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Da Paolo Giardini

Premessa: si chiama Pubblicità il braccio armato del Sistema su cui è fondata la civiltà dei consumi che sottopone i Cittadini (declassati per legge a subalterni “Consumatori”) a continue offensive, bombardandoli strategicamente di bugie sature di parole come “regalo”, “dono”, “omaggio”, oltre alle insidie dei campi minati tatticamente definiti “sottocosto”, “svendita”, “promozione”, “outlet”. Le ostilità prevedono almeno due campagne all’anno, dette “saldi di fine stagione”, con predisposizione di finti arroccamenti e trincee da far espugnare con soddisfazione ad un esercito di polli.
Tutto ciò senza che nessuno si scandalizzi o gli venga la mosca al naso, nonostante l’evidenza delle regalie fasulle ai clienti, fatte integralmente pagare, subito o in differita, alla clientela stessa. Questa viene ulteriormente turlupinata facendole pagare anche i costi delle réclame che promettono attraenti regali inutili. È la dimostrazione di come sia facile arrivare al tramonto di una civiltà.
Fortunatamente qualche volta si verifica un sussulto di dignità. Inaspettatamente ce n’è stato uno proprio a Ferrara, quando Hera e Comune annunciarono un investimento da 60 euro-milioni per una centrale geotermica e un gruppo di cittadini motivati si ribellò al “dono” di Hera. Perché si erano accorti che si spacciava per geotermia un’estensione del teleriscaldamento cittadino il cui progetto prevedeva localmente grandi caldaie a gas, con svettanti enormi serbatoi di accumulo dell’acqua riscaldata (è tipico dei profondi terreni geotermici la carenza di posto per l’acqua calda, non è vero?). Perciò coralmente espressero pareri negativi, riassumibili nella frase “cà nisciun è fesso”.
Sbalordita dall’inconsueta contestazione, Hera mette in batteria i grossi calibri: nomi televisivi, compari dell’amministrazione, la Sala Estense per catechizzazioni di massa… ma senza risultati: la messinscena è meschinella, inevitabilmente loffia. Ci fu ovviamente un seguito di recriminazioni del Comune, per il gran rifiuto dell’investimento “donato” dalla volpe-Hera al pollaio-Ferrara.
Il verbo “donare” è stato poi riesumato da Hera (multiutility che lasciò il poco redditizio incarico del verde comunale), per un investimento nella remunerativa rete gas.
Evidentemente nelle corde di Hera ci son solo le reti. Per questo, ma soprattutto per l’attuale andamento stagionale, spicca la mancanza di un “dono” anche per la rete dell’acqua potabile!
Anni fa le perdite d’acqua in rete erano valutate al 30%. Significa che in breve gli acquedotti si vuotano anche se nessuno apre i rubinetti; in Comune e in Hera lo sanno, ma in questi anni non abbiamo visto scavi riguardanti la rete d’acqua potabile, solo lavori per teleriscaldamento e gas. Quindi, se la siccità persisterà, lasciando le condotte in pressione resteremo automaticamente senz’acqua. E se per carenza di scorte toglieranno la pressione a tempi alterni, ogni volta che dai rubinetti asciutti tornerà l’acqua usciranno liquami luridi. È complicato far la doccia con le bottiglie di Levissima; anche per i “consumatori” che le ottengono in “promozione”.
È naturale, allora, chiedersi che programmi abbiano i filantropi di Hera e loro compari in Comune: progettare novene affinché i periodi di siccità non coincidano mai con elezioni amministrative? O mettersi a curare gli interessi della città sapendo che coincidono ben poco con quelli di Hera?

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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