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Giorno: 5 Marzo 2014

Nuovo appuntamento per “La Pulce nel Baule”

da: ufficio stampa Edit Romagna

Il mercatino delle occasioni, antiquariato e collezionismo tornerà domenica 9 marzo 2014 dalle 8 alle 19 presso il piazzale del Pala de André. L’iniziativa – che nei Paesi del Nord Europa rappresenta una tradizione consolidata – sta riscuotendo un grande successo anche in Italia: tutti i privati cittadini possono svuotare cantine, soffitte e armadi dagli oggetti che non usano più, ma utili ad altri. Per maggiori informazioni e iscrizione espositori: 0544 511337 – lapulcenelbaule@publimediaitalia.com

Prezzi in campagna, avvio d’anno negativo a -4,4%

da: ufficio stampa Coldiretti

Secondo i dati Istat frenata di oltre il 4% dei prezzi alla produzione, mentre i costi arretrano molto timidamente.

Avvio d’anno negativo per i prezzi in campagna. Secondo un’analisi Coldiretti sui dati Ismea relativi al mese di gennaio, le quotazioni sono complessivamente calate del 4,4 per cento nel confronto con l’anno precedente. Male, soprattutto le coltivazioni (-10,7 per cento), con i cereali che perdono il 16,7 per cento. Prezzi in diminuzione anche per vino (-16,8 per cento), olio di oliva (-13,2 per cento) e ortaggi(-11,3 per cento). Più contenuti i cali per frutta (-5,6 per cento) e colture industriali (-6,2 per cento). Sale solo il tabacco, con un +14,2 per cento.

Segno positivo, invece, per il comparto zootecnico che registra un incremento delle quotazioni del 3 per cento, seppur con situazioni differenti. Bene avicoli (+6,9 per cento), conigli (+6,2 per cento), lattiero caseari (+5,8 per cento), ovini e caprini (+5,5 per cento). Crescono, seppur di poco, anche carne suina e salumi (+1,5 per cento), mentre vanno giù le uova con un calo dell’8,9 per cento.

Diffusi anche i dati relativi all’andamento dei costi a dicembre 2013 che fanno registrare un timido arretramento (-1,6 per cento) rispetto allo scorso anno. Il calo più netto si registra sui mangimi ( -8,9 per cento), con punte del 24,3 per cento su orzo e cruscami. Lieve diminuzione anche per i concimi, mentre aumentano i costi dell’energia elettrica.

Esonero dai sinistri in vista per le imprese agricole

da: ufficio stampa Coldiretti

Le imprese agricole che conferiscono i rifiuti nei circuiti di raccolta organizzati potranno essereesonerate dalla tenuta del sistema di registrazione informatico. Slittano al 2015 le sanzioni.

Niente Sistri per le imprese agricole che conferiscono i propri rifiuti nell’ambito di un circuitoorganizzato di raccolta. Così dispone lo schema di decreto trasmesso dal Gabinetto del Ministero dell’Ambiente nell’ambito dei lavori del Tavolo tecnico di monitoraggio e concertazione del Sistri che, in attuazione dell’articolo 188 ter, comma 3 del decreto legislativo 3 aprile 2006,n.152, dettaglia le categorie di soggetti obbligati all’adesione al sistema informatico.

La semplificazione in corso di approvazione premia il lavoro svolto in questi anni da Coldiretti, con le Istituzioni nazionali e con le Amministrazioni locali, per la definizione di un sistema di raccolta e tracciabilità dei rifiuti agricoli, che risponda a criteri di adeguatezza, semplificazione e tutela dell’ambiente e della salute. Il decreto, annunciato in questi giorni anche dal nuovo Ministro ed attualmente all’esame del Ministero dello Sviluppo economico e del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti per i relativi pareri, è in corso di approvazione.

Rispetto all’articolo 39, comma 9 del decreto legislativo n.205/2010 – che disciplinava, precedentemente, le modalità di esonero dal Sistri per le imprese agricole – la nuova disposizione, nel testo trasmesso, non contempla limiti quantitativi per ilconferimento dei rifiuti, condizionando la possibilità di non adesione al sistema informatico soltanto alla dimostrazione di aver stipulato un contratto di servizio per la raccolta dei rifiuti, nell’ambito di un accordo diprogramma o di una convenzione sottoscritta tra il soggetto gestore del servizio e Coldiretti.

Parallelamente ai lavori del Ministero, il decreto cosiddetto Milleproroghe, già vigente, prevede la nonapplicabilità delle sanzioni relative al Sistri fino al 31 dicembre 2014. Nel dettaglio, il comma 3-bis dell’articolo 11 del decreto legge 31 agosto 2013, n. 101 (modificato dall’articolo 10 del decreto-legge 30 dicembre 2013, n.150), dispone che, fino al 31 dicembre 2014, le sanzioni relative al Sistri di cui agli articoli 260-bis e 260-ter del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 non si applicano, mentre continuano ad applicarsi gli adempimenti e gli obblighi di tenuta del formulario di trasporto, registro di carico e scarico ed invio della comunicazione annuale al catasto, secondo quanto previsto dal codice ambientale, nel testo normativo previgentealle modifiche apportate dal decreto legislativo 3 dicembre 2010, n. 205.

In tale contesto, quindi, l’avvio dell’operatività del sistema per i produttori di rifiuti pericolosi, fissato per il 3 marzo 2014, deve considerarsi “volontario”, considerate la non applicazione delle sanzioni, le previsioni di esonero in corso di imminenteapprovazione, nonché la mancata revisione della normativa e delle procedure di riferimento (DM 52/2011)

Esentati i terreni agricoli dalla Tasi, per i fabbricati rurali aliquota ridotta

da: ufficio stampa Coldiretti

Niente Tasi sui terreni agricoli. Lo ha stabilito il Consiglio dei Ministri del 28 febbraio scorso, che ha ratificato l’esenzione dal pagamento del nuovo Tributo sui serviziindivisibili. Scongiurato anche il pericolo di un aumento dell’aliquota fino all’8 per mille sui fabbricati rurali, per i quali si continuerà ad applicare quella ridotta dell’1 per mille. I Comuni possono inoltre stabilire riduzioni ed esenzioni per talune categorie di immobili, tra cui i fabbricati rurali ad uso abitativo.

