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Recentemente il filosofo ferrarese Raimondo Galante (originario di Venezia) ha edito in eBook “Debord 2.0 e la Internet Society”, Asino Rosso edizioni, Ferrara. Una rilettura del celebre guru intellettuale fondatore del Situazionismo nel secondo novecento. Ecco un’intervista di approfondimento all’autore.

Raimondo, il tuo Debord aggiornato all’era informatica e del web, esatto?
Assolutamente, è così… E’ il web in sé con la sua vocazione a trasformare tutto in immagini che si intrecciano e si mescolano in un fantastico carosello caleidoiscopico e che potrebbero essere montate e trasformate in molteplici film potenzialmente infiniti la cui pellicola non è altro che la grande rete telematica globale (World Wide Web), ovvero la dimensione cyberspaziale e iperterstuale della “Noosfera Internet”, è appunto molto debordiano.

Raimondo, nel saggio originario, ora anche in estratti mirati, scritto nel 2000 circa, grande attenzione all’influenza delle avanguardie storiche sull’inventore della psicogeografia: oggi le avanguardie sembrano silenti o comunque laterali, perchè?
Molto semplice le Avanguardie storiche novecentesche, in primis il Futurismo, hanno anticipato tutto ciò che a livello artistico, tecnologico, socioeconomico e politico stiamo vivendo ora. Pertanto, soprattutto con l’avvento dell’universo virtuale del Web la dimensione intera della cultura è l’Avanguardia e tutto ciò di avanzato, innovativo e ipertecnologico che si trova in Internet è pura e semplice avanguardia… Ergo le Avanguardie come fenomeno storico artistico e serie di eventi episodici e isolati tra di loro hanno esaurito la loro funzione storica lasciando e cedendo il passo all’avanguardia algoritmica totale che ingloba in sé come un gigantesco buco nero, interamente fagocitandole e assimilandole tutte le forme artistiche e culturali che vengono trasportate in una dimensione totalmente nuova ed orizzontale dove i limiti ed i concetti di tempo e spazio come li intendiamo noi in maniera tradizionale sembrano veramente aver perso di significato e non avere più senso.

Raimondo, nella tua ultima revisione, sembri proporre un Debord meno politicizzato e persino più umanistico, o meglio postumano?
Assolutamente sì per me Debord assolutamente non solo precursore del Web ma anche del Transumanesimo, inteso nella forma più ampia possibile come superamento dei limiti e dei confini umani fisici, metafisici e culturali immersi nell’universo liquido della comunicazione spettacolare assoluta, che per me va ben oltre il concetto pur avanzato di “Spettacolare Integrato”, inteso come la più antica e arcaica ma anche più avanzata e moderna oserei dire ipermoderna specializzazione del potere, ma si estende in una dimensione virtuale olografica onnicompresiva, pervasiva e totalizzante magistralmente descritta nella splendida e fortunata saga cinematografica ideata e realizzata dai Fratelli Wachoswki, ovvero Matrix.

Raimondo, la Politica ha fatto male a Debord?
Sì assolutamente a distanza di tanti anni ormai quasi un ventennio che lo studio e non avendo più paura di trasgredire le regole della cultura politicamente corretta del pensiero unico dominante che ancor oggi governa e fa da padrone nel mondo delle cattedre universitarie che assomiglia sempre di più a una serie di muraglie cinesi, che a mio avviso, Debord assolutamente in primis geniale artista e regista e soprattutto Arrabbiato (nel sessantotto è stato uno dei massimi leader di uno dei movimenti politici studenteschi più radicali, indipendenti ed anarchici, appunto “gli Arrabbiati”, in aperto conflitto polemico e talvolta violento con il Pcf, il Partito Comunista Francese), avrebbe voluto volentieri abbattere dimostrandosi vero demone distruttore iconoclasta, sicuramente inizialmente spinto da un autentico furore marxista (ma stiamo parlando di un marxismo violento, radicale estremista ed artistico che potenzialmente è assolutamente distruttivo e non fa prigionieri) , ma ben diverso e altro dalla falsa ed artificiosa immagine del melenso e buonista santo laico, che certa stampa di regime e certi commentatori ben introdotti nelle testate giornalistiche italiane ed europee vorrebbero proporre ed imporre quando ci si riferisce alla sua persona ed alla sua opera.

Raimondo, Debord contro la strumentalizzazione veteromarxista, concordi?
Assolutamente sì… Anzi credo che questo sia stato e sia tutt’ora il contributo più importante che ho dato perchè ho privilegiato la originale geniale elaborazione artistica debordiana e situazionista, portandola in certi casi anche alle estreme conseguenze e ho proposto con forza e determinazione un marxismo debordiano originale, radicale, violento e distruttivo impregnato dello spirito appunto innovatore, iconoclasta e destrutturante e disgregante come una cannone antimateria o ancor più come il leggendario potentissimo “raggio della morte ” concepito e progettato (non si sa ancora se mai realizzato) da Nikola Tesla.

Raimondo, in generale, il situazionismo, attualmente anche elettronico, resta una critica oggi del turbocapitalismo e magari dell’Ombra di Internet stessa?
Sì assolutamente e desidero qui ricordare che proprio per questo aspetto il sottoscritto è stato ricordato all’interno del saggio di Carlo Mazzuchelli “80 Identikit digitali”, edito da Google Books (http://delos.digital/9788867756414/80-identikit-digitali); e qui è stato definito come uno dei più importanti, ed influenti tecnosituazionisti insieme a nomi importanti e prestigiosi come quello dell’ex direttore di Rai Due Carlo Freccero.

Raimondo, il fu Gianroberto Casaleggio, situazionista elettronico?
Assolutamente sì come compare nel mio nuovo saggio, la summa della mia opera filosofica omnia su Debord.

Info eBook
https://www.amazon.it/Debord-2-0-Internet-Society-libri-ebook/dp/B0757ZGDWH
Info Raimondo Galante
http://www.nonquotidiano.it/author/raimondo-galante/

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Roby Guerra


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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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