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Scienza e Filosofia: Parmenide 2.0

Libro digitale (eBook Asino Rosso) per Angelo Giubileo, dedicato a uno dei padri fondatori dell’attuale filosofia scientifica o della Teoria della Conoscenza. Ovvero Parmenide, dalla lontana stagione presocratica. L’autore in un breve ma assai articolato saggio esplora l’influenza del filosofo nella storia del pensiero occidentale Nostra intervista all’autore:

Parmenide, Heidegger e Godel

Giubileo, Parmenide filosofo ma anche epistemologo ante litteram.. forzatura alla miglior Eco o davvero opera aperta?
Il linguaggio è sempre rappresentazione e quindi non è mai il “già dato” al quale in qualche modo pur pretende di fare riferimento. Ed è pur sempre una pretesa vana. Viceversa, l’Essere di Parmenide è tale che non può assumere per sé alcun “predicato”, neanche quello dell’“esistenza”. Il pensiero iniziale di Parmenide è capace così di com-prendere “ciò che accade”; alla stessa stregua, direi, di quanto il pensiero del matematico, logico e filosofo della prima metà del ‘900 Kurt Godel comprende riguardo all’aritmetica. In ordine alla dimostrazione di un sistema formale e assiomatico quale l’aritmetica, Godel per un verso non escluse una dimostrazione “finitistica assoluta di coerenza del sistema” – in proposito, sottolineo la seguente scansione del termine: co/er/enza -, per altro verso tuttavia egli mostrò anche che non è possibile che una siffatta “prova” sia rappresentabile nell’“ambito” dell’aritmetica. Dall’aritmetica alla filosofia, il termine “ambito” potrebbe essere sostituito con il termine, caro a Heidegger, di “dimora”, e quindi dimora dell’essenziale. Pertanto, l’opera di Parmenide non è affatto un’“opera aperta”; salvo che non si voglia intendere con tale espressione “l’Essere, che: “è” esattamente così come (la “natura” del)le cose che accadono. Ma, questa, è un’indagine che giammai appartiene alla letteratura.

Giubileo, Parmenide ci lascia solo in certo senso un Poema della Natura “a pezzi”, secondo te perchè in ogni caso ha catturato la storia e dribblato il tempo?
Ottima domanda, che segue il discorso intrapreso con la precedente. Parmenide pensa lo spazio “matematico” e non “geometrico” dell’Essere. Lo spazio di Parmenide è quello originario di Esiodo, lo spazio-aperto del Caos o il vortice del Big-Bang dal quale ha inizio e solo probabilmente avrà fine ogni cosa. La “misura” di Parmenide, con la quale la dea di verità che nel Poema è Dike misura tutte le cose, oltrepassa non solo ogni termine “chiuso” del linguaggio, come abbiamo già inteso, ma quindi anche ogni narrazione storica. Come per Esiodo e la sua Teogonia, Caos precede, dà le misure e precederà sempre Kronos fintantoché Kronos esista.

Giubileo, nella bibliografia (oltre che nel testo in particolare che attraversa centralmente anche le analisi su Parmenide di Hedegger e Severino) molti riferimenti più che “classici” a sociologi e psicologi ecc squisitamente “moderni” se non postmoderni”: un neoparmenidismo relativo è possibile nell’era digitale?
Per me, il discorso di Parmenide resta imprescindibile; ma fintantoché la logica del discorso permane, per così dire, “umana”. Altro sarebbe discutere in ordine a ciò che, in qualche modo, non potremmo più definire “umano”. Tanto premesso, l’intero discorso di Parmenide è aperto, come in parte abbiamo già detto, e dunque proiettato verso un continuo (continuum) oltrepassare che è l’oltrepassare stesso o il “divenire” (nominalistico) delle cose. In tal senso, il pensiero di Parmenide apre ed è aperto da sempre anche a un’era futuribile che noi oggi già chiamiamo con il termine postumano. Inoltre, e in maniera più approfondita, occorre dire che, messo a confronto con la logica algoritmica, che risolve un problema mediante un numero finito di passi elementari, non c’è per me dubbio alcuno che il pensiero di Parmenide attraversi perfino una distesa senza limiti di passi. In pratica, al fine di risolvere il paradosso del mentitore e far sì che Achille raggiunga la tartaruga, per i matematici è stato necessario ricorrere ai numeri “immaginari”. Ma, Parmenide e il suo allievo Zenone conoscevano già dai tempi “antichissimi”, come li definisce Aristotele, la soluzione.

Angelo Giubileo Filosofo e giornalista. Esperto di previdenza obbligatoria e complementare. Già cultore della materia presso le cattedre di Filosofia del diritto, Teoria dell’interpretazione e Logica giuridica presso l’Università degli Studi di Salerno. Socio fondatore dell’Associazione Nazionale per la Rosa nel Pugno e collaboratore per il gruppo parlamentare della Rosa nel Pugno. Tra le sue pubblicazioni: Etica della conoscenza (1999), Sulla natura delle cose (2016), Scritti politico-liberali (2016), Il grande Pan è vivo (2017). Attualmente, collabora con diversi siti e testate giornalistiche on line; e in particolare con: Futurologie (gruppo futurologico, transumanista e futurista dedicato alla futurologia italiana e internazionale) e Pensalibero (notiziario indipendente d’informazione politico-culturale).

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Caro lettore

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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