Influisce sulle nostre scelte, sui nostri sentimenti, sui rapporti sociali e sui nostri obbiettivi. La paura più frequente è quella nei confronti di ciò che non conosciamo, per questo l’oscurità ci spaventa. Accendendo una luce prendiamo coscienza su dove siamo e su cosa abbiamo attorno. La luce è consapevolezza, ma per arrivare alla luce è essenziale passare attraverso l’oscurità.
Le parole chiave di questa installazione sono PAURA e LUCE.
In riferimento alle tradizioni religiose dell’India, l’energia del corpo viene distribuita attraverso 7 centri energetici chiamati Chakra.
Shine è una mostra interattiva, dove lo spettatore ha l’opportunità di entrare in risonanza con una o più opere. L’intento dell’artista è quello di sperimentare queste teorie attraverso l’arte per verificare se gli osservatori percepiscano sensazioni di disagio o di benessere attraverso questi 7 quadri.
GUIDA ALLE OPERE:
Ad ogni quadro corrisponde un Chakra, all’interno del quale è rappresentata una situazione che potrebbe portare il soggetto raffigurato ad avere un conflitto e conseguentemente un blocco in quel determinato Chakra. Non sempre questo avviene, le situazioni di disagio avvengono per permetterci di capire come migliorare le nostre vite ed affrontare conflitti interiori, ma quando non siamo disposti a fare questo la sofferenza può persistere. ” Negli ultimi anni mi sono interessato ad alcuni libri scritti dal cardiologo israeliano Dott. Nader Butto che, attraverso lo studio della bioenergetica, ha messo a punto un suo personale metodo che integra medicina convenzionale e medicine alternative.”
Ogni quadro è illuminato da un colore, il colore necessario ad aprire quel determinato Chakra. Nel caso in cui lo spettatore sia di fronte all’opera che rappresenta uno dei propri blocchi o conflitti, potrebbe percepire una sensazione di disagio e se non fosse pronto ad affrontare questo conflitto, anche la luce stessa potrebbe disturbare la tranquillità dell’individuo.
Nel caso in cui invece, lo spettatore fosse in apertura verso queste raffigurazioni, potrebbe percepire una sensazione di benessere.”

SALA ESPOSITIVA DEL LICEO ARTISTICO DOSSO DOSSI
Via Bersaglieri del Po, 25
FERRARA
IN OCCASIONE DEL FESTIVAL INTERNAZIONALE 2017
29-09/08-10
Inaugurazione Venerdì 29 Settembre ore 18:00 .
Sabato 30 conferenza SHINE ore 10 aperta al pubblico e alla scuola
Aperta tutti i giorni dalle 09:00 alle 14:00 e dalle 16:00 alle 19:00

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Riceviamo e pubblichiamo


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di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
direttore responsabile


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