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“Bahamas”, già il nome fa venire voglia di vacanza e di mare. Visitare questo vastissimo arcipelago del Centro America, composto da circa 700 isole, di cui solo una trentina abitate, è desiderio di molti. Di recente sono stata a Grand Bahama, la più settentrionale delle grandi isole del Paese, e da quando sono rientrata in Italia desidero solamente una cosa: tornarci.
Atterrata al piccolo e tipicamente coloniale aereoporto di Freeport, il tempo non era dei migliori, il meteo aveva previsto una settimana di pioggia, ma ho presto imparato dai locali che il clima delle Bahamas è pazzo. Le isole risentono infatti della vicinanza del Tropico del Cancro e dell’influenza della corrente del Golfo, che fa sì che la temperatura del mare si aggiri sempre intorno ai 25-26 gradi. Il clima è tropicale, caratterizzato quindi solamente da due stagioni, invernale ed estiva. Io sono stata alle Bahamas ad aprile, durante il periodo umido: chi si lamenta dell’umidità di Ferrara non dovrebbe recarsi in questo paradiso nei mesi di maggio-giugno, periodo in cui inizia anche il pericolo di tornadi.

Per chi ama le spiagge bianche e il mare cristallino allora le Bahamas sono la meta di destinazione ideale. Il turismo è infatti una risorsa fondamentale per il Paese, la principale fonte economica dell’intero arcipelago. C’è chi vi si reca per visitare la capitale, Nassau, e le principali città del territorio come Freeport, West End e Coopers Town, perchè ogni cittadina è legata al passato da una storia personale e piuttosto unica; c’è chi invece sceglie le Bahamas per le molteplici attività acquatiche che è possibile praticare, come lo snorkeling, le immersioni nella barriera corallina, le gite in barca o il kayak in mezzo alle mangrovie; c’è anche chi va alle Bahamas per giocare a golf o a tennis, per lo shopping o per i Casinò; e infine chi, come me, vi si reca per godere dei panorami che l’arcipelago offre, per le passeggiate su soffici spiagge bianche, per le albe e per i tramonti.

Le Bahamas, pur essendo ex colonia inglese, sono isole dell’America Centrale e di essa rispecchiano un aspetto in particolare, l’alimentazione. Il tasso di obesità è molto elevato, sia tra la gente locale, sia tra i turisti che vi soggiornano. Gli alberghi definiscono i propri ristoranti “internazionali”, ma ciò che va per la maggiore sono hamburger, hot dog, pizza e patatine fritte.
Ricordo di aver visto clienti dell’hotel mettere nello stesso piatto uova, bacon e pancake al cioccolato. E’ vero che ognuno ha i propri gusti, ma le conseguenze di tale alimentazione sono gravi ed evidenti. L’aspetto positivo di queste persone in sovrappeso è che non si preoccupano minimamente di ciò che gli altri possono pensare di loro; lo si intuisce dal modo in cui si vestono e da come si atteggiano. Che per loro sia un problema o meno, la problematica resta: l’obesità in America raggiunge picchi preoccupanti.


Grand Bahama è un’isola che offre moltissimo, sia dal punto di vista naturalistico che culturale.
Nel Parco Nazionale della cittadina di Lucaya si può visitare una delle più grandi caverne sottomarine del mondo. Questo è un luogo molto importante per la storia dell’isola: nelle grotte e nel parco furono infatti rinvenuti numerosi teschi e manufatti delle antiche tribù che per prime si stabilirono a Grand Bahama. Altro sito archelogico importantissimo per l’isola è Deadman’s Reef, punto ideale per lo snorkeling. E’ un’isola meravigliosa dove mi è capitato di vedere una razza a tre metri dalla riva, dove si può nuotare con i delfini o, per chi è in cerca di adrenalina, immergersi con gli squali.
Il Giardino delle Mangrovie invece permette di esplorare una sorta di labirinto tra vegetazione esotica e nativa, stagni, cascate e numerose specie di uccelli e farfalle.
L’Heritage Trail è invece un percorso di 5 miglia che una volta veniva utilizzato per i principali trasporti dell’isola. Successivamente abbandonato, la natura ha fatto il suo corso e oggi ospita una vastissima varietà di fauna e flora rigogliosa.

