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Giorno: 5 Febbraio 2014

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Piano rifiuti, Bertelli: “L’Emilia-Romagna non diventerà luogo di smaltimento di rifiuti di provenienza extraregionale “

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Bologna – “Il piano dei rifiuti della Regione Emilia-Romagna è costruito sulla logica della autosufficienza regionale. E’ una strategia condivisa con i Sindaci, e contrasta fortemente con l’idea che questa regione possa diventare luogo di smaltimento di rifiuti provenienti da altre parti del Paese”.
E’ netta la posizione della Regione Emilia-Romagna, espressa dal Sottosegretario alla Presidenza Alfredo Bertelli, in risposta alle accuse del Presidente dell’Italia dei Valori Antonio di Pietro, secondo il quale la Regione, con il nuovo Piano regionale sui rifiuti, si appresterebbe ad accogliere rifiuti di provenienza extraregionale.
“Come hanno già detto il presidente della Regione Vasco Errani e i Sindaci emiliano romagnoli incontrando il Ministro per l’Ambiente Andrea Orlando – ha proseguito Bertelli – il nostro Piano prevede una riduzione degli impianti per il trattamento dei rifiuti, sia per quanto riguarda le discariche, sia per quanto riguarda i termovalorizzatori. Il nostro obiettivo è quello di aumentare la raccolta differenziata e diminuire la produzione complessiva dei rifiuti”.
“Contrasteremo con forza l’idea che la nostra regione – conclude il sottosegretario – possa diventare luogo di conferimento di rifiuti provenienti da altre Regioni che non hanno realizzato gli impianti previsti dai loro piani di smaltimento”.

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Alluvione. Il cordoglio dei presidenti Errani e Costi per il ritrovamento del corpo di Giuseppe Salvioli

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna
Alluvione. Il cordoglio del presidente della Regione Errani e della presidente dell’Assemblea legislativa Costi per il ritrovamento a Bomporto del corpo senza vita di Giuseppe Salvioli, disperso durante l’esondazione del Secchia lo scorso 19 gennaio

Bologna – Il Presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani, e la Presidente dell’Assemblea legislativa, Palma Costi, hanno espresso il loro cordoglio alla famiglia di Giuseppe Salvioli, il 43enne di Bastiglia (Mo) disperso durante l’esondazione del Secchia lo scorso 19 gennaio, il cui corpo è stato ritrovato oggi pomeriggio. Salvioli era scivolato dal canotto mentre prestava aiuto alle persone colpite dall’alluvione nella bassa modenese.
Nel loro messaggio ai famigliari, i presidenti Errani e Costi hanno ricordato la generosità con la quale Salvioli stava aiutando le persone rimaste isolate dalla esondazione del Secchia.

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Comune di Ferrara, tutti i comunicati del 5 febbraio

da: ufficio stampa Comune di Ferrara

SERVIZIO BIBLIOTECHE E ARCHIVI –
Presentati oggi il Rendiconto dei dati di gestione e i nuovi progetti.
In crescita prestiti e attività culturali: le biblioteche comunali fanno il punto sul 2013.
05-02-2014

Nonostante il periodo di crisi generalizzata e la minore disponibilità di risorse per nuovi acquisti o per l’aggiornamento tecnologico, il sistema Biblioteche e Archivi storici del Comune di Ferrara ha mantenuto nel 2013 le posizioni raggiunte negli anni passati, evidenziando anzi sostanziali miglioramenti. E’, in sintesi, quanto emerso in mattinata nella sede dell’Ariostea nel corso dell’illustrazione del rendiconto di gestione dello scorso anno del ‘Servizio biblioteche e archivi’ del Comune di Ferrara da parte del vicesindaco Massimo Maisto e del direttore del servizio Enrico Spinelli. Oltre ai dati riferiti al numero di prestiti, lettori e attività collegate, nel corso dell’incontro sono stati anche evidenziati alcuni dei progetti pronti o auspicabili per il futuro.
“Chiudiamo l’anno con un bilancio complessivamente positivo alla voce prestiti dell'”Area biblioteca pubblica”, comprensiva della sezione ‘prestiti internet’. – ha ricordato il direttore Spinelli – Della nostra rete distributiva formata dalle biblioteche Ariostea, Bassani di Barco, Rodari della zona sud, Tebaldi di San Giorgio e Luppi di Porotto, solo quest’ultima ha fatto registrare un dato passivo. Un effetto dovuto probabilmente a problemi organizzativi generati da una situazione di turn over di personale che è già in via di normalizzazione “.
Il saldo attivo e un sostanziale incremento si evidenzia poi anche nell’attività dell'”Area Antica e della conservazione” riservata alla consultazione di libri antichi e manoscritti, e in quella dell'”Area attività culturali – didattica e formazione” con un totale di 751 conferenze, laboratori, letture e mostre organizzate nei diversi spazi (erano stati 669 nel 2012).
“I numeri del 2013 – ha puntualizzato l’assessore Maisto – sono fra i più interessanti dell’ultimo decennio e sono la conferma sia del buon andamento del sistema delle nostre biblioteche sia di essere riusciti nel concreto a compensare il calo delle risorse disponibili. Il risultato è dovuto certo a diversi fattori, fra i quali la capillarità della rete, la qualità del servizio e l’aumento delle attività didattiche e formative. Da ricordare – ha poi aggiunto il vicesindaco – che un incremento qualitativo notevole dell’offerta comunale è derivato in questi anni grazie ai rapporti con il volontariato, con l’associazionismo e con l’Università e a seguito dell’interscambio prodotto del Polo Bibliotecario Unificato”.

Il Polo, al quale noi contribuiamo con i nostri 600mila libri, raggruppa e rende disponibili un milione e mezzo di titoli presenti in 64 biblioteche della nostra provincia. Una rete recentemente implementata con il fondo del Teatro Comunale e pronta ad accogliere le raccolte del Meis.
“Ma nuove frontiere ci attendono. – ha affermato il direttore – Dovrebbe essere completata quest’anno la nuova sede della biblioteca per ragazzi all’interno della Casa Niccolini, destinata a preparare le nuove generazioni di lettori, mentre si sta lavorando attivamente sul progetto della palestra Garibaldi che consentirà all’Ariostea la riorganizzazione dei suoi documenti. Il tutto senza dimenticare l’urgenza di confrontarci con l’e-book e i prossimi interventi sul patrimonio del Novecento (i fondi Antonioni e Caretti)”.

L’auspicio per il futuro è poi anche un rafforzamento della rete delle biblioteche sul territorio, con la possibilità di poter disporre di una struttura simile alla Bassani nella zona sud della città a supporto dell’attività già intensa, della Rodari.

“Al proposito, un’ipotesi dal significato culturale enorme, – ha concluso Maisto – non ci sono ne impegni né promesse. E’ una speranza, ma che non si potrà purtroppo realizzare in questa legislatura”.

LA SCHEDA (a cura della direzione/Servizio biblioteche e Archivi)
L’Ariostea acciuffa quota 42.683 sui prestiti, rispetto ai 41763 del 2012, mentre tutto il Servizio tocca 146.479 unità rispetto alle 144.042 dell’anno precedente, infrangendo dunque due soglie numeriche di valore simbolico che, per un verso, danno il segno di una tenuta complessiva del libro e della lettura e, dall’altro, testimoniano di una capacità di ripresa, certamente ancora esigua e incerta, tuttavia significativa per quello che l’indicatore rappresenta.
Questo sul fronte della biblioteca moderna, mentre nell’area antica Sala Riminaldi annota 1986 utenti (1758 nel 2012), 1185 consultazioni di manoscritti (1024 nel 2012), 253 di incunaboli (243 nel 2012); in crescita anche le presenze in Sala di studio dell’Archivio Storico, ove sono state registrate 1699 unità (1589 nel 2012 e 1496 nel 2011), mentre i prestiti della biblioteca d’istituto hanno raggiunto 308 unità (295 nel 2012 e 157 nel 2011); in progresso anche il Centro di Documentazione Storica che, nonostante la temporanea sospensione dovuta al trasferimento della sede, non si è negato un incremento dell’utenza complessiva, passata da 1179 unità del 2012 a 1208 del 2013.
Per quanto concerne le strutture attive nelle Circoscrizioni (Bassani, Rodari, Porotto e San Giorgio), esse mostrano, nel complesso, un miglioramento dei Prestiti, passati a 48.818 alla Bassani (47.661 nel 2012), a 35.221 alla Rodari (34.148), a 12.109 alla Tebaldi di San Giorgio (11.953); solamente Luppi di Porotto, per le ben note vicende organizzative, è arretrata scendendo a quota 7.648, mentre nel 2012 si era attestata a 8.517. Il saldo complessivo è tuttavia di segno positivo.
In lieve calo sono gli utenti attivi del Servizio che scendono a 12.418 rispetto a 12.446 del 2012; i prestiti internet lievitano invece a quota 22.114, lasciando alle spalle i precedenti 21.286. Sostanziale tenuta del complesso, in definitiva, pur nella limitata capacità di risorse per i nuovi acquisti o per l’aggiornamento tecnologico (hw. e sw), dai quali alcuni indicatori traggono principale alimento.
In crescita le Attività Culturali con la Promozione della lettura che raggiunge 751 unità contro le precedenti 669; andamento decisamente favorevole, infine, per la Didattica che, pur mantenendo stabile il numero delle attività (41), fa però crescere il totale delle presenze che sfiora quota 1000, di contro alle precedenti 859.

