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Giorno: 24 Febbraio 2014

Sempre più Made in Italy in mani straniere: Krizia passa ai Cinesi

da: ufficio stampa Coldiretti
Da vino a moda, il made in Italy vola in Cina: continua l’acquisizione da parte di gruppi esteri dei “gioielli” italiani.

Dopo l’agroalimentare, con il vino Chianti, i cinesi mettono le mani anche sulla moda con l’acquisto del marchio Krizia, nuova operazione di acquisizione dei gioielli del Made in Italy che trovano in questi settori le loro espressioni migliori. Ad affermarlo è la Coldiretti nel commentare la cessione della storica maison italiana alla Shenzhen Marisfrolg Fashion Co., azienda leader nel mercato asiatico del pret-a-porter. Operazione che seguel’acquisto da parte di un imprenditore cinese della farmaceutica di Hong Kong dell’azienda agricola Casanova – La Ripintura, a Greve in Chianti, nel cuore della Docg del Gallo Nero. Un fenomeno, quello della vendita di marchi storici del tessuto produttivo italiano, che interessa tutti i settori, dall’agroalimentare fino ai trasporti, ma anche la moda. Prima di Krizia era stata la volta della Poltrona Frau, passata all’americana Haworth, e di Loro Piana al gruppo francese LVMH per 2 miliardi di euro. Alla fine del mese di giugno 2013 la stessa multinazionale del lusso LVMH aveva acquisito – sottolinea la Coldiretti – una partecipazione di maggioranza nel capitale sociale della pasticceria Confetteria Cova proprietaria della societa’ Cova Montenapoleone Srl, che gestisce la nota pasticceria milanese. La Lvmh di Bernard Arnault aveva già in portafoglio Bulgari ed è proprietario di Fendi, Emilio Pucci e Acqua di Parma mentre – continua la Coldiretti – la sua rivale francese Ppr di Francois-Henry Pinault controlla Gucci, Bottega Veneta e Sergio Rossi. Il colpo piu’ grosso nell’alimentare i francesi lo hanno messo a segno nel 2011 con la Lactalis che è stata, invece protagonista – afferma la Coldiretti – dell’operazione che ha portato la Parmalat a finire sotto controllo transalpino,. dopo aver già acquisito in passato la Galbani, la Locatelli e l’Invernizzi. Se nella moda gli emiri del Qatar si sono assicurati lo scorso anno lo storico marchio Valentino, assieme alla licenza Missoni nel settore vitivinicolo quest’anno – continua la Coldiretti -, sempre nel 2013 – continua la Coldiretti – si sono verificate la cessione da parte della società Averna dell’intero capitale dell’azienda piemontese Pernigotti al gruppo turco Toksoz, e il passaggio di mano del 25 per cento della proprietà del riso Scotti ceduto dalla famiglia pavese al colosso industriale spagnolo Ebro Foods. Nel 2012 la Princes Limited (Princes), unacontrollata dalla Giapponese Mitsubishi, aveva siglato un contratto con AR Industrie Alimentari SpA (ARIA), leader italiana nella produzione di pelati, per creare una nuova società denominata “Princes Industrie Alimentari SrL” (PIA), controllata al 51 per cento dalla Princes, mentre il marchio Star passa definitivamente in mano spagnola con il gruppo Agrolimen che ha aumentato la propria partecipazione in Gallina Blanca Star al 75 per cento. Nel 2011 la società Gancia, casa storica per la produzione di spumante, è divenuta di proprietà per il 70 per cento dell’oligarca Rustam Tariko, proprietario della banca e della vokda Russki Standard mentre il 49 per cento di Eridania Italia Spa operante nello zucchero è stato acquisito dalla francese Cristalalco Sas e la Fiorucci salumi è passata alla spagnola Campofrio Food Group, la quale ha ora in corso una ristrutturazione degli impianti di lavorazione a Pomezia che sta mettendo a rischio numerosi posti di lavoro. Nel 2010 il 27 per cento del gruppo lattiero caseario Ferrari Giovanni Industria Casearia S.p.A fondata nel 1823 che vende tra l’altro Parmigiano Reggiano e Grana Padano è stato acquisito dalla francese Bongrain Europe Sas e la Boschetti Alimentare Spa, che produce confetture dal 1981, è diventata di proprietà della francese Financière Lubersac che ne detiene il 95 per cento. L’anno precedente, nel 2009 – prosegue la Coldiretti -, è iniziata la cessione di quote della Del Verde industrie alimentari spa che è divenuta di proprietà della spagnola Molinos Delplata Sl, la quale fa parte del gruppo argentino Molinos Rio de la Plata. Nel 2008 laBertolli era stata venduta all’Unilever per poi essere acquisita dal gruppo spagnolo SOS, è iniziata la cessione di Rigamonti salumificio spa, divenuta di proprietà dei brasiliani attraverso la società olandese Hitaholb International, mentre la Orzo Bimbo è stata acquisita dalla francese Nutrition&Santè S.A. del gruppo Novartis. Lo stesso anno è stata ceduta anche Italpizza, l’azienda modenese che produce pizza e snack surgelati, all’inglese Bakkavor acquisitions limited. Nel 2003 hanno cambiato bandiera anche la birra Peroni, passata all’azienda sudafricana SABMiller mentre negli anni Novanta era stata la San Pellegrino ad entrare nel gruppo Nestlè e la Stock ad essere venduta alla tedesca Eckes A.G per poi essere acquisita nel 2007 dagli americani della Oaktree Capital ManagementLa stessa Nestlè – conclude la Coldiretti – possedeva già dal 1993 il marchio Antica gelateria del Corso e addirittura dal 1988 la Buitoni e la Perugina.

Tper

Tper acquista le azioni di Herm messe in vendita dalla società francese Ratp

da: ufficio stampa Tper

Il Consiglio d’Amministrazione di Tper S.p.A. ha deliberato di procedere all’acquisto in cordata con i Soci privati, Autoguidovie S.p.A. e Nuova Mobilità S.c.a.r.l., delle quote di Herm che la società francese Ratp ha comunicato di voler cedere.
Tper, Agi e Nuova Mobilità, hanno inviato ad Ratp un’offerta vincolante per l’acquisto, pro quota, dell’intera quota azionaria di Ratp in Herm pari al 45,70% del Capitale sociale (di cui Tper possiede già il 44,75%).

Herm (Holding Emilia Romagna Mobilità S.r.l.) con il 42,39% delle azioni è il maggiore socio di Seta S.p.A. (l’azienda che gestisce il servizio di trasporto pubblico locale su gomma nei territori delle Province di Modena, Reggio Emilia e Piacenza) nonché il partner industriale che sovrintende ed ha in capo la gestione della società.

Seta è partecipata anche dagli Enti Locali delle tre province citate, che insieme possiedono complessivamente il 57,61 del capitale.

Si avvia ora il percorso formale previsto dallo statuto societario di Herm, anche nel rispetto dei diritti di prelazione, a conclusione del quale Tper acquisirà il controllo di Herm e la conseguente gestione di Seta, che come già precisato sopra è l’azienda che svolge il servizio di trasporto pubblico locale su gomma nei territori provinciali di Modena, Reggio Emilia e Piacenza.

Inoltre, nei mesi scorsi Tper ha formulato offerta vincolante per l’acquisito del 6,335% del Capitale Sociale di Seta a seguito di esito gara di vendita delle azioni da parte della Provincia di Piacenza, il cui trasferimento avverrà domani, espletate le procedure formali previste dalla Statuto societario di Seta.

