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manifesto 70x100 autori a corte natale 2015Poesia, sport, amore e mistero: è la nuova edizione invernale di “Autori a corte”.
Un’altra ricca rassegna di libri, argomenti e autori è stata presentata nella Banca Mediolanum, partner del format insieme a Estense.com e Sara Assicurazioni, e sede della mostra “Souvenir d’Italie”, a cura di Lucio Scardino: esposte sino al 31 gennaio 2016 sono le tavole dell’artista ferrarese Claudio Gualandi .
Otto i libri presentati dal 16 al 23 dicembre, tra i quali tre novità assolute, ricalcando la formula già consolidata dal marchio Autori a corte e Associazione Charles Bukowski: autori locali si alterneranno ad autori nazionali, lasciando spazio per le degustazioni di prodotti delle ditte Distillerie Moccia, Cantine Zanatta Roberto e panificio Dellepiane, partner enogastronomici dell’evento. Gli studenti dell’Istituto Alberghiero “Orio Vergani” di Ferrara si occuperanno dell’accoglienza degli ospiti.

La versione invernale 2015 della manifestazione si arricchisce per l’occasione di una nuova location: il Palazzo della Racchetta di via Vaspergolo, che mercoledì 16 dicembre alle 17.30 ospiterà l’anteprima della manifestazione che prevede la presentazione del libro “Tresigallo, città di fondazione (Edmondo Rossoni e la storia di un sogno)” (Pendragon) di Stefano Muroni, durante la quale interverranno Folco Quilici e lo storico Giuseppe Parlato. Arricchiranno il tutto le opere esposte di pittori ferraresi del Novecento, tra cui Mimì Quilici Buzzacchi, madre del documentarista ferrarese.

Lo scenario si sposterà in Sala Estense quando, mercoledì 22 dicembre dalle 19, saranno presentati la raccolta “Giallo Piccante (Dieci racconti)” (Este Edition), a cura di Antonio di Bartolomeo, scritto a venti mani (Anna Ronzulli, Roberto Bazzani, Angela Bulgarelli, Guido Poletto, Simona Margotto, Giuseppina Caroselli, Marco Goberti, Giuseppe De Vita, Loredana Berardi e Sergio Tracchi), moderato da Riccardo Roversi; “Pedalando verso Caponord (Un sogno lungo 30 giorni…)” (La Carmelina), suggestivo diario di viaggio Italia-Norvegia in solitaria scritto da Ilaria Corli con Marco Nagliati, presentato dal presidente Uisp Ferrara Enrico Balestra; e “Gli uomini e l’amore”, saggio su passione e sentimento di uomini e donne firmato da Antonella Boralevi (Bompiani) moderato da Marco Zavagli.

da sinistra: rappresentante banca Mediolanum, Vincenzo Iannuzzo, Federico Felloni, Lucio Scardino, Paolo Franceschini
da sinistra: rappresentante banca Mediolanum, Vincenzo Iannuzzo, Federico Felloni, Lucio Scardino, Paolo Franceschini

La serata conclusiva di mercoledì 23 dicembre prenderà il via con “Govoni 50”, a cura di Matteo Bianchi; scritto da Pierluigi Casalino, Emilio Diepo, Raimondo Galante, Davide Grandi, Marco Gulinelli, Filippo Landini, Rita Marconi, Rita Montanari, Matteo Pazzi, Roberto Pazzi, Edoardo Penoncini, Massimo Roncarà, Eleonora Rossi, Riccardo Roversi, Lucio Scardino e Valentino Tartari, la raccolta di testi è un omaggio al poeta Corrado Govoni, realizzato in onore del cinquantenario dalla morte del maggior poeta ferrarese del ‘900 e contenente un documento originale con otto poesie inedite, donato dal figlio Ariele Govoni.
Seguirà la presentazione del nuovo testo di Sergio Gnudi, “Incitamento alla politica” (La Carmelina), moderato da Fabio Ziosi. Il momento culmine della serata arriverà con Marcello Simoni, amico di lunga data della manifestazione, che presenterà il giallo “La cattedrale dei morti” (Newton Compton), con la moderazione di Cinzia Boccaccini.
copertina ho vissuto di paolo franceschiniLa serata si concluderà con “Ho vissuto (Il mio cammino di Santiago)” (La Carmelina), racconto-diario di Paolo Franceschini, in cui il comico mette su carta il viaggio in bicicletta percorso da Ferrara alla meta sacra Santiago de Compostela, già raccontato nel suo blog, i cui proventi saranno in seguito devoluti all’Associazione Bambini Aurora.

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Giorgia Pizzirani


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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