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PARI OPPORTUNITA’- Un ciclo di conferenze-laboratori al via da sabato 8 febbraio
La scuola invitata riflettere sul tema “Il corpo della donna nella pubblicità”
05-02-2014

Si intitola “Il corpo della donna nella pubblicità” il ciclo di conferenze-laboratori destinato agli studenti del Liceo Ariosto e del Liceo Carducci che prenderà il via sabato 8 febbraio organizzato della sezione ferrarese di F.I.D.A.P.A BPW Italy (Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari) in collaborazione con i due istituti scolastici e il patrocinio del Comune di Ferrara.
Previsti cinque incontri con esperti con lo scopo di focalizzare l’attenzione, in modo interdisciplinare, su aspetti specifici dei messaggi pubblicitari che, sempre con maggiore insistenza, utilizzano il corpo femminile per la promozione dei prodotti da sottoporre al mercato. I relatori (Elena Buccoliero -sociologa all’Ufficio Diritti dei Minori del Comune di Ferrara – Giudice Onorario del Tribunale per i Minori di Bologna, Piero Stefani – teologo, biblista, docente universitario, Deanna Marescotti – psicologa counsellor – assessora alle Pari Opportunità del Comune di Ferrara, Maria Silvia Giorgi – magistrato e Dalia Bighinati – giornalista e autrice TV Telestense/Teleferraralive) introdurranno i giovani studenti alla complessità del fenomeno pubblicitario, aiutandoli a cogliere i messaggi espliciti e sottesi che essi promuovono, a riconoscere le forme di comunicazione rivolte ad influenzare gli atteggiamenti e le scelte degli individui, a riflettere sui modelli culturali che essi trasmettono e all’interiorizzazione dei valori ai quali tendono.
Nel primo incontro del progetto – sabato 8 febbraio – Elena Buccoliero coinvolgerà le classi 4 C e 4 D del Liceo Carducci sul tema “Tutta un’esibizione di sorrisi / Laboratorio sulle età della donna attraverso le immagini della pubblicità”.

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AGENDA DEL SINDACO
Appuntamenti del 6 febbraio 2014
05-02-2014

Giovedì 6 febbraio:

ore 15 – visita in Comune del Console generale Cinese a Milano Liao Juhua (residenza municipale)

ore 18 – Incontro con i cittadini residenti nelle frazioni di Sabbioni, Pescara, Fossa d’Albero (sede Centro sociale Borgo del Passo Vecchio, via Chiorboli 69/a, Sabbioni – FE)

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AREA GIOVANI – Proiezione venerdì 7 febbraio alle 16,30 in via Labriola
Appuntamento con ‘Red State’ l’ultima ‘adrenalinica’ pellicola di Kevin Smith
05-02-2014

Un predicatore demoniaco, tre ragazzi in cerca di avventure erotiche, agenti federali corrotti: sono solo alcuni degli ingredienti di cui si compone “Red State”, l’ultimo film di Kevin Smith, che verrà proiettato per la prima volta a Ferrara venerdì 7 febbraio alle 16.30 al centro comunale di partecipazione giovanile Area Giovani, in via Labriola 11.
La proiezione chiude la rassegna pomeridiana dedicata al regista statunitense. Per informazioni è possibile rivolgersi ad Area Giovani (aperto il lunedì, martedì, giovedì e venerdì dalle 15 alle 19), telefonando al numero 0532 900380 oppure scrivendo all’indirizzo areagiovani@edu.comune.fe.it.

LA SCHEDA a cura degli organizzatori
La pellicola – particolarmente adrenalinica e concitata – è stata presentata al Sundance Film Festival del 2011 ma non è mai stata distribuita in Italia. Si tratta di un action movie con venature horror che ha poco da spartire con le commedie che hanno reso celebre il suo autore, titoli come “Clerks” e “Generazione X”.
La trama prende le mosse da uno strano appuntamento a luci rosse: Jared, Travis e Billy-Ray incontrano in una roulotte una donna che su internet li ha invitati a fare sesso di gruppo, ma vengono drogati e trasportati all’interno della chiesa del fanatico religioso Abin Cooper. L’appuntamento trasgressivo si rivela essere una trappola escogitata dai membri di una setta intollerante, violenta e omofoba. Seguono sermoni, crocifissioni, sparatorie. Un finale mozzafiato e senza sconti, un bagno di sangue catartico e surreale.
Tra gli interpreti principali: il “tarantiniano” Micheal Parks, John Goodman, Melissa Leo, Micheal Angarano, Kyle Gallner e Nicholas Braun.

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BIBLIOTECA ARIOSTEA – ‘Il Presente remoto 2014’: incontro giovedì 6 febbraio alle 17
Iconografia sismica: immagini e immaginari della terra che trema
05-02-2014

Proporrà un excursus iconografico tra immagini e raffigurazioni dei terremoti più o meno recenti il nuovo appuntamento con le conversazioni etno-antropologiche del ciclo ‘Il presente remoto 2014′, in programma giovedì 6 febbraio alle 17 nella sala Agnelli della biblioteca Ariostea. Nel corso dell’incontro, il curatore del ciclo Roberto Roda, studioso di etnografia e antropologia culturale del Centro di Documentazione storica del Comune di Ferrara, dialogherà con Emiliano Rinaldi, autore con Antonella Iaschi dell’e-book ‘Piccola geografia della memoria. Appunti di iconografia sismica’.

LA SCHEDA a cura degli organizzatori
Le raffigurazioni dei terremoti
Antonella Iaschi si dedica alla poesia, Emiliano Rinaldi alla fotografia e alle ricerche iconografiche. Il terremoto che nel 2012 ha colpito ampie zone del territorio ferrarese e modenese li ha visti unire le forze in una mostra itinerante, ora diventata un e-book dal titolo ‘Piccola geografia della memoria. Appunti di iconografia sismica’.
Rispetto alla mostra, ove poesia e fotografia si concentrano sul recente sisma padano, l’e-book si arricchisce di un interessante saggio a firma del solo Rinaldi, i cui contenuti costituiscono il perno di questa conversazione. Il saggio fornisce un’insolita ed esaustiva panoramica storica e metodologica su come le immagini hanno descritto i terremoti e i loro esiti lasciando testimonianze e pure contribuendo a formare un immaginario visivo a cui continuamente si abbevera la fiction mediatica.
Emiliano Rinaldi, già redattore della rivista modenese ‘Mumble’ opera con la fotografia realizzando campagne documentarie e prodotti artistico-concettuali. Pure impegnato nella ricerca storica e antropologica, ha pubblicato saggi sulla storia del fumetto e del fotoromanzo sperimentale, sulle figure femminili delle fiabe di tradizione e sull’iconografia sismica.

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FERRARA ARTE – Tele in mostra dal 22 febbraio al 15 giugno 2014 nella sede di Palazzo dei Diamanti di Ferrara
Matisse, la figura, la forza della linea, l’emozione del colore
05-02-2014

“Quel che più mi interessa non è né la natura morta, né il paesaggio, ma la figura.
La figura mi permette ben più degli altri temi di esprimere il sentimento,
diciamo religioso, che ho della vita” Henri Matisse, 1908

Matisse, la figura. La forza della linea, l’emozione del colore
Ferrara, Palazzo dei Diamanti, 22 febbraio – 15 giugno 2014

