Skip to main content

Giorno: 25 Gennaio 2014

alluvione-secchia

Alluvione, nessun allarme. Ma anche a Ferrara il rischio esiste

Al momento è un passaggio tranquillo quello delle acque dell’alluvione modenese attraverso il nostro territorio.
La rete idrica ferrarese è ben preparata a ricevere le masse d’acqua che stanno defluendo dal Secchia e dalle campagne allagate. Il flusso viene convogliato negli impianti idrovori di Santa Bianca, Pilastresi e Botte Napoleonica, che a loro volta scaricano nel Panaro, che arriva al Po, e nel Po di Volano, che arriva al mare.
I livelli dei fiumi sono alti ma al di sotto della soglia di attenzione, e sono in diminuzione, come confermano dall’Ufficio difesa del suolo e protezione civile della Provincia di Ferrara.
E anche in merito al timore di un ritorno di pioggia e neve a monte e a valle, arriva la rassicurazione di Stefano Calderoni, Assessore provinciale con delega alla protezione civile. “Se anche la situazione dovesse peggiorare da un punto di vista meteorologico – spiega – a Ferrara siamo pronti ad utilizzare tutti i canali della nostra rete interna, che d’inverno vengono messi in asciutta anche per ricevere eventuali acque in eccesso”.
“Il timore che l’onda dell’alluvione potesse arrivare a Ferrara è ormai scongiurato” afferma Andrea Peretti, responsabile del Servizio tecnico di bacino del Po di Volano e della Costa. “La falla nell’argine del Secchia è stata riparata, e si sta procedendo a liberare i terreni sommersi”.
Mentre a Modena ancora si contano i danni e si cerca a denti stretti di rialzarsi da questa seconda batosta, arrivata a meno di due anni dal tragico terremoto, rimane da capire come tutto questo sia potuto accadere.
Secondo Giambattista Vai, geologo e direttore del Museo geologico Capellini di Bologna, le tane scavate nell’argine dalle nutrie, individuate ora come principali responsabili, potrebbero essere una concausa, ma è riduttivo focalizzarsi su questo.
“Non dobbiamo dimenticare che gli argini sono stati costruiti a mano dagli scariolanti all’epoca della bonifica, quindi non sono eterni. Vanno costantemente manutenuti e controllati, è questo quello che è mancato. Non si può perdere la memoria della frequenza delle rotte che ci sono sempre state nel nostro territorio, è un fatto normale, a volte inevitabile. In Emilia – Romagna, dove questi fenomeni sono frequenti non dovrebbe esserci un solo argine, ma due, con in mezzo una zona di espansione capace di contenere le acque in caso di piena. E lì non bisogna costruire, si può al massimo coltivare, sapendo che si può perdere tutto. In passato c’era la consapevolezza del naturale divagare dei fiumi, ora si è persa”.
Viene allora da chiedersi se quel che è accaduto al Secchia potrebbe succedere anche ai nostri argini. “Si, certo – conferma Vai – le istituzioni non devono dimenticarsi che questi sono fenomeni ciclici, per cui bisogna investire nella prevenzione e nella programmazione, che costa comunque meno dei danni conseguenti al disastro”.
In questo senso va anche l’intervento di Massimo Gargano presidente dell’Associazione nazionale delle bonifiche delle irrigazioni.
“La rabbia di chi subisce un’alluvione è comprensibile, ma vorremmo si trasformasse nella richiesta pressante dei finanziamenti necessari a quegli interventi, che da anni chiediamo e che, ancora una volta, riassumeremo nel Piano per la Riduzione del Rischio Idrogeologico, che presenteremo a febbraio. Di fronte ad eventi eccezionali, la cui violenza è conseguenza di cambiamenti climatici ormai acclarati, servono quegli interventi strutturali, che chiediamo da tempo e che in Emilia Romagna necessitano di finanziamenti per quasi un miliardo. In assenza di un piano pluriennale di interventi il territorio modenese, come il resto d’Italia, accentua la propria fragilità, aumentando il rischio per le comunità e le loro attività economiche”.

