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Un muratore cade da un tetto, muore e non mangia più./Innoveremo il tropo, la metafora?
In questi due versi del poeta peruviano Cèsar Vallejo – detto che per “tropo” si intende una figura retorica che implica un trasferimento di significato – c’è un invito a schierarsi, a scegliere il linguaggio con cui parlare ai propri simili. Tema questo cruciale anche per i nostri tempi, perché il linguaggio è espressione di una cultura.
L’antitesi è tra la realtà con i suoi drammi e la sua sistematica deformazione alla quale in questi anni ci hanno abituato i detentori del potere, politico ed economico, in ciò praticamente indisturbati.
E allora la sinistra deve scegliere di stare dalla parte del muratore che cade, e con questo tentare di impedire che apparati mistificatori continuino a deformare ciò che accade a proprio piacimento. Per venire all’attualità: siamo sicuri che l’acquisto di Chrysler da parte della Fiat sia davvero un fatto “epocale” come è stato strombazzato? O non piuttosto un importante, ma normale (di questi tempi) frutto della globalizzazione, dalle conseguenze economiche e sociali tutte da scoprire, soprattutto in Italia?
Non è più possibile attardarsi sulle metafore, anche se possono rendere più efficaci i mille discorsi ufficiali che peraltro hanno stancato. Bisogna pensare e parlare il linguaggio immediato della realtà, che è molto più sgradevole e dura di quel che si vuole far credere da parte di politici, imprenditori, economisti e compagnia aggiuntiva. E bisogna ricostruire un pensiero coerente, che produca risultati concreti a favore degli ultimi.
Qualcuno che conosce Vallejo potrebbe affermare con sufficienza che era un comunista. L’uso, anzi l’abuso di questo aggettivo ha permesso a molti di macchiarsi di orrendi crimini, ma anche – vedi i fatti italiani – di negare che il muratore è caduto ed è morto.
L’abuso, in questo caso, ha impedito, anche in Italia, che si potesse sviluppare una società più giusta, ordinata e tollerante. Un disegno politico contro il quale sono state sempre più fievoli ed isolate le voci di chi avrebbe dovuto spiegare, fare chiarezza, lottare per difendere i diritti, innovare la democrazia con forme anche inedite di partecipazione e, non da ultimo, dare l’esempio.

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Franco Stefani

Franco Stefani, giornalista professionista, è nato e vive a Cento. Ha lavorato all’Unità per circa dieci anni, poi ha diretto il mensile “Agricoltura” della Regione Emilia-Romagna per altri 21 anni. Ha scritto e scrive anche poesie, racconti ed è coautore di un paio di saggi storici.

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Pescando un pesce d’oro
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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
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Francesco Monini
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