Tper attualmente gestisce il trasporto pubblico locale su gomma nei bacini provinciali di Bologna e Ferrara ed il trasporto passeggeri in ambito ferroviario regionale, in partnership con Trenitalia.
Tper è inoltre proprietaria del 13,79% delle quote azionarie di Start Romagna S.p.A., l’altra grande azienda del settore presente in regione, che gestisce i servizi di trasporto pubblico locale su gomma nell’area romagnola.

L’insieme delle operazioni citate rientra nel percorso di sviluppo che vede Tper quale principale nodo di attrazione dell’aggregazione tra le imprese automobilistiche a livello regionale, in linea con quanto previsto dal Piano Industriale approvato dai Soci all’atto della nascita della società.

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Comune di Ferrara, tutti i comunicati del 24 febbraio

da: ufficio stampa Comune di Ferrara

AGENDA DEL SINDACO

Appuntamenti del 25 febbraio 2014

24-02-2014

Martedì 25 febbraio

ore 9 – riunione della Giunta comunale (residenza municipale)

CARNEVALE RINASCIMENTALE 2014 – Una troupe asiatica in città per filmare l’evento

La tv coreana dedica uno special al Carnevale Rinascimentale di Ferrara

24-02-2014

(Comunicato a cura dell’Ufficio stampa del Carnevale rinascimentale)

L’edizione 2014 del Carnevale Rinascimentale di Ferrara travalica i confini nazionali ed europei per sbarcare addirittura in Asia. La TV nazionale Coreana SBS sarà infatti a Ferrara dall’1 al 3 marzo, per girare una puntata della trasmissione Live Today, interamente dedicata all’evento in costume che animerà la città degli Estensi.

Live Today è un programma curato dalla casa di produzione Boman Film di Seoul, in onda da sei anni tutti i giorni feriali, con un grandissimo seguito di pubblico.

Alle 16,30 di sabato 1 marzo una modella della tv coreana, in abito rinascimentale, sfilerà all’interno del corteo storico dedicato a Lucrezia Borgia, unendosi alle contrade del Palio. Il tragitto prevede la partenza da Palazzo Schifanoia e si snoderà lungo le vie del centro fino a piazza Municipale.

L’SBS effettuerà poi diverse riprese all’interno del Castello Estense e degli altri monumenti storici della città, seguendo le numerose iniziative del Carnevale Rinascimentale, oltre a un attento focus sulle eccellenze enogastronomiche del territorio. La troupe sarà infatti ospite di un forno della città per osservare attentamente la preparazione della ‘coppia’, tipico pane ferrarese, e di alcuni dolci, con successiva degustazione dei prodotti artigianali.

Il Carnevale Rinascimentale animerà la città dal 27 febbraio al 2 marzo prossimi con feste, rievocazioni e appuntamenti per piccoli e grandi organizzati dal Comune di Ferrara, con il patrocinio e la partecipazione di Provincia, Camera di Commercio, Università di Ferrara, Unesco e Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna, e con il coinvolgimento di partner commerciali (Cpr System, Carife, Hera) e di numerose associazioni culturali.

L’intero programma sul sito http://carnevalerinascimentale.eu

BIBLIOTECA ARIOSTEA – Incontro con Paolo Urizzi martedì 25 febbraio alle 17

La figura di Ibn Arabî tra santità e profezia

24-02-2014

Sarà dedicato alla figura del sufi medioevale Ibn Arabî l’incontro con l’islamista Paolo Urizzi in programma martedì 25 febbraio alle 17 nella sala Agnelli della biblioteca Ariostea. Nel corso dell’appuntamento, introdotto e coordinato da Marcello Girone Daloli, saranno approfonditi gli insegnamenti del mistico andaluso, che viaggiò tutta la vita nel mondo arabo e che difese l’unità e l’universalità di tutte le forme religiose.

LA SCHEDA a cura degli organizzatori

Paolo Urizzi nato in Italia nel 1951, ha studiato arabo e scienze islamiche all’università dell’Azhar al Cairo. Interessato alla Philosophia Perennis, ha fondato nel ’97 la rivista di studi metafisici e tradizionali Verba Perennia, organo dell’omonima associazione. Dirige una collana di testi del sufismo per conto de ‘Il Leone verde’ Editore e collabora con l’Officina di Studi Medievali di Palermo, con la quale ha pubblicato la traduzione annotata del Kitab al-ta‘arruf di Kalabadhi (“Il sufismo nelle parole degli Antichi”). Tiene Master sul sufismo e sulla mistica alla Scuola Superiore di Filosofia Orientale e Comparativa presso l’Istituto di Scienze dell’Uomo di Rimini e sta organizzando un fondo di testi e di studi ibnarabiani presso la biblioteca della Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Ha pubblicato diversi saggi sul pensiero tradizionale con un’attenzione particolare verso quello di Ibn ‘Arabi.

BIBLIOTECA BASSANI – Mercoledì 26 febbraio dalle 17 in via Grosoli

Con le ‘antiche storie’ tanti racconti per i più piccoli

24-02-2014

Si intitola ‘Pelle d’asino’ il racconto di Sophie Fatus che sarà presentato mercoledì 26 febbraio alle 17 da Adriana Trondoli nel corso del pomeriggio di narrazioni alla biblioteca comunale Bassani di Barco (via Grosoli 42). L’appuntamento, che si concluderà con la lettura di “Rime e poesie – filastrocche e racconti della nonna”, è dedicato ai bambini dai 4 ai 10 anni e rientra nel ciclo di narrazioni ‘L’ora del racconto’ dal titolo ‘Antiche storie’, in programma ogni mercoledì pomeriggio nella sala Ragazzi della biblioteca.

CIRCOSCRIZIONE 1 – Mercoledì 26 febbraio alle 18.30 in via Capo delle Volte

Richieste contributi all’esame della Commissione Cultura

24-02-2014

La 4.a Commissione/Cultura della Circoscrizione 1 si riunirà mercoledì 26 febbraio alle 18.30 nella sede circoscrizionale di via Capo delle Volte 4/d. Nel corso della seduta saranno in particolare esaminate pratiche di richieste contributi.

CONFERENZA STAMPA – Convocata mercoledì 26 febbraio alle 11 in via Bologna

Presentazione del “Carnevale della Circoscrizione 2”

24-02-2014

Per la presentazione del “Carnevale della Circoscrizione 2” mercoledì 26 febbraio alle 11 si terrà una conferenza stampa nella sede circoscrizionale di via Bologna 49.

Interverranno all’incontro il presidente e la responsabile della Commissione Cultura della Circoscrizione 2 Fausto Facchini e Claudia Guarnieri, la presidente del Centro Sociale Rivana Garden Paola Farina, il direttore della galleria commerciale Ipercoop Nicola Lodi, il presidente dell’associazione ‘Vivere in via Bologna’ Marco Spettoli e Silvano Bernaroli della Contrada di San Luca.

CITTA’ SOLIDALE E SICURA – Venerdì 14 marzo in via Darsena con modalità ‘World Cafè’. Iscrizioni entro lunedì 3 marzo

Incontro/laboratorio sullo sviluppo e le prospettive del quartiere Giardino

24-02-2014

(Comunicato a cura degli organizzatori)

Nell’ambito del progetto “Ferrara Città Solidale e Sicura” e in continuità con il percorso partecipato “Cantiere Verde” curato dall’Associazione Basso Profilo – Ri-generazione Urbana, il Centro di Mediazione del Comune di Ferrara promuove un incontro/laboratorio con modalità World Cafè venerdì 14 marzo dalle 17,30 alle 20,30 presso Wunderkammer (in via Darsena 57, nei locali di Palazzo Savonuzzi).

Con tale iniziativa, insieme a Basso Profilo, il Centro di Mediazione intende incentivare la

partecipazione delle associazioni e dei cittadini, concertando le linee guida di intervento nei

prossimi mesi per sostenere nuove azioni di animazione territoriale e di riqualificazione, in

grado di dare risposte alle necessità del Quartiere Giardino.