Ricordiamo che la Tasi ècollegata alla erogazione dei servizi comunali e riguarda il possesso o la detenzione a qualsiasi titolo di fabbricati, compresa l’abitazione principale, di aree scoperte, nonché di aree edificabili a qualsiasi uso adibiti. Assieme all’Imu, che ha come presupposto il possesso dell’immobile, e alla Tari (Tassa rifiuti), diretta al finanziamento dei costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, fa parte della nuova Imposta unica comunale (Iuc),entrata in vigore dal 1° gennaio scorso con l’obiettivo di riorganizzare la tassazione comunale.

A livello generale, il Consiglio dei Ministri ha stabilito che, per consentire le detrazioni sullaprima casa di cui hanno beneficiato le famiglie italiane nel 2012, l’aliquota massima della Tasi (tributo sui servizi indivisibili) per l’anno 2014 per ciascuna tipologia di immobili può essere aumentata complessivamente fino ad un massimo dello 0,8 per mille complessivo (con l’esclusione, lo ripetiamo dei fabbricati rurali). L’incremento può essere deliberato dai Comuni a condizione che il gettito relativo sia destinato a finanziare detrazioni o altre misure relative all’abitazione principale in modo tale che gli effetti sul carico dell’imposta Tasi siano equivalenti a quelli dell’Imu prima casa.

Secondo quanto comunicato, il versamento della Tasi avverrà mediante modello F24 e/o bollettino di conto corrente postale (per consentire all’Amministrazione finanziaria di disporre dei dati in tempo reale non è possibile utilizzare servizi elettronici di incasso e di pagamento interbancari e postali). Il Comune stabilisce le scadenze di pagamento della Tasi e della Tari (tassa sui rifiuti) prevedendo almeno due rate a scadenza semestrale. È consentito il pagamento in un’unica soluzione entro il 16 giugno di ciascun anno

“Vanjuska Moj”: il grande spettacolo di circo-teatro del duo Nando e Maila sbarca a Palazzo Bellini

da: ufficio stampa Comune di Comacchio

Venerdì 7 marzo approda in Sala Polivalente a Palazzo Bellini il circo teatro-comico-musicale del duo NANDO E MAILA.
Andrà in scena alle 21:00 “VANJUSKA MOJ”, uno spettacolo in cui al grande eclettismo musicale si aggiungono acrobazie aeree con trapezio e tessuti ed una giocoleria di estrema originalità. Gags, improvvisazione, comicità spontanea e costruita, conferiscono un taglio estremamente fresco ed efficace allo spettacolo, con cui prosegue la stagione teatrale invernale della rassegna “Comacchio a teatro”, sotto la direzione artistica di Massimiliano Venturi. Mascherpa, presentatore-impresario improbabile e vagamente “cialtrone”, presenta la sedicente artista russa Maila Zirovna. Quest’ultima regge la parte finché non erompe impetuosa dando vita ad una ricchissima galleria di musiche, ciascuna con i suoi strumenti caratteristici, le sue melodie, le sue gags. E’ incredibile il numero di strumenti cui si avvicendano Nando e Maila nel corso dello spettacolo: violino, tromba, fisarmoniche, ciaramella, balalaika, tamburelli e percussioni di ogni tipo, oltre ad un uso prodigioso delle voci. Ma altrettanto incredibile è che il tutto viene eseguito in contemporanea a numeri di giocoleria in cui clave, palline, tamburelli, sedie e monocicli roteano incastrandosi alla perfezione tra musiche e canzoni di ogni genere, di ogni tempo e di ogni dove. Vanjuska Moj é uno spettacolo caldo e coinvolgente, ma anche poetico e raffinato, in cui il pubblico viene chiamato ad una partecipazione musicale diretta e divertita. Lo spettacolo è adatto tutti, grandi e piccini.Appuntamento a Palazzo Bellini alle ore 21:00. La biglietteria aprirà alle ore 20:00. Info e prenotazioni al numero 349 0807587. Tutte le informazioni, il programma completo e la prevendita on-line sono sul sito www.comacchioateatro.it.

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La minacciata guerra di Crimea vista dal fronte russo

Da MOSCA – Nell’ultima settimana si è scritto molto sulla crisi ucraina, la tensione a livello internazionale è aumentata notevolmente e per chi vive in Russia, come me, la questione è all’ordine del giorno. Il punto di vista osservabile da qui può essere leggermente diverso. Questo non significa che ci schieriamo a favore di una posizione o dell’altra ma, semplicemente, che cerchiamo di comprenderne, in maniera oggettiva, una diversa lettura, che ha una sua ragione storica di essere.

Nei giorni scorsi, di fronte alle esercitazioni militari iniziate in Crimea il 26 febbraio (peraltro, terminate ieri), si è tuonato che “Mosca è dalla parte sbagliata della storia”. D’altro lato, l’Unione Europea si prepara a discutere di sanzioni contro la Russia, gli Stati Uniti hanno deciso di congelare ogni forma di cooperazione militare, di sospendere gli incontri bilaterali, la pianificazione di conferenze, i colloqui in materia di scambi bilaterali e investimenti con Mosca. Da parte sua, la Russia minaccia di lasciare il dollaro per altre valute nelle sue transazioni commerciali e quindi di “riconoscere l’impossibilità di rimborso dei prestiti bancari alle banche Usa” e, “in caso di congelamento dei conti delle imprese e dei cittadini russi, di richiedere la vendita dei titoli del tesoro Usa” (dichiarazioni del consigliere economico del Cremlino Sergei Glazyev, citate dall’agenzia d’informazione russa Ria Novosti). La tensione è ai massimi storici.