Il genio di Matisse ha cambiato il corso dell’arte del Novecento, imprimendo la sua visione nuova ad ogni genere artistico. Nessuno di questi, però, l’ha affascinato quanto la rappresentazione della figura, soprattutto femminile, al punto da impegnarlo per l’intero arco della sua carriera in una ricerca incessante attraverso tutte le tecniche. È questo il tema attorno a cui è incentrata la mostra che Palazzo dei Diamanti dedica ad un gigante della storia dell’arte moderna, evocando il suo percorso creativo e, al tempo stesso, mettendo in luce le strette relazioni tra la sua produzione pittorica, scultorea e disegnativa.
Con questa rassegna, curata da Isabelle Monod-Fontaine, già vicedirettrice del Centre Pompidou e studiosa di Matisse riconosciuta in ambito internazionale, la Fondazione Ferrara Arte intende proporre un ritratto a tuttotondo e non scontato del maestro francese, che metta in risalto le sue doti di alchimista del colore, ma anche il suo grande talento grafico e scultoreo. Una selezione di opere provenienti da musei e collezioni private di ogni parte del mondo, racconterà l’avventura attraverso la quale Matisse, al pari di Picasso, si è ispirato al più classico dei temi, quello della figura, e ne ha sovvertito la rappresentazione tradizionale.
Ad accogliere il visitatore sarà il magnetico Autoritratto del 1900 (Parigi, Centre Pompidou) assieme a giovanili e potenti prove di studio sul modello. La gioiosa vitalità della stagione fauve verrà poi rievocata da un dipinto raggiante di colori puri, quale il Ritratto di André Derain (1905, Londra, Tate), e dalle creazioni nate sotto la suggestione della pittura di Cézanne e della scultura africana, come il fondamentale bronzo Nudo disteso (1907, Centre Pompidou) e la tela Nudo in piedi (1907, Tate), entrambi sorprendenti per la scansione delle forme e il potenziale espressivo.
La mostra metterà quindi il visitatore di fronte a tre pietre miliari del 1909: il bronzo La serpentina, la tela Nudo con sciarpa bianca, provenienti dallo Statens Museum for Kunst di Copenaghen, e la Bagnante del MoMA, opere che costituiscono uno dei più alti raggiungimenti matissiani, nell’arabesco fluttuante dei corpi capace di trasmettere un senso di primordiale fusione con l’ambiente.
A nutrire l’immaginario dell’artista è soprattutto la presenza di una modella nel suo atelier, l’emozione che essa risveglia in lui e il piacere stesso di ritrarla. Negli anni della prima guerra mondiale, la figura femminile è al centro di un lavoro quasi ossessivo con cui Matisse cerca di metterne a nudo l’essenza, come dimostrano le effigi di Laurette con il loro fascino misterioso (ad esempio Le due sorelle, 1917, Denver Art Museum, e Nudo seduto di spalle, c. 1917, Philadelphia Museum of Art).
Una svolta radicale è segnata dalle opere del dopoguerra che riflettono l’incantesimo della Costa Azzurra e la riscoperta di Ingres e Renoir (Ragazze in giardino, 1919, La Chaux-de-Fonds, Musée des Beaux-Arts). Matisse si lascia ora sedurre dai riflessi di luce sulla figura della modella e sugli arredi esotici di cui la circonda, come mostrano due opere straordinarie quali il bronzo Grande nudo seduto (1922-29, Philadelphia Museum of Art), in cui la maestosa figura dispiega le sue forme nello spazio, o l’Odalisca con i pantaloni grigi (1926-27, Parigi, Musée de l’Orangerie), in cui appare immersa in un sontuoso mosaico di motivi decorativi.
La monumentale Ninfa nella foresta (1935-43, Nizza, Musée Matisse), un capolavoro come Natura morta con donna addormentata (1940, Washington, National Gallery of Art) e magnifici disegni (Nudo disteso, 1938, MoMA; Giovane donna seduta con abito a rete, 1939, Basilea, Fondation Beyeler) incarnano il nuovo cambiamento di rotta seguito al prestigioso incarico decorativo per la Barnes Foundation negli Stati Uniti e alle illustrazioni delle poesie di Mallarmé. La musa del pittore viene qui evocata in uno spazio intriso di luce dove il suo corpo, la vegetazione e gli oggetti compongono un fregio lirico ed essenziale.
A chiudere la mostra saranno le testimonianze della stupefacente vitalità e dell’inesauribile forza d’immaginazione dell’anziano maestro: gli interni d’atelier pulsanti di toni vivi (Giovane donna in bianco su sfondo rosso, 1946, Lione, Musée des Beaux-Arts; Interno blu con due ragazze, 1947, University of Iowa Museum of Art) o ancora opere rivoluzionarie come il celebre libro Jazz (1943-47, Biblioteca Nazionale di Firenze) e la serie degli Acrobati (1952, Centre Pompidou). Queste creazioni incarnano l’essenza dell’arte di Matisse, capace con pochi segni di toccare le corde più profonde dell’animo e di infondere un senso di perfetta armonia, esercitando una straordinaria influenza sugli artisti del suo tempo e delle generazioni a venire.

Matisse, la figura. La forza della linea, l’emozione del colore
Ferrara, Palazzo dei Diamanti, 22 febbraio – 15 giugno 2014

Mostra a cura di Isabelle Monod-Fontaine, organizzata da Fondazione Ferrara Arte

Info
Ufficio Informazioni e prenotazioni Mostre e Musei
tel. 0532.244949 fax 0532.203064 e-mail diamanti@comune.fe.it

Orari di apertura
Aperto tutti i giorni, feriali e festivi, lunedì incluso:
9.00-19.00 orario continuato
Aperto anche: Pasqua, Lunedì dell’Angelo, 25 aprile, 1 maggio e 2 giugno
(la biglietteria chiude 30 minuti prima)

Ufficio stampa
Studio ESSECI di Sergio Campagnolo
tel. 049.663499 fax 049.655098
e-mail: info@studioesseci.net
www.studioesseci.net

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PROGETTO EDUCATIVO – Appuntamento per i più piccoli domenica 9 febbraio
Il gioco fa diventare grandi, anche a Carnevale
05-02-2014

(Comunicato a cura della Segreteria organizzativa de ‘Il gioco fa diventare grandi’)

I destinatari del progetto educativo ‘Il gioco fa diventare grandi’ sono i bambini che attraverso le scuole e le famiglie avranno l’opportunità di svolgere attività formative, di divertirsi, di condividere momenti di gioco e di scambio con i loro coetanei, all’interno di un contenitore di diversi eventi in calendario fino a giugno. Con il patrocinio del Comune e della Provincia di Ferrara, nell’area allestita all’interno del Centro Commerciale Le Mura di Ferrara, i piccoli possono giocare da soli, insieme ai genitori, ai nonni, ai loro amichetti, mentre in date prefissate vengono organizzati laboratori creativi grazie ai quali i bambini imparano a realizzare tantissimi oggetti, a creare manufatti e con questi a giocare presso la postazione oppure a regalarli ai loro genitori o ai loro insegnanti.
Tutto è incentrato sul valore educativo del gioco, oggi universalmente riconosciuto a livello pedagogico e sociologico: non quindi solo passatempo, svago, divertimento, ma vero e proprio fondamento del processo di evoluzione dall’infanzia all’età adulta, strumento grazie al quale i bambini imparano a conoscere se stessi e il mondo, a stare in contatto con gli altri, a sviluppare capacità e attitudini.
Il prossimo appuntamento in calendario è domenica 9 febbraio ed è naturalmente collegato con il Carnevale, con l’obiettivo di sensibilizzare i più giovani sulle tematiche del rispetto dell’ambiente, per testimoniare il proprio impegno a diventare cittadini responsabili.
Tutto questo, senza togliere nessuno degli ingredienti che fanno tanto amare il carnevale a piccoli e grandi: fantasia, divertimento, desiderio di vestire panni inediti e diversi rispetto alla quotidianità, voglia di stare insieme. Anzi, tutto ciò viene proposto in una veste originale, che eleva al massimo grado la creatività e la voglia di stupire, creando maschere uniche e personalizzate, con l’utilizzo di qualunque tipo di materiale, senza spendere nulla, lasciando semplicemente spazio alla fantasia.
In questo modo si intende creare un’occasione di divertimento sano e di socialità, liberando la creatività e soprattutto dimostrando che ogni oggetto è una risorsa da utilizzare e riutilizzare.
E domenica 9 marzo…grande sfilata di maschere riciclate, con premi per le più originali e creative!

Al progetto ‘Il gioco fa diventare grandi’ è collegato anche un piccolo concorso, che permetterà ad una scuola del nostro territorio di vedersi assegnare un utilissimo computer e ad altre giochi didattici di diversa tipologia.
Sarà a disposizione dei bambini una cartolina da decorare (sul significato dell’andare a scuola) e compilare con il nome della scuola che piace di più; i lavori verranno esposti in una mostra e ovviamente le scuole più segnalate si vedranno assegnare i premi.

Segreteria Organizzativa Il gioco fa diventare grandi
Indalo Comunicazione
T +39 051 0933400 | F +39 051 6569327
segreteria2@indalo.it

In arrivo “El paso del tiempo”, grande spettacolo a Palazzo Bellini con il flamenco

da: ufficio stampa Comune di Comacchio

Non c’è nulla di meglio che ascoltare i danzatori di flamenco, per accendere la fantasia e l’interesse attorno al grande spettacolo di danza “El paso del tiempo” che la compagnia teatrale Flamenco Lunares porterà in scena venerdì 7 febbraio 2014, alle ore 21, a Palazzo Bellini. Passione e ritmo, mistero e fascino, cattureranno il cuore dello spettatore offrendo uno spettacolo affascinante e coinvolgente, prodotto dalla compagnia Naturalis Labor.
“Il tempo non fa rumore quando passa, e attraverso il Flamenco gli si può conferire un suono, una melodia, senza dimenticare che siamo esseri effimeri consapevoli del dono che ci è stato fatto. L’intento di questo nuovo spettacolo – raccontano le bailaoras – è quello di proiettare lo spettatore nelle più suggestive atmosfere flamenche, alternando ritmiche conturbanti a melodie suggestive e indimenticabili. Ogni ballerina del gruppo rappresenta il flamenco a proprio modo, sviluppando sulla scena l’interiorità e la personalità di questa danza che è più uno stile di vita e un modo di essere che una semplice ricerca estetica.” Le coreografie sono affidate a Carmen Meloni, fondatrice del gruppo Flamenco Lunares. “El paso del tiempo” è una mirabile amalgama di stili, da quello più sensuale di Siviglia, a quello più conturbante e ritmico di Jerez De La Frontera, sino alla fusione dei due nel più moderno stile madrileno. Il cast de “El Paso del tiempo” è composto da professionisti italo-spagnoli di altissimo livello come i cantaores Josè Luis Salguero e Alejandro Villaescusa . Alla chitarra si esibisce Daniele Bonaviri, compositore e direttore musicale della compagnia. Al flauto Monica Tenev, abile anche nel fondere le sonorità del flauto; infine Gabriele Gagliarini alle percussioni è capace di far vibrare gli animi di chi è in palcoscenico. Si avvale inoltre della collaborazione di grandi artisti, come Claudio Javarone, solista insieme e Carmen Meloni, ballerina e coreografa di fama internazionale. E’ possibile acquistare i biglietti (10 euro intero e 5 euro ridotto) in prevendita giovedì 6 febbraio dalle 15.00 alle 18.00 presso la Biblioteca comunale (Via Agatopisto, 5 a Comacchio).
Per informazioni: IAT Comacchio: tel: 0533314154 – Servizio Cultura, tel. 0533/315805.