Dopo la presentazione sintetica del percorso partecipato svolto fino ad ora, questa sarà

l’occasione per la raccolta di stimoli per progetti, attività ed iniziative che i cittadini possano

intraprendere, anche con la collaborazione dell’Amministrazione, con il fine ultimo della riappropriazione positiva e ri-attivazione degli spazi pubblici del quartiere.

L’incontro si avvarrà della metodologia World Cafè, un approccio informale e conviviale (è

previsto un buffet al termine dei lavori), che permetterà ai partecipanti la libera e costruttiva

espressione, nell’ambito di un incontro estremamente operativo di progettazione.

Una modalità per la concertazione delle linee guida di intervento per i prossimi mesi

all’interno del quartiere e che coinvolge in un unico momento diversi soggetti ai diversi livelli

strategici e operativi perchè tutti possano concorrere all’esplicitazione delle diverse esigenze

e alla definizione delle diversificate modalità d’intervento da mettere in campo. A tale incontro

sono invitati dunque i cittadini e abitanti del quartiere, le Associazioni che in esso operano, i

commercianti, le rappresentanze dei Servizi comunali che in veste di tecnici e per

competenza, potranno offrire spunti di programmazione e capacità di intervento, oltre che

tutti gli interessati a animare il territorio in modo positivo.

Per partecipare è necessario iscriversi. Per confermare la propria adesione inviare una

mail all’indirizzo worldcafegiardino@gmail.com indicando i propri nominativi entro lunedì 3

marzo, oppure telefonando al numero 0532/770504.

PER INFORMAZIONI:

Centro di Mediazione: Referenti Anna, Nicola; centro.mediazione@comune.fe.it

Basso Profilo: Referenti Maria Giovanna, Leonardo; info@rigenerazoneurbana.org

CONFERENZA CAPIGRUPPO – Il via dei lavori alle 15.30 in Municipio

Il prossimo Consiglio comunale si riunirà lunedì 3 marzo

24-02-2014

L’esposizione della relazione annuale del ‘Garante dei Diritti delle persone private della libertà personale’ Marcello Marighelli caratterizzerà la prossima seduta del Consiglio comunale, convocata lunedì 3 marzo alle 15.30 nella residenza municipale. Nel corso della riunione sono inoltre previsti la presentazione di un Ordine del giorno e di una Mozione e la votazione di delibere degli assessori Luciano Masieri e Roberta Fusari.

Tempi e modalità dell’Assemblea cittadina sono stati individuati nel corso della consueta riunione della Conferenza dei presidenti dei gruppi consiliari convocata nel pomeriggio dal presidente del Consiglio comunale Francesco Colaiacovo.

In apertura del Consiglio comunale Giannantonio Braghiroli (PD) presenterà un Ordine del giorno sul tema “Solidarietà dell’Amministrazione comunale alla dirigenza dell’Ente Palio e alle Contrade ferraresi in merito alle contestazioni del mese di gennaio”; seguiranno l’illustrazione della Mozione del consigliere Giuseppe Toscano (FI-PdL) in merito alla “Necessità di revocare e bloccare la diffusione del ‘libercolo’ promozionale ‘Ferrara – Bilancio 2009/2014” e quindi la relazione del Garante dei Diritti delle persone private della libertà personale Marcello Marighelli.

Queste infine le delibere contenute nell’ordine del giorno della seduta: (assessore Luciano Masieri) – Presa d’atto della proroga di anni uno del piano di ammortamento del mutuo concesso da credito sportivo alla Società Aurora Athletic Center Ssd a rl e contestuale conferma con proroga di anni uno delle garanzie fidejussorie concesse dal Comune di Ferrara; (assessora Roberta Fusari) – Adesione del Comune di Ferrara alla rete “Sprecozero.net” finalizzata alla condivisione, alla promozione e alla diffusione delle migliori iniziative utili nella lotta agli sprechi da parte degli Enti locali, approvazione dello Statuto e relativo impegno di Euro 250,00 quale quota associativa per l’anno 2014; – Aggiornamento del Regolamento Comunale per l’installazione e l’esercizio degli impianti di telefonia mobile.

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Sisma, ulteriori 14 milioni di euro dalla Regione per le imprese agricole nelle province del cratere

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna
Rabboni:”vogliamo migliorare il potenziale produttivo e sostenere la competitività. Salgono così a 44 milioni le risorse stanziate a favore di 695 imprese”

Bologna – Quasi 14 milioni di euro dalla Regione per sostenere la ripresa economica e rilanciare la competitività delle aziende agricole nell’area del sisma. Il finanziamento (per la precisione si tratta di 13 milioni 943 mila euro) è stato approvato oggi dalla Giunta regionale e permetterà di dare una risposta a tutte le 293 domande ancora presenti nella graduatoria del bando per la misura 121 del Programma regionale di sviluppo rurale 2007-2013. In prima battuta la Regione aveva stanziato 30 milioni di euro, risorse che avevano consentito di concedere un contributo alle prime 402 imprese inserite nella graduatoria approvata il 10 febbraio scorso.
“Questo nuovo finanziamento porta a quasi 44 milioni il plafond di contributi pubblici complessivo e a 695 le imprese beneficiarie, che investiranno complessivamente quasi 118 milioni di euro. In un periodo di stasi degli investimenti come quello attuale, si tratta di un volano di sviluppo importante per il territorio – sottolinea l’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni – In questo modo vogliamo incentivare la realizzazione di investimenti utili a migliorare il potenziale produttivo, per ripartire dopo il terremoto più forti e più attrezzati a competere nei mercati globali.”
Le risorse della misura 121 sono destinate a sostenere progetti di innovazione tecnologica e ammodernamento delle imprese agricole. L’entità dell’aiuto è compresa tra il 20 e il 40% della spesa e tra gli interventi finanziabili vi sono l’acquisto e la ristrutturazione di immobili, l’acquisto di impianti e attrezzature, ma anche la creazione di siti Internet. Le province e i comuni interessati sono quelli dell’area del cratere.

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CMB di Carpi, oggi incontro in Regione: accordo per la Cigs a 262 lavoratori

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Bologna – Cassa integrazione straordinaria per 262 lavoratori della CMB Cooperativa Muratori e Braccianti di Carpi. È questo quanto definito nel verbale d’accordo siglato in seguito all’incontro che si è svolto oggi a Bologna in Regione tra i rappresentanti delle istituzioni, i vertici della Cmb e i rappresentanti dei lavoratori e i sindacati di categoria.
Durante la Cigs – che scatterà dal 1 marzo prossimo – i lavoratori interessati verranno sospesi a zero ore e si attuerà una rotazione del personale dove consentita dalle esigenze tecnico-produttive per figure di analoga professionalità. I criteri per la rotazione saranno individuati demandando a successivi accordi con le Rsu. Non sarà interessato dalla rotazione il personale diretto alla produzione soggetto di responsabilità economiche e in materia di sicurezza (come direttori di cantiere, responsabili o addetti alla contabilità).
Le parti hanno, inoltre, convenuto di procedere, su richiesta di una delle stesse, ad incontri periodici di verifica per esaminare l’evoluzione del mercato e la situazione aziendale con particolare attenzione ai livelli occupazionali. Previsti anche incontri periodici, in sede aziendale, per una verifica complessiva in merito all’andamento degli strumenti previsti dall’accordo raggiunto.

“Prorogare la sospensione del mutuo per le case colpite dal terremoto”. Pressing in Regione

di Lorenzo Paussa

Avere la propria casa ancora inagibile a causa del terremoto di due anni fa e rischiare di dover tornare a pagare il mutuo. È allarme tra gli emiliani terremotati, dato che in Regione le delibere per interrompere il pagamento della rata anche nel 2014 sono ancora in sospeso. Non solo. In assenza di accordi specifici, molte banche hanno già fatto ripartire i pagamenti dal 1° gennaio.

