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Durante il giorno allieta la casa con i colori delle decorazioni appese ai suoi rami e di sera è come se si animasse grazie ai giochi delle luci fra di essi: è l’albero di Natale.
La leggenda narra che la sera della Vigilia Martin Lutero, camminando in prossimità di un bosco illuminato dal chiarore della luna e delle stelle, sia rimasto rapito dai giochi di luce del ghiaccio sui rami e fra gli aghi degli abeti e abbia voluto ricreare quello spettacolo per i propri bambini adornando con innumerevoli candele un albero della propria casa. Ma non è solo questo il motivo per cui la tradizione dell’albero di Natale è, in origine, più sentita nei paesi del Nord Europa, rispetto al presepe più diffuso nei paesi cattolici del Sud. Da sempre nei paesi nordici, ricchi di boschi, gli alberi fungono come una specie di tramite fra gli uomini e i misteri della foresta. Presso i popoli Germani venivano ornati i vari Alberi cosmici con simboli del sole, della luna, dei pianeti e delle stelle, e l’abete in particolare era sacro al dio Odino.
Nel passaggio dall’Antichità al Medioevo e dai culti pagani a quello cristiano, spesso a queste usanze sono stati attribuiti nuovi significati: oltre a esprimere la potenza e la benevolenza di Dio attraverso l’opera della creazione della natura, l’albero è divenuto quindi simbolo di Cristo, inteso come linfa vitale, e della Chiesa, rappresentata come un giardino voluto da Dio sulla terra. Un’altra possibile origine della tradizione dell’albero natalizio è rintracciabile negli antichissimi usi di decorare gli Alberi del Paradiso con nastri e oggetti colorati, fiaccole, piccole campane, animaletti votivi, nonché la credenza che le luci che li illuminavano corrispondessero ad altrettante anime. Una delle prime testimonianze storiche relative all’albero di Natale come lo intendiamo noi oggi si trova in alcune note di un cittadino di Strasburgo risalenti al 1605, che scrive: “A Natale a Strasburgo preparano degli abeti su cui appendono rose di carta colorata, mele, foglie d’oro”.
Tradizione sentitissima in Germania, tanto da essere menzionata da autori del calibro di Goethe o Schiller e da aver ispirato addirittura la famosissima “Tannenbaum”: la melodia, di autore anonimo, è quella di un canto popolare che ha avuto probabilmente origine tra il XVI e il XVII secolo, anche se qualcuno ha ipotizzato una possibile origine medievale, le parole sono state invece composte nel 1819 da un organista di Lipsia, che si è ispirato ad un brano popolare della Slesia. L’albero è approdato in Francia con la principessa Elena di Meclemburgo nel 1840, mentre in Inghilterra in quegli stessi anni era il principe consorte Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha, marito della regina Vittoria, a diffondere questa usanza.
Per finire, due tradizioni parallele all’albero di Natale. Nell’isola greca di Chios la mattina di Natale era usanza offrire ai proprietari terrieri un bastone decorato da ghirlande di mirto, ulivo, foglie d’arancio e fiori e frutti della stagione, come gerani, aranci, anemoni, limoni. Tra i circassi, invece, nella prima metà del XIX secolo, in occasione della festa autunnale, in ogni casa veniva portato un giovane pero decorato con candele e formaggio; dopo aver suonato, cantato e mangiato attorno a esso, veniva portato in cortile dove rimaneva per tutto il resto dell’anno.

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Federica Pezzoli

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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