Jazz Club: Venerdì 7 febbraio ha inizio il “Jazz goes to College”

da:ufficio stampa Jazz Club Ferrara

Venerdì 07 febbraio (ore 21.30) il Jazz Club inaugura il primo di due appuntamenti firmati Jazz goes to College che sanciscono la preziosa collaborazione con i Dipartimenti Jazz dei Conservatori “G. Frescobaldi” di Ferrara e “F. Venezze” di Rovigo.
Venerdì sarà protagonista il Teo Ciavarella Trio formato dal leader al pianoforte, accompagnato da Stefano Senni al contrabbasso e da Lele Barbieri alla batteria: tre preparati docenti, oltreché virtuosi musicisti, la cui performance fungerà da preludio alle scatenate jam session affidate ai propri allievi.
La biografia di Teo Ciavarella non si sofferma al ruolo di apprezzato docente ma è costellata da prestigiosi riconoscimenti, partecipazioni a numerosi festival e importanti collaborazioni a fianco di protagonisti del jazz nazionale ed internazionale come: Jerry Mulligan, Paolo Fresu, David Sanchez, Fabrizio Bosso, Jeff Berlin e molti altri. Presente in oltre cinquanta registrazioni, di cui tre in veste di leader, il musicista foggiano ha spaziato dal teatro alla televisione affermandosi altresì come capace compositore e promotore di eventi.
Altrettanto ricco si presenta il curriculum dei compagni di Ciavarella, Stefano Senni e Lele Barbieri, da annoverare tra i musicisti più attivi e richiesti dell’attuale scena jazzistica.
Il repertorio verterà in parte su composizioni originali del leader e in parte su standard della miglior tradizione afroamericana: quale miglior trampolino di lancio per le jam session che seguiranno il concerto alimentate dai volenterosi allievi.
Il secondo ed ultimo appuntamento si svolgerà venerdì 4 aprile quando tre differenti formazioni di allievi del Conservatorio “F. Venezze” di Rovigo si alterneranno sul palco del Jazz Club Ferrara sotto la magistrale direzione di Marco Tamburini, Stefano Onorati e Stefano Paolini.
Serata con ingresso a offerta libera per i soci Endas.

Continua la svendita del Made in Italy, dalla moda al cibo

da: ufficio stampa Coldiretti
I marchi storici del made in Italy, continuano ad essere oggetto di cessioni all’estero. Tanti i nomi famosi che in tutti i settori passano in mani straniere ed impoveriscono gli autentici prodotti italiani.

Dalla moda, con il caso della Poltrona Frau, all’alimentare, si moltiplicano le operazioni di acquisizione dei gioielli del Made in Italy che trovano in questi settori le loro espressioni migliori. Ad affermarlo è la Coldiretti che alla Fieragricola di Verona al Padiglione 2 e fino al 9 febbraio, presenterà la vetrina del “Made in Italy volato all’estero”, dall’olio al vino, dalla carne ai formaggi, dalla pasta al riso, ma anche dai sughi pronti ai pelati. Un fenomeno, quello della cessione di marchi storici del tessuto produttivo italiano, che interessa tutti i settori, dall’agroalimentare fino ai trasporti, con Alitalia in procinto di passare agli sceicchi, ma anche la moda. Prima della Poltrona Frau, c’era stata la cessione dell’80 per cento dell’azienda Loro Piana al gruppo francese LVMH per 2 miliardi di euro. Alla fine del mese digiugno 2013 la stessa multinazionale del lusso LVMH aveva acquisito – sottolinea la Coldiretti – una partecipazione di maggioranza nel capitale sociale della pasticceria Confetteria Cova proprietaria della societa’ CovaMontenapoleone Srl, che gestisce la nota pasticceria milanese. La Lvmh di Bernard Arnault aveva già in portafoglio Bulgari ed è proprietario di Fendi, Emilio Pucci e Acqua di Parma mentre – continua la Coldiretti – la sua rivale francese Ppr di Francois-Henry Pinault controlla Gucci, Bottega Veneta e Sergio Rossi. Il colpo piu’ grosso nell’alimentare i francesi lo hanno messo a segno nel 2011 con la Lactalis che è stata, invece protagonista – afferma la Coldiretti – dell’operazione che ha portato la Parmalat a finire sotto controllo transalpino,. dopo aver già acquisito in passato la Galbani, la Locatelli e l’Invernizzi. Se nella moda gli emiri del Qatar si sono assicurati lo scorso anno lo storico marchio Valentino, assieme alla licenza Missoni nel settore vitivinicolo quest’anno – continua la Coldiretti – un imprenditore cinese della farmaceutica di Hong Kong, che ha acquistato per la prima volta un’azienda vitivinicola agricola nel Chianti, terra simbolo della Toscana per la produzione di vino: l’azienda agricola Casanova – La Ripintura, a Greve in Chianti, nel cuore della Docg del Gallo Nero. Nel 2013 – continua la Coldiretti – si sono verificate la cessione da parte della società Averna dell’intero capitale dell’azienda piemontese Pernigotti al gruppo turco Toksoz, e il passaggio di mano del 25 per cento della proprietà del riso Scotti ceduto dalla famiglia pavese al colosso industriale spagnolo Ebro Foods. Nel 2012 la Princes Limited (Princes), una controllata dalla Giapponese Mitsubishi, aveva siglato un contratto con AR Industrie Alimentari SpA (ARIA), leader italiana nella produzione di pelati, per creare una nuova società denominata “Princes Industrie Alimentari SrL” (PIA), controllata al 51 per cento dalla Princes, mentre il marchio Star passa definitivamente in mano spagnola con il gruppo Agrolimen che ha aumentato la propria partecipazione in Gallina Blanca Star al 75 per cento. Nel 2011 la società Gancia, casa storica per la produzione di spumante, è divenuta di proprietà per il 70 per cento dell’oligarca Rustam Tariko, proprietario della banca e della vokda Russki Standard mentre il 49 per cento di Eridania Italia Spa operante nello zucchero è stato acquisito dalla francese Cristalalco Sas e la Fiorucci salumi è passata alla spagnola Campofrio Food Group, la quale ha ora in corso una ristrutturazione degli impianti di lavorazione a Pomezia che sta mettendo arischio numerosi posti di lavoro. Nel 2010 il 27 per cento del gruppo lattiero caseario Ferrari Giovanni Industria Casearia S.p.A fondata nel 1823 che vende tra l’altro Parmigiano Reggiano e Grana Padano è stato acquisito dalla francese Bongrain Europe Sas e la Boschetti Alimentare Spa, che produce confetture dal 1981, è diventata di proprietà della francese Financière Lubersac che ne detiene il 95 per cento. L’anno precedente, nel 2009 – prosegue la Coldiretti -, è iniziata la cessione di quote della Del Verde industrie alimentari spa che è divenuta di proprietà della spagnola Molinos Delplata Sl, la quale fa parte del gruppo argentino Molinos Rio de la Plata. Nel 2008 la Bertolli era stata venduta all’Unilever per poi essere acquisita dal gruppo spagnolo SOS, è iniziata la cessione di Rigamonti salumificio spa, divenuta di proprietà dei brasiliani attraverso la società olandese Hitaholb International, mentre laOrzo Bimbo è stata acquisita dalla francese Nutrition&Santè S.A. del gruppo Novartis. Lo stesso anno è stata ceduta anche Italpizza, l’azienda modenese che produce pizza e snack surgelati, all’inglese Bakkavor acquisitions limited. Nel 2003 hanno cambiato bandiera anche la birra Peroni, passata all’azienda sudafricana SABMiller mentre negli anni Novanta era stata la San Pellegrino ad entrare nel gruppo Nestlè e la Stock ad essere venduta alla tedesca Eckes A.G per poi essere acquisita nel 2007 dagli americani della Oaktree Capital ManagementLa stessa Nestlè – conclude la Coldiretti – possedeva già dal 1993 il marchio Antica gelateria del Corso e addirittura dal 1988 la Buitoni e la Perugina.

Il 6 febbraio alla fiera di Verona un convegno di Coldiretti giovani impresa e la “fattoria Italia”

da: ufficio stampa Coldiretti
Ritorna la Fiera Agricola di Verona e Coldiretti presenta “L’arca di Noè per salvare la fattoria Italia”, per conoscere da vicino razze rare e curiose, simbolo della biodiversità, ma anche un convegno dei Giovani sullo sviluppo sostenibile dei territori italiani.

Per salvare la fattoria italiana ritorna l’“Arca di Noe” con le piu’ rare e curiose razze di mucche, maiali, cavalli, asini, capre, pecore, conigli, oche e polli salvate dal rischio di estinzione da allevatori italiani, nell’ambito della piu’ grande “stalla” mai aperta al pubblico in città in Italia. L’iniziativa promossa dalla Coldiretti in collaborazione con l’Associazione italiana allevatori (AIA) con Italialleva offre forse l’ultima occasione per conoscere alcuni animali dal vivo con la straordinaria biodiversità presente in Italia e l’illustrazione delle specifiche caratteristiche dalle ore 9,30 Di domani 6 febbraio alla Fieragricola di Verona nel Padiglione 9 ma anche con la presentazione del primo dossier sull’allarmante scomparsa degli animali nelle stalle italiane, che haavuto una drammatica accelerazione nell’ultimo anno. Insieme alpresidente della Coldiretti Roberto Moncalvo ci saranno gli studenti degli Istituti superiori di agraria che hanno registrato quest’anno il maggior incremento percentuale nelle iscrizioni.

