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da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Mezzetti: “Un prodotto interamente made in Emilia-Romagna, che ci sta facendo conoscere in tutto il mondo “.

“La ballata dei senzatetto”, cortometraggio d’animazione prodotto da Independent REvolution e da Emilia-Romagna Film Commission si è aggiudicato il Los Angeles Short Film Festival, ottenendo l’ufficialità per concorrere agli OSCAR e ai BAFTA and Canadian Screen Award.
Tutto emiliano e operativo nel parmense il gruppo che ha realizzato il corto vincitore, già presentato con successo in 11 festival internazionali tra cui il Berlino Short, Cannes e Toronto. A cappeggiare il team la giovane ed entusiasta Monica Manganelli che, dopo importanti esperienze con grandi produzioni estere, ha deciso di rientrare in Emilia-Romagna e operare dalla sua terra d’origine.
“La ballata dei senzatetto” racconta in otto minuti, attraverso gli occhi del piccolo Tommy, il dramma dell’Emilia colpita dal terremoto: la gente, il dolore, il coraggio, la rinascita. Ad accompagnarlo nel viaggio una lumaca simbolo di tenacia e di progresso. I personaggi sono stati interamente costruiti e animati in 3D in sette mesi di lavorazione. Tanti i simboli che Manganelli & Co hanno inserito come omaggio alla cultura e alla storia della regione; ad esempio le mongolfiere che scoperchiano i tetti, ispirate dalla famosa manifestazione di Ferrara, territorio tra i più colpiti dal sisma; o le tonalità di marrone della “terra” emiliana che richiamano le scene dei campi di grano e le rive del Po di “Novecento” di Bernardo Bertolucci.
“Nel corto viene posta la domanda “Che cosa faresti se non avessi paura”? Il risultato di questo fantastico gruppo è la migliore risposta – ha detto L’assessore regionale alla Cultura e Giovani Massimo Mezzetti – “La Regione ha creduto da subito in questo progetto, finanziandone la realizzazione con un contributo pari al 30% del costo. Un prodotto interamente made in Emilia-Romagna, che ci sta facendo conoscere in tutto il mondo e che non può non incoraggiare i nostri creativi a investire sul territorio”.
Il sito http://ballatadeisenzatetto-film.net/

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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