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Da Coldiretti

È un terzo dellaproduzione agroalimentare regionale quella a rischio per la siccità. Anche a Ferrara la mancanza di piogge sta mettendo in crisi le colture ed i redditidelle aziende agricole e l’equilibrio ambientale del territorio. Serve un nuovo approccio alla gestione dell’acqua per affrontare i cambiamenti climatici in atto.

La siccità in Emilia Romagna sta mettendo a rischio più di un terzo della produzione agroalimentare regionale e sono necessari interventi urgenti per rendere subito disponibile l’acqua per i campi. È quanto afferma Coldiretti Emilia Romagna che auspica venga accolta nel più breve tempo possibile la richiesta al Governo del presidente della Regione, Stefano Bonaccini, perché sia dichiarato lo stato di emergenza nazionale che consentirebbe interventi per reperire l’acqua per il resto della stagione.
Sull’intero territorio regionale – ricorda Coldiretti – è piovuto in media il 50 per cento in meno della norma, con situazioni di grave crisi idrica soprattutto nelle province di Nord-Ovest.
Se ad essere colpite maggiormente sono le province dove sono concentrati allevamenti di Parmigiano Reggiano e allevamenti suinicoli e dove l’acqua è indispensabile per coltivare granturco e foraggio per nutrire più di 650 mila bovini, che producono latte per i principali formaggi Dop italiani, e 1,5 milioni di maiali, che forniscono le cosce per prosciutti Dop di Parma e di Modena e carne per salumi Dop come il Culatello di Zibello. In forte crisi anche la coltivazione dei pomodori, che riforniscono le grandi industrie conserviere, e le coltivazioni di grano, non va molto meglio per il territorio ferrarese.
Per Coldiretti Ferrara, le poche precipitazioni delle scorse settimane ed il caldo molto intenso che ha già fatto scoppiare l’estate, sta mettendo in crisi anche le colture del nostro territorio, con la necessità ormai giornaliera di irrigare piante sia annuali che da frutta. Da settimane gli irrigatori sono entrati in funzione per tentare di ristorare i cereali autunnali, ormai prossimi alla trebbiatura, con rese che potrebbero essere negativamente influenzate dall’ondata di caldo in prossimità della maturazione.
Non meglio per mais, bietole e soia, per le quali si è dovuto irrigare sin dalla semina, con aggravio dei costi di produzione e dispendio energetico.
Anche i frutteti sono da giorni irrigati artificialmente in assenza di piogge.
È probabilmente tempo di ripensare alle modalità di gestione del fattore acqua a partire dai consorzi di bonifica, che di fronte all’evidenza del cambiamento climatico in atto devono prendere strade nuove per governare gli effetti di questi fenomeni. Un problema che è già emerso in passato, ma la cui soluzione pare in verità ancora lontana, con nessuno dei lavori da tutti considerati necessari che abbia superato lostato di idea per diventare progetto concreto. E già dallo scorso fine settimana sono arrivati i primi avvisi del nostro Consorzio di possibili disagi e necessità di turnazioni per poter attingere acqua dai canali e prese consorziali ferraresi.
Se gli agricoltori sono già impegnati a fare la propria parte – sottolinea Coldiretti – per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idro-esigenti. Ma non deve essere dimenticato che l’acqua è essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli ed ambientali senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio e la competitività dell’intero settore alimentare. Di fronte alla tropicalizzazione del clima – conclude Coldiretti – dobbiamo organizzarci per raccogliere l’acqua nei periodi più piovosi con interventi strutturali che non possono essere più rimandati. Occorrono interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque attraverso opere infrastrutturali, creando baciniaziendali ed intraziendali, utilizzare le ex cave e le casse di espansione dei fiumi per raccogliere acqua, in particolare per il fiume Po, la cui asta finale percorre il nostro territorio e che nonostante tutto non ci mette al riparo, con l’attuale situazione, dai rischi della siccità.

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Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

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Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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