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E’ in uscita “2020 Ferrara città d’arte. Virtuale o Reale?” (libri ebook Asino Rosso) a cura di R. Guerra.
Si tratta di una raccolta di interviste sul futuro immediato e prossimo venturo di Ferrara a Carlo Andreoli (Alo, pittore), Lorenzo Barbieri (geopolitico), Pier Francesco Betteloni (poeta), Bruno Corticelli (musicista), Marcello Darbo (pittore), Federico Felloni (animatore culturale), Zairo Ferrante (poeta), Claudio Fochi (politologo), Sylvia Forty (scrittrice), Raimondo Galante (filosofo), Maurizio Ganzaroli (artista), Sergio Gessi (giornalista e docente Unife), Sergio Gnudi (scrittore), Davide Grandi (scrittore), Luca Grigoli (poeta), Pier Luigi Guerrini (scrittore), Pasquale Nappi (docente Unife), Maria Letizia Paiato (critica d’arte), Rita Pasqualini (artista), Alfredo Pini (pittore), Claudio Pisapia (geopolitico), Francesco Rendine (politologo), Riccardo Roversi (scrittore), Alberto Squarcia (animatore culturale), Tiziano Tagliani (politologo), Vitaliano Teti (video artista), Bruno Vigilio Turra (sociologo), Vittorio Zanella (artista), Carlo Zannetti (musicista), Marco Zavagli (giornalista).
Alcuni protagonisti di Ferrara si interrogano su Ferrara città d’arte e del prossimo futuro attraverso le domande mirate del sottoscritto in tempi recentissimi, recenti o meno recenti, finestra temporale comunque sempre “attuale”. Interviste a suo tempo già edite on line sulla stampa local e global che segnalano sguardi un poco atipici e certamente controculturali e anti-ideologici rispetto allo standard a volte arretrato della città estense. Sguardi futuribili, al di là degli stessi contenuti espressi, poco avvezzi alla città, nonostante una eccellente università e alcuni vertici stessi di ricerca; ma città ferma anche con ad esempio l’Internazionale Festival a certo giornalismo al massimo culturale, tranne eccezioni laterali, a trend ancora presentistici e sociopolitici. In questo eBook esiti anche sorprendenti e non prevedibili con elegie altre almeno potenziali sulle prospettive soprattutto culturali della città, sempre più viva anche lateralmente (rispetto a taluni soliti nomi sopravalutati) ma anche critiche dure politico-culturali e tecnosociali costruttive.
Tra scrittori e artisti ma anche politici (anche il sindaco di Ferrara, Tiziano Tagliani), docenti universitari (il rettore all’epoca appena uscente P. Nappi) e finanche alcuni giornalisti. Tra essi, come da incipit Sergio Gessi, direttore proprio di Ferrara Italia (da cui un estratto di seguito).
Nostra intenzione era esplorare, al di là delle contingenze politichesi e passatistiche inevitabili in Periferia (anche se Ferrara città dell’Unesco e d’arte d’eccellenza) e indicare pensieri diversi e quasi cibernetico-sociali, parole libere al passo “ideale” con certo futuribile contemporaneo:.
Futuribile secondo noi, come dimostrano la crisi della politica e della stessa sociologia giornalistica prevalente, destinato, prima o poi, per forza di conoscenza e scienza, a emergere come linguaggio fondamentale alternativo e storicamente necessario per ridare mappe e rotte e maggiore feedback neoprogressista e valoriale neotradizionale 2.0 alla sterilità delle parole e i dibattiti attuali, al passo con la scienza contemporanea, l’unico linguaggio “puro” autenticamente ancora propulsivo e che cambia il mondo: struttura sottovalutata, nonostante Internet, Automazione, Smartphone ecc., ormai persino della reale e possibile vita quotidiana.

Di seguito un estratto dell’intervista a Sergio Gessi (Libertà e Responsabilità 2.0):
Ferrara città d’arte e estense, come la sogni o la temi nel 2020…30?
(Sergio Gessi) Il 2020 è dietro l’angolo, non ci si può aspettare nulla di sostanzialmente differente da ciò che abbiamo oggi sotto gli occhi. Da qui a lì però ci saranno state le elezioni amministrative, nel 2019. E ciò che mi auguro è la scelta di un sindaco e di una giunta che uniscano alla capacità amministrativa la visione e un forte slancio progettuale. Occorre fissare una meta, saperla valorizzare e dare un senso all’impegno collettivo che servirà per realizzarla. Per crescere è indispensabile pensare in grande, avere il coraggio delle idee. Ma il governo cittadino da solo nulla può se la città non si ridesta dal suo torpore… Dovuto, chissà, alle esalazioni della canapa dal suolo un tempo palustre (come più di qualcuno, fra il serio e il faceto, ha più volte sostenuto), o forse alla caduta del ducato estense, un lutto lungo cinque secoli eppure non ancora del tutto elaborato.

Info
https://www.amazon.com/dp/B075QZGRX1
Meteo Web
http://www.meteoweb.eu/2017/09/futuro-del-villaggio-elettronico-ferrara-modello-2-0/974288/

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Roby Guerra


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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