Il comitato Sisma.12, che rappresenta i cittadini terremotati, ha deciso di alzare la voce. Lo farà il prossimo 26 febbraio davanti ai palazzi di via Aldo Moro, dove ribadirà l’urgenza di rinnovare la sospensione del mutuo fino a che gli immobili danneggiati non tornino perlomeno ad essere agibili. Una proroga che non può aspettare. Il tempo inizialmente stimato per riparare abitazioni e capannoni si è infatti notevolmente allungato, perché come se il terremoto non bastasse, la Bassa emiliana è stata colpita anche da una tromba d’aria nel luglio 2013 e dalla recente alluvione che ha provocato lo straripamento del Secchia.

E di fronte alla drammaticità del problema, Sisma.12 dichiara forte preoccupazione, denunciando «l’assenza e il silenzio del commissario/presidente Vasco Errani» e dichiarazioni «estremamente fantasiose» da parte dei suoi collaboratori. Ecco perché i membri del comitato, dopo aver incontrato i vertici dell’Associazione Bancaria Italiana Emilia-Romagna, hanno deciso di recarsi in Regione mercoledì prossimo. Dall’Abi il presidente Luca Lorenzi, al quale comunque il governatore Errani, l’assessore Muzzarelli e alcuni parlamentari avevano chiesto dei chiarimenti, garantisce «massima disponibilità delle banche verso i clienti – privati o aziende – titolari di edifici inagibili e non ancora recuperati». E indica come condizione essenziale per la sospensione del mutuo, che una volta ufficializzata durerebbe fino alla fine del 2014, la presentazione di un documento che testimoni «la volontà di aderire al progetto di recupero dell’abitazione o del capannone».

Nello specifico, si tratta di uno tra i modelli Mude (Modello unico digitale per l’edilizia) e Sfinge (il portale per presentare domande di contributo). Certificati che i membri di Sisma.12 presenteranno mercoledì in via Aldo Moro. Nell’occasione saranno consegnate direttamente al presidente Errani anche le 12mila firme dei cittadini che aderiscono alle altre richieste del comitato, che mirano a una semplificazione delle pratiche burocratiche e a vantaggi fiscali per i territori colpiti dal sisma.

Intanto Errani esprime soddisfazione per la disponibilità ottenuta dall’Abi. «Ora ci auguriamo – ha poi aggiunto – che questa apertura diventi concreta e solida e continueremo a lavorare perché ciò avvenga, per dare sempre maggiori certezze ai territori colpiti».

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Violenza, in Emilia-Romagna sono circa 1.500 i minori in carico ai servizi sociali

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna
Politiche per la salute – La Regione presenta le Linee di indirizzo regionali per l’accoglienza di bambini e adolescenti vittime di maltrattamento e stanzia 500mila euro. Lusenti: “Promuovere sempre più una cultura dei diritti con interventi omogenei in tutto il territorio”

Bologna – In Emilia-Romagna sono circa 1.500 i bambini e gli adolescenti in carico ai servizi sociali perché vittime di violenze o maltrattamenti. Violenze e abusi avvengono nell’80,2% dei casi in famiglia (in prevalenza italiana per il 64,4%) e le vittime sono in maggioranza femmine (57,8%). Le condizioni di rischio nel 2012 sono state 4.213 contro 89 abusi diagnosticati, secondo i dati dei servizi delle Neuropsichiatrie regionali.

Per fronteggiare questo fenomeno in gran parte sommerso, la Regione Emilia-Romagna ha presentato oggi in un convegno le “Linee di indirizzo regionali per l’accoglienza e la cura di bambini e adolescenti vittime di maltrattamento/abuso”. Adottate dalla giunta regionale nel novembre scorso – in un piano più ampio comprendente anche le Linee d’indirizzo per l’accoglienza delle donne – puntano a rendere omogeneo su tutto il territorio regionale il percorso di accoglienza e cura ai minori che hanno subito violenza fisica, sessuale, psicologica. Si rivolgono a tutti i soggetti istituzionali coinvolti: servizi delle Aziende sanitarie, servizi sociali comunali, scuola, servizi educativi rivolti all’infanzia, associazioni e strutture del terzo settore (organizzazioni di volontariato, sportive, centri di aggregazione), forze dell’ordine, autorità giudiziaria.

“Il nostro obiettivo è promuovere sempre più una cultura dei diritti con interventi omogenei in tutta la regione – ha spiegato l’assessore alle Politiche per la salute, Carlo Lusenti – per garantire la stessa qualità della presa in carico. I servizi del sistema regionale devono quindi saper leggere i bisogni di oggi, in rapido e profondo cambiamento rispetto a quelli di ‘ieri’, assicurando non tanto aumenti di prestazioni ma capacità di relazione e integrazione. Fare di più, e soprattutto ancor meglio, è la nostra priorità”.

Risultato di un lavoro condiviso durato due anni e che ha coinvolto le Aziende sanitarie, gli enti locali, il mondo della scuola, il documento affronta quello che è a tutti gli effetti un problema di salute pubblica, per l’impatto che i fenomeni di maltrattamento hanno sulle vittime e più in generale a livello sociale.

Nelle Linee d’indirizzo regionali si analizzano i principali tipi di maltrattamento/abuso (fisico, sessuale, trascuratezza grave, eccesso patologico nelle cure, violenza assistita ossia quelle situazioni in cui i bambini si trovano ad assistere a violenza), e si affrontano la metodologia di intervento, i modi e i processi per riconoscere e far emergere le situazioni di malessere, l’attivazione dei servizi e il lavoro in rete. Prima avviene il riconoscimento dei segnali di malessere, più efficaci saranno gli interventi di protezione e cura.

Il fenomeno è in gran parte sommerso (proprio perché si manifesta all’interno della famiglia), e per questo è da contrastare attraverso la prevenzione, la rilevazione precoce delle situazioni, la protezione e la cura della vittima, il consolidamento di azioni multidisciplinari (sociali, sanitarie, educative, giuridiche) e integrate dei servizi.

A livello organizzativo l’attuazione delle linee di indirizzo spetterà a coordinamenti locali che coinvolgono le Conferenze territoriali sociali e sanitarie, le Aziende sanitarie, gli enti locali.

La Regione Emilia-Romagna ha stanziato 500.000 euro per sostenere l’applicazione delle Linee di indirizzo, attraverso iniziative di informazione e formazione sugli operatori dei servizi e per rafforzare le reti territoriali per l’accoglienza delle vittime di maltrattamento.

I dati sul fenomeno in Emilia-Romagna
Dai dati del Sistema informativo regionale dei servizi sociali (al 31 dicembre 2011, ultimi disponibili) sono 1.497 i bambini e gli adolescenti assistiti per maltrattamenti, ovvero 2 bambini o ragazzi ogni 1.000 residenti minorenni. Il dato è in aumento: nel 2010 i minori assistiti erano 1.490, nel 2009 erano 1.188, nel 2008 era sotto i mille (962).

Le condizioni di rischio nel 2012 sono state 4.213 contro 89 abusi diagnosticati dai servizi delle Neuropsichiatrie delle Aziende sanitarie regionali.

L’80,2% delle violenze avviene nel contesto familiare, il 7,1% sempre da parte di un parente non convivente, il 12,7% al di fuori della famiglia. La violenza avviene nel 64,4% dei casi in famiglie italiane.

Nel 57,8% dei casi la vittima è femmina. La violenza sessuale costituisce il 28,5% dei casi esaminati, il maltrattamento fisico il 25,3%, la violenza assistita il 20,3%, il maltrattamento psicologico il 12,7%, la prostituzione il 9,5%, la trascuratezza grave il 9,3%.

