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da: ufficio stampa Coldiretti Ferrara

A Expo l’allevamento di cachemire dell’Emilia-Romagna tra i finalisti di Oscar Green alla prima giornata dell’innovazione dei Giovani di Coldiretti.

Nel secondo trimestre del 2015 per la prima volta da cinque anni a questa parte è tornato a crescere il numero delle aziende agricole giovanili dell’Emilia Romagna facendo registrare 80 imprese in più (+4,3 per cento) e passando dalle 1.862 imprese del primotrimestre alle 1.942 del secondo trimestre. Lo rende noto, sulla base di dati dell’Unioncamere, Coldiretti Emilia Romagna nel giorno in cui proprioun’impresa emiliano romagnola, l’azienda dell’imolese Gianluca Cellini, ha partecipato alle finali di Oscar Green, il premio per le imprese più innovative promosso da Coldiretti Giovani Impresa e consegnato questa mattina ad Expo, nel padiglione Coldiretti, in occasione della prima giornata dedicata alla creatività del made in Italy.
Il richiamo dell’agricoltura e dell’alimentazione per le nuove generazioni emiliano romagnole – commenta Coldiretti Emilia Romagna – è testimoniato anche dall’aumento delle iscrizioni negli istituti tecnici agrari regionali, che per l’anno scolastico 2015-2016 sono passati da 5.047 iscritti, con un aumento del 6,7 per cento rispetto all’anno scorso, e dagli iscritti nelle scuole per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera, che per l’anno in corso sono stati 12.899 (+3,2 per cento sul 2014).
Una nuova generazione di giovani – commenta Coldiretti regionale – si sta interessando all’attività di contadini, allevatori, pescatori e cuochi che non si limitano alla produzione di cibo made in Italy, ma guardano a questo settore come possibilità di occupazione, crescita economica e anche possibilità di difendere la cultura, la bellezza, la storia la salute e in generale l’alta qualità della vita.
A queste qualità si è ispirato Gian Luca Cellini insieme con la moglie Floriana Benvenuta Messina, imolesi, che sul prima Appennino cesenate hanno aperto un allevamento di capre “Hircus”, le capre che producono la lana cashmere di cui l’Italia è il maggior trasformatore al mondo. L’azienda di Cellini è entrata nella terna finalista dell’Oscar Green nella sezione “Fare rete”, e pur non ottenendo la vittoria finale resta un esempio delle imprese giovani non solo perché ha voluto allevare capre per fare cashmere made in Italy, ma anche perché vuole estendere la sua attività all’intera filiera per renderla tutta italiana. I terreni del suo allevamento si trovano in zona marginale e disagiata nel cuore della Romagna. Qui tutto nasce dalla necessità di pulire il sottobosco e trovare animali ruspanti bisognosi di poca cura. Gian Luca scopre che la capra hircus è la più adatta allo scopo. Scoprirà poi che oltre a restituirgli la montagnanella sua ripulita bellezza, darà il futuro alla sua famiglia. Oggi Gian Luca ha un allevamento di 30 capi di ovini di razza “hircus”, da cui una volta all’anno raccoglie il vello cashmere, che viene trasformato in un prodotto ricercato di moda, attento al design made in Italy, venduto in Italia ed all’estero. Da questa preziosa fibra, infatti, Gianluca produce preziosissimi maglioni, accessori, guanti, cappelli, pashmine. Per ore le sue fibre vengono analizzate in Colorado e trasformate in Germania perché gli esperti trasformatori italiani non consentono di trasformare piccole quantità. Ma Gian luca guarda lontano, ha già in mente una filiera chiusa. Trasformare, in casa, le sue fibre e provvedere a tutto in autonomia: dalle capre ai maglioni finiti.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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