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La Regione investe sui Big Data: 58 borse di dottorato di ricerca per oltre 5 milioni di euro e formazione ai neolaureati di tutte le discipline degli atenei dell’Emilia-Romagna per 900mila euro. Uno studio di Nomisma: con i Big Data 3 aziende su 4 aumentano fatturato e produttività

La Regione lancia nuove connessioni tra alta formazione, ricerca e trasferimento tecnologico. L’assessore Patrizio Bianchi: “Vogliamo dare al sistema produttivo le competenze che mancano”

Bologna – Borse triennali di dottorato per un’economia digitale, per l’innovazione e la specializzazione del nostro sistema economico-produttivo e il patrimonio culturale. E poi formazione sui Big Data aperta a tutti i neolaureati degli atenei dell’Emilia-Romagna, provenienti da tutti gli indirizzi.
Punta a questi due progetti la Regione, presentati oggi a R2B in confernza stampa, per dare ai giovani laureati competenze chiave e allo stesso tempo portare nelle imprese professionalità qualificate per competere su scala globale. Oltre all’assessore regionale al Lavoro, Formazione e Università, Patrizio Bianchi, erano presenti Roberto Fornari, prorettore alla ricerca Università di Parma; Antonino Rotolo, prorettore per la ricerca Università di Bologna; Sergio Valeri, delegato rettorale alla Ricerca Università di Modena e Reggio Emilia; Andrea Conti, prorettore delegato alla ricerca Università di Ferrara; Ferruccio Resta, Politecnico di Milano; per Ifoa, erano presenti il direttore Umberto Lonardoni e Francesco Buzzoni.

“Con la sottoscrizione del Patto per il lavoro tutti i firmatari si sono impegnati a contribuire al rilancio dello sviluppo e dell’occupazione nella nostra Regione, a partire dall’analisi dei cambiamenti in atto- ha sottolineato l’assessore Patrizio Bianchi-. Siamo convinti che la crescita e la capacità di generare buona occupazione della nostra società si fondino sulla diffusione delle conoscenze e delle competenze e quindi su un’ampia capacità di innovazione nella produzione e nei servizi delle imprese del territorio grazie alla connessione tra sistema produttivo e il mondo della ricerca e della formazione”.

Il beneficio della diffusione di conoscenze in questo ambito viene confermato da uno studio di Nomisma commissionato da Aster e Regione e presentato a R2B: sfruttando i big data tre aziende su quattro (71,4% delle risposte) riescono ad aumentare la produttività o il fatturato e a sviluppare nuovi processi e prodotti, ma per ottenere questi risultati è necessario aspettare almeno due o tre anni. L’analisi, che ha riguardato un campione di importanti aziende emiliano-romagnole – fra cui Bper, Cir, Coop, Granarolo, Unipol Sai, Yoox, Crif, Sacmi, IMA – che lavorano con i big data, ha evidenziato gli ostacoli che le imprese incontrano nel raggiungimento degli obiettivi fissati nei progetti, tra cui la mancanza di adeguata formazione sul tema anche a livello manageriale (in cartella una scheda dettagliata sulla ricerca).

Emilia-Romagna e Big Data
Il 70% della capacità di supercalcolo del Paese è concentrata qui, in Emilia-Romagna. L’insieme dei soggetti che nella nostra regione opera nell’ambito dei Big Data rappresenta uno degli hub più grandi in Europa, una concentrazione di centri di tecnologie e di ricerca all’avanguardia internazionale – alcuni dei quali confluiranno nel Bologna Big Data Technopole – come il Cineca, Infn, le università regionali, Inaf, Ingv, Cnr, Enea che conta più di 1700 ricercatori, in parte stranieri. Tutte queste realtà che insieme formano la Big Data Community dell’Emilia-Romagna si sono costituite recentemente in una associazione. /BM

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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