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“Sempre e in ogni occasione è giusto che la procura e la magistratura siano vigili e assumano conoscenze sulla situazione attuale nel Mediterraneo perché i migranti non siano doppiamente vittime. Però il fuoco politico indistinto sulle nove Ong (dieci in realtà, ndr) che operano nel Mediterraneo per salvare vite umane, con risorse di fondazioni bancarie, di privati e della società civile – di fronte alle morti che sono passate a oltre cinquemila nel 2016 rispetto alle tremila del 2015 – è stato un atto ipocrita e vergognoso“. Ad affermarlo – intervenendo in mattinata su La 7 al programma “CoffeeBreak – è monsignor Giancarlo Perego, direttore di Migrantes (fondazione Cei) e vescovo eletto di Ferrara, che sabato si insedierà nella sua nuova Diocesi. Che anche in questo frangente marca una distanza siderale dal suo predecessore (che sabato in Consiglio comunale durante la consegna del premio stampa se la rideva allegramente alle battutacce di Vittorio Sgarbi sui bunga bunga di Berlusconi e sugli omosessuali).

Il direttore di Migrantes non considera gli immigrati un pericolo ma un’opportunità: “Sono troppi coloro che stiamo accogliendo? – si chiede Perego – 175.000 persone se accolte in maniera diffusa negli ottomila comuni italiani, valorizzando percorsi personali di accompagnamento e di integrazione, utilizzando le risorse disponibili per un servizio nuovo e per figure – educatori, mediatori etc. – che possono essere utili per creare e favorire dialogo e inserimento sociale sul territorio credo sia un atto intelligente e di responsabilità. Tanto più in un Paese che sta morendo – nel 2016, 150.000 morti in più rispetto alle nascite – e che può trovare un suo futuro in percorsi di ‘meticciato’ – come più volte ha detto il cardinale Angelo Scola – come è sempre avvenuto nella storia italiana, questa volta in maniera pacifica. E’ chiaro – conclude – che anche nell’accoglienza diffusa dei migranti l’Europa deve finalmente svegliarsi dal sonno e promuoverla in tutti i e 27 paesi europei”.

I dati ufficiali del rapporto della Guardia Costiera evidenziano come nel 2016 ci siano state 1.424 operazioni di soccorso, il 52% in più rispetto all’anno precedente. I migranti salvati sono stati 178.415, dei quali quasi un quarto (46.796) dalle dieci Ong che operano in questo ambito (Moas, Seawatch, Sos Mediterranee, Sea Eye, Msf, Proactiva Open Arms, Life Boat, Jugend Retted, Boat Refugee, Save The Children), più del doppio dei 20.063 soccorsi l’anno precedente. “Nel 2016 – si legge nel rapporto – si è assistito, nel Mediterraneo centrale, a un consistente aumento della presenza di unità Ong, con l’obiettivo di concorrere alle operazioni Sar (soccorso in mare, ndr)”.

Fra le cause che negli ultimi tempi hanno portato a un “netto peggioramento delle condizioni di sicurezza” per i migranti che partono dalla Libia, secondo il documento della Guardia Costiera, vanno considerate la drastica riduzione della presenza a bordo di telefoni satellitari, che comporta una maggiore difficoltà per rintracciare i migranti e maggiori rischi per chi è a bordo degli scafi. Inoltre concorrono l’aumento delle partenze notturne o in condizioni di mare molto mosso, il maggior numero di migranti sui gommoni nonché l’aumento del numero dei gommoni utilizzati rispetto ai barconi (da 674 a 1.094).

E proprio a proposito della Libia, “questa drammatica situazione l’ha creata l’Europa e le incaute scelte europee non possono essere pagate solo da coloro che oggi sono costretti a mettersi in mare e arrivano da noi, cioè i migranti” ha affermato il vescovo in pectore di Ferrara”.

Negli ultimi giorni Giancarlo Perego è stato spesso presente sui media. “La politica tutta dovrebbe dare una risposta secondo coscienza. Enrico Letta lo aveva fatto con l’operazione Mare Nostrum. Dopo di questo purtroppo c’è stato solo l’impegno delle Ong accanto a Frontex”. Così monsignor Giancarlo Perego, direttore della fondazione Migrantes, si era espresso già in precedenza, in una recente intervista rilasciata al quotidiano ‘L’Unità, sollecitando un maggiore impegno da parte delle istituzioni: “Bisogna affiancare all’operazione Frontex i cosiddetti corridoi umanitari. Per far viaggiare in primis le persone più deboli. La Comunità di Sant’Egidio, la Chiesa Valdese, la Caritas Migrantes ed altri lo stanno già facendo. Ma non basta. Persino in Belgio stanno ragionando su questo percorso. Ma serve anche un impegno serio sull’accoglienza. Quella diffusa è la più intelligente”.

E a proposito delle polemiche politica ha affermato: “La Chiesa e il mondo cattolico puntano sulla salvaguardia del diritto di migrare. Liberi di partire e liberi di restare, guidando il tutto con percorsi di integrazione. La volontà della Chiesa è quella di confrontarsi con le diverse realtà politiche. La Chiesa non è un partito e non ha un partito”.

Infine, nel numero di Famiglia Cristiana del 28 aprile, monsignor Perego è stato interpellato in merito ai dubbi relativi ai finanziamenti dello Stato alla Chiesa: «Avremmo ricevuto un miliardo di euro? Mi sembra un po’ tanto. Non mi risulta affatto – ha commentato – Posso dire che la Chiesa italiana sta dando, per l’accoglienza, 50 milioni di euro l’anno cui si aggiungono circa 150 milioni di risorse diocesane, che vanno anche agli operatori delle strutture». Poi precisa: “Delle 23 mila persone accolte, 18 mila, secondo i dati Caritas, sono in Centri di accoglienza straordinaria in convenzione con le prefetture, tremila in collaborazione con il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. In entrambi i casi le strutture partecipano ai regoli bandi di appalto. Per le altre duemila persone l’accoglienza è in famiglie, istituti religiosi, parrocchie. «Stiamo lavorando in sussidiarietà avendo indicato anche ai Comuni una via nuova da seguire sulla logica dei servizi alla persona. Al momento stiamo dando noi risorse alle comunità occupandoci di quelle persone che sono in difficoltà ivi compresi i migranti. Aspettando però che lo Stato faccia nascere i servizi all’interno di ogni Comune attraverso una accoglienza diffusa, di piccoli numeri, che facilita l’integrazione e non crea allarmi nella popolazione. Servizi sul modello di quelli per gli anziani, per i portatori di handicap, per i senza dimora. Non capiamo questa polemica contro i migranti. Non siamo certo noi a speculare su questo fronte».

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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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