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Continua a scendere la disoccupazione in Emilia-Romagna: -0,5% nel primo trimestre 2018, solo il Trentino Alto Adige fa meglio. In tre anni oltre 75mila nuovi posti (+4%)

I nuovi dati Istat. E per l’export (+4,6%) ventesimo incremento su base tendenziale consecutivo che ci colloca prima regione per quota pro-capite. Il presidente Bonaccini: “Numeri molto positivi di una regione che cresce da tre anni come nessun’altra, anche grazie al Patto per il Lavoro firmato con tutte le parti sociali. Ma non ci accontentiamo, perché c’è ancora lavoro da fare. La nostra ossessione è tornare il prima possibile alla piena e buona occupazione, anche combattendo il precariato

Bologna – Continua a scendere la disoccupazione in Emilia-Romagna, calata dello 0,5% nel primo trimestre 2018 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (dal 7% al 6,5%): a livello nazionale, un dato inferiore lo si rileva unicamente in Trentino-Alto Adige (4,3%). E negli ultimi dodici mesi, il tasso di disoccupazione si colloca sul valore medio del 6,4%, ancora giù rispetto al periodo aprile 2016-marzo 2017 (6,6%) e al 9% di inizio legislatura, a gennaio 2015.

Rispetto al primo trimestre 2015, il tasso di occupazione regionale è cresciuto di 2,9 punti percentuali, dal 65,5% al 68,4% (secondo solo al Trentino Alto Adige, 69,9%, e alla Valle d’Aosta, 68,6%), mentre gli occupati sono aumentati di 75.500 unità (+4%). Per gli uomini di registra un tasso di occupazione pari al 74,5%, per le donne del 62,3%.

E’ quanto emerge dai dati sull’andamento del mercato del lavoro diffusi dall’Istat ed elaborati su scala regionale.

Segnali positivi per l’economia regionale arrivano anche dall’export: tra gennaio e marzo 2018, l’Emilia-Romagna ha esportato beni e servizi per un totale di 15.260 milioni di euro (pari al 13,6% del totale nazionale), in crescita del 4,6% rispetto allo stesso periodo del 2017 (+669 milioni di euro), al di sopra sia della media del Nord-Est (+4%), che nazionale (+3,3%), e seconda solo alla media del Nord-Ovest (+5,3%). Per l’Emilia-Romagna, certifica sempre l’Istat, si tratta del ventesimo incremento su base tendenziale (ovvero rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) consecutivo.

“Quelli dell’Emilia-Romagna sono numeri di una regione che cresce ormai da tre anni come nessun’altra- afferma il presidente della Regione, Stefano Bonaccini- una tendenza che secondo le stime sarà confermata anche nel 2018 e i dati sull’occupazione nei primi tre mesi vanno in questa direzione. Un percorso che rende sempre più concreto il traguardo della piena occupazione per il 2020, con una disoccupazione al 4-5% a quel punto quasi fisiologica, e che abbiamo intrapreso insieme a tutte le forze sociali, sindacati e imprese, agli enti locali, alle università e alle associazioni del Terzo settore, firmatari del Patto per il Lavoro, nel quale condividiamo decisioni e politiche fatte soprattutto di investimenti pubblici, perseguendo un modello di crescita e sviluppo sostenibile. Non ci accontentiamo, dobbiamo ancora fare molto, per esempio potenziando il welfare e le misure a favore di chi ha più bisogno e continuando a puntare su ricerca, innovazione e internazionalizzazione, ma questo modo di fare condiviso- chiude Bonaccini- continuerà a segnare la nostra strada, che vede un’Emilia-Romagna aperte e sempre più in grado di competere con le aree più avanzate in Europa e nel mondo”.

Più lavoro dipendente e a tempo indeterminato
Quella del mercato del lavoro regionale è una dinamica risultato di un aumento della componente di lavoro dipendente e di una contrazione degli indipendenti, confermando il trend degli ultimi anni. A livello settoriale, emerge una crescita dello stock degli occupati nell’Industria in senso stretto e nel Commercio, alberghi e ristoranti.
Nel primo trimestre 2018 si torna a registrare una crescita del lavoro su base permanente: delle 8.277 nuove posizioni lavorative dipendenti, 6.560 sono a tempo indeterminato e nell’apprendistato e anche il lavoro intermittente si presenta in calo con 923 posizioni lavorative in meno.

Oltre 13mila nuovi giovani occupati
Un segnale di inversione di tendenza di cui, sempre secondo l’Istat, beneficia il segmento giovanile del mercato del lavoro regionale. Sebbene nel primo trimestre le posizioni dipendenti siano rimaste le stesse per i giovani di 15-29 anni, si è però verificata una significativa sostituzione fra lavoro temporaneo e lavoro permanente: infatti, al netto dei fenomeni di stagionalità, le posizioni a tempo determinato e nel lavoro somministrato sarebbero diminuite di 2.459 unità, mentre quelle a tempo indeterminato e in apprendistato sarebbero aumentate di 2.505 unità. Più in generale, su base annua le posizioni lavorative giovanili sono cresciute di 13.303 unità.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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