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Tra gli applausi del folto pubblico riunito al terzo piano della libreria Ibs+Libraccio sabato pomeriggio Stefano Benni ha presentato il suo ultimo romanzo ‘Prendiluna’ (Feltrinelli).
Iniziato ben cinque anni fa e poi interrotto per colpa di un blocco che non riusciva a sbrogliare, i personaggi dell’ultimo lavoro dello scrittore bolognese sono rimasti addormentati in un cassetto per tre anni, per poi riemergere tra le pagine che ora sfogliamo curiosi.
Prendiluna è la protagonista della serata: una professoressa in pensione circondata da dieci mici, un po’ demoni e un po’ angeli. Sarà proprio dopo l’apparizione del gatto fantasma Ariel che la sua vita cambierà: avrà otto giorni per concludere una missione di estrema importanza, pena la distruzione dell’umanità.
Non sappiamo molto di lei e non sappiamo nulla dei numerosi personaggi, veri o immaginati, che incontrerà nel suo viaggio, perché nessuno in sala aveva già letto il libro, se non due ragazze che, alla domanda dell’autore, hanno alzato timidamente la mano.
“Meglio così”, ha dichiarato Stefano Benni, perché la qualità di un libro non si valuta da quanti lettori ha fatto appena pubblicato, quando è di moda e sulla bocca di tutti. Se resta nel tempo, se continua a suscitare interesse e curiosità dopo anni, allora sì, quel libro ha significato qualcosa.

Ma se non si può parlare della storia, di cosa si parla durante la presentazione di un libro?
“Della Spal, che è in serie A ed è un’ottima squadra, a differenza del Bologna che non ci ha convinto troppo. Della velocità con cui i libri evaporano nel tempo, colpa della fretta con cui gli editori pubblicano e della facilità con cui chiunque scriva, non solo chi ha qualcosa da raccontare e i modi per farlo”.
Si parla dei lettori, “grazie ai quali le storie continuano ad essere ideate, scritte, cancellate e riscritte”. Stefano Benni definisce il suo pubblico di lettori come “avventurosi”, poiché i suoi libri non sono mai comici o tragici, ma sempre un mix di tonalità: la comicità e la tragicità in letteratura a suo parere non si contrappongono, ma sono facce di una stessa medaglia. ‘Prendiluna’, di cui Benni parla come probabile ultimo romanzo, è un testo che lascerà scaturire due tipi di emozioni opposte: alcuni lettori lo troveranno estremamente comico, altri drammatico. Perché Prendiluna è stata un’insegnante capace di lasciare qualcosa ai suoi studenti, che dopo anni decidono di ritrovarsi per affrontare insieme il compito affidato alla loro professoressa. È una docente di cui ci si ricorda anche dopo anni, perché è stata in grado di donare qualcosa di prezioso e insostituibile.
Il personaggio del professore in pensione ritorna, come fa notare un lettore tra gli ascoltatori, affezionato a Lucio Lucertola, protagonista insieme a Lupetto di ‘Comici spaventati guerrieri’, con una dolcezza, una forza e una rabbia diversa.

Prima di concludere, non possono mancare un commento amaro sulla versione cinematografica di ‘Bar Sport’, definita da Benni “un’occasione sprecata”, un’anticipazione su ‘Teatro Tre’ (in uscita), terzo volume di testi scritti per le compagnie teatrali, e una domanda che ronza nella testa di tanti: “Perché Prendiluna ha dieci gatti?” “All’inizio della storia – racconta Benni – deve infilare i dieci mici nella valigia e affrontare un viaggio. Il peso di quel bagaglio così pieno è di circa 35 kili. Prendiluna è una donna robusta, ma come avrebbe fatto a trasportare una valigia piena di dieci cani?”.

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Chiara Ricchiuti


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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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