Domani a Comacchio conferenza sui lavori di escavo del portocanale di Porto Garibaldi

da: ufficio stampa Comune di Comacchio

Il Sindaco Marco Fabbri, a seguito delle problematiche riscontrate negli ultimi giorni dai pescatori di Porto Garibaldi, segnala che domani, martedì 25 febbraio 2014, in Municipio si svolgerà una conferenza di servizi con tutti gli Enti coinvolti ad esprimere un parere. Si auspica una risoluzione a breve della questione legata all’escavo del fondale del portocanale, affinchè quanto prima possano partire i lavori già pianificati. Si sottolinea che le procedure sono previste per legge e che l’Amministrazione Comunale sta seguendo con estrema attenzione questa problematica, al pari di tutte le altre.

A Unife la nuova edizione del ciclo di Conversazioni pubbliche su temi urbani e di paesaggio

da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

Primo appuntamento mercoledì 26 febbraio alle ore 14,30, nell’Aula A5 del Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara, (Palazzo Tassoni-Estense, via Quartieri, 8), con la nuova edizione del ciclo di Conversazioni pubbliche su temi urbani e di paesaggio, organizzate nell’ambito delle attività del Laboratorio di Sintesi Finale di Urbanistica del Dipartimento di Architettura di Unife, coordinato dal Prof. Romeo Farinella.
Relatore della prima conferenza sarà Massimo Rossi, geografo e responsabile della Cartoteca della Fondazione Benetton Studi e Ricerche di Treviso, che parlerà di “Il ruolo della cartografia storica nelle pratiche di progettazione urbana e paesaggistica”.

Di seguito il calendario di tutti gli appuntamenti che si terranno sempre alle 14.30 nell’Aula A5 del Dipartimento:

• Mercoledì 12 marzo
La città attiva: aspetti culturali, infrastrutturali e politici
Antonio Borgogni, pedagogista dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale (Uniclam)
Comprendere e spiegare: ricerca qualitativa e studio della città
Simone Digennaro, ricercatore in scienze motorie dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale (Uniclam)

• Mercoledì 19 marzo
Esiste un’antropologia urbana?
Giuseppe Scandurra, antropologo dell’Università di Ferrara

• Mercoledì 26 marzo
Arte del giardino urbano e luoghi comuni. Temi e strumenti del progetto contemporaneo di spazio aperto
Anna Lambertini, architetto e paesaggista AIAPP studio Limes di Firenze

• Mercoledì 2 aprile
Politiche della casa in Italia. Riflessioni e proposte
Diego Carrara, economista e direttore ACER Ferrara

• Mercoledì 16 aprile
Architecture et forme urbaine de la ville chinoise
Liang Zhang, Architetto, artista, Centro LAA/LAVUE-CNRS/UMR di Parigi

Per informazioni: Carlotta Cocchi: 0532/293554 – 338/6195391

Il sistema per far risparmiare allo Stato 70 miliardi di euro e ridurre il debito pubblico senza tagli e senza tasse

da: Giovanni Zibordi e Claudio Bertoni

Se qualcuno affermasse che potremmo risparmiare 70 miliardi l’anno senza diminuire la spesa pubblica o combattere l’evasione fiscale, che potremmo far ripartire l’economia risparmiando 70 miliardi l’anno e investirli per la ripresa delle nostre imprese, e che potremmo avere a disposizione 70 miliardi senza uscire dall’Euro e rispettando i Trattati… ci credereste? La soluzione è questa, lo dice l’articolo 123 del Tfue: il governo può creare una banca di proprietà statale che lo finanzi.
Il sistema è semplice: la Bce crea il denaro e lo presta alla banca pubblica allo 0,25% e la banca pubblica lo presta allo Stato allo 0,50% invece che all’attuale 4%. Su 2.000 miliardi di debito pubblico arriveremo a risparmiare 70-80 miliardi l’anno. Troppo bello per essere vero? Per la Germania no. Lo fa già! Per la Francia no. Lo fa già! Noi, comunque, lo abbiamo chiesto direttamente all’Unione Europea e alla Bce. La risposta è stata che sì, si può fare.
Le aziende chiudono, la disoccupazione aumenta, le tasse aumentano, si tagliano i servizi? Bene, tutto questo si potrebbe evitare e subito.

Nell’intervento che segue, l’approfondimento tecnico e la corrispondenza con la Bce.
Nella speranza che “qualcuno” prenda in considerazione molto seriamente la proposta, subito.

Il debito pubblico è un problema di interessi, non di deficit eccessivi e si può risolvere

L’immagine che ognuno di noi ha dell’Italia è di un paese in cui “non ci sono soldi” e la spiegazione che ci viene fornita è che i governi, da decenni, spendono di più di quello che incassano, per cui l’accumulo dei deficit pubblici cronici ha creato un enorme debito rendendo necessaria l’austerità.
In realtà, la causa dell’elevato debito pubblico, attualmente di 2.100 miliardi, sta nel fatto che negli ultimi trent’anni lo Stato italiano ha pagato più di 3.000 miliardi di interessi. La soluzione del problema è quindi ridurre il costo degli interessi sul debito.
Il problema del debito pubblico non è, quindi, un problema di deficit eccessivi, ma di interessi eccessivi: ce lo dicono i dati. Se guardiamo i numeri nella tabella successiva, vediamo che il debito pubblico italiano è esploso di colpo tra il 1982 al 1993, quando la spesa per interessi passò da 35 a 156 miliardi (convertendo le lire di allora in euro di oggi). Si può quindi sostenere che, a parità (presumibilmente) di sprechi e corruzione, il debito pubblico è aumentato a causa della spesa per interessi.

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Tabella – Spese per interessi sul debito pubblico

Come si vede nell’ultima colonna della tabella (in valori attualizzati e traslati in euro di oggi) la spesa per interessi è raddoppiata in quattro anni, dai 35 miliardi del 1980 ai 69,8 miliardi del 1984 e di nuovo è raddoppiata a 142 miliardi nel 1991 per toccare un picco a 157 miliardi nel 1992.

Nella tabella si legge anche che dal 1992 lo Stato italiano ha applicato politiche di austerità, cioè di aumento delle tasse, incrementando le sue entrate in modo da avere sempre un avanzo di bilancio (differenza tra spese ed entrate prima degli interessi), come si vede nell’ultima colonna. Nonostante più di vent’anni di politiche di austerità, cioè di imposizione fiscale crescente, iniziate con i governi Ciampi e Dini nei primi anni ’90, lo Stato non è poi più riuscito a ridurre il debito pubblico a causa della “rincorsa” degli interessi che si cumulavano.

Grafico- Aumento del deficit a causa dei finanziamenti sul mercato
Grafico- Aumento del deficit a causa dei finanziamenti sul mercato

La ragione di questa esplosione di spesa per interessi, è che nel 1981 è caduto l’obbligo della Banca d’Italia di comprare debito pubblico calmierandone gli interessi.

La “troika” (Ue, Banca centrale europea e Fondo monetario) e i governi Monti, Letta (e ora sentiremo Renzi), non menzionano mai, però, questo semplice fatto, ovvero che il debito pubblico si è cumulato a causa del fatto che lo Stato si è finanziato sul mercato e quindi pagando interessi reali elevati, mentre prima usufruiva del finanziamento della Banca d’Italia che ne riduceva il costo ad un livello pari o inferiore all’inflazione, quindi il debito non si accumulava (in percentuale sul Pil).
Detto in parole semplici, lo Stato italiano è stato obbligato a farsi prestare denaro a costi di interessi dettati dalle banche estere (diciamo dal mercato finanziario estero), quando invece avrebbe potuto continuare a farsi finanziare a costo zero dalla Banca d’Italia.
Se quindi eliminassimo questo laccio finanziario che costringe all’austerità permanente, l’Italia potrebbe ridurre le tasse in modo sostanziale e tornare ad essere un paese con un’economia paragonabile agli altri paesi europei, e non un caso quasi disperato di depressione economica come accade ora.

