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a cura dell’Associazione per la pace di Padova

Un incontro per capire meglio la guerra nei Balcani del 1993. E poi una poesia. Materiale raccolto grazie al crowdsourcing del progetto “Cercavamo la Pace”.

Nell’aprile del 1993, il movimento di solidarietà con le vittime della guerra in Jugoslavia aveva organizzato a Padova un incontro-dibattito con lo scrittore jugoslavo Predrag Matvejević. Fu un incontro molto intenso, molto partecipato, soprattutto per le capacità comunicative dello scrittore e per il suo immenso bagaglio culturale.
Durante i conflitti nei Balcani degli anni ’90, furono decine di migliaia gli italiani che parteciparono a missioni umanitarie in favore delle popolazioni colpite dalla guerra. A oltre vent’anni dall’inizio di quella mobilitazione, “ Cercavamo la pace ” intende indagare questo importante capitolo della storia politica e sociale europea.

Michele di Martino era stato molto attivo nei movimenti degli anni ’70. Negli anni ’80 ha contribuito ad organizzare le mobilitazioni contro l’installazione degli euromissili a Comiso e in Europa, all’interno del Comitato popolare veneto per la pace. Alla fine dell’87 fu tra i fondatori dell’Associazione per la pace.
E’ stato fra i principali animatori delle mobilitazioni padovane contro la prima guerra del Golfo e del movimento di solidarietà con le vittime delle guerre nella ex Jugoslavia. Ha promosso la campagna di adozione a distanza di strutture per bambini orfani e profughi “Pobrini se za nas – Prenditi cura di noi” a Novi Sad e Vetternik in Vojvodina, a Kulina ed a Umka in Serbia.
Sua l’iniziativa di raccogliere e tradurre le voci dei giovani jugoslavi che si erano rifiutati di partecipare alla guerra fratricida nel volume “I disertori”.
Ha partecipato al progetto, in collaborazione con la Cgil padovana e regionale, di sostegno alle famiglie degli operai licenziati per motivi politici e sindacali in Serbia. Negli ultimi giorni della sua vita ha promosso un’iniziativa di base di cittadini e cittadine contro la secessione e contro le idee razziste e xenofobe della Lega Nord.
Michele è morto improvvisamente, per un infarto, l’11 agosto 1997.

Dopo la serata con Predrag Matvejević, Michele ha scritto una poesia che dimostra la sua grande sensibilità, il suo grande amore per i popoli jugoslavi, il suo grande cuore che forse non è riuscito a sostenere il dolore per ciò che stava avvenendo oltre l’Adriatico. Noi dell’Associazione per la pace di Padova affidiamo questo suo scritto al progetto “Cercavamo la Pace” perché ci sembra il modo migliore per ricordare questo nostro amico e compagno.

Di che ha parlato Predrag Matvejević?
Fatico a far ordine nei pensieri,
il suo discorrere mi ha ubriacato.
La tragedia narrata senza enfasi,
velim cum pietate et misericordia,
è scesa silenziosa dentro di me….

Mostarska, Bosanska, Jugoslovenka,
l’identità, mediterranea, europea,
di questo uomo antico parla e racconta,
curvo ma vivace, umile e sereno,
senz’odio e senza età, rimpiange e sogna,
pacato e convinto, ragiona, spera.

Sapientia virtusque umanitatis!
Vola dalle steppe fino al deserto:
sento sulla pelle dieci secoli,
penetrano nel cervello cicalanti,
accarezzano caldi, dolci, ridono,
pregano, cantano, soffrono, amano.

Sono tremante come in fronte a Socrate.
Spaghetti con vongole e vino rosso.
Alterna commozione ed ilarità;
colloquia, freme dentro e fuori, chiede…
Molte volte leva il bicchiere e, grato,
brinda per noi. (domine, non sum dignus!)

Cultura europea, cultura del dubbio.
Scienziati, letterati, filosofi,
studiosi di ogni scibile, dell’UOMO;
curiosi e liberi nella ricerca,
e pensano diversamente contro,
dissentono. Non dalla sofferenza.

Questo è il latte che ho bevuto.
Manna a popolo errante nel deserto.
Quando questa razza nata da Caino
sembra colpirti a morte, indichi la via
e brillano le scintille divine
di donne e uomini che abitano città.

“Dall’Oriente all’Occidente ogni punto
è frattura”. Ogni punto è incontro,
connessione per sempre. Pathos, Eros.
Acqua che scorre. Ricchezza di fango
pietra cemento immateriale eterna
che come limo piange e rigenera.

Mi sono svegliato dopo il presente
sulla riva del mare a Santorino,
testimone della nuova tragedia.
Atlantide, paradiso, scompare.
Vivo tutto il dolore (horror, pietas),
tutta la speranza. Omnia munda mundis.

“Carissimo”, mi culla la tua voce
l’accento straniero nella mia lingua.
Alto e basso, alto e basso, sognante
come risacca del Mediterraneo:
venti freddi del Nord, su onde di sole,
di luna e calda sabbia del deserto.

L’onda frangendo la riva produce
quel suono che ognuno ripete e cambia.
Mi cullava bambino nelle notti:
la risacca racconta mille storie,
sconosciute, semi di vita, canti…..
Mi congiungo con la brezza del mare.

di Michele di Martino

[in: Osservatorio Balcani e Caucaso]

 

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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

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Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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