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*Roby Guerra, “Il transumanesimo italiano. Una nuova scienza sociale del XXI secolo (Asino Rosso edizioni- Network Street Lib, 2017).

E’ on line nelle principali librerie store, una nostra raccolta di articoli sul transumanesimo futuribile. Articoli editi on line negli ultimi dieci anni, su Controcultura/SuperEva, Meteo Web, Blasting News Ferrara Italia e il blog Scienza e Futuro ecc. Con questo nostro lavoro, integriamo altri contributi su certo futurismo sociale contemporaneo già nei nostri libri più importanti editi da Armando Editore di Roma: ovvero Futurismo per nuova umanità… (2012), Gramsci 2017 (2014) e (co-curatore) Marinetti 70. Sintesi della critica futurista (2015), oltre ai saggi presentati in alcune pubblicazioni della rivista italiana del movimento “Divenire” a cura di Riccardo Campa. In questo eBook, ampio focus sul transumanesimo italiano (e area strettamente affine) con capitoli recensioni e note sui vari R. Campa, Estropico, R. Manzocco, S.Vaj, A. Autino, R. Paura, S. Battisti, U.Spezza, C. Rocchio, G. Vatinno, G. Casaleggio. P. Bruni del Mibact, A. Saccoccio, lateralmente gli stessi P. Angela, Davide Foschi e altri. Una sorta di cronache postumaniste integrate da una sezione similare sul transumanesimo internazionale che evidenzia: (il compianto) Marvin Minsky. A. de Grey, L. Page e R. Kurzweil, Z. Istvan, Natasha Vita More, R. J. Sawyer, K. Suntzu e altri. L’ebook è poi completato con una sezione prototransumanista dedicata a alcuni precursori: da Marinetti e i futuristi a I. Asimov e la fantascienza, al futurologo A. Toffler, alla cibernetica o semiotica sociale di Y. Lotman, a Fedorov e al cosmismo russo, ecc.; e da nostri articoli più personali sul futuro delle stampanti 3D, sull’Intelligenza Artificiale, sull’icona pop David Bowie e l’Alcor crionica di M. More, su un partito della scienza futuro e altro, sulla scia anche dell’ultima new wave statunitense del movimento, ovvero il famoso futurologo Zoltan Istvan del Transhumanist Party, noto anche in Europa e i media italiani per la sua candidatura nel 2016 alle ultime elezioni presidenziali Usa (collaboratore anche di Huffington Post). Una scansione relativamente inedita in Italia con cifra ciberletteraria, non strettamente tecnica, in una ottica privilegiata di transumanesimo e futurismo sociale come umanesimo scientifico radicale e avanguardia scientifica stessa.
Dall’ebook un estratto: Divenire 4. Superare l’Umanismo, AA.VV. (Sestante Edizioni) a cura di Riccardo Campa, è sorta di libro manifesto della neonata condizione netmoderna. ‘Oggi, più bordi della conoscenza culturale e scientifica, segnalano certo superamento del postmoderno verso nuovi orizzonti netmoderni: da certo nichilismo debole elettronico a nuovi progetti mobili e volanti, relativamente forti. L’etica e l’immaginazione della tecnoscienza, in breve, non più solo come narrazione orizzontale , ma ipotesi a 360° sociale e futuribile. L’equipe futuristica, transumanistica italiana (sonda di spicco del movimento internazionale) con gli esperimenti letterari e ciberculturali di Divenire è uno di tali bordi: Divenire 4. Superare l’Umanismo, AA.VV. (Sestante Edizioni) a cura di Riccardo Campa è sorta di libro manifesto della neonata condizione netmoderna. Gli autori: Riccardo Campa, Gianni Vattimo, Max More, Aldo Schiavone, Luciano Pellicani, Salvatore Rampone, Roberto Marchesini, Ugo Spezza, Remi Sussan, Mario Pireddu, Francesco Boco, Emmanuele Pilia, Roberto Guerra (chi scrive), Stefano Vaj
In pillole… contro certa necrofilia e resistenza culturali tecnofobe presentiste, un libro già raro software elettronico; con le parole del futurologo Giulio Prisco: “Il transumanismo, quello vero, è rivoluzionario. È sovversivo e politicamente scorretto. Visionario, anti-establishment, futurista.

Info
https://www.amazon.com/Transumanesimo-italiano-scienza-sociale-secolo-ebook/dp/B074W3Y2PG
http://futurguerra.blogspot.com
http://www.divenire.org/
http://estropico.blogspot.com

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Roby Guerra


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Cari lettori,

dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “giornale” .

Tanto che qualcuno si è chiesto se  i giornali ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport… Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e riconosce uguale dignità a tutti i generi e a tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia; stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. Insomma: un giornale non rivolto a questo o a quel salotto, ma realmente al servizio della comunità.

Con il quotidiano di ieri – così si diceva – oggi “ci si incarta il pesce”. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di  50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle élite, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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