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Da organizzatori

L’arte vissuta in prima persona, riducendo al minimo i filtri, esplorando i sentieri che si affacciano spontaneamente.
Questo è il metodo che gli studenti della 1E delle Scuola Dante Alighieri di Ferrara hanno deciso di adottare per andare a vedere la fiera d’arte di Bologna: erano curiosi di capire questa cosa strana di cui continuava a parlare la loro professoressa. Del resto, se ti capita di avere Maria Livia Brunelli come prof, qualche curiosità di capire da dove sia sbucata…ti viene!

Eccoli quindi questa frotta di undicenni variopinti ed entusiasti al seguito di una appassionata guida in un mondo ormai per loro mitologico.
Hanno voluto che rimanesse traccia dell’impresa filmando il tutto.
“Subito dopo che mi sono laureata ho pensato che l’arte dovesse fuggire dalla sua torre d’avorio elitaria e rifugiarsi tra la gente. Per questo ho sempre insegnato, dalle specializzazioni ai master, delle università ai licei. Per questo ho aperto una casa-galleria, dove gli sconosciuti possono suonare al campanello e appassionarsi all’arte attraverso guide esperte. Insegnare l’arte fin dalla più giovane età è un impegno massacrante, ma è l’unico modo, a mio parere, per far capire la più grande risorsa che abbiamo a disposizione, spirituale ma anche economica, ed è il nostro patrimonio. E solo lavorando per valorizzarlo e promuoverlo, tutti insieme, fin dalle scuole, può diventare anche un’opportunità occupazionale. Perché i paesi emergenti saranno sempre più alla ricerca delle radici della cultura europea, e solo investendo nel turismo culturale potremmo sfruttare questa nostra grande opportunità. Ma bisogna educare a capire i nostri tesori fin dalla scuola.

Questo video è stato interamente ideato, girato e realizzato da loro (ormai hanno competenze mediatiche di tutto rispetto); i ragazzi hanno solo commissionato e demandato ad alcuni genitori alcune parti tecniche, ma sapendo esattamente cosa chiedere. Posso solo aggiungere che sono estremamente orgogliosa del loro lavoro, e fiera della passione che sono riuscita a trasmettergli”.

Questo è il risultato delle loro gesta.
https://www.youtube.com/watch?v=BKo3RbWhozg&feature=youtu.be&utm_source=newsletter_106&utm_medium=email&utm_campaign=cosa-succede-se-hai-11-anni-e-visiti-artefiera

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
direttore responsabile


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