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Croce Rossa Italiana, Associazione di Promozione Sociale, ha per scopo l’assistenza sanitaria e sociale sia in tempo di pace che in tempo di conflitto. Posta sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica, la Cri fa parte del Movimento Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa. Nelle sue azioni a livello internazionale, nei Paesi in conflitto, si coordina con il Comitato Internazionale della Croce Rossa e con la Federazione Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa per gli altri interventi. A livello nazionale è organizzata in Comitati dislocati su tutto il territorio.

Volontario della Croce Rossa dal 1987, attuale presidente del comitato di Ferrara, Alessio Zagniconserva intatta l’energia dell’imprenditore morale che opera per passione e mostra il sentimento di chi, pensando alla propria organizzazione, riesce ancora a commuoversi: “le donne e gli uomini di Croce Rossa sono persone fantastiche e io come molti volontari, sento di appartenere a qualcosa di importante”. E aggiunge subito: “Siamo un’organizzazione molto grande e complessa, forse la più grande in Italia, e ci impegniamo tutti molto per mantenere la nostra indipendenza e l’efficienza su cui si reggono funzionalità e buona reputazione. Pur non avendo mai avuto la stretta necessità di lavorare su comunicazione esterna e immagine, cosa su cui oggi invece investiamo molto, sappiamo che Croce Rossa e Mezzaluna Rossa sono i simboli  più conosciuti al mondo. Anche a livello locale, abbiamo riscoperto l’importanza di comunicare meglio: la recente riorganizzazione dell’ente che lo ha trasformato da pubblico a privato ci spinge in questa direzione, ci spinge a lavorare per uniformare pratiche e strumenti a livello nazionale diventando al contempo sempre più radicati sui territori”.

Come siete organizzati sul territorio ferrarese? Che dimensioni ha l’associazione?
La Croce Rossa di Ferrara si estende sul territorio coincidente con la provincia, fatta eccezione per il comitato di Cento-Bondeno che da poco ha acquisito una propria indipendenza. Con la riforma, tuttavia, il livello provinciale è stato eliminato e questo passaggio ha portato più autonomia ai singoli territori, garantendo un più forte radicamento alla realtà locale e consentendo di sviluppare una visione più imprenditoriale, centrata sul corretto investimento delle risorse per garantire servizi ottimali alle comunità che vivono sui territori.
Oggi operano sul territorio ferrarese circa 500 volontari a cui si affiancano 7 dipendenti, di cui 6 tecnici per trasporti sanitari e un’impiegata amministrativa. Tutti noi volontari, me compreso, garantiamo la nostra opera senza ricevere dall’associazione alcun compenso, come peraltro si evince dal nostro bilancio approvato di recente all’unanimità dalla nostra Assemblea Provinciale.

Una tale organizzazione richiede sicuramente un forte impegno e molte risorse per poter funzionare. Quali sono le risorse finanziarie che usate e come le producete?
Siamo un’Associazione di Promozione Sociale, ma lo spirito è quello dell’impresa sociale, con un bilancio importante di oltre 500.000 euro: ci siamo organizzati per offrire servizi di qualità nel modo più efficiente possibile, valorizzando tutte le nostre risorse per adempiere alla nostra missione: salvare vite umane e aiutare le persone in stato di difficoltà o di fragilità.
Le risorse economiche generate, sono assorbite dai costi fissi (la struttura, i mezzi, il personale dipendente) oppure vengono reinvestite per offrire servizi sempre migliori, per disporre delle risorse necessarie a gratificare l’orgoglio dei volontari, che devono sentirsi competenti, parte di una struttura efficace con mezzi all’avanguardia. Lo spirito imprenditoriale serve a gestire correttamente e valorizzare al massimo tutte le nostre risorse.
Non riceviamo alcuna forma di contributo o sussidio pubblico: ci finanziamo vendendo servizi di alta qualità che produciamo grazie alle competenze dei nostri volontari e dei nostri operatori fissi. Dalla vendita dei servizi che eroghiamo in regime di convenzione deriva oltre il 90% delle nostre entrate; abbiamo due macchine che fanno servizio 118 per il Servizio Sanitario Nazionale; realizziamo interventi di assistenza a manifestazioni, grandi eventi e in tutti quei casi nei quali ci viene richiesta presenza per garantire la sicurezza sanitaria: le partite della Spal, il servizio a Ferrara sotto le Stelle, il Capodanno al Castello, il Palio e poi manifestazioni sportive, culturali e molto altro. Gli investimenti in attrezzature e in formazione ci consentono di gestire al meglio questi grandi eventi. Realizziamo trasporti sanitari da e verso gli ospedali coprendo anche lunghe percorrenze, in tutto il mondo. Abbiamo per esempio accompagnato a casa un assistente familiare filippino in stato terminale, abbiamo fatto rientrare malati da paesi anche molto lontani come l’India o l’Ucraina inviando fin là i nostri operatori.
Ci occupiamo anche di formazione, sia per i nostri volontari che per esterni, soprattutto sicurezza sul lavoro (ex legge 626) e primo soccorso. Proponiamo corsi a prezzi competitivi e rilasciando attestati a norma di legge grazie alla nostra scuola di formazione intitolata ad Alessio Agresti, volontario morto in un incidente stradale ormai 16 anni fa. Altre piccole entrate vengono da attività di fundraising (banchetti, raccolte fondi, lasciti, donazioni: uno per l’acquisto di un’ambulanza molti anni fa e quest’anno una donazione importante per l’acquisto di defibrillatori). Queste sono le nostre entrate: mai ricevuti finanziamenti dal Comitato Nazionale o da altre fonti. Per noi è importantissima questa trasparenza sulle entrate anche per salvaguardare la reputazione di Croce Rossa e la qualità del lavoro dei nostri volontari.

Considerato che la gran parte delle entrate deriva dalla vendita di servizi, come vi siete organizzati per ‘garantirvi un mercato’? Incontrate difficoltà nel vendere i vostri servizi?
Oggi riceviamo tantissime richieste: se avessimo il doppio di mezzi e dei volontari ci sarebbe ancora di più da lavorare! Con l’organizzazione attuale rinunciamo invece a molti servizi – i volontari infatti durante il giorno svolgono altre occupazioni – perché non ci è possibile seguire tutto; in questi casi dirottiamo le richieste verso altre associazioni che godono della nostra fiducia e stanno all’interno della rete. Non puntiamo necessariamente all’economicità dei nostri servizi ma, mettendo in campo attrezzature all’avanguardia e grandi competenze, riusciamo nondimeno a essere molto competitivi. Per i grandi eventi, per esempio, mettiamo in campo di attrezzature il cui valore supera i 150.000 euro, tanto per dare un ordine di grandezza. Investiamo quindi sulla qualità elevata dei nostri servizi.

Hai parlato di un fatturato importante: come utilizzate e investite le entrate?
La maggior parte delle nostre entrate contribuisce al costo per il personale dipendente, per l’acquisto di beni strumentali, per le spese vive e per azioni di inclusione sociale. A titolo di esempio, abbiamo pagato nell’ultimo anno almeno 23.000 euro di assicurazioni per veicoli e personale; abbiamo acquistato due ambulanze, ognuna delle quali costa circa 70.000 euro. Oggi disponiamo di tre ambulanze in servizio 118, di 36 mezzi tra furgoni, mezzi speciali per trasporto disabili, autocarro, carrello cucina, carrello posto avanzato, perfino due gommoni, un campo di addestramento per le nostre unità cinofile e un sistema di radiocomunicazioni digitali tra i più evoluti. Tutta attrezzatura molto costosa, anche per le spese di manutenzione (oltre che di acquisto), ma di qualità e indispensabile per lavorare bene. A livello nazionale, considerando le diverse realtà locali di Croce Rossa, siamo forniti davvero di tutto, comprese motoslitte, generatori e spazzaneve dislocati nei centri presenti sui diversi territori. Ci mancano solo gli elicotteri!
Ciò che resta tolte le spese viene investito in azioni di inclusione sociale: assistenza a famiglie, ma anche a chi ci chiede una mano; ma sempre e solo tramite beni e servizi. Generi alimentari per esempio, che acquistiamo usando gli utili per integrare quello che riceviamo dal Banco Alimentare e da Agea, interventi che sono proposti dai servizi sociali, ragazzi bisognosi, carcerati che chiedono anche solo un paio di occhiali. Comunque non eroghiamo mai denaro, ma lo traduciamo in servizi o in beni.

I volontari sono la risorsa distintiva di Croce Rossa: come si avvicinano all’associazione e come la vivono quando entrano?
In Croce Rossa si può entrare a partire da 14 anni, nel settore giovanile, facendo attività che consentano di crescere poco alla volta. Non vi sono però limiti di età né preclusioni di sorta. Tutti i soci di Croce Rossa pagano una quota associativa annuale: ci sono soci ordinari che sono semplicemente iscritti senza svolgere attività diretta, ma la stragrande maggioranza svolge servizio attivo come volontario. Solitamente il volontario si avvicina perché coinvolto da amici e familiari o perché ha visto lavorare Croce Rossa dopo le grosse emergenze, che solitamente accrescono considerevolmente il numero di richieste di ingresso. C’è anche chi si avvicina, ma poi ‘prende paura’: essere volontario è comunque un impegno di grande responsabilità, verso se stessi e verso gli altri. C’è chi cerca di mettere in pratica valori, chi vuol essere in grado di fare qualcosa di utile in caso di bisogno, chi subisce il fascino della divisa, chi si avvicina per semplice curiosità. Certo, chi si innamora di Croce Rossa ci resta tutta la vita; tuttavia anche da noi, nonostante le numerose richieste, c’è un grande ricambio.
Al volontario viene chiesto molto per mantenere in piedi una realtà così complessa, serve molta motivazione. E anche a noi capita, a volte, di non riuscire a valorizzare a pieno le caratteristiche di una persona oppure di non riuscire sempre a trasmettere quel che vorremo, questa passione, questo senso di identità. Cerchiamo comunque, sempre, di valorizzare anche chi può dare solo un’ora alla settimana. Ma resta il fatto che al volontario si chiede veramente tanto. I volontari lavorano come matti, ce la mettono tutta, sono sempre pronti, partecipano e partono quando c’è bisogno, rinunciano, per qualche giorno, al lavoro remunerato e quando tornano, stanchi, si portano a casa le esperienze, le relazioni personali, un ulteriore bagaglio personale.
Le donne e gli uomini di Croce Rossa sono gente fantastica che si impegna e ce la mette tutta; e lo si vede ancor di più quando ci sono emergenze a livello locale o nazionale. L’estate scorsa, sono partiti il giorno stesso del terremoto e senza sapere che difficoltà avrebbero trovato, dovendo allestire tutto e non sapendo, arrivando sul luogo per primi, cosa li aspettasse. Quando arriva la richiesta di partenza loro sono già pronti, sappiamo che la risposta c’è, sempre efficiente, professionale e disinteressata. Questa è la grande ricchezza del volontariato in ogni ambito.
Quando il terremoto ha colpito la nostra regione, i volontari erano già presenti in sede alle 5 del mattino, subito disponibili per ogni necessità del territorio. Sono cose che emozionano, la grande macchina della solidarietà oggi diventata più veloce ed efficiente. E tra i volontari, i giovani, femmine e maschi sono presenti: la loro presenza mostra che essi sono l’adesso, non solo il futuro, come una certa retorica sostiene in modo scontato.

Come pensi e vedi il futuro della Croce Rossa a livello locale?
Oltre all’impegno nei trasporti sanitari, molti non sanno che, per esempio, disponiamo di unità cinofile e Servizio opsa, operatori polivalenti salvataggi in acqua, tutte figure che rientrano nei soccorsi speciali. Abbiamo un’idroambulanza a Codigoro e una a Ferrara; siamo in ottime relazioni con altri territori, Bolzano per esempio, dal quale abbiamo mutuato l’idea del posto medico avanzato (Pma); abbiamo un gruppo logistico molto efficiente. Per noi diventa importante dare evidenza di questa complessità, comunicare meglio questa ricchezza, che è innanzitutto umana, insieme ai nostri valori. A livello locale vale ciò che è anche generale, internazionale: essere risorsa delle comunità e dei propri territori; senza sostituire il servizio pubblico, ma sostenendolo e creando valore aggiunto. Essere associazione ci permette di fare rete meglio: nel futuro vedo una Croce Rossa con ruoli ben definiti, sociale e sanitario, una rete con tutto il mondo del volontariato e delle istituzioni. Il sogno è quello di vedere Croce Rossa agire in un campo comune dove, con chiarezza di ruoli e perfetta sinergia, operano tutti gli attori in rete.

Per conoscere meglio la Croce Rossa di Ferrara http://www.criferrara.it
Immagini tratte dal profilo fb Croce Rossa Italiana – Ferrara

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Bruno Vigilio Turra

È sociologo laureato a Trento. Per lavoro e per passione è consulente strategico e valutatore di piani, programmi e progetti; è stato partner di imprese di ricerca e consulenza e segretario della Associazione italiana di valutazione. A Bolzano ha avuto la fortuna di sviluppare il primo progetto di miglioramento organizzativo di una Procura della Repubblica in Italia. Attualmente libero professionista è particolarmente interessato alle dinamiche di apprendimento, all’innovazione sociale, alle nuove tecnologie e al loro impatto sulla società. Lavora in tutta Italia e per scelta vive tra Ferrara e le Dolomiti trentine.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

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Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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