Si parla di una “guerra di nervi” con l’Occidente e il presidente della think tank russa Fondazione per una politica efficace, Gleb Pavlovsky (ex consigliere dello staff presidenziale russo fino all’aprile 2011), rileva il rischio reale dell’invio di truppe in Ucraina dove, in assenza di un controllo della situazione da parte governativa, esse potrebbero diventare un bersaglio su cui gruppi armati informali e non identificati potrebbero scagliarsi senza rischiare nulla, alimentando ulteriormente tensioni e rivolte. La Russia si troverebbe in una posizione vulnerabile e la presenza militare sarebbe, comunque, vista come un’aggressione. La difesa degli interessi russi in Crimea viene, tuttavia, considerato un diritto, sia a garanzia di una restituzione del prestito di 2 miliardi di dollari fatto all’Ucraina che per ragioni strategiche e storiche.

Con il Grande accordo di amicizia, cooperazione e partenariato firmato da Mosca e Kiev nel 1997, la Russia ha riconosciuto l’appartenenza di Sebastopoli all’Ucraina e l’inviolabilità dei confini dello stato ucraino, mentre la stessa Ucraina ha garantito alla Russia il diritto di mantenere la base militare marittima di Sebastopoli e di insediare la Flotta russa del Mar Nero in Crimea, fino al 2042. Conosciuta anche come “la città della gloria russa”, Sebastopoli fu fondata nel 1783, per volere dell’imperatrice Caterina II, nel luogo in cui anticamente sorgeva la cittadina greca di Khersones. Fu la stessa Caterina ad assegnare il nome alla città: a seconda delle fonti, Sebastopoli viene tradotta dal greco come “città venerabile”, “sacra”, “magnifica” o “città della gloria”. Durante la Seconda Guerra Mondiale (precisamente nel 1941-1942), per 250 giorni e 250 notti, i soldati dell’Armata Rossa e i marinai della Flotta del Mar Nero difesero la città dalle truppe tedesche. Dal 1948, Sebastopoli divenne una città a statuto speciale della Russia. Nel 1954, però, per iniziativa di Nikita Khrusciov, la “magnifica”, con tutta la Crimea, passò all’Ucraina: all’epoca ciò non comportò alcun cambiamento radicale nel suo destino. Kiev, di fatto, non aveva influenza sulle sorti della città. Sebastopoli, essendo una delle più importanti basi della Marina militare sovietica, continuò a essere alle dirette dipendenze di Mosca e del Ministero della Difesa dell’Urss. Ancora oggi qui vi sono il quartier generale e il comando della flotta, la 68˚ brigata di sorveglianza dell’area marittima, il 17˚ arsenale della Marina Militare, reggimenti speciali della Fanteria di Marina, reggimenti missilistici costieri. Nelle acque territoriali ucraine e sulla terraferma possono stazionare fino a 388 unità di navi e imbarcazioni russe. Negli aeroporti di Gvardejskij e Sebastopoli, presi in affitto dalla Russia, possono essere tenuti oltre 160 velivoli. Per l’affitto della base militare marittima in Crimea la Russia paga all’Ucraina circa 98 milioni di dollari ogni anno; inoltre, in base all’accordo di Kharkov del 2010 (che ha esteso quello del 1997), Gazprom le concede uno sconto sul prezzo del gas (oggi rimesso in discussione). Il rappresentante permanente della Federazione Russa alle Nazioni Unite, Vitaly Churkin, ha, quindi, dichiarato che, in Crimea, la Russia rispetta “i patti che sanciscono i termini della presenza della flotta del Mar Nero a Sebastopoli”. La Crimea è, poi, la regione più russa dell’Ucraina: il 58% della sua popolazione è, infatti, di etnia russa. Per il 97% si parla russo.

Nessuno pare avere un reale interesse a una divisione dell’Ucraina, a un inasprimento delle tensioni che porterebbero a un default di Kiev. Le conseguenze sarebbero pesantissime per tutti, soprattutto per l’economia russa. Le banche russe con filiali in Ucraina potrebbero soffrire a causa dell’incapacità del paese a ripagare i debiti contratti. Nel complesso, i prestiti delle banche russe ammontano a circa 28 miliardi di dollari. Oltre al settore bancario, secondo gli analisti, la crisi ucraina potrebbe ripercuotersi anche sulle imprese russe dei settori produttivi che collaborano con l’Ucraina (come quello agricolo o metallurgico). Una svalutazione della moneta locale, la grivna, potrebbe influenzare negativamente il tasso del rublo e portare a un rallentamento generale della crescita del Pil russo.

Uno dei nodi principali resta, tuttavia, ancora e sempre la Crimea. Dopo gli anni ’90 e la “rivoluzione arancione” del 2004, la situazione, pur in continua evoluzione, pareva non troppo fuori controllo, ma poi è arrivato l’Euromaidan, la protesta di piazza iniziata il 21 novembre 2013. Tre i possibili scenari di sviluppo degli avvenimenti, secondi gli esperti: che la situazione si appiani (bassa probabilità), che la Crimea estenda la propria autonomia (variante possibile a patto che si raggiunga qualche forma di stabilità e solo con un’intesa delle parti sulla federalizzazione dell’Ucraina), che la Repubblica autonoma di Crimea esca dalla compagine dell’Ucraina per diventare l’ennesimo Stato “non riconosciuto” sotto l’egida della Russia.

