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È possibile abbattere la barriera che divide l’apprendimento a scuola dall’apprendimento fuori della scuola? Ci ha provato con successo Rahm Israel Emanuel, attuale sindaco di Chicago e già Capo di Gabinetto di Barack Obama. Emmanuel è forse l’unico politico ad aver condotto la sua campagna per l’elezione a sindaco su una piattaforma di riforma della scuola. Una volta eletto ha mantenuto gli impegni, mettendo la città di Chicago a disposizione dell’apprendimento continuo: “Where learning never stops”.
Chicago City of Learning è il primo sforzo del genere che si realizza in una grande città degli Stati Uniti, lo seguiranno i sindaci di Los Angeles, Dallas, Columbus, Pittsburgh, Washington.
Un’iniziativa innovativa che interconnette le opportunità di apprendimento per i giovani in modo da consentire ad ognuno di perseguire e sviluppare i propri interessi.
Attraverso CCOL, che dispone della piattaforma online https://chicagocityoflearning.org/, bambini e giovani, dai quattro ai ventiquattro anni, possono intraprendere sempre nuovi percorsi di conoscenza, esplorare le numerose risorse della città e scoprire cosa fare e apprendere, accumulando crediti, un portafoglio elettronico, archiviato nel badge personale che garantisce il riconoscimento permanente dei risultati ottenuti attraverso le proprie attività.
Il badge digitale registra di volta in volta il livello a cui si è giunti, le conoscenze e le abilità acquisite in una varietà di contesti di apprendimento non tradizionali. Più si progredisce, più si amplia la possibilità di nuove e più avanzate esperienze, di conoscenze più approfondite e di opportunità speciali. I crediti acquisiti, infatti, consento ai giovani di accedere a stage, a posti di lavoro e sono riconosciuti sia come credito scolastico, sia per l’accesso ai college.
Chicago City of Learning muove dalla convinzione che nessuna istituzione da sola può preparare i nostri giovani per il loro futuro, che l’apprendimento non si può esaurire tra le pareti delle aule scolastiche.
Mette a disposizione dei suoi giovani cittadini tutte le risorse della città, le sue organizzazioni, le scuole, le sue agenzie e le istituzioni culturali, perché operino in sinergia per sostenere i loro percorsi di apprendimento e di formazione, a partire dai quattro anni fino ai ventiquattro, li guidino e li assistano nell’esplorare e approfondire i loro interessi, sviluppare i loro talenti, scoprire le loro passioni, e in questo modo iniziare a tracciare i loro percorsi di vita verso il futuro.
Chicago City of Learning è il prodotto di una potente collaborazione tra le istituzioni civili e culturali che si preoccupano profondamente della città e dei suoi giovani.
L’apprendimento connesso sfrutta le possibilità dell’era digitale per rendere il sapere più ricco e più rispondente alle esigenze e alle opportunità del nostro tempo.
Le conoscenze, si sa, persistono più a lungo, sono più durature quando si collegano alla vita di chi studia, quando gli apprendimenti scolastici si connettono agli interessi che i giovani coltivano al di fuori della scuola, quando trovano supporto nelle reti sociali che incoraggiano hobby e abilità, che forniscono la possibilità di creare e produrre cose reali nel mondo reale, consentendo di tracciare percorsi chiari e personalizzati in grado di guardare avanti.
Accedendo alla piattaforma ChicagoCityOfLearning.org/CPS e creando il proprio account, il giovane utente può scegliere sia attività divertenti, sia percorsi di apprendimento, online o da vivere nel proprio quartiere o, ancora, attività organizzate dai partner del progetto come biblioteche, musei, parchi, associazioni e ancora altro.
Quando i partecipanti apprendono una nuova abilità o si impegnano in un programma, guadagnano crediti che vengono memorizzati direttamente sul badge, andando ad arricchire il proprio “portafoglio elettronico” che vale per la scuola come per i potenziali datori di lavoro.
Ogni volta che un giovane guadagna crediti, riceve suggerimenti per affrontare nuovi percorsi di apprendimento, altri programmi e attività che possono essere interessanti. Pertanto viene invitato a “salire di livello”, ad ampliare o approfondire le proprie conoscenze, ad acquisire competenze nuove. I giovani possono collegare una opportunità di apprendimento a quella successiva, una attività svolta in classe ad una online, a un programma di quartiere o di una istituzione cittadina.
«I learn best when… I can be myself» è la filosofia di Chicago City of Learning, in sostanza si apprende meglio quando si può essere se stessi.
Si tratta di esperienze che ci consentono di toccare con mano il nostro provincialismo e i nostri ritardi. Viene da sorridere a pensare alle timide iniziative di “scuole aperte” di casa nostra, spesso asfittiche e ben lontane dal respiro e dalla prospettiva, dal disegno programmato di un sindaco e di una città orgogliosi di essere “campus” di apprendimento per i propri giovani.
Che cosa ci vuole per diventare una Città di apprendimento? Ci vuole crederci. Amministratori e politici che riescano a capire che non c’è futuro per la città se non si investe sui giovani e sulla conoscenza.
L’istruzione non è più compito da delegare in esclusiva allo Stato centrale, sempre più è compito di cui avere grande e rinnovata cura a livello locale, perché sono i saperi e i giovani la ricchezza del presente e del futuro della nostra città.
Gli strumenti ci sono, a partire dalla valorizzazione delle autonomie scolastiche, aprendole al dialogo con l’intera città, coinvolgendole in un progetto condiviso, chiamandole a rendere conto del loro operato.
Una città per l’apprendimento, “Where learning never stops”. Perché farlo? Perché le nostre ragazze e i nostri ragazzi meritano d’essere incoraggiati al piacere della scoperta, all’esplorazione, a promuoverne la curiosità, la resilienza e le competenze del ventunesimo secolo, vivendo in modo compiuto la loro città e tutte le risorse che essa offre. Perché è questo, forse, l’unico vero modo per insegnare loro a rispettarla. Perché è un potente aiuto a mantenere e consolidare quanto appreso sui banchi di scuola, perché lo sviluppo di competenze e l’esperienza degli stage promuovono la possibilità di riuscita nel lavoro, perché si riducono le differenze e gli svantaggi, perché è offerta a tutti, senza distinzione, l’opportunità di sviluppare i propri talenti e le proprie ambizioni.