La soluzione

Lo Stato italiano potrebbe invertire questo dannoso meccanismo, e da subito. In apparenza non sembrerebbe possibile farlo se non uscendo dall’Euro e rompendo i trattati europei, perché con l’articolo 123 comma 1 della ‘versione consolidata del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea’ viene vietato alla Banca centrale europea di finanziare l’acquisto diretto di titoli di Stato e l’unica azione che la Bce può fare è quella di creare denaro per prestarlo alle banche.

Il comma 1 dell’articolo 123 recita testualmente: “Sono vietati la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia, da parte della Banca Centrale Europea o da parte delle banche centrali degli Stati membri (in appresso denominate «banche centrali nazionali»), a istituzioni, organi od organismi dell’Unione, alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di diritto pubblico o a imprese pubbliche degli Stati membri, così come l’acquisto diretto presso di essi di titoli di debito da parte della Banca centrale europea o delle banche centrali nazionali”.

Da quando è iniziata la crisi finanziaria nel 2008, la Bce ha creato (“dal niente” e senza costi) circa 2.800 miliardi di euro e ha di recente fornito alle banche più di 1.000 miliardi ad un costo vicino allo zero, usati da queste per comprare titoli di stato a lunga durata come i Btp. In pratica le banche italiane hanno ricevuto prestiti ad un costo inferiore allo 0,5%, con cui hanno comprato Btp che rendevano più del 4%.

E’ evidente che se lo Stato potesse prendere a prestito dalla Bce lo stesso denaro che ha fornito alle banche a questo tasso, risparmierebbe decine di miliardi ma, come sappiamo, questa strada sembra sbarrata, oltre che dall’opposizione dei quattro paesi nordici, dai trattati europei che l’Italia stessa ha firmato.

In realtà il comma 2 dello stesso articolo 123 offre una scappatoia agli Stati dell’Eurozona perché prevede che anche gli enti creditizi di proprietà pubblica possano ricevere i finanziamenti dalla Bce. E poi, nulla impedirebbe loro di girare questi soldi allo Stato.

comma 2 articolo 123 – Le disposizioni del paragrafo 1 non si applicano agli enti creditizi di proprietà pubblica che, nel contesto dell’offerta di liquidità da parte delle banche centrali, devono ricevere dalle banche centrali nazionali e dalla Banca centrale europea lo stesso trattamento degli enti creditizi privati.

Uno Stato della Ue che controllasse gli enti creditizi, potrebbe farsi finanziare da loro i deficit, pagando un interesse vicino a quello che la Bce offre, cioè vicino allo zero e comunque non superiore all’inflazione.

Su un debito pubblico italiano attuale di circa 2.000 miliardi, questo significherebbe arrivare a pagare interessi per 10-20 miliardi annui, invece che gli oltre 80 miliardi attuali.

Le cifre che indichiamo sono esemplificative e l’analisi potrebbe essere fatta in modo più dettagliato, ma la sostanza è che se il debito pubblico venisse man mano rifinanziato tramite prestiti diretti di banche pubbliche (che hanno accesso al finanziamento della Bce), il suo costo non verrebbe più determinato dal mercato finanziario. Si tornerebbe cioè alla situazione pre-1981, quando il costo del debito pubblico non era un problema perché era costantemente pari o inferiore all’inflazione.

Va sottolineato che non ci sarebbe alcun rischio per le banche pubbliche, perché lo Stato italiano, al netto degli interessi, è un ottimo “pagatore”, come si evince dai dati della tabella precedente.

Uno scambio di email con la Banca Centrale Europea
La strada per arrivare a risparmiare anche 70 miliardi di euro di interessi all’anno per lo Stato italiano, quindi esiste. Abbiamo voluto verificare questa possibilità, (già applicata in Germania e Francia tramite due enti pubblici, rispettivamente KfW e Bpi), contattando gli uffici dell’Unione europea e interrogandoli circa la fattibilità dell’utilizzo di banche pubbliche per finanziare lo Stato.

La risposta ricevuta per email a nome della Bce è stata affermativa [leggi il documento originale]: “Il divieto di scoperto bancario e di altre forme di facilitazione creditizia in favore dei governi non si applicano agli enti creditizi di proprietà pubblica che, nel contesto dell’offerta di liquidità da parte delle banche centrali, devono ricevere dalle banche centrali nazionali e dalla Banca centrale europea lo stesso trattamento degli enti creditizi privati”. Inoltre, in riferimento a banche pubbliche: “Gli istituti di credito possono liberamente prestare i soldi ai governi o comprare i loro titoli di stato, nonché prestare soldi a qualsiasi cliente”.

E’ quindi possibile per lo Stato italiano nazionalizzare una banca che acceda poi alla liquidità della Bce e finanzi il suo debito ad un tasso di interesse appena superiore a quello applicato dalla Bce stessa, e in ogni caso sempre molto inferiore a quello di mercato che, va ricordato, è attualmente superiore del 3% all’inflazione.

Stiamo parlando qui di come “trovare” non due o tre miliardi con l’Imu, con qualche privatizzazione o risparmiando su sanità, scuole, infrastrutture, ma risparmiando sugli interessi, sulla rendita che da decenni lo Stato italiano paga a investitori esteri, banche e anche a investitori italiani.

Si tratta alla fine di scegliere se favorire la rendita finanziaria o il lavoro e le imprese. La rendita finanziaria, cioè chi vive speculando, ha incassato in trenta anni dallo Stato, lo ricordiamo ancora, più di 3mila miliardi di euro di interessi, mentre le imprese e i lavoratori italiani venivano schiacciati da una tassazione soffocante, giustificata con il peso del debito pubblico di 2mila miliardi, creato dall’accumularsi di questi interessi.

Gli italiani devono rendersi conto che non è vero che “non si può fare niente” contro il peso del debito pubblico e delle tasse che ci ritroviamo a causa dei trattati firmati e delle posizioni degli altri governi all’interno delle istituzioni europee. In realtà, un governo italiano competente e che abbia a cuore gli interessi degli italiani invece che nel “mercato finanziario” può muoversi anche all’interno dei trattati europei.

Il nostro, oltre che un articolo, è anche un appello ai cittadini italiani che trovino convincenti i fatti che abbiamo esposto e diffondano, ovunque possano, questa soluzione pratica al problema del debito, allo scopo di mettere la parola fine alle politiche di austerità che stanno soffocando l’economia italiana.

Giovanni Zibordi, si occupa di mercati finanziari e gestisce uno dei siti finanziari più noti in Italia, www.cobraf.com economia a Modena, ha anche tre anni di dottorato in economia a Roma, un Mba a Ucla e ha lavorato precedentemente in consulenza manageriale, ha vissuto a Los Angeles e New York per sette anni.

Claudio Bertoni si occupa di impresa ed è stato per più di vent’anni imprenditore nell’ambito del commercio equo e solidale. Dottore in Scienze Agrarie, sa che i beni reali valgono più del denaro e ricerca, come cittadino, le soluzioni possibili ai problemi monetari di macroeconomia.