Proprio alle opportunità di lavoro dei giovani è dedicato lo stand aperto dalla Coldiretti alla Fieragricola di Verona dal 6 al 9 Febbraio nelpadiglione 2 con uno spazio dedicato alle idee geniali proposte dalle nuovegenerazioni in agricoltura, dal vino di giuggiole dell’Odissea agli agrocosmetici alle stelle alpine, dai mobili rivestiti da fibra di fico d’India alle mozzarelle con latte di capra, dal ragu’ di trota al latte a lunga conservazione 100 per 100 italiano. Nei giorni della Fiera all’interno dello stand sono previste esposizioni ed analisi legate alla necessità di difendere e valorizzare il Made in Italy dal campo alla tavola ed anche “l’angolo” informativo per diventare agricoltori ed un fitto programma di workshop su come promuovere il vero made in Italy nel mondo (dalle 10 alle 11 del 7/2), sull’innovazione in agricoltura a servizio dell’ambiente (dalle 12 alle 13 del 7/2), sulle le start up (dalle 15 alle 17 del 7/2) e sul modello di vendita diretta di Campagna Amica (dalle 11 alle 13 del 8/2).

Nella giornata inaugurale di giovedì 6 febbraio alla Fieragricola nella sala Rossini – Galleria 6/7 èstato organizzato da Coldiretti Giovani Impresa l’incontro “Agricoltura …. Tutto un altro sviluppo – dai territori un modello sostenibile per una nuova società” che inizia alle ore 11,00 con l’introduzione di Vittorio Sangiorgio (Delegato nazionale Coldiretti Giovani Impresa) con gli interventi di Adam Arvidsson (Sociologo), Marco Marzano De Marinis (Direttore esecutivo OMA) e Alex Giordano (co-fondatore Ninja Marketing).

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Salute mentale e dipendenze patologiche, la Regione firma due accordi con le associazioni degli Enti no profit

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna
Bologna – La Regione Emilia-Romagna ha siglato oggi due accordi che riguardano le strutture residenziali gestite da Enti no profit per l’assistenza a persone con disturbo mentale e per l’assistenza a persone con dipendenze patologiche.

Salute mentale, accordo Regione, Confcooperative e Legacoop
Un sistema di tariffazione unico in tutta la regione per le strutture residenziali psichiatriche accreditate gestite da cooperative no profit. Un più complessivo processo di qualificazione del settore, attraverso i nuovi requisiti che queste strutture private devono avere per ottenere l’accreditamento. Questo prevede l’accordo triennale firmato dall’assessore alle Politiche per la salute, Carlo Lusenti, e i presidenti delle associazioni regionali Confcooperative (Francesco Milza) e Legacoop (Giovanni Monti).
Si tratta del primo accordo regionale per quanto riguarda queste strutture gestite da Enti no profit (un altro accordo, specifico, riguarda invece le strutture private che fanno riferimento ad Aiop), che supera le modalità finora seguite a livello locale, quindi con tariffe disomogenee a seconda del territorio.
In Emilia-Romagna sono 18 le strutture residenziali psichiatriche gestite da Enti no profit, con 282 posti letto. Nel 2012 sono state 341 le persone assistite.
L’obiettivo dell’accordo è qualificare la funzione terapeutico-riabilitativa delle residenze sanitarie psichiatriche nel sistema di cura del Dipartimento di salute mentale, consolidando al tempo stesso il ruolo del servizio territoriale (il Centro di salute mentale) per la progettazione, il coordinamento e il governo dei percorsi clinico-assistenziali dei pazienti per tutta la durata della permanenza in residenza. I nuovi requisiti di accreditamento sui quali l’accordo regionale si basa definiscono standard più stringenti per l’organizzazione degli operatori nelle strutture residenziali psichiatriche, per i tempi di permanenza delle persone assistite e per quanto riguarda la verifica del progetto riabilitativo personalizzato e la valutazione dei risultati. Una particolare attenzione viene data inoltre alla continuità assistenziale con il Centro di salute mentale e alla condivisione del progetto assistenziale con il paziente e la sua famiglia.

Dipendenze patologiche, accordo tra Regione e Coordinamento Enti ausiliari
L’accordo generale per il triennio 2014-2016, firmato dall’assessore Carlo Lusenti e dalla presidente del Coordinamento Enti ausiliari dell’Emilia-Romagna, riguarda le prestazioni erogate ai pazienti dei servizi per le dipendenze patologiche e requisiti specifici per l’accreditamento delle strutture residenziali.
L’accordo introduce la possibilità di destinare parte della spesa per le rette a programmi di assistenza individualizzati (per esempio per sostenere la persona con dipendenza nel proprio domicilio o in situazioni di coabitazione con altri pazienti) e a percorsi innovativi di assistenza a pazienti giovani che hanno difficoltà ad accettare un programma residenziale tradizionale anche di lunga durata.
In Emilia-Romagna sono 65 le strutture sanitarie per persone con dipendenza patologica gestite dal privato no profit per un totale di 1.300 posti residenziali e 188 posti diurni. I pazienti dei Servizi per le dipendenze patologiche delle Aziende Usl inseriti in una struttura residenziale no profit sono 1.390 per un totale di 191.000 giornate di trattamento residenziale.
Nel nuovo accordo, formalizzati inoltre i “requisiti di percorso residenziale nel trattamento delle dipendenze patologiche”, ossia, quegli elementi di qualità che i Servizi per le dipendenze patologiche delle Aziende Usl e le strutture residenziali devono garantire in modo congiunto quando il paziente è inserito in un percorso residenziale. Tali requisiti vanno dalla definizione del progetto terapeutico, alla trasmissione della documentazione clinica, ai criteri di appropriatezza degli inserimenti in struttura, fino agli esiti dei trattamenti.
Prevista anche la continuazione del Progetto “Pluto”, un programma residenziale breve rivolto a persone con disturbo da gioco d’azzardo patologico, realizzato dall’Azienda Usl di Reggio Emilia, in collaborazione con l’associazione Papa Giovanni XXIII di Reggio Emilia.
Prorogata fino al 31 dicembre 2014 la validità delle tariffe contenute nell’accordo precedente, con impegno di entrambe le parti a rivederle per il 2015.

democrazia

Proteggere le radici della Costituzione per far crescere l’albero della democrazia

I sette nani e l’angelo della morte

Sono molte le atrocità nel mondo
e moltissimi i pericoli:
Ma di una cosa sono certo:
il male peggiore è l’indifferenza.
Il contrario dell’amore
non è l’odio, ma l’indifferenza;
il contrario della vita
non è la morte, ma l’indifferenza;
il contrario dell’intelligenza
non è la stupidità, ma l’indifferenza.
È contro di essa che bisogna
combattere con tutte le proprie forze.
E per farlo un’arma esiste:
l’educazione.
Bisogna praticarla, diffonderla,
condividerla, esercitarla sempre e dovunque.
Non arrendersi mai.
(Elie Wiesel, scrittore di origine ebraica sopravvissuto all’Olocausto, premio Nobel per la pace nel 1986)

PREMESSA
A volte, pronunciando certe parole o certe frasi ci si immagina che il loro significato sia chiaro per tutti, che non ne derivino fraintendimenti, che siano talmente riconoscibili da non temere il rischio dell’ambiguità.
Credo invece che quanto più diamo per scontato il significato, tanto più siamo superficiali nel considerare il contesto culturale altrui simile al nostro.
Ad esempio, quando io uso l’espressione: “bene comune” penso che sia chiara, che chi legge capisca a cosa mi riferisco, che cosa intendo con questa espressione (potrei riferirmi all’acqua, alle risorse naturali, all’istruzione pubblica o comunque a qualcosa che realizzi il bene di una comunità).
Lo do per scontato perché penso che certe persone possano farmi credito di fiducia riconoscendosi nel mio stesso contesto culturale, nei miei riferimenti etici e politici.
Ma questa mia operazione mentale non può essere seria perché le ambiguità si possono evitare solo dopo aver esplicitato quel contesto e dimostrato di muoversi verso quell’orizzonte.
Per spiegarmi meglio userò alcune frasi di Heinrich Himmler, Ministro dell’Interno della Germania nazista, proprio sul “bene comune“.
“Gli oppositori del nazismo sono scarafaggi, esseri nocivi e abietti. Distruggerli, non solo non è peccato, ma significa operare per il bene comune, agire a favore della razza e della nazione tedesche.
Zingari, ebrei, pazzi ed emarginati, la lista di coloro che si dovrà imparare a maltrattare senza battere ciglio, a umiliare, a torturare e, per finire, ad asfissiare nella totale impunità e senza l’ombra del minimo rimorso, è lunga”.
Ne deduco che l’espressione “bene comune” non sia la stessa per noi e per Himmler: noi usiamo sullo sfondo il verbo “rispettare“, il ministro nazista usa invece il verbo “distruggere“.
Pertanto mi verrebbe da sintetizzare che il concetto di “bene comune” non sia di per sé bello, positivo, progressista ma che esso sia relativo al contesto socioculturale e politico di riferimento. Sarà solo quest’ultimo a creare il vero significato della parola e a dare senso alle azioni conseguenti.
Lo stesso principio vale naturalmente quando usiamo il sostantivo “cittadini” (quali destinatari di quel bene comune) e qualunque altro termine che riguardi soprattutto gli altri, in un modo più o meno diretto.

PROLOGO
Aktion T4 era il programma pensato dai nazisti per sopprimere le persone con disabilità.
I seguaci del Terzo Reich, dopo la campagna di sterilizzazione, decisero di passare infatti all’eliminazione fisica di bambini ed adulti.
Alcune stime parlano di oltre ottantamila persone uccise dal Terzo Reich, altre invece di quasi duecentomila esseri umani.
Un numero enorme ma sempre una piccola parte rispetto ai 15 milioni circa di esseri umani, vittime dell’Olocausto: ebrei, omosessuali, zingari, dissidenti politici, slavi e testimoni di Geova che il ministro Himmler definiva: “sottoumanità da estirpare“.