Ma l’isola merita di essere visitata anche per la sua cultura e le numerose gallerie d’arte con tipici dipinti, come quelli dell’artista locale Leo Brown, che raffigurano la vita dei bahamensi. Il luogo ideale per immergervisi è il mercato di Port Lucaya, una baia piena di ristoranti, bar, pub, negozi con marche internazionali e bancarelle locali. Port Lucaya Marketplace è una zona coloratissima dove si incontrano persone di ogni nazionalità, dove si possono ammirare splendidi yacht ancorati al porto e comprare diamanti a prezzi estremamente convenienti.

Altro elemento caratteristico dell’isola sono le tante chiese dislocate su tutto il territorio. Il 90% della popolazione è infatti cristiano. Ogni volta che passeggiavo lungo la spiaggia del resort in cui ho soggiornato, mi fermavo ad ammirare una chiesetta con una torre fatta di pietre arrotondate e all’improvviso mi sentivo fuori dal mondo. Un luogo di culto a pochissimi metri dalla riva del mare ha decisamente qualcosa di magico che ti fa sentire libero, spensierato, in pace con il mondo.
Grand Bahama è l’isola ideale per rilassarsi, ma anche per divertirsi e festeggiare con gli abitanti locali. Oltre a celebrare le principali ricorrenze dell’America, due date sono molto importanti per i bahamensi: il 10 luglio si festeggia l’indipendenza delle Bahamas dalla Gran Bretagna, mentre il 1° agosto è noto come il Giorno dell’Emancipazione: il 1834 è infatti l’anno che marca la fine della schiavitù nell’Impero Britannico.

Vi sono inoltre molti eventi locali, come gli “Spettacoli Nativi” che si tengono a Port Lucaya, con danzatori, giochi con il fuoco e performer di diverse arti. Ma il più importante e noto, dal punto di vista culturale e storico, è il “Junkanoo Festival”, una sorta di carnevale che rimanda all’era pre-emancipazione: agli schiavi venivano dati 3 giorni di libertà durante i quali si travestivano e festeggiavano andando di casa in casa. La ricorrenza viene celebrata sia il 25-26 dicembre e il 1° di gennaio, sia nel periodo estivo da metà luglio a metà agosto. A East Mall Drive si tengono sfilate con maschere e costumi tipici e coloratissimi, tamburi, fischietti, campanacci, trampoli, il tutto accompagnato da musica indigena.

Grand Bahama è davvero una meta in grado di soddisfare tutti i gusti. Per chi ama l’architettura, sull’isola si possono trovare strutture molto diverse tra loro, dalle casette in legno tipicamente locali che costeggiano le strade, ai villagi dei pescatori, fino alle ville super lussuose costruite soprattutto sulle spiagge. Percorrendo i chilometri di sabbia, a destra e a sinistra dell’hotel in cui ho trascorso una meravigliosa vacanza, ricordo di essere rimasta scioccata nel passare davanti ad una delle “case” di Jhonny Depp, ma soprattutto nel vedere la residenza dell’attore statunitense Jamie Foxx, più simile a una reggia che a una villa.
Parchi nazionali, tesori ecologici incontaminati, grotte sottomarine, immersioni, eco-avventure, jeep safari ed escursioni in mountain bike; storia, cultura e tradizioni che si fondono in un mix vincente; spiagge infinite e acque color verde-smeraldo in grado di togliere letteralmente il fiato. Una vacanza meravigliosa, un luogo che consiglierei a chiunque, una meta che merita di essere visitata, almeno una volta nella vita.

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Silvia Malacarne


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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

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