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Giovanni Fioravanti

Docente, formatore, dirigente scolastico a riposo è esperto di istruzione e formazione. Ha ricoperto diversi incarichi nel mondo della scuola a livello provinciale, regionale e nazionale. Suoi scritti sono pubblicati in diverse riviste specializzate del settore. Ha pubblicato “La città della conoscenza” (2016) e “Scuola e apprendimento nell’epoca della conoscenza” (2020). Gestisce il blog Istruire il Futuro.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Cari lettori,

dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “giornale” .

Tanto che qualcuno si è chiesto se  i giornali ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport… Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e riconosce uguale dignità a tutti i generi e a tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia; stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. Insomma: un giornale non rivolto a questo o a quel salotto, ma realmente al servizio della comunità.

Con il quotidiano di ieri – così si diceva – oggi “ci si incarta il pesce”. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di  50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle élite, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

La redazione e gli oltre 50 collaboratori scrivono e confezionano Periscopio  a titolo assolutamente volontario; lo fanno perché credono nel progetto del giornale e nel valore di una informazione diversa. Per questa ragione il giornale è sostenuto da una associazione di volontariato senza fini di lucro. I lettori – sostenitori, fanno parte a tutti gli effetti di una famiglia volonterosa e partecipata a garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano che si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori, amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato 10 anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato Periscopio e naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale.  Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 

Oggi Periscopio conta oltre 320.000 lettori, ma vuole crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

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Francesco Monini
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