PERSONAGGI ED INTERPRETI
Josef Mengele: un giovane tedesco di bella presenza, socievole, educato e ben istruito.
Laureato dapprima in antropologia all’Università  Ludwig Maximilian di Monaco e successivamente in medicina alla Johann Wolfgang Goethe-Universität di Francoforte.
Nel 1940 si arruolò come volontario nell’esercito tedesco.
Nel maggio del 1943, a 32 anni, entrò nel campo di concentramento di Auschwitz dove iniziò i suoi esperimenti di eugenetica usando le persone deportate come cavie umane.
È conosciuto anche come “L’Angelo della morte“.
Rozika, Franziska, Avram, Frieda, Micki, Erzsebet e Perla Ovitz: sette fratelli: cinque femmine e due maschi, rumeni di origine ebraica (nati in Transilvania come Elie Wiesel), affetti da pseudoacondroplasia, che è una delle forme più comuni di nanismo.
Insieme formavano la Compagnia Teatrale “I Lillipuziani” che girava l’Europa dell’Est proponendo uno spettacolo basato su canti, balli e sulla loro inesauribile ironia.
Furono catturati in Ungheria e deportati ad Auschwitz alla fine del mese di maggio 1944.

TRAMA
Al dottor Joseph Mengele brillarono gli occhi quando quelli che per lui erano “I sette nani” arrivarono ad Auschwitz.
Perla Ovitz, a cui si deve la maggior parte delle testimonianze, ricorda che il medico nazista esclamò: “Ho lavoro per i prossimi vent’anni”.
Fu lui che decise di non ucciderli subito; ma non per pietà.
Lui li voleva vivi per i suoi crudeli esperimenti.
Fu così che i sette fratelli diventarono i suoi “preferiti”.
Ottennero qualche privilegio: fu permesso loro di portare i propri vestiti, di tenere una ciotola per lavarsi e di avere dei vasini da notte, tolti ai bimbi uccisi, per i loro bisogni.
In cambio subirono esperimenti tremendi e torture insopportabili, gli prelevarono quantità infinite di sangue e midollo, li sottoposero a continui raggi X, gli versarono acqua bollente e poi gelata nelle orecchie, gli strapparono i denti sani e i capelli, iniettarono sostanze nell’utero delle donne e li costrinsero ad altre atroci malvagità.
Un giorno il dottor Mengele fece uccidere un papà e un figlio acondroplasici, arrivati al campo tre mesi dopo di loro. Voleva esporre le loro ossa in un museo di Berlino perciò ordinò di bollire i loro corpi finché carne e ossa non si fossero separate.
I sette fratelli pensarono fosse finita anche per loro invece il medico nazista li portò in un convegno di alti ufficiali nazisti: li umiliò esponendoli nudi per dimostrare chissà quale teoria.
Fra un esperimento ed una tortura, gli Ovitz furono costretti a cantare e a ballare per il dottor Mengele ed i suoi collaboratori.
In questa sorta di girone infernale i sette fratelli riuscirono, incredibilmente, a vivere sette lunghissimi mesi ad Auschwitz sopportando crudeltà di ogni genere.
Nel gennaio 1945, quando i russi li trovarono erano in condizioni disperate, fra la vita e la morte; ma sopravvissero.
Riuscirono a tornare a Rozalia, il loro villaggio in Transilvania, quindi emigrarono in Israele nel 1949, dove si spensero nel corso degli anni.
Il dottor Joseph Mengele invece, finita la guerra, scappò in Brasile dove visse indisturbato fino al 1979 quando, durante un bagno nell’oceano, fu colto da un attacco cardiaco.
Perla Ovitz visse fino al 2001; grazie a lei si può raccontare la tremenda storia dei “Sette nani di Auschwitz“.

CONCLUSIONI
In questa trama non ho usato aggettivi per descrivere in maniera negativa i criminali nazisti; ciò non perché io non li consideri tali ma per evidenziare quello che Hannah Arendt scrive ne “La banalità del male“: “Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, né demoniaco né mostruoso; non erano persone particolarmente malvagie o perverse, ma banali cittadini che obbedivano più o meno inconsapevolmente all’autorità costituita“.
Questa conclusione, se possibile, genera ancor più terrore perché spiazza e fa indignare.
“Banali cittadini che obbedivano” è quasi un ossimoro perché nessun cittadino dovrebbe essere banale ma consapevole e nessun cittadino dovrebbe obbedire quanto piuttosto rispettare coscientemente o contestare criticamente le leggi.
Mi viene da dedurre quindi che anche l’espressione “cittadini” abbia più contesti di riferimento pertanto non sia di per sé bella, positiva e progressista e che il concetto di “cittadino” sia relativo al contesto socioculturale e politico di riferimento.
Per quanto mi riguarda, onde evitare fraintendimenti derivanti da una mancata chiarezza rispetto allo sfondo culturale, mi affretto subito a dire che, quando uso il termine “cittadini“, per me l’orizzonte di riferimento rimane l’articolo 3 della nostra Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale  e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.“
Se poi non fosse sufficientemente chiaro il significato che attribuisco alla parola cittadino, potrei farmi aiutare da un contrasto: quello fra partecipazione ed indifferenza.
Molto prima che in Tiergartenstrasse n°4, ad Auschwitz ed in altri luoghi spaventosi succedesse qualcosa di tragicamente inaudito per colpa dei militari nazisti e di “banali cittadini che obbedivano“, Antonio Gramsci, nel 1917, aveva immaginato una Città Futura ed in un capitolo intitolato “Indifferenti” aveva spiegato la sua idea di cittadini, scrivendo fra l’altro:
“Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. (…)
L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. (…)
Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. (…)
Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.“
Ricordo di aver avuto fra le mani, tempo fa, la copia di una preziosissima lettera che Giuseppe Mazzini aveva indirizzato a Carlo Mayr; la iniziava rivolgendosi a lui con il termine: “Cittadino“.
Forse oggi ci sembrerebbe spersonalizzante ricevere una lettera da qualcuno che ci chiama “cittadino” ma lì, in quel contesto, quell’espressione era talmente potente ed emozionante che riusciva a sottintendere tutta la forza ideale di cambiamento condivisa fra i due, tutta la sintonia di un senso di appartenenza che rappresentava il loro orizzonte di riferimento condiviso e ben definito.
C’è bisogno di lavorare ancora molto per costruire un vero orizzonte di cambiamento che riesca a formare cittadini attivi, critici, istruiti e consapevoli.
Io penso che occorrano impegno, tempo e pazienza ma che ci sia anche bisogno di proteggere le radici solide della nostra Costituzione, cresciute nel terreno della Resistenza, se vogliamo che l’albero della Democrazia cresca sano e robusto.
Infatti “i meccanismi della costituzione democratica sono costruiti per essere adoperati non dal gregge dei sudditi inerti, ma dal popolo dei cittadini responsabili e trasformare i sudditi in cittadini è miracolo che solo la scuola può compiere.“ (Piero Calamandrei, 1946)

FONTI
– Yehuda Koren e Eliat Negev “In Out Hearts We Were Giants – the remarkable story of the Lilliput Troupe” Carroll & Graff, 2004 (Nei nostri cuori eravamo giganti – La storia eccezionale della Compagnia Teatrale Lilliput).
– Warwick Davis “The Seven Dwarfs of Auschwitz” (I sette nani di Auschwitz), ITV
– Claudio Arrigoni, “Come gli Ovitz sopravvissero al’Olocausto“, in Invisibili

Per i clienti Hera visita gratuita riservata a “La ragazza con l’orecchino di perla”

da: ufficio stampa Hera
Venerdì 7 febbraio promozione sul sito web aziendale per i clienti della multiutility. Due accrediti omaggio a testa ai clic più veloci per la visita guidata gratuita alla mostra “Il Mito della Golden Age da Vermeer a Rembrandt”, il 20 febbraio a Bologna, a Palazzo Fava

Il Gruppo Hera sostiene la mostra Il Mito della Golden Age da Vermeer a Rembrandt, ospitata a Palazzo Fava, a Bologna, dall’8 febbraio al 25 maggio. Fra le opere esposte, la star indiscussa è La ragazza con l’orecchino di perla, celebre capolavoro di Vermeer conservato al Mauritshuis Museum dell’Aja.
Grande promozione per i clienti di Hera, che possono provare ad aggiudicarsi due accrediti a testa per partecipare all’esclusiva apertura serale di Palazzo Fava, con visita guidata gratuita alla mostra, in programma per giovedì 20 febbraio alle ore 19:45.
La promozione sarà on-line su www.gruppohera.it a partire dalle ore 11 di venerdì 7 febbraio. I primi 30 clienti, i più veloci fra quelli che inoltreranno la richiesta compilando l’apposito form accessibile dalla pagina web della promozione, riceveranno al proprio indirizzo di posta elettronica una mail di notifica con tutte le istruzioni per l’accredito.

ATTENZIONE. I posti sono limitati quindi solo i primi a farne richiesta potranno aggiudicarsi gli accrediti.