idea-realta

Ferrara e la storia recente

Mi accorgo che la mia storia a Ferrara procede a balzi: a volte accelerata, altre in rallenty, così le cose, gli avvenimenti sembrano astrarsi e non trovare quel giusto rapporto tra il ricordare e l’accadere. La notizia di una borsa di studio che i figli dedicano alla memoria di Maria Teresa Ronchi mi riporta alla memoria momenti che sembravano cancellati e che ritornano con il lampo del ricordo che tuttavia non ha la forza di ritessere la trama.
Era mia consuetudine per rimpolpare il magro budget di un assistente di ruolo appena nominato a Firenze dove ero stato costretto a prender residenza (e così non poter giovare all’avvicinamento di mia moglie dalle lande deltizie dove insegnava), far domanda di presidente di commissione agli esami di stato. Fui destinato per due o tre anni nella commissione di Maria Teresa e s’instaurò una solida amicizia basata sul rispetto e sulla reciproca condivisione di temi politici e culturali assieme. E ancora oggi con l’aspetto fisico del vecchietto ma ancora con la mente forse troppo giovanile incontro rispettabili signori che mi ricordano quella prova di maturità come una delle esperienze più gratificanti della loro non sempre quieta giovinezza.
C’era stato il ’68, erano gli anni di piombo eppure in questa città si respirava un’aria diversa così differente da quella che respiravo a Firenze centro codificato con Milano della protesta giovanile. Eppure gli studenti ferraresi non erano digiuni dalla conoscenza di quel che avveniva in Italia e non solo lì.
Un altro caro amico troppo presto scomparso che insegnava all’Istituto Industriale: Giuseppe Corticelli, finissimo studioso, allievo di Ezio Raimondi, fece portare “Vogliamo tutto” di Nanni Balestrini (era il 1971) all’esame di maturità nell’anno in cui presiedevo la commissione. C’era un rispetto per la cultura associata alla passione politica ammirabile. Non a caso nell’ultimo anno d’insegnamento prima di essere chiamato al Firenze nella mia classe c’erano Fiorenzo Baratelli, Roberto Cassoli, Marcello Folletti che tanto hanno dato alla città notoriamente dimentica dei propri figli migliori.
Di Maria Teresa ricordo il suo breve passaggio all’assessorato: anche lì riannodammo fili culturali solidi e tenaci. Ma ripeto il ricordo ha buchi neri. E allora mi domando: è la mia memoria che è lacerata o è stata la città ad avere smemoratezze e oblivioni? Era il mio essere pendolare tra due città dove ogni settimana vivevo in una situazione sociale e storica completamente diversa oppure quei buchi esistevano veramente?
Ormai a quasi cinquant’anni di distanza sarebbe tempo di tentare un primo risultato storico e un giudizio. Ma la città sembra distratta da altri pensieri. I giovani non certo migliori o peggiori di quelli che furono i nostri allievi, con insegnanti quasi sempre appassionati del proprio lavoro e con in più l’umiliazione costante che proviene dalle infime condizioni economiche a cui sono costretti, con disastrose riforme scolastiche che hanno coinvolto tutto lo schieramento politico culminato in questi giorni con l’abolizione dell’insegnamento di storia dell’arte voluto dalla meno degna ministra che abbia ricoperto quel ruolo, Maria Stella Gelmini, del cui operato tacere è bello, non paiono solleciti a ricostruire una memoria che li renda in fondo consapevoli di quel recente passato di cui furono protagonisti loro genitori o i loro nonni.
Sembra quasi che nel lungo governo della sinistra in città esista come una necessità se non una volontà di non fare i conti con la storia recente o recentissima. La mancanza di una solida controparte politica che in qualche modo avesse avuto i numeri e la capacità di un’alternanza, la progressiva sparizione di quella borghesia intellettuale che rappresentava l’aspetto migliore del conservatorismo di una città per tanti anni governata dalla sinistra ma il cui potere economico era saldamente in mano agli agricoltori e industriali (pochi) hanno fatto sì che si trovasse comodo rifugiarsi in una specie di non belligeranza d’idee sotto l’ala protrettrice della banca di riferimento. Questo ha forse prodotto l’“oblivione” di cui ancora non si vede la fine.
E ricordando i nomi di valorosi insegnanti che hanno educato l’odierna classe dirigente come quelli di Maria Teresa o di Corticelli, o di Giovannelli , o di Modestino o di Elettra Testi o di Luciano Chiappini o di Roseda Tumiati e del maestro Franceschini o di Don Patruno o di Franco Farina e di tanti altri straordinari insegnanti, mi pare -e sarebbe urgente- che alla fine si cominciasse a ricostruire la storia recente di Ferrara; di vederne i progressi ma anche i regressi e quindi la capacità e la necessità di non arretrare di fronte a una volontà ormai impellente di non lasciare buchi nella trama del nostro recente passato. Ne saremo capaci?

voltaire

GERMOGLI
l’aforisma
di oggi…

 

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

 

Il sentimento di giustizia è così universalmente connaturato all’umanità da sembrare indipendente da ogni legge, partito o religione (Voltaire)

ferrara-citta-nuova

IMMAGINARIO
la foto
del giorno

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città e i suoi abitanti.

Ferrara alla conquista del west (foto Luca Pasqualini)

ferrara-citta-nuova
Ferrara, a ovest la città nuova (foto Luca Pasqualini)