P.S. Alcune obiezioni che si potrebbe portare e relative risposte
Per quanto riguarda l’obiezione sul mancato rendimento che gli investitori privati italiani avrebbero sui loro investimenti in titoli di Stato, va notato che hanno oggi solo un terzo dei titoli di Stato e si concentrano in prevalenza sui Bot e Cct che rendono meno dell’1%, mentre gli investitori esteri e le banche si concentrano sui Btp che pagano intorno al 4%. Si può stimare quindi che su circa 80 miliardi di interessi annui, ne ricevano non più di 20-25 miliardi. In secondo luogo, i detentori di titoli di Stato in larga maggioranza appartengono alla fascia più benestante della popolazione, che è quella che ha in realtà beneficiato della crisi, perché ha goduto di rendimenti (al netto dell’inflazione) maggiori degli anni precedenti e anche di guadagni in conto capitale. In terzo luogo, se, a causa del finanziamento diretto di banche pubbliche allo stato suggerito, i rendimenti dei Btp scendessero intorno o sotto l’1%, le famiglie italiane potrebbero comunque investire in fondi e titoli di reddito fisso in tante altre parti del mondo. Infine, se i titoli di stato diventassero meno attraenti, le famiglie potrebbero essere spinte a investire allora di più in obbligazioni italiane aziendali, aiutando così il finanziamento delle imprese italiane.

Domani all’Auditorium di S.Lucia il seminario dal titolo “Se le donne chiedono giustizia”

da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

Domani, martedì 25 febbario, dalle ore 15 alle 18, in Auditorium di S.Lucia (via Ariosto, 35) si terrà il seminario dal titolo Se le donne chiedono giustizia.
L’incontro trae spunto dalla ricerca omonima, svolta nell’ambito del Programma Daphne III dell’Unione Europea e coordinata da Giuditta Creazzo per la Fondazione di ricerca Istituto Carlo Cattaneo di Bologna.
L’indagine ha preso in esame un campione significativo di fascicoli giudiziari – il campione bolognese è stato analizzato da Stefania Crocitti, ricercatrice in criminologia presso l’Università di Bologna – e ha confrontato i dati con interviste a donne vittime di violenza e a testimoni privilegiati, oltre che con la diretta presenza in aula durante le udienze penali.
Di tutto questo parleranno, nella loro introduzione, Giuditta Creazzo e Stefania Crocitti.
Il loro contributo verrà approfondito alla luce dell’esperienza di Luca Marini, Presidente della sezione penale del Tribunale di Ferrara, e Roberto Ceroni, Sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Ravenna.
L’incontro sarà introdotto da Chiara Sapigni, Assessore alla Sanità, ai Servizi alla Persona ed all’Immigrazione del Comune di Ferrara. Il Comune, infatti, è capofila del progetto Violenza di genere e rete locale, in cui anche questo incontro è inserito.
Condurrà la discussione Cristiana Fioravanti, Delegata del Rettore per le Pari Opportunità di Unife.
Il progetto è stato finanziato dal Dipartimento Pari Opportunità ed è realizzato congiuntamente dalle associazioni Centro Donna Giustizia, Centro di ascolto per uomini maltrattanti e Movimento Nonviolento, in collaborazione con: Università di Ferrara, Fondazione Forense, Camera Minorile e Udi.

Per informazioni: Maria Grazia Campantico 3351409739

“Ridurre il debito”: ecco il carteggio originale con L’Unione Europea e la Banca Centrale Europea

da: Giovanni Zibordi e Claudio Bertoni

Il carteggio originale con L’Unione Europea e la Banca Centrale Europea

Date: Tuesday, 10/12/2013 17:23:50
From: “Claudio Bertoni”
Subject: [Case_ID: 830870 / 1548784] art. 123- Delucidazioni
————————————————–
[…]
E’ chiaro che la BCE non può acquistare direttamente Titoli di Stato e quindi quello che è mia intenzione approfondire ora, e in ultimo, sono le seguenti domande:

1) comma 2 art. 123 TFUE: è possibile per un Ente creditizio di proprietà pubblica accedere all’offerta di liquidità, oggi al tasso dello 0,25%, della BCE?

2) Se sì come penso, questo Ente creditizio di proprietà pubblica può prestare denaro al Governo affinchè lo stesso possa pagare i suoi debiti ai mercati finanziari? Ovviamente attraverso la cessione a garanzia dei Titolo di Stato acquistati dall’Ente creditizio pubblico stesso?

3) E l’Ente creditizio pubblico può decidere liberamente il tasso di interesse?
Grazie ancora per la vostra cortese risposta

———- Messaggio inoltrato ———-
Da: Europe Direct <citizen_reply@edcc.ec.europa.eu>
Date: 13 gennaio 2014 10:50
Oggetto: [Case_ID: 0830870 / 1548784] art. 123- Delucidazioni
A: claudio.bertoni1910@gmail.com

Gentile Signor Bertoni,
La ringraziamo per il suo messaggio. Desideriamo scusarci per il ritardo.
Le inoltriamo le risposte alle sue domande, fornite dalla Banca centrale europea:

1) comma 2 art. 123 TFUE: è possibile per un Ente creditizio di proprietà pubblica accedere all’offerta di liquidità, oggi al tasso dello 0,25%, della BCE?

1. Gli enti pubblici creditizi dell’area dell’euro sono un elemento importante del sistema bancario e pertanto hanno un ruolo essenziale nel fornire prestiti all’economia reale. Pertanto è importante per l’Eurosistema che essi siano trattati alla pari degli istituti creditizi privati nel contesto delle operazioni di rifinanziamento per assicurare un efficiente trasmissione delle decisioni riguardanti la politica monetaria all’economia. Pertanto la risposta alla sua prima domanda è si ed e per questo che l’articolo menzionato è presente nel Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE)*. L’articolo stabilisce che il divieto di scoperto bancario e altre forme di facilitazione creditizia in favore dei governi “non si applicano agli enti creditizi di proprietà pubblica che, nel contesto dell’offerta di liquidità da parte delle banche centrali, devono ricevere dalle banche centrali nazionali e dalla Banca centrale europea lo stesso trattamento degli enti creditizi privati”.

2) Se sì come penso, questo Ente creditizio di proprietà pubblica può prestare denaro al Governo affinchè lo stesso possa pagare i suoi debiti ai mercati finanziari? Ovviamente attraverso la cessione a garanzia dei Titolo di Stato acquistati dall’Ente creditizio pubblico stesso?

2. Non è il ruolo della banca centrale di decidere per gli istituti di credito come utilizzare i soldi. In pratica, gli istituti di credito possono liberamente prestare i soldi ai governi o comprare i loro titoli di stato, nonché prestare soldi a qualsiasi cliente. Questo è possibile nel caso in cui esista una decisione commerciale indipendente da parte dell’ente pubblico creditizio di entrare in tale rapporto con lo Stato. In questo contesto è necessario ricordare la clausola stabilita dall’articolo 124 del TFUE, che stabilisce quanto segue: “È vietata qualsiasi misura, non basata su considerazioni prudenziali, che offra alle istituzioni, agli organi o agli organismi dell’Unione, alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di diritto pubblico o a imprese pubbliche degli Stati membri un accesso privilegiato alle istituzioni finanziarie.” Lo Stato, nel caso in cui adottasse una legge, regolamento o qualsiasi altro strumento giuridicamente vincolante, che obbligherebbe un istituto finanziario a comprare i titoli di stato governativi, violerebbe l’articolo 124.

3) E l’Ente creditizio pubblico può decidere liberamente il tasso di interesse?

3. La domanda non è chiara. Tuttavia, nel contesto della decisione indipendente presa dall’istituto creditizio di prestare soldi ai clienti, il prezzo dell’operazione deve essere basata su considerazione finanziarie e economiche (per esempio, il profilo di rischio del cliente). Per quanto riguarda la decisione di comprare titoli di stato pubblici, si aspetta che il tasso di interesse nominale per i titoli governativi (come per gli altri) venga determinato dalle caratteristiche del titolo stesso (incluso il profilo di rischio dell’emittente, la liquidità e commerciabilità del titolo, etc.). Il rendimento effettivo del titolo (emesso da un pubblico o provato) negoziato sul mercato riflette l’evoluzione di queste caratteristiche nel tempo.