Esche avvelenate al Lido Nazioni. Provvedimenti e invito ai cittadini

da: ufficio stampa Comune di Comacchio

A seguito delle ripetute segnalazioni circa la presenza di esche avvelenate al Lido delle Nazioni in una superficie che si estende dai bagni “I Camini” e “Thaiti”, alle limitrofe aree dunali, sino alle vie Libia, Liberia, Egitto e Stati Uniti d’America, si fanno presenti due aspetti particolarmente significativi. Già nello scorso mese di gennaio il Comando di Polizia Municipale ha trasmesso l’esito degli accertamenti compiuti alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ferrara. Vista la frequenza degli episodi segnalati, il Comandante di P.M. dott. Paolo Claps ha predisposto, con passaggio delle pattuglie in ore differenti, controlli costanti della zona interessata, allo scopo di prevenire altri incresciosi episodi come quelli descritti. Si fa presente altresì che accanto alla giurisdizione penale, si applica l’articolo 146 del Testo Unico delle leggi sanitarie, che proibisce e punisce la distribuzione di sostanze velenose con la reclusione da 6 mesi a 3 anni e con un’ammenda da 51 a 516 euro. In caso di rinvenimento di esche avvelenate, si invita a segnalare l’accaduto ad un posto di polizia ( ad esempio: Polizia Locale, Carabinieri, Polizia di Stato, Polizia Provinciale, Corpo Forestale dello Stato) e a NON manipolare mai a mani nude il materiale rinvenuto. Si confida nella collaborazione di tutti, al fine di assicurare alla giustizia i responsabili di tali reati, ma anche per rendere fruibili agli animali domestici le aree interessate dalle segnalazioni, senza che debbano sussistere preoccupazioni di sorta da parte dei proprietari.

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Il Governo riconosce lo stato di eccesso di pioggia 2013 all’agricoltura ferrarese

da: ufficio stampa Provincia di Ferrara

Le redazioni sono invitate alla conferenza stampa in programma venerdì 7 febbraio pv alle 14,30 nella sala Torre dei Leoni in Castello Estense (2° piano), per la presentazione del decreto del ministro all’Agricoltura che riconosce l’evento calamitoso di eccesso di pioggia per l’agricoltura ferrarese nel 2013.

Saranno presenti la senatrice Maria Teresa Bertuzzi, l’assessore provinciale all’Agricoltura, Stefano Calderoni, Franco Benetti dell’ufficio danni della Provincia e Gianluigi Zucchi, presidente del Consorzio di difesa Ferrara.

Idrovia: il ministro Zanonato presente alla partnership pubblico-privato da 184 milioni per un Turismo sostenibile

da: ufficio stampa Provincia di Ferrara

L’Idrovia infrastruttura fluviale, corridoio di valenza europea per abbattere le emissioni atmosferiche nel trasporto secondo gli obiettivi di Bruxelles 2014-2020 e, infine, opportunità di sviluppo economico.
È in quest’ultimo aspetto, in particolare, il senso del convegno in programma venerdì 7 febbraio alle 17,30 all’istituto Remo Brindisi di Lido Estensi, dal titolo: “La partnership pubblico-privato nel turismo sostenibile”.
Appuntamento al quale prenderà parte il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, oltre all’assessore regionale al Turismo e Commercio, Maurizio Melucci.
Senso dell’iniziativa è fare il punto sul Contratto di sviluppo presentato al ministero lo scorso 2013 e forte di 184 milioni di investimenti privati che imprenditori locali sono pronti a fare attorno all’Idrovia. In particolare nelle tre grandi aree – logistica ambientale, turismo e servizi e accoglienza e formazione –, attorno all’infrastrutturazione ultimata dalla Provincia costata circa 20 milioni di euro proprio a Lido degli Estensi, con tanto di darsena per un migliaio di posti barca e squero, nuovi di zecca.
Proprio la presenza venerdì del ministro Zanonato dirà a che punto è l’iter del Contratto di sviluppo e quanti dei 184 milioni di progetti è disposto a finanziare il governo, che potrebbe arrivare fino ad un 20 per cento.
Soldi che serviranno a “Far diventare economia l’Idrovia”, come ha spiegato l’assessore provinciale Davide Nardini, nel senso di realizzare insediamenti produttivi e commerciali nel campo della nautica, diportistica, dei servizi e del settore ricettivo in ambito turistico. Il che, tradotto, significa non tanto dare il là alla costruzione degli alberghi che il litorale comacchiese non ha mai avuto a causa dell’offerta di seconde case, ma realizzare nuovi villaggi e campeggi sulla scorta di una professionalità affermata e all’insegna di un turismo sostenibile e coerente con un contesto ambientale patrimonio Unesco.
“Puntiamo sull’indotto dell’Idrovia – ha sintetizzato bene la presidente della Provincia Marcella Zappaterra – con l’apporto fondamentale del privato e come occasione di sviluppo dell’intera area”.
Alcuni numeri aiutano a rendere le dimensioni dell’affare. I dieci campeggi attualmente presenti sulla costa, dati 2012, producono oltre 171mila arrivi e più di 1,6 milioni di presenze. Con la creazione, ad esempio, di ulteriori undici realtà ricettive, si stima una ricaduta economica di circa 16 milioni di euro e la creazione fino a 700 nuovi posti di lavoro.
Il cammino del Contratto di sviluppo dovrà perfezionarsi in un Accordo di programma, nel quale sarà scritto nero su bianco chi fa cosa.
A quel punto parte la realizzazione degli investimenti destinati a trasformare la costa comacchiese in un vero e proprio comparto ricettivo turistico, “Perché – ha spiegato la presidente Zappaterra – non è sufficiente agire solo sulla promozione; occorre anche creare ed ampliare un settore dell’accoglienza, secondo i migliori standard qualitativi e competitivi”.
Finora la Provincia per la realizzazione dell’Idrovia Ferrarese lungo l’asta fluviale lunga 70 chilometri del Po di Volano, ha speso 70 dei 145 milioni a disposizione. Opera che è stata finanziata dall’Ue con ulteriori quattro milioni, proprio perché l’infrastruttura rientra negli obiettivi trasportistici, ambientali e del complessivo sistema della mobilità su cui punta Bruxelles.
Al convegno partecipano poi la presidente della Provincia di Ferrara, gli assessori Davide Nardini (Bilancio e Fondi europei) e Davide Bellotti (Turismo), il sindaco di Comacchio, Marco Fabbri, e gli imprenditori Claudia Volta, Ted Tomasi, Mario Mazzoni e Nora Carli.

UN NUOVO MODO DI VEDERE IL MONDO:
LA PARTNERSHIP PUBBLICO-PRIVATA NEL TURISMO SOSTENIBILE

7 febbraio 2014
Aula Magna – Istituto Remo Brindisi – Via Boiardo n. 10 – Lido degli Estensi (Comacchio)
ore 17.30 – 19.30

PROGRAMMA

Presiede: Davide Nardini, Assessore ai Fondi Europei

Ore 17.30 Apertura dei lavori- Introduzione
Marcella Zappaterra, Presidente della Provincia di Ferrara
Ore 17.45 – Il turismo nel Delta del Po
Davide Bellotti, Assessore Provinciale al Turismo
Ore 18.00 – Un nuovo modello di sviluppo per i lidi comacchiesi
Marco Fabbri, Sindaco del Comune di Comacchio
Ore 18.15 – Il contratto di sviluppo
Claudia Volta – La Collinara
Ted Tomasi – Tomasi Group
Mario Mazzoni – Spiaggia Romea
Nora Carli – Marina degli Estensi
Ore 19.00 – Nuove tendenze nel settore turistico
Maurizio Melucci, Assessore Regionale Turismo e Commercio
Ore 19.15 – Conclusioni
Flavio Zanonato, Ministro dello Sviluppo Economico

Venerdì 7 al liceo Ariosto incontro con lo scrittore e giornalista Claudio Fava

da: Liceo classico statale “L. Ariosto”-Ferrara

Il gruppo di lavoro “Galeotto fu il libro” del Liceo Classico “L. Ariosto” di Ferrara incontrerà lo scrittore e giornalista Claudio Fava nel giorno di venerdì 7 FEBBRAIO 2014 dalle ore 11.15 alle ore 13.10 presso l’Atrio Bassani della sede del Liceo, via Arianuova, 19.

Gli studenti dialogheranno con l’ospite sul suo libro Mar del Plata (add Editore, 2013) e sul libro Galeotto, Uomini e Topi (Of Mice and Men, Bompiani, 1938) di John Steinbeck.
L’incontro è organizzato in collaborazione con i rappresentanti locali dell’associazione Libera.

L’incontro è aperto al pubblico.

Due sbandieratori dell’Ente Palio collaborano con Elisa

da: ufficio stampa Ente Palio città di Ferrara

Due sbandieratori dell’Ente Palio città di Ferrara alla ribalta del mondo della grande musica italiana: si tratta di Andrea Baraldi e Giacomo Malagoli, Campioni Nazionali nella Coppia Tradizionale del Borgo di San Giacomo, hanno infatti “prestato” la loro abilità nel video dell’ultimo singolo di Elisa, “Un filo si seta negli abissi”.
Il video, girato a Milano nelle scorse settimane e diretto da Latino Pellegrini e Mauro Simionato è disponibile in promo sul sito di Repubblica.it al link: http://video.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/elisa-anteprima-video-un-filo-di-seta-negli-abissi/154839/153337?ref=HRESS-14

rocco-casalino

Movimento 5 stelle, “una comunicazione di bassa lega”

Lettera aperta di un’addetta stampa a Rocco Casalino….

