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Da ufficio stampa regione Emilia-Romagna

Le richieste vanno presentate on line da oggi al 28 maggio. L’iscrizione è finalizzata anche all’assegnazione di risorse statali o regionali. L’assessora Petitti: “Un altro tassello importante per la realizzazione del Piano regionale contro la violenza di genere”

Bologna- Far crescere una rete regionale di centri antiviolenza diffusa e strutturata per combattere la violenza di genere. Con questo obiettivo la Giunta regionale ha definito i requisiti necessari per poter entrare a far parte della rete dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio dell’Emilia-Romagna. Le domande potranno essere presentate via web entro il 28 maggio.
Circa 3 milioni di euro sono stati destinati nel 2017 all’istituzione di nuovi centri antiviolenza e di nuove case rifugio, al sostegno di strutture già esistenti. I finanziamenti regionali sono andati anche a progetti finalizzati all’autonomia abitativa per le donne vittime di violenza, a un progetto formativo che nel biennio 2017-2018 coinvolgerà il personale della rete dei Pronti Soccorso e dei servizi territoriali sociali e sanitari, e ad interventi per il trattamento di uomini maltrattanti.
Le donne che si sono rivolte ai 19 Centri antiviolenza nel 2017 sono state complessivamente 3.951: tra queste, sono 3.543 le donne che hanno subito violenza (fonte Coordinamento centri antiviolenza).

“Con questa delibera- commenta l’assessora regionale alle Pari opportunità, Emma Petitti- si aggiunge un altro tassello importante per la realizzazione del Piano regionale contro la violenza di genere. I dati riguardanti le donne che si rivolgono agli sportelli antiviolenza ci fanno capire che la situazione è ancora preoccupante e confermano quanto sia importante poter contare, nei nostri territori, su una rete a protezione e tutela delle donne che abbiano subito maltrattamenti e violenze. Il lavoro svolto dai Centri- ha aggiunto Petitti- è certamente una delle eccellenze della nostra regione e rappresenta un modello a livello nazionale nel contrasto alla violenza di genere”.

La domanda
Gli enti o le associazioni in possesso delle caratteristiche richieste potranno presentare domanda di iscrizione all’Elenco regionale dei Centri, da oggi e non oltre lunedì 28 maggio 2018, ore 14, all’indirizzo www.migliorapa.it/sondaggi/index.php/834753/lang-it. L’iscrizione è finalizzata anche all’assegnazione di contributi statali o regionali per l’anno 2018. L’iscrizione all’elenco regionale dei centri antiviolenza avverrà entro 60 giorni dall’invio delle istanze di iscrizione.

I requisiti prioritari per essere ammessi alla rete dei centri antiviolenza sono: la titolarità deve far capo a enti locali, in forma singola o associata; le associazioni devono operare nel settore del sostegno alle donne vittime di violenza; avere la sede legale in Emilia-Romagna e garantire al pubblico almeno 5 giorni di apertura alla settimana, almeno 15 ore complessive settimanali e garantire la presenza esclusiva di personale femminile. Le Case rifugio, in particolare, devono funzionare 365 giorni all’anno, 24 ore su 24.

I centri antiviolenza
I centri antiviolenza, dotati o meno di Case rifugio, sono presidi socio-assistenziali e culturali gestiti da donne, che hanno come finalità primaria la prevenzione e il contrasto alla violenza maschile. Forniscono accoglienza, consulenza, ascolto e sostegno alle donne, anche con figli, minacciate o che abbiano subito violenza. I Centri possono articolarsi anche con sportelli sul territorio dove svolgere le proprie attività.
Al 30 giugno 2017, sono 19 i Centri antiviolenza presenti in regione e 35 le case rifugio per una capacità ricettiva complessiva di 215 posti letto.

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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