Ci auguriamo che queste informazioni possano esserle di aiuto. La preghiamo di contattarci nuovamente in caso avesse ulteriori domande.

partecipazione

Il problema vero è ridare un senso alla partecipazione

Alle recenti elezioni regionali in Sardegna ha votato il 52,2 % degli aventi diritto. In sostanza, un cittadino su due non è andato alle urne. I mezzi di comunicazione registrano come ormai inevitabile e farisaicamente “preoccupante” la tendenza sempre più marcata a non votare. Non molti cercano di capire se questo continuo indebolirsi della democrazia possa essere contrastato, indicando in quale modo ciò possa avvenire.
I motivi sono parecchi: mancanza di credibilità della politica, sfiducia, rassegnazione, disinteresse e altro ancora. Il cittadino sente di contare e decidere sempre meno, questo è il punto. La risoluzione delle esigenze collettive – posto che esse vengano esplicitate, il che non sempre accade nella nostra società frammentata – o viene eternamente rinviata o semplicemente non è presa in considerazione da chi governa. Le decisioni vengono assunte in un altrove lontano, senza coinvolgerci, inducendoci a vivere in comunità sempre più arroccate e divise, frustrando la progettualità che potrebbe consentirci di costruire un futuro.
L’esplodere dei social network ci ha messo del suo. Oggi la politica si compie con i tweet, i retweet e via cinguettando. In 140 caratteri si condensa il pensiero del momento, a cui segue il pensiero del momento dopo, e così via. Insomma, si vive per momenti.
La scarsa partecipazione è un problema per tutti e per il futuro della democrazia. Eppure, le vie d’uscita esistono. Per esempio, la più ampia trasparenza delle scelte amministrative: periodicamente l’amministrazione pubblica rende conto di ciò che ha fatto, cosa intende fare, e con quali risorse. Ancora, il coinvolgimento dei cittadini nel governo locale, utilizzando le nuove tecnologie dell’informazione: una rete istituzionale in cui il cittadino possa discutere i progetti rilevanti ed esprimere il proprio parere del quale l’amministrazione deve tener conto. Bisogna tener conto del digital divide, del fatto cioè che parte della popolazione – gli anziani, in particolare – non ha dimestichezza con il computer, e coinvolgere queste persone in altre maniere.
So di non dire molto di nuovo, ma noto come tutti questi sistemi – e a cascata, soluzioni, come i bilanci partecipati, i town meeting (assemblee cittadine sui grandi progetti dal vivo o sul web), le giurie e i sondaggi deliberativi – sono scarsamente praticati. Soprattutto perché costano fatica, a chi li mette in atto e a chi li utilizza. Ma il cambiamento, se vogliamo una democrazia non ridotta a simulacro, passa anche da qui.

nostalgia-fa-mercato

La nostalgia fa mercato

Le merendine di quando eravamo bambini non torneranno più. In realtà non sono le merendine ad essere cambiate, siamo noi che inevitabilmente abbiamo perso l’ingenuità dell’infanzia. Lo stesso vale per le canzoni, come per il contesto sociale, le amicizie e le relazioni. Tendiamo a idealizzare ciò che riferiamo ad un tempo precedente della nostra vita.
La nostalgia scaturisce da un senso di perdita e si accompagna, per lo più, all’idea che il presente sia diventato peggiore del passato. Talvolta la nostalgia non riguarda solo la propria storia personale, ma investe l’intero contesto sociale. Il confronto, in questi casi, si riferisce ad un passato assunto a priori come migliore, dimenticando che in ogni epoca tutto ciò che emerge come nuovo induce sentimenti di spaesamento o, peggio, di perplessità, disapprovazione e condanna.
Un esempio riferito al passato che ora può far sorridere: metà Ottocento, quando i treni e le strade ferrate iniziano a popolare il paesaggio, un commentatore sulla rivista Quarterly, scriveva allarmato: “E’ una pretesa assurda e ridicola quella di voler far viaggiare locomotive con una velocità doppia delle carrozze di posta. Tanto varrebbe viaggiare su di una bomba! Vogliamo sperare che il Parlamento non approvi alcuna domanda di ferrovia senza prescrivere che la velocità di nove miglia all’ora (14 km orari) – la massima che possa adottarsi senza pericoli – non debba essere giammai superata!”. Inutile dire che per fortuna tali preoccupazioni non sono state ascoltate.
Nelle conversazioni quotidiane i richiami nostalgici sono frequenti. Si stigmatizza il tempo in cui si vive, per entrare in risonanza con un tempo in cui tutto era migliore. Insomma, se il presente fa paura o viene reputato problematico, si rivolge lo sguardo ad un presente diverso in cui era possibile (o si ritiene che lo fosse) avere serenità e sintonia con l’ambiente e il mondo circostante. Così nasce la nostalgia per i valori di autenticità, fiducia, eticità attribuiti ad altri periodi storici.
Le tracce di questo sentimento sono visibili nella comunicazione dei beni di consumo. Nascono i “negozi nostalgia”, che raccolgono oggetti fintamente vintage, proliferano i mercatini popolati di oggetti fatti a mano e di marmellate che assomigliano a quelle un tempo fatte in casa.
L’uso del sentimento della nostalgia è quello che si definisce in gergo vintage marketing. L’interesse verso i sapori dell’infanzia viene raccolto e utilizzato da molti brand alimentari in chiave di rassicurazione, per evocare un mondo non contraffatto e naturale.
Talvolta sono i consumatori che si mobilitano per riavere prodotti che hanno accompagnato la loro adolescenza. Pensiamo alla mobilitazione nella rete che ha portato al ritorno sul mercato, previsto a breve, del Winner Taco, il gelato la cui produzione era stata abbandonata. Su Facebook una pagina intitolata “Ridateci Winner Taco”, popolata da 12 mila “mi piace”, ha raggiunto questo “importante” obiettivo: convincere l’azienda a riproporre la mitizzata merendina! Intanto un altro gruppo su FB si mobilità con lo slogan: “Rivogliamo il Soldino del Mulino Bianco”. Difficile resistere alla tentazione di trovare grottesche queste iniziative di mobilitazione.
In un retorico bagno di nostalgia si è immerso in questi giorni il Festival di Sanremo, che ha cercato di coprire l’estrema povertà dell’offerta musicale e del format con il recupero di brani evergreen e di anziani ancorché autorevoli personaggi dello spettacolo. Non sembra abbia funzionato, in larga parte per la generale noia ormai associata alla televisione.
Ma, in generale, la nostalgia non è un sentimento buono da coltivare.

Maura Franchi è laureata in Sociologia e in Scienze dell’educazione. Vive tra Ferrara e Parma, dove insegna Sociologia dei Consumi, Social Media Marketing e Web Storytelling Marketing del Prodotto Tipico. Tra i temi di ricerca: la scelta, i mutamenti socio-culturali correlati alle reti sociali, i comportamenti di consumo, le forme di comunicazione del brand.
maura.franchi@unipr.it

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GERMOGLI
l’aforisma
di oggi…

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…
 
“Amare sé stessi è l’inizio di una storia d’amore che dura una vita” (Oscar Wilde)
 

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IMMAGINARIO
La foto
di oggi

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città e i suoi abitanti.

Trent’anni fa o giù di lì: il palazzo degli specchi (foto di Aldo Gessi) – clicca sull’immagine per ingrandirla

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Trent’anni fa o giù di lì: il palazzo degli specchi (foto di Aldo Gessi)