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Da ufficio stampa MoVimento5Stelle Ferrara

È inaccettabile dover leggere continuamente di costanti episodi di bracconaggio, minacce e violenze nei territori del Parco del Delta del Po. Ancor più inaccettabile è riscontrare la resa evidente delle amministrazioni, che mai hanno affrontato concretamente il dramma del bracconaggio ittico. Mai la Provincia nella persona del Presidente Tagliani, e mai la Regione, nonostante il portavoce Calvano sia natio del territorio di Ostellato, hanno messo a disposizione i dovuti strumenti e le risorse necessarie per fronteggiare i clan mafiosi che dall’Est Europa si sono trasferiti dal Danubio al Po. Le Forze dell’Ordine preposte ai controlli ambientali non hanno organico e fondi sufficienti ad assicurare i minimi controlli sul territorio. Il PD, che ha governato in Emilia, ha risposto solamente con blande leggi e proclami di scarso rilievo contro chi fa della distruzione delle acque il proprio business, trasformando il territorio del Delta del Po nella terra di nessuno, dove l’illegalità regna sovrana e i delinquenti controllano il territorio impedendo a pescatori e turisti di praticare la propria passione o il proprio hobby liberamente.
Già nel settembre 2016 come Consigliera proposi di applicare la normativa antimafia contro i pescatori di frodo, così come avviene in Romania, in tal modo tutti i beni sequestrati ai gruppi criminali verrebbero gestiti dalle amministrazioni locali o trasferiti alle guardie ecologiche volontarie entro 72 ore dal loro sequestro. La Giunta ferrarese non si pronunciò nemmeno, nonostante la comunità di pescatori già da alcuni anni levava le proprie rimostranze e denunce.
Vittorio Ferraresi, sempre nel 2016 alla Camera, sostenne le proposte del M5S per l’inasprimento della normativa nazionale, nello specifico, richiedendo una pena alla detenzione obbligatoria per il reato di bracconaggio e di durata superiore a 3 anni, elevandolo da mero reato contravvenzionale a delitto, e anche in quell’occasione la maggioranza PD scelse di tutelare i delinquenti seguendo la via della depenalizzazione.
Ancora nello stesso anno la Provincia di Ferrara non si pronunciò sulla richiesta, di volontari e pescatori sportivi, di istituire un fondo provinciale anti-bracconaggio tra i comuni colpiti dal fenomeno. Lo stesso si è realizzato per offrire sostegno economico ai coadiutori delle nutrie, ma non per tutelare la fauna ittica. La Regione E-R rifiutò la costituzione di un fondo ittiogenico da destinare alla tutela dei corsi d’acqua, che sarebbe stato creato grazie all’aumento della licenza di pesca sportiva. Ancora immobilismo.
Ora appare assurdo che, a fronte di un così evidente disinteresse per le problematiche ambientali, per le necessità e i bisogni denunciati più volte dai volontari e dai cittadini, le istituzioni facciano marcia indietro chiedendo addirittura ai pescatori di non andare a pescare di notte nelle zone rosse. Pare che l’illegalità sia così diffusa da essere arrivati ad imporre il coprifuoco. È una dichiarazione di resa inaccettabile, che contrasta con l’art. 8 della Convenzione Europea per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali, disposizione che impone alle istituzioni statali di tutelare la vita privata e familiare dei propri cittadini, e attivarsi per porre fine ad eventuali turbative a tale diritto inviolabile ed anche il sindaco nell’esercizio delle sue funzioni concorre ad assicurare la cooperazione della polizia locale con le forze di polizia statali, secondo l’art. 6 della Legge n° 125 del 2008.
Chi amministra dovrebbe prendere in carico le richieste dei cittadini, dovrebbe fornire i mezzi adeguati alle Forze dell’Ordine per intervenire efficacemente, e se non è in grado di farlo, o se è disinteressato anche solo a rispondere alle legittime rimostranze, la responsabilità politica dovrebbe fare il resto. L’unica forma di resa che vogliamo vedere è quella dei vertici istituzionali del PD con le loro doverose dimissioni.

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

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Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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