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Da alcuni anni protagonista a Ferrara, Valentino Tartari si propone come scrittore raffinato moderno e classico: una originale reinvenzione e sintesi, uno zoom retrospettivo?
Mi sono appena affacciato in questo mondo e ci sono arrivato in punta di piedi – i piedi dell’umiltà, che intendo fortemente ancora mantenere e conservare, ovviamente. Se guardo indietro, per quel poco che ho fatto, mi ritengo soddisfatto e spero di poter continuare a lungo. Vedo questo mio ‘impegno’ come un assecondare una passione che ho da sempre, quella di scrivere. Sono stato recentemente membro della giuria del Premio Nazionale Gianfranco Rossi ed è stato un onore infinito per me: nonostante la giovane età, mi è stata data la possibilità di poter conoscere da vicino e premiare così illustri esponenti del panorama letterario nazionale attuale e di poter imparare da loro.

Tartari-calipsoTra nobile archetipale tradizione e neomodernità, il focus essenziale, è esatto?
Esattamente. Sono a metà fra tradizione modernità, come gusti e visione letteraria. Prendo spunto dal passato per spiegare il presente; un paio di lenti per osservare la realtà che percepisco.

Ferrara città d’arte e scrittori e-o mito paradossale?
Ferrara è da sempre centro nevralgico di arte e letteratura. La nostra città è un unicum in Italia, sotto ogni punto di vista, sia nel bene che nel male, con i suoi pregi e i suoi difetti. Da un punto di vista artistico, solo per citare un esempio fra i tanti, la Scuola Metafisica conosce una tappa fondamentale e innegabile nella Ferrara dei primi decenni del XX secolo; dal punto di vista letterario e artistico in generale, la nostra città ha avuto l’onore di annoverare, tra i soli “ferraresi”, De Pisis, Boldini, Sturla, Antonioni, Vancini, Bassani, Pazzi, Simoni e tanti altri.
Penso Ferrara sia un calderone importante, da sempre, di conoscenza e di intrecci che spaziano in ogni campo artistico.

Lavori in corso e progetti per il prossimo futuro?
Sto lavorando a un ‘qualcosa’, che ancora non ha forma e nome. Potrà essere un romanzo, un libello, un pensiero lungo, un racconto, ancora non so. Ma il luogo sarà la Ferrara degli anni’30. Vedremo cosa ne verrà fuori o se sarà solo una ‘stella cadente’, ma se sarà qualcosa, lo saprete presto.

il destino delle farfalle-libro
La copertina de Il destino delle farfalle

Su Valentino Tartari:
Nato nel 1993, vive a Ferrara, dove si è diplomato al Liceo Classico Ariosto ed è iscritto all’Università. E’ attualmente membro della redazione di “Ippogrifo”, rivista letteraria del Gruppo Scrittori Ferraresi. Suoi testi appaiono in “Le monete degli Imperatori. La monetazione romana d’età imperiale da Augusto ai Tetrarchi” (2009) e in “Le Unità d’Italia. Primo e Secondo Risorgimento” (2012). Nel 2012 ha pubblicato il suo primo romanzo “Io sono Calipso” e poi nel 2013 “Il Destino delle Farfalle”. Un suo saggio è inserito nel libro “Fabio Pittorru – Romanziere e Saggista” (2014). Questa opera, in ricordo di Corrado Govoni, contiene le sue prime opere poetiche.

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Io sono Calipso
Il destino della farfalle

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Roby Guerra

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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