Gentile Rocco,
dovrei forse chiamarti collega, ma non ci riesco. E’ un sostantivo che implica identità di percorso, medesimo approccio alla professione, rispetto delle istituzioni. E quindi no, non ti reputo un collega, seppure sei un super stellato, in tutti i sensi, ufficio stampa.
Mi permetto di scriverti perché il tuo comportamento, la tua non-etica, danneggia chi come me lavora ogni giorno seriamente, in regia. Sai Rocco, chi fa il nostro mestiere deve sapere stare sempre due passi indietro, deve esserci senza farsi notare, deve essere informato su quel che succede nel mondo, non per suggerire, ma per consigliare. Possibilmente rimanendo nei termini della deontologia professionale. Deontologia che per me, come per altri, significa attenersi ai canoni di un concetto di comunicazione coincidente con quello di informazione. Te lo traduco? Significa che dobbiamo invitare i nostri committenti a fare dichiarazioni non ideologiche; a fare promesse realizzabili; a non cadere nella demagogia. So che per voi penta stellati che volete rifare il mondo – e avreste voluto rifarlo, come Dio, in pochi giorni – risulta difficile. E sai perché? Perché voi – non tutti voi, probabilmente, perché neppure io voglio generalizzare – non conoscete né la politica né la storia né il valore delle istituzioni. E se non conoscete, inevitabilmente, comunicate il falso. E ammesso che non sia per dolo è per superficialità.
Però ti voglio rasserenare. Essere corretti è possibile. Però bisogna studiare. Per fare l’ufficio stampa e il responsabile della comunicazione di un gruppo parlamentare, non è sufficiente indottrinare i deputati con slogan capaci di arrivare alla pancia della gente; non è sufficiente invitarli a cambiare abiti – Alessandro di Battista, oggi, sembra un perfetto borghese, uno di quelli che voi, a parole, disprezzate -; non è sufficiente fingere di non essere aggressivi e sorridere alle telecamere.

Anche nell’educazione c’è violenza. Nell’elargire imputazioni come ‘condannato’, ‘mafioso’ – Di Battista alle Invasioni Barbariche – o figlio e nipote di un ‘assassino’ – tu alla Bignardi – , c’è violenza. Ho letto l’intervista che hai rilasciato a Repubblica, in cui hai spiegato cosa vi ha fatto tanto inorridire dell’intervista fatta venerdì sera dalla Bignardi a Di Battista. Ho colto svariati ‘scivoloni’: 1) hai quasi ammesso di avere fatto affidamento sul tuo vecchio rapporto, datato Grande Fratello, con Daria Bignardi; 2) hai avuto la presunzione di giudicare la gestione dei contenuti della puntata; 3) hai ipotizzato che Luca Sofri suggerisse le domande alla moglie, come se la Bignardi fosse come voi, bisognosa di parolieri; 4) hai asserito che il tuo ruolo è proteggere i parlamentari. Ma proteggerli da chi? Dalla democrazia che loro stessi dovrebbero rappresentare? Parliamo di deputati, Rocco, gente che dovrebbe avere la forza di cambiare l’Italia con la ragione e il buon senso, non con la debolezza di sentirsi continuamente offesa per lesa maestà. In questo modo, peraltro, li hai danneggiati facendoli passare per utili idioti bisognosi di te. che detto con franchezza, che titoli hai?; 5) hai chiosato definendoti un attivista lottatore. Ma non ti fai sorridere da solo?

Caro Rocco, per me hai dimostrato un’unica cosa. Un’ansia di protagonismo di bassa ‘lega’ o a ‘cinque stelle’, come preferisci definirla. E se io fossi nei tuoi datori di lavoro, farei a meno di te. Ora finisco. Affermi che Di Battista e suo padre hanno sofferto molto per il riferimento della Bignardi a quanto dichiarato da Di Battista Senior a Radio 24, ossia di essere orgogliosamente fascista. Scusa Rocco, ma perché babbo e figlio si sono addolorati tanto se sono così autonomi e indipendenti intellettualmente? Così, Rocco, hai fatto passare il povero Di Battista per uno sciocco, un alunno cui la maestra ha fatto una domanda non prevista nel programma e lui, ingenuo, non ha saputo rispondere. E quindi, come ufficio stampa, hai sbagliato.

Caro Rocco, io, sai, come tanti colleghi che stimo al di là e oltre le idee politiche, ho studiato tanto, ho una laurea, ho fatto un esame di Stato per diventare giornalista, ho fatto tanta gavetta e ho tanto rispetto per questo lavoro. Che è bellissimo, avendo altrettanto rispetto della verità.

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Entro e non oltre

Perché sentiamo l’esigenza di dire due volte la stessa cosa? “Entro e non oltre”… Diavolo, ma perché siamo italiani! In qualsiasi luogo civile del mondo basterebbe dire “entro”: se è “entro” una certa data che va fatta una determinata cosa è ovvio che quella cosa dovrà essere fatta “non oltre” il termine prescritto. Certo, in ogni luogo civile del mondo. In Italia no.
L’Italia, come è noto a tutti, è una Repubblica fondata sulla deroga. Ciò che in teoria si dovrebbe fare “entro”, in pratica lo si può fare anche dopo. Ecco la necessità, certo pedantesca e burocratica, ma anche antropologicamente fondata, di ribadire: ti avverto che stavolta non sto scherzando, faccio sul serio, quella roba lì va fatta davvero, non puoi come al solito fregartene della scadenza…
Il problema è che anche “entro e non oltre” è diventata una trita formula. Ci passa attraverso senza neppure che ci facciamo caso, al punto da non notare neppure la ridondanza. E così anche “entro e non oltre” è divenuto insufficiente. Infatti capita sempre più spesso di leggere negli avvisi il monito aggiornato: “assolutamente entro e non oltre”, “improrogabilmente entro e non oltre”. Ammirevole! Ma è tutto inchiostro sprecato: siamo italiani…

Italiani

Litigiosità e conformismo, gli antichi vizi degli italiani

Lo storico Jacques Le Goff osservò (“Il caso italiano” Einaudi, 1974) che mancavano in Italia studi sistematici sulle forme e sull’evoluzione storica della coscienza sociale. A colmare questa lacuna si dedicò il grande antropologo Carlo Tullio Altan. In particolare vorrei ricordare “La nostra Italia. Arretratezza socioculturale, clientelismo, trasformismo e ribellismo dall’Unità ad oggi” (Feltrinelli, 1986). E già nel titolo sono indicati i ‘mali’ ancora presenti nel costume e nella vita pubblica italiana.
Si deve risalire molto indietro per scoprire i primi documenti di una mentalità perniciosa e ancora vitale. Paolo di Messer Pace da Certaldo (seconda metà del trecento) compila alcune massime che rispecchiano l’ideologia della classe egemone di quel periodo, quella dei mercanti. “Affaticati sempre anzi per te che per altrui.” “Quando vedi il fuoco nella casa del vicino reca l’acqua ne la tua.” “In ogni terra che vai o che stai, dì sempre bene di quei che reggono il Comune; e degli altri non dire però male, perché potrebbero salire al potere.” Giovanni di Pagolo Morelli vissuto a Firenze fra il 1371 e il 1444, ci ha lasciato un documento che scrisse solo per l’uso interno della sua famiglia. “Se sei ricco accontentati di comperare degli amici coi tuoi denari, se non ne puoi avere per altra via; e ingegnati di imparentarti con cittadini amati e potenti.”
Ma i più celebri restano “I libri della Famiglia”, opera del grande umanista Leon Battista Alberti, vissuto fra il 1404 e il 1472 a Firenze. L’ordine dei valori è ben delineato in questo testo: al vertice la famiglia, come valore assoluto di riferimento; seguita dalla proprietà e dai beni che si possiedono; quindi dagli amici e conoscenti potenti e utili. La città, la politica e la vita pubblica vengono considerati solo in quanto possano sostenere ciò che riguarda, con una gerarchia ben indicata, i valori principali. E’ il trionfo del familismo amorale e del ‘particulare’ di cui parlò il Guicciardini.
Se si compie un salto nel Novecento incontriamo Piero Gobetti e la sua diagnosi del fascismo come ‘autobiografia della nazione’. Il giovane liberale scrive: gli italiani si innamorano delle soluzioni facili e dei demagoghi. E oscillano fra un estremismo parolaio e un ‘accomodantismo’, un conformismo che accetta sempre ciò che passa il convento, raccontandosi che ‘così va il mondo’, mentre si vuole nascondere il desiderio di eludere le responsabilità. L’Italia, patria di tutte le ideologie e di tutte le ribellioni, è in realtà un paese di conservatori…
E un altro di quel tempo, Antonio Gramsci, annotava nei suoi quaderni in carcere: il ribellismo estremistico, il sovversivismo irresponsabile, sono manifestazioni di antistatalismo primitivo ed elementare. E, se ben si osserva, il settarismo dell’antipolitica è una forma di clientela personale: senz’altro la peggiore perché tenuta insieme dal fanatismo. Questi caratteri erano stati notati nell’ottocento da due illustri visitatori del nostro paese: Goethe e Stendhal.
Goethe è colpito dalla costante, capillare, onnipresente litigiosità. “E’ incredibile come nessuno vada d’accordo con l’altro. Le rivalità provinciali e cittadine sono accesissime, come pure la reciproca intolleranza”. Infine Stendhal, il cui amore per Milano e per l’Italia non gli fa velo nel registrare con amaro sarcasmo: “La sera, i pomeriggi, nei caffè e sulle piazze tutti discutono dei programmi del governo. Ragionare di politica è un piacere per se stesso; i discorsi offrono uno sfogo al loro temperamento retorico; la conversazione politica costituisce una sorta di teatro i cui risultati pratici sono evanescenti, perché si appaga della propria recita. Non approfondiscono niente. Mai uno sforzo serio; mai dell’energia; nulla si concretizza. Gli italiani gridano continuamente contro la tirannia, ma quando si tratta di rovesciarla, sono sopraffatti da un rispetto superstizioso. E, per quanto riguarda la libertà, rifiutano di studiarne i meccanismi; e si immaginano che un Angelo gliela porterà un bel giorno.”
Cos’è che è all’origine di tale comportamento? Stendhal non ha dubbi: un individualismo sfrenato, l’assenza di una classe dirigente, la mancanza di senso civico e “una funesta abitudine all’odio”.

Fiorenzo Baratelli è direttore dell’Istituto Gramsci di Ferrara

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