Skip to main content

Da Paolo Giardini

FRA TRASFORMAZIONI URBANE VERE E FARLOCCHE
ovvero la creatività che può esprimere un pesce con una bicicletta

Con l’arrivo del premier Gentiloni, portato trionfalmente a “Palazzo Savonuzzi” in via Darsena, s’è offerta ai fratelli Savonuzzi, i demiurghi della urbanizzazione ferrarese del ‘900, un’altra opportunità di rivoltarsi nella tomba. Perché il “palazzo” a loro dedicato non è un palazzo.
È solo un magazzino, sia pur elegante, posto internamente alla darsena. Fatto costruire, sì, da Girolamo Savonuzzi, il sagace Ingegnere Capo del Comune che edificò mezza Ferrara. fra cui il MOF, l’acquedotto monumentale di Piazza XXIV Maggio, lo stadio, le scuole Poledrelli, tutto il resto del quartiere che chiamiamo Giardino (salvo il grattacielo, esemplare opera postbellica), e tante altre cosette utili come il Ponte dell’Impero (oggi della Pace) o il Foro Boario.
Quel magazzino, infatti, era un deposito funzionale alla darsena, tutt’altro che un Palazzo. Perciò l’attività comunal-battezzante risulta parecchio ironica, vista l’enorme quantità di edifici, spesso importanti, firmati dai Savonuzzi! In Comune non avrebbero remore a denominare “Palazzo Le Corbusier” un pollaio, se ne trovassero uno attribuito a quel architetto. D’altronde cosa aspettarsi dai bigotti che infieriscono sulla toponomastica optando per una via “Eva e Adamo”, essendo la biblica locuzione “Adamo ed Eva” sgradita a Donna Prassede? (Ovunque imperversa una Donna Prassede. Quella di Roma presiede la Camera dei Deputati.)

Peccato che i giornali non abbiano riferito cos’era il MOF prima che l’incuria lo riducesse via via a squallida spianata. Si trattava di un ben progettato centro comunale di raccolta e distribuzione prodotti ortofrutticoli, accessoriato di tutti i servizi, collegato alla Stazione FS mediante linea ferroviaria passante per la Darsena, e anche alla linea fluviale, visto che sul Po di Volano c’erano regolari trasporti merci su barche fino a Codigoro.
Nel dopoguerra fu lasciato marcire. Eppure, quando la parola Logistica era solo un termine militare, offriva senza sceneggiate un servizio logistico corrispondente alla filosofia del consumo a km zero. Senza il filtro di un tale servizio pubblico i prodotti ortofrutticoli locali diventano prede degli speculatori. Più o meno come succede con le risorse minerarie nei disastrati paesi africani governati da teste simili a quelle presenti in Comune negli ultimi quarant’anni.
Non occorre molto per mandare in malora investimenti utili invece di implementarli secondo le necessità emergenti, basta il susseguirsi al potere di ottusi mestieranti della politica.
Che creatività può esprimere un pesce venuto in possesso di un oggetto tecnologico come una bicicletta? Saprebbe fare cose diverse dal lasciarla marcire, affondata nella melma? Ecco perché ciò che resta del MOF, un’area deserta, s’è evoluta nel desolato “Parcheggio ex MOF” (gratuito, se c’è una pattuglia della polizia).
E si evolverà in un raffinato “Parcheggio a Pagamento” socialmente utile. Come il Kennedy. Dove il ticket pagato alla macchinetta serve a mantenere i fasti di Ferrara Tua, e la contestuale mancia pretesa dall’africano appoggiato a quella macchinetta serve, lascia intendere l’amministrazione, a mantenere la pace nel mondo. O perlomeno nel parcheggio.

Questa è la civiltà ferrarese, bellezza. E tu non ci puoi fare niente.

Paolo Giardini

tag:

Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it