La crisi ucraina avrà inevitabili ripercussioni sugli equilibri di politica estera e interna della Federazione Russa. Natura ed entità delle ripercussioni in politica estera saranno più chiare nei prossimi giorni. L’occasione, tuttavia, è delle più favorevoli per riaffermare il ruolo della Russia di potenza regionale, ottenendo il controllo totale, non più “da ospite”, della Crimea e del porto di Sebastopoli che garantisce alla Russia l’accesso al Mediterraneo (che, nella Libia di Gheddafi, era garantito dall’utilizzo, da parte della flotta russa, della base logistica di Bengasi, revocato dal nuovo governo libico). Alcuni analisti ritengono che il passaggio della Crimea alla Russia avverrà probabilmente in maniera indolore, quasi come un decorso naturale e inevitabile. Importante sarà valutare le “pretese” russe sul resto dell’Ucraina.

Le ripercussioni in politica interna sono, almeno nel breve periodo, meno incerte: non si rilevano segnali di possibili escalation o di situazioni emulative. I sostenitori dell’iniziativa del Cremlino sono molti di più degli oppositori e degli indifferenti. I russi seguono con attenzione l’evolversi della situazione. L’Ucraina è sentita come una parte della Russia e ai più risulta intollerabile un suo ingresso in orbita europea, soprattutto in quanto, a detta di molti, provocato e determinato da forze definite al soldo di potenze straniere. Domenica 2 marzo, si è tenuta a Mosca una grande manifestazione con migliaia di persone per le vie del centro a sostegno dei fratelli russi di Crimea e d’Ucraina in genere. A sostegno dei cittadini russofoni dell’Ucraina sono intervenuti anche gli street racers della capitale, organizzando una corsa automobilistica di circa 50 veicoli alle Vorobevy Gory (Colline dei passeri). A San Pietroburgo, nella sala concerti Oktjabrskij, 15.000 persone si sono riunite a supporto dei russi d’Ucraina. Non sono mancati cortei di oppositori alle azioni militari, segno che la maggioranza della popolazione è favorevole comunque a un intervento pacifico e a un’integrazione quasi naturale. Perché, alcuni dicono “che sarebbe meglio che l’Ucraina cedesse semplicemente la Crimea” e che “se i suoi abitanti sono scontenti dell’Ucraina, non c’è ragione di trattenerli con la forza”. Situazione da seguire.

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Lusenti si esprime sulla sentenza Antitrust Roche-Novartis

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Politiche per la salute – Sentenza Antitrust su Roche-Novartis, la soddisfazione dell’assessore Lusenti: “La Regione ha agito con determinazione e rigore, in nome della sicurezza dei pazienti e contro lo spreco di denaro pubblico”

Bologna – “Come Regione abbiamo agito con determinazione e rigore, in nome della sicurezza dei pazienti e contro lo spreco di denaro pubblico. Non possiamo, quindi, che accogliere con estrema soddisfazione la decisione dell’Antitrust”. Queste le parole dell’assessore alle Politiche per la salute Carlo Lusenti in merito alla vicenda dei farmaci Avastin e Lucentis; vicenda che ha visto la Regione impegnata sin dal maggio 2009. In quell’anno, infatti, l’assessorato Politiche per la salute richiede all’Aifa – a causa degli effetti sulla spesa sanitaria derivanti dalla sostituzione di Avastin con i nuovi farmaci – il ripristino dell’uso off-label di Avastin e quindi il suo reinserimento nell’apposita lista, e la rinegoziazione del prezzo di Lucentis e Macugen. “La Regione ha dimostrato la propria determinazione nell’adottare politiche di governo della sanità che, sulla base delle evidenze di efficacia e sicurezza per i pazienti, possono assicurare la migliore efficienza e sostenibilità di sistema – prosegue Lusenti – . Tutto questo è avvenuto nell’assoluto rispetto delle norme, cercando sempre la collaborazione e il confronto con tutte le autorità preposte al governo delle politiche del farmaco, e adeguandosi alle decisioni delle autorità stesse. Ora, di fronte a questa sentenza dell’Autorità Garante, la Regione continuerà nel proprio impegno affinché il governo del farmaco sia effettivamente orientato a una rigorosa valutazione della sicurezza e dell’efficacia terapeutica, evitando di sostenere costi integrativi quando non siano associati a un reale vantaggio in termini di salute e sicurezza per i pazienti”.

Nel 2011 (anno in cui era ancora in vigore la delibera di giunta che consentiva l’uso off label di Avastin) in Emilia-Romagna sono stati trattati con costi a carico del Servizio sanitario regionale oltre 6.000 pazienti affetti da degenerazione maculare legata all’età. Se tutti i pazienti trattati con Avastin (5.334) fossero stati trattati con Lucentis, “la Regione – sottolinea Lusenti – avrebbe dovuto spendere circa 25,5 milioni di euro in più. Per avere un’idea dell’uso alternativo di queste risorse, basti pensare che ogni milione di euro speso in più ogni anno per l’obbligo di utilizzare Lucentis in alternativa ad Avastin corrisponde a circa 12 medici, o 28 infermieri, o 34 ausiliari. Oppure 44.000 visite specialistiche”. In base a queste cifre, “possiamo affermare – conclude l’assessore – che la spending review, in questa Regione, è cominciata ben prima che fosse varato l’omonimo provvedimento del governo Monti. In un sistema pubblico realmente funzionante dev’esserci un approccio costante alla corretta gestione dei servizi, e non un taglio, episodico ed emergenziale, che elimina ciò che serve e ciò che è superfluo in nome dell’equilibrio di bilancio, a prescindere da quello che per noi è l’obiettivo primario: assicurare, sempre e ovunque, efficacia e sicurezza ai pazienti”.

Domenica 9 marzo lo Sbaracco arriva anche a Poggio Renatico

da: ufficio stampa Ascom Ferrara

E l’onda del successo dello Sbaracco approda anche a Poggio Renatico: si svolgerà Domenica 9 marzo a partire dalle ore 9.00 e fino a sera inoltrata nel centro storico coinvolgendo in modo massiccio i negozi di vicinato ed i pubblici esercizi. La manifestazione – promossa dal Comune di Poggio Renatico, dalla Pro Loco ed Ascom Confcommercio – proporrà a prezzi “stracciati” mille occasioni per uno shopping super vantaggioso e conveniente: dall’abbigliamento, all’accessorio, alle calzature per fare alcuni esempi seconda una collaudata ricetta che ha riscosso successo su tutta la provincia.
“Con lo Sbaracco che sta avendo successo in numerosi centri del territorio – spiegano da Ascom Ferrara – ci muoviamo su due linee: da un lato creare concreti momenti di shopping a sostegno del commercio di vicinato secondo la logica degli acquisti in loco come dire a Km zero. Dall’altro proseguiamo la nostra politica di rinforzare le occasioni per aumentare i flussi di quanti visitano il centro storico con riferimento alle famiglie dando così un apporto rinsaldare come il ruolo sociale ed aggregativo che hanno i centri storici, autentici centri commerciali naturali”. Un’occasione di concreta collaborazione che trova il pieno appoggio dell’Amministrazione Comunale “Condivido le in pieno le finalità di questo progetto – rammenta Elettra Garuti, assessore alla Cultura – valorizzare i nostri esercizi commerciali da un lato e dall’altro creare eventi aggregativi tra cittadini e commercianti. Poggio Renatico deve essere una comunità vitale e questo appuntamento è in questa direzione. Ringrazio l’Ascom e la Pro Loco per il lavoro che stanno svolgendo in sinergia con l’Amministrazione comunale”.

Un appuntamento che intende coinvolgere l’intera Poggio Renatico in tutte le sue componenti: “Sarà una domenica con diversi appuntamenti – commenta Angelo Zuccatelli presidente della Pro Loco – si comincia dallo Sbaracco e poi si prosegue con i mercatini Tutto è Arte e poi il tradizionale pomeriggio con le sfilate di Carnevale. Insomma una giornata tutta volta a valorizzare profondamente il centro di Poggio con una particolare attenzione alle famiglie”.

“Biopolitics” di Stefano Vaj viene rilanciato in lingua inglese da La Carmelina

da: ufficio stampa La Carmelina edizioni

Stefano Vaj, Biopolitics. A Transhumanist Paradigm (La Carmelina, 2014, english version).
Edito alcuni fa , tuttavia ancora in primo piano in certo dibattito futuribile contemporaneo, Biopolitics -A Transhumanist Paradigma di Stefano Vaj, è oggi rilanciato direttamente in lingua inglese (traduzione di Catarina Lamm) dalla ferrarese (sede anche a Roma), La Carmelina di Federico Felloni, Vaj, già docente di tecnologia a Padova, neofuturista, , tra i leaders del movimento transumanista e futurologico nazionale (dirigente dell’AIT, Associazione Italiana Transumanisti, Milano, sezione italiana dell’americana HumanityPlus) in Biopolitcs,presenta una opera aperta tecnopolitica per così dire, che ha ante litteram inaugurato orizzonti sociopolitici inediti, destinata ad amplificazioni prossime sorprendenti. Esito di un background soggettivo originalmente postmoderno e neonietzchiano, alla francese tra Lyotard, Derrida, Baudrillard, Onfray, Faye e lo stesso Alain de Benoist, Vaj trascende certo necessario tecnonichilismo del secondo fine novecento, la frattura dal moderno, la fine dell’ideologia, della storia e della politica stessa, del pensiero a una dimensione, filosofico o sociale, di destra o sinistra, poco importa. Biopolitics… è uno dei tentativi, più spregiducati in circolazione per certa la fusione della critica radicale postmodern autentica (poco percepita in Italia, dove il postmodern è stato al massimo volgarizzato da certi epigoni del 77 o esorcizzato dal modernismo ideologico paragramsciano) con le nuove pulsioni conoscitive tecnoscientifiche, l’avvento dell’informatica di massa, delle biotecnologie e di Internet.
Vaj scommette, controcorrente, nell’epoca dove caos , relativismo e forme di pensiero liquide quasi diventano assiomi propulsivi ma ambigui nella dimensione conoscitiva ed esistenziale (indirettamente nella sfera politica e mediatica), un al di là, un Sì al mondo, nonostante l’ombra della mercificazione e della reificazione assurti a paranormalità socialmente condivisi…
E lo fa in Biopolitics…, senza alcun proclama metafisico o new age: al contrario, la scrittura è un medium freddo, intriso di estetismo inedito, un bolero techno dove la storia tecnologica della nostra cultura è attraversata e riformattata alla luce di scanner , spesso culturalmente e politicamente alternativi, controculturali rispetto anche al pensiero alternativo stesso…
Ne deriva il ruolo della tekne , della tecnoscienza, strutturale fin dai vagiti dell’Occidente, in tale surf psicotorico, quasi, tra gli echi stessi di McLuhan e oggi De Kerckhove; la denuncia di certo ruolo ambiguo dell’archetipo cristiano (ma in ottiche critiche non riducibili a certo storicismo o laicismo anche positivista), poi virus nello stesso liberalismo o socialismo di certo universalismo che confonde i codici, pericolosamente, identificando la libertà e l’uguaglianza giuridica fondamentali in democrazia (Tocqueville sullo sfondo anche), con la ineluttabile diversità genetica e anche culturale-identitaria, differenze alla base di qualsiasi progresso e autentica dialettica non banalmente o soltanto verbale o storicistica.
E’ possibile una globalizzazione, alla luce di Internet, una planetizzazione nell’interfaccia dei liberi individui o multividui… delle singole peculiari nazioni, intese come corpi culturali differenti e viventi non meri file contabili in qualche banca dati dell’Onu…o delle Multinazionali?
Nell’assioma simultaneo dei diritti umani bioumani universali e giuridici, ma l’uguaglianza come punto di partenza per accelerare le libera interfaccia dei talenti umani e collettivi differenti, la stessa evoluzione sociale postumana, insita nella natura-macchina della nostra specie, destinata nel prossimo futuro ad amare le stelle?
O con le parole stesse dell’ autore da una recente intervista su hPlus (magazine americano di HumanityPlus), qua in Italiano (tradotta poi su La Notiziah24, Roma): D “Umanesimo, postumanesimo o addirittura un antiumanesimo?.. R (Stefano Vaj) La vera questione è il superamento dell’umanismo, cui è ad esempio dedicato un intero numero della rivista teorica dell’Associazione Italiana Transumanisti, Divenire. Rassegna di studi interdisciplinari sulla tecnica e il postumano, con contributi di Riccardo Campa, Luciano Pellicani, Roberto Marchesini, Aldo Schiavone, Mario Pireddu, Salvatore Rampone, Max More, Rémi Sussan, Roberto Guerra, Emmanuele Pilia, Ugo Spezza e il sottoscritto. Perché naturalmente,alla base di una trasformazione postumana non può che esserci una cultura postumanista. E del resto i legami intrinseci tra transumanismo, sovrumanismo (nel senso di Nietzsche, Heidegger e Marinetti) e postumanismo, sono perfettamente chiari agli avversari “umanisti” di tutte queste cose, da Kass a Fukuyama, da D’Agostino a Habermas a McKibben, più di quanto non lo siano a molti transumanisti…”.

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Carnevale a Comacchio un esempio positivo di destagionalizzazione. La valutazione di Ascom

da: ufficio stampa Ascom Ferrara

“Quando si parla di destagionalizzazione- spiega con soddisfazione Gianfranco Vitali presidente di Ascom Comacchio – il carnevale di Comacchio è un ottimo e riuscito esempio e credo visto la consistente affluenza che la futura edizione 2015 debba almeno svolgersi su tre domeniche consecutive”.

Ascom Comacchio valuta positivamente le maschere ed i coriandoli che hanno animato i canali della storica città lagunare e le numerose barche allegoriche allestite in modo egregio dalle associazioni di volontariato.

“Il Carnevale sull’acqua a Comacchio, e un evento di valore ed unico nel suo genere in Italia; ha destato curiosità da parte dei numerosi turisti arrivati nelle due domeniche – prosegue Vitali – La folla di visitatori registrata testimonia che si tratta di una manifestazione in grado di attirare flussi provenienti da molte località italiane. E’ una significativa occasione di promozione di Comacchio, dei suoi sette Lidi e del Parco del Delta del Po e che tende ad allungare la stagione turistica. Un evento quindi che si inserisce nella concreta direzione sempre auspicata dagli imprenditori turistici e dalla nostra Associazione di categoria del Terziario (commercio, servizi e turismo) e che intende complimentarsi con gli organizzatori” .

Nuovo appuntamento con i Colloqui dello IUSS: giovedì 6 marzo la conferenza “Informazione come Interscienza”

da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

Nuovo appuntamento domani, giovedì 6 marzo, alle ore 16 nella sede dell’Istituto Universitario di Studi Superiori IUSS-Ferrara 1391, (via Scienze, 41/b), con i Colloqui dello IUSS. Quest’anno gli incontri, curati da Paola Spinozzi, Ricercatrice del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Ferrara, sono dedicati all’Interculturalità nelle discipline scientifiche e umanistiche.
“Informazione come Interscienza”. E’ questo il titolo dell’appuntamento che vedrà come relatori Marco Chiani Professore ordinario dell’Università di Bologna che parlerà di Informazione, Comunicazione, Sequenze: dal linguaggio al DNA, e Raffaele Tripiccione, Professore ordinario del Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra dell’Università di Ferrara che interverrà sul tema Da Physical Review a Le Scienze: pericolose avventure di viaggio dell’informazione scientifica. A presiedere l’incontro sarà Valeria Ruggiero, Professore ordinario del Dipartimento di Matematica e Informatica di Unife.

“Il termine interculturalità – afferma Paola Spinozzi – intende evidenziare, oltre all’interazione fra culture esplorata dalle discipline demo-etno-antropologiche, l’accezione di confronto fra diversi sistemi di pensiero. Tanto i saperi scientifici quanto i saperi umanistici, infatti, sono sistemi di conoscenza e rappresentazione. In tale prospettiva, interculturalità indica le relazioni dialettiche fra scienziati e umanisti e fra i loro rispettivi metodi d’indagine. Collocando la ricerca in una prospettiva di interscambio, emergono le correlazioni e risaltano le specificità, poiché il dialogo fra le discipline accresce la consapevolezza delle categorie concettuali e degli strumenti ermeneutici che distinguono ognuna. Parlare di ‘intercultura’ significa dunque comprendere l’autonomia e la sinergia degli specifici discorsi disciplinari attraverso i quali scienziati e umanisti contribuiscono alla produzione di cultura”.

“I Pinocchi della Scienza” di Stefano Ossicini protagonista de “I Venerdì dell’Universo” e di “Unife in libreria”

da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

Una serata dedicata ai Pinocchi della Scienza, quella di venerdì 7 marzo alle ore 21 alla Sala Estense, (piazza Municipale), per il quarto Appuntamento de “I Venerdì dell’Universo” con Stefano Ossicini, ordinario di fisica sperimentale dell´Università di Modena e Reggio Emilia che parlerà di diverse vicende di frodi, errori, casualità, interessi nella ricerca scientifica degli ultimi cento anni, tutte storie narrate nel suo libro L’Universo è fatto di storie non solo di atomi, Neri Pozza, 2012. Il volume sarà presentato il giorno successivo, sabato 8 marzo alle ore 17,30 presso la libreria “IBS.it” di Ferrara nell’ambito di “Unife in libreria”, nuova iniziativa dell’Ufficio Comunicazione ed Eventi rivolta a tutta la comunità universitaria e non solo. A discutere con l’autore sarà Andrea Maggi, Responsabile dell’Ufficio Comunicazione ed Eventi dell’Università di Ferrara

Come anticipa Ossicini “Il successo e la credibilità della scienza sono ancorate alla buona volontà dello scienziato di esporre le proprie idee e i propri risultati alla verifica indipendente e alla replica degli altri scienziati – il che richiede un completo e aperto scambio di dati, di procedure e di materiali – e di abbandonare o modificare le conclusioni accettate dopo un confronto con evidenze sperimentali più complete e affidabili. L’aderenza a questi principi fornisce un meccanismo per l’autocorrezione che è il fondamento della credibilità della scienza. Non sembra esserci spazio per illusioni, feroci controversie, manipolazioni. Ma questo meccanismo funziona ancora al meglio? Avvenimenti recenti mostrano che notevoli crepe si stanno aprendo”.
”Anche se ogni episodio si può leggere come un racconto indipendente – conclude Ossicini – è dal confronto tra vecchie e nuove storie che si può affrontare il problema del rapporto tra gli errori, le frodi e la struttura stessa della ricerca scientifica”.

Diretta streaming all’indirizzo http://web.unife.it/unifetv/universo.html e indirizzo mail venerdiuniverso@fe.infn.it a disposizione di chiunque voglia rivolgere domande.

Multa da 4.400 euro della Polizia provinciale a pescatori abusivi nel comune di Berra

da: ufficio stampa Provincia di Ferrara

Durante un’operazione notturna la Polizia provinciale ha sorpreso quattro romeni in riva al canale Derivatore in comune di Berra, intenti a pescare con attrezzi ad elevata cattura, quindi vietati dalla legge perché occupano più della metà del corso d’acqua.
I quattro sono stati multati in concorso per un totale di 4.400 euro, oltre ad essere stati sottoposti al sequestro da parte degli agenti di un gommone di circa 1,5 metri di lunghezza e di oltre 300 metri di rete tipo tramaglio.
“Esprimo vivo apprezzamento – dice il comandante della Polizia provinciale Claudio Castagnoli – ai colleghi impegnati per tante ore in un’azione delicata, riuscendo a sanzionare pescatori di frodo e liberare tutto il pesce rimasto intrappolato. Ringrazio anche la pattuglia dei Carabinieri – prosegue – che ha coadiuvato gli agenti del Corpo provinciale in un delicato e complesso intervento. Infatti – conclude Castagnoli – la presenza e la capacità dei militari dell’Arma di arginare l’eccessiva animosità dei quattro romeni, è stata fondamentale per la buona riuscita di un’operazione di contrasto ad un’attività illegale che, nel frattempo, stava suscitando allarme fra i pescatori sportivi del luogo”.

L’Ente Palio si scusa con la dottoressa Elisa Fornasini

da: ufficio stampa Ente Palio città di Ferrara

L’Ente Palio città di Ferrara, il presidente Alessandro Fortini, le Contrade, la Corte Ducale e tutta la “gente di Palio” intende con la presente porgere le più sentite scuse alla dottoressa Elisa Fornasini, collaboratrice del quotidiano estense.com, e alla redazione della stessa testata per quanto pare sia accaduto sabato pomeriggio nel corso della manifestazione del Carnevale Rinascimentale a Ferrara, in piazza Municipale.
La gente di Palio ha il compito di agire nel rispetto della dignità e del lavoro di tutti : siamo sempre stati fedeli a questo principio e intendiamo ribadirlo in questa sede, poiché in questo sentimento che ci unisce conduciamo da sempre le nostre attività, soprattutto perché il Palio non è un oggetto di proprietà personale di qualcuno ma è patrimonio della città di Ferrara. Siamo d’altra parte convinti che anche nell’occasione di sabato sia stato mantenuto l’impegno di dare uguale spazio e favore agli organi di stampa intervenuti, anche se – nella calca – sembra che si sia presentato un disguido che è andato a carico della dottoressa Fornasini.
Ci siamo però sentiti in dovere di raccogliere la testimonianza di Giambaldo Perugini, protagonista dell’atteggiamento contestato così come raccontato dal direttore di estense.com sul suo quotidiano, che qui riportiamo. “Per principio non rispondo mai né partecipo in nessun modo a queste discussioni online, ma credo serva una eccezione. A parte tutte le considerazioni, i fatti sono avvenuti così: io e altri giornalisti eravamo affiancati e compressi in prima fila sotto il Volto del cavallo dove passavano un po’ tutti; iniziato a sfilare il corteo, non si poteva più attraversare lo spazio antistante lo scalone. Sono con la “zanetta” a guardare la sfilata e arriva questa ragazza alle mie spalle molto agitata, che spinge fortemente, rischiando di farmi cadere, visto che porto il bastone per i miei ben noti problemi fisici. Le diciamo che non si può passare perché non “era nessuno” abilitato a passare in quel momento. Dopo molte spinte dice di essere di estense.com e viene fatta passare. Purtroppo non era come Mosè davanti al quale si aprirono le acque.”
Rimane comunque fermo il principio che l’accaduto sia stato inequivocabilmente spiacevole, così come rimangono ferme le intenzioni di continuare ad agire nel pieno rispetto di quanti ci seguono, per lavoro tanto quanto per diletto.
Il Palio è della città di Ferrara, delle persone che sfilano e di quelle che assistono, con rispetto di ognuna di esse e del ruolo che ricoprono. Speriamo dunque che dottoressa Fornasini vorrà essere ancora ospite delle nostre manifestazioni, per vivere il mondo del Palio, fatto di allegria e gioia.

Ente Palio città di Ferrara
Alessandro Fortini

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‘Focus group’ a Sant’Agostino, gli abitanti inventano la piazza della rinascita dopo il sisma

“Ha scritto che bisogna interrare i cassonetti?”, si raccomanda Stefania Agarossi, dell’oratorio Ghisilieri, “I cassonetti a vista sono il peggior biglietto da visita per una piazza!”.
“Si e poi cosa diranno? Che a Sant’Agostino siamo messi così male che non abbiamo neanche i cassonetti!”, ribatte ironico Stefano Caleffi, dell’associazione Dosso Insieme.
L’occasione è seria, ma le battute non mancano al primo focus-group del processo partecipato per decidere cosa fare della piazza di Sant’Agostino, dove ora ci sono un monumento, due parcheggi e il ground zero del municipio abbattuto dopo il terremoto. Un luogo simbolico, il cuore amministrativo e sociale del paese che è stato privato della sua identità a causa del sisma, e che ora si sta cercando di far rinascere con la collaborazione di tutti gli abitanti, all’interno del progetto ‘Less is more’ finanziato dalla Regione Emilia – Romagna e coordinato da operatori specializzati.
Quello che si è riunito per la prima volta l’altra sera in biblioteca è un gruppo ristretto, frutto di un sorteggio e formato da volontari delle associazioni, commercianti, anziani e agricoltori. Fino a maggio si ritroveranno tutti per proporre e discutere le idee sul futuro del loro centro.
Molti gli spunti già emersi dal primo incontro.
Manca il verde. Manca un’unità tra le due piazze contigue Pertini e Marconi, e tra queste e corso Roma, dall’altra parte della statale. Manca uno spazio in cui fermarsi. Mancano le indicazioni sulle attrazioni del paese. Manca coordinamento tra le attività. Manca uno spazio polifunzionale.
Queste i principali problemi evidenziati. E poi le proposte.
Usare la piazza come volano di sviluppo per le zone limitrofe, incentivando le connessioni con le scuole, il Bosco della Panfilia e il municipio. Fare un parcheggio interrato. Inserire la piazza in un percorso ciclo-turistico per visitare i dintorni. Farla diventare sede attrezzata di eventi. Rafforzare la presenza di negozi per far fronte al dilagare di centri commerciali. Far diventare la piazza un punto di arrivo e di partenza, un luogo di connessione. “Una specie di interporto!” scherza Stefania.
“Smettiamo di chiamarla piazza e iniziamo a chiamarlo spazio, così sarà più facile darle una nuova identità” propone Claudio Petroncini, imprenditore.
“Però lì c’era una piazza, c’è sempre stata”, riflette Mirco Tartari, agricoltore. “Un tempo si andava in piazza per andare in municipio, e ora?”.
E ora bisogna ritrovare un motivo per andare in piazza, per non farla morire, per non lasciare che il deserto che sta avanzando nei paesi abbia il sopravvento.
“E’ appena arrivata una mail al gruppo con un altro progetto!” dice Stefano poco prima che si concluda l’incontro. “E’ il Wwf dell’Alto Ferrarese, anche loro hanno una proposta” conferma Stefania.
La partecipazione crea partecipazione, e gli organizzatori del processo sperano che altre idee arriveranno nei prossimi incontri pubblici.
Uno sarà il prossimo venerdì 7 marzo alle 20,30 presso la biblioteca dove verranno presentate le prime idee e se ne raccoglieranno altre. Un altro sarà sabato 8 marzo, alle 12,30 con un pranzo comunitario al Palareno e una passeggiata per vedere assieme criticità e potenzialità del territorio.

Questo il dettaglio del programma:

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Sant’Agostino (foto di Stefania Andreotti)
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Sant’Agostino (foto di Stefania Andreotti)
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Sant’Agostino (foto di Stefania Andreotti)
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Sant’Agostino (foto di Stefania Andreotti)
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Sant’Agostino (foto di Stefania Andreotti)
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Sant’Agostino (foto di Stefania Andreotti)
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Sant’Agostino (foto di Stefania Andreotti)
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Sant’Agostino (foto di Stefania Andreotti)
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Sant’Agostino (foto di Stefania Andreotti)

VENERDI’ 7 MARZO 2014 ORE 20.30
INCONTRO PUBBLICO PER CONDIVIDERE I PRIMI RISULTATI
Sala Bonzagni
via Bianchetti – Sant’Agostino (FE)

MORENO PO (Provincia di Ferrara) – Ci racconterà come si è evoluto nel tempo il corso del fiume Reno e come questo abbia determinato il paesaggio del territorio di Sant’Agostino

ELENA MELLONI (Comune di Sant’Agostino) – Un puntuale e funzionale affondo sulle previsioni urbanistiche contenute nel Piano Strutturale Comunale

GRUPPO DI LESS IS MORE – I dati raccolti: esiti del focus group e delle interviste al mondo imprenditoriale, le prime risposte (raccolte tramite le cartoline) alla domanda “cosa ricercano le persone fuori da Sant’Agostino”, l’Atlante delle Associazioni.

Presentazione del GRUPPO DI SUPPORTO al processo partecipato e delle collaborazioni nate attorno al progetto.

SABATO 8 MARZO 2014
PRANZO COMUNITARIO E CAMMINATA DI QUARTIERE
con il gruppo del progetto Less is More

Ore 12.30 – RITROVO AL PALARENO PER PRANZARE INSIEME
La “base” per 80 persone sarà a cura dello staff di progetto con l’aiuto dell’associazione Tuttinsiemepersancarlo, ma chi può è invitato a portare qualcosa da condividere con gli altri.

Ore 14.00 – ESPLORAZIONE GUIDATA DI SPAZI E STRADE
Ritrovo a PIAZZA PERTINI.
Il percorso è alla portata di tutti, ma vestiti e scarpe comode ci aiuteranno a osservare con un occhio diverso quello che crediamo di (ri)conoscere

Oggi quarto appuntamento sui temi legati all’adolescenza nella rassegna della Città del Ragazzo

da: Città del Ragazzo di Ferrara

Quarto appuntamento, oggi (mercoledì) dalle 14.30 alle 17, nell’Aula Magna della Città del Ragazzo (via Don Calabria 13), nell’ambito della rassegna mensile organizzata dall’ente di formazione diretto da Giuseppe Sarti per trattare temi legati all’adolescenza. A dissertare sul testo, La vocazione psicoterapeutica: come si diventa psicoterapