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Si terrà domani sera, venerdì 23 gennaio, alle 20.30 alla Scuola Bonati a Ferrara una conferenza che affronterà il tema dell’invidia. Ecco alcuni punti salienti su cui discuteremo.

L’invidia si riferisce a uno stato d’animo per cui, in relazione a un bene o una qualità posseduta da un altro, si prova astio e risentimento verso chi possiede quel bene o quella qualità.
L’invidia genera non solo dolore, ma anche tristezza: l’invidioso vorrebbe per sé i beni altrui, giudica che l’altro li possegga immeritatamente e che debba essere punito per questo con l’espropriazione.
L’invidia, inoltre, si esprime nel rammarico e risentimento che si prova per la felicità, la prosperità e il benessere altrui, sia che l’interessato si consideri ingiustamente escluso da tali beni, sia che già possedendoli, ne pretenda l’esclusivo godimento. E’ il desiderio frustrato di ciò che non si è potuto raggiungere per difficoltà o ostacoli non facilmente superabili, ma che altri, nello stesso ambiente o in condizioni apparentemente analoghe, hanno ottenuto.
L’invidia è quel sentimento di rabbia dettato dal fatto che un’altra persona possiede e trae beneficio da ciò che noi desideriamo. L’impulso invidioso, in tal senso è allora volto a portare via o a danneggiare tale oggetto.
Questione interessante, spesso sottovalutata da chi prova invidia, è che ad essere in gioco è una felicità attribuita. È una questione di prospettiva, come vedere in autostrada l’altra fila che scorre sempre più velocemente. È l’attribuzione ad altri di una condizione di felicità superiore alla nostra.
L’invidia (quando è patologica) non aiuta il soggetto perché lo isola e lo congela, lo svaluta agli occhi degli altri: perché diminuisce, propone agli altri le proprie “mancanze” rispetto alle qualità attribuite agli altri. Lo isola perché un invidioso non collabora volentieri e non è capace di empatia.
Lo congela nella propria presunta inferiorità, non lo porta ad emulare, a lavorare per avere un po’ della fortuna attribuita agli altri.
Questo atteggiamento può diventare una visione distorta della realtà che conduce a reazioni aggressive, non necessariamente sul piano fisico, ma sul piano psicologico.
È patologica quando occupa gran parte dei pensieri di una persona. Come possiamo tenerla sotto controllo?
Esiste però una forma positiva di invidia che, non solo non ha effetti collaterali, ma anzi può rappresentare un vero e proprio catalizzatore per il nostro successo. È l’ammirazione. L’ammirazione può tradursi in una spinta all’azione, alla competizione per raggiungere obiettivi analoghi a quelli raggiunti dall’altro: ammirare qualcuno che ha ciò che io vorrei avere mi permette di impiegare le energie necessarie per raggiungere un analogo successo o risultato.
Il segreto dunque non è non provare invidia per il successo altrui, ma piuttosto far leva su questo sentimento per realizzare i nostri sogni.

Chiara Baratelli, psicoanalista e psicoterapeuta, specializzata nella cura dei disturbi alimentari e in sessuologia clinica. Si occupa di problematiche legate all’adolescenza, dei disturbi dell’identità di genere, del rapporto genitori-figli e di difficoltà relazionali.
baratellichiara@gmail.com

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Chiara Baratelli

È psicoanalista e psicoterapeuta, specializzata nella cura dei disturbi alimentari e in sessuologia clinica. Si occupa di problematiche legate all’adolescenza, dei disturbi dell’identità di genere, del rapporto genitori-figli e di difficoltà relazionali.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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