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di Lorenzo Paussa

Con una decina di flaconi di shampoo buttati nel cassonetto della plastica si può produrre una sedia. Aggiungendone qualcuno possiamo ottenere un maglione in pile o una maglietta in poliestere. Una scatoletta di tonno può diventare un potenziale componente per nuovi utensili, elettrodomestici o materiali edili. Dal vetro riciclato, invece, è possibile ricavare nuovi oggetti e contenitori per un numero di cicli pressoché infinito.
Sono solo alcuni dei risultati consentiti dalla raccolta differenziata dei rifiuti, una pratica costantemente in via di espansione e perfezionamento e che la multiservizi Hera sta sfruttando nell’ottica di una rivoluzione ecologica. Ma quali sono i passaggi che intercorrono, ad esempio, fra la raccolta della carta e la realizzazione di quaderni o scatole di cartone riciclate, o tra il materiale organico recuperato e del nuovo fertilizzante per orti e giardini?

La raccolta
La raccolta dei rifiuti da parte di Hera ricopre tre macro-aree: quella delle abitazioni (porta a porta), quella dei negozi (utenze produttrici di rifiuti specifici) e quella dei centri di raccolta (stazioni ecologiche) per i rifiuti ingombranti o pericolosi.
Nel 2013 è inoltre partito il progetto per la raccolta degli scarti elettronici, denominato Identis Weee (Waste Electrical and Electronic Equipment) e sperimentato finora a Bologna dove in un anno già sono state raccolte 3mila tonnellate. Un’iniziativa promossa dall’Unione Europea che ha portato in città gli appositi cassonetti per cellulari, lampadine, giocattoli elettronici, televisori ed elettrodomestici. Tutti oggetti contenenti materiali come metallo, ferro o tungsteno che hanno un notevole impatto ambientale. Oltretutto, se non recuperati, imporrebbero alle aziende di procurarsi del nuovo materiale per il successivo ciclo di produzione, da comprare a prezzi elevati.
Altro progetto che sta prendendo forma in questi mesi è invece quello delle isole ecologiche, ossia delle piattaforme sotterranee permanenti che sostituiranno i vecchi cassonetti e saranno in grado di comprimere rifiuti organici, vetro e lattine. Come i raccoglitori dell’Identis Weee, le mini-isole saranno dotate di una tecnologia avanzata, dall’apertura automatica ed ergonomica per facilitare i diversamente abili a enzimi contro i cattivi odori, fino agli indicatori elettronici che segnalano quando il cassone è pieno.

La selezione
Una volta raccolti, gli scarti vengono portati negli impianti di selezione, dove verranno separati a seconda delle dimensioni e della tipologia di materiale. Anche questo passaggio, fondamentale per aumentare la percentuale dei rifiuti recuperati e per massimizzare gli sforzi dei cittadini per la raccolta differenziata, vede direttamente coinvolta Hera, in particolare nella filiera dell’organico, con le strutture dedicate al compostaggio come il Romagna Compost di Cesena o il biodigestore di Lugo di Ravenna, e della plastica, con il nuovo impianto di selezione da poco inaugurato a Granarolo.
Quest’ultimo si avvale di avveniristici strumenti che alleggeriscono notevolmente il lavoro degli addetti, ai quali compete soltanto la manutenzione dei macchinari e un controllo finale sulla qualità di materiali selezionati. Dei lettori ottici, attraverso speciali lampade sensibili e ad altre caratteristiche specifiche, permettono di velocizzare la separazione dei rifiuti secchi, riconoscendo i diversi tipi di plastica, carta, vetro, lattine, legno e metalli ferrosi. Una selezione sulla base della densità e del peso è invece effettuata dai separatori balistici, che sono costituiti da un cilindro con fori di diverse dimensioni.
Ci sono voluti 20 milioni di euro, ma ora lo stabilimento, gestito dalla società Akron (controllata da Herambiente) può dotarsi di una tecnologia unica in Italia e già sperimentata con successo in altri stati europei.

I consorzi
A questo punto il compito di Hera si esaurisce e i rifiuti selezionati escono dagli impianti. Una parte di essi viene direttamente acquistata dalle imprese, mentre tutto il resto subirà ulteriori passaggi nelle aziende riunite nei consorzi di filiera, come il Coreve (vetro) e il Corepla (plastica). Ad esempio, il vetro frantumato e lavato nei centri di selezione viene inviato alle vetrerie, dove viene fuso e soffiato, mentre i metalli depurati saranno fusi nelle fonderie o nelle aziende metallurgiche. Al termine di questi processi i materiali saranno finalmente utilizzabili per la produzione di merce riciclata.
Tutti i consorzi di filiera sono riuniti sotto l’egida del Conai, il consorzio nazionale per gli imballaggi istituito dalla legge italiana. Si tratta di uno dei sistemi consorziali più grandi d’Europa, che riunisce un totale di oltre un milione di aziende e dove vige il principio che “chi inquina paga”. I produttori e gli utilizzatori di imballaggi, infatti, versano al Conai un contributo economico proporzionale alle tonnellate immesse al consumo. Il Conai ne trattiene una parte per le proprie attività e riversa il resto ai diversi consorzi di filiera, che hanno il compito di promuovere e incrementare la raccolta dei rifiuti da imballaggi provenienti dal servizio pubblico e dalle imprese commerciali e industriali, il loro riciclaggio e recupero. Esiste anche un accordo tra l’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e il Conai, che garantisce al comune “virtuoso” nella raccolta differenziata la copertura economica degli oneri sostenuti.

“Sulle tracce dei rifiuti”
Ogni anno, dal 2010, Hera pubblica un’analisi per mostrare, in un’ottica di trasparenza, dove vanno a finire gli sforzi dei cittadini nella raccolta differenziata. Si tratta del Report “Sulle tracce dei rifiuti”, che indica le quantità di vetro, plastica o carta che sono state avviate effettivamente a recupero. L’ultimo dato disponibile è riferito al 2012, quando la multiutility ha recuperato circa il 93,5% di quanto raccolto in maniera differenziata.
«Il prossimo report – dichiara Filippo Bocchi, direttore del settore “Corporate social responsibility” del Gruppo Hera – uscirà ad ottobre 2014 e prevediamo quantitativi in lieve incremento rispetto all’anno precedente, in particolare per la plastica grazie anche al potenziamento degli impianti di selezione del Gruppo e con frazioni come sfalci e potature, di cui nel 2012 si è recuperato il 97,3%, e carta (95,7%) a fare da capofila. Questo sforzo di trasparenza segue anche la strada indicata dalle recenti disposizioni europee, che stanno spostando l’attenzione dalla percentuale generale di raccolta differenziata alla quantità di materiale effettivamente recuperato».
Per quanto riguarda invece la percentuale di raccolta differenziata sul totale dei rifiuti, il dato relativo a Bologna è cresciuto di 3,6 punti, raggiungendo il 39% nel 2013. L’obiettivo, con la messa in funzione delle isole ecologiche, è di raggiungere il 50% entro il 2016. Alcuni comuni della provincia hanno addirittura superato la soglia del 70%, come Sasso Marconi (77,7%), Castello di Serravalle (77,1%), Bazzano (73,6%), Baricella (71,5%), Monteveglio (71,5%), Zola Predosa (70,1%).

Cittadini sensibilizzati
Molti pensano che non valga la pena differenziare i rifiuti perché, non vedendone nel concreto il risultato (o semplicemente non essendone a conoscenza), credono che ogni sforzo sia vano. Ma evidentemente la raccolta differenziata porta i suoi frutti. E per questo, come sottolinea ancora Filippo Bocchi, «oltre a far vedere quanto viene avviato a recupero attraverso “Sulle tracce dei rifiuti”, le azioni di Hera per sensibilizzare i cittadini sulla raccolta differenziata si sono fatte, negli anni, sempre più mirate. Da un lato si punta a portare a termine progetti che rendono più agevole l’impegno comune, per esempio quello per la raccolta stradale degli oli alimentari, partito da pochi mesi. Dall’altro, lo sforzo informativo passa anche da strumenti come il “rifiutologo”, un’applicazione per tablet e smartphone con cui i cittadini, inviando una foto ai servizi ambientali di Hera, possono segnalare strade poco pulite, rifiuti ingombranti in strada e altre spiacevoli situazioni contro il decoro urbano. Le squadre si attivano, con le segnalazioni, e provvedono a risolvere il problema».

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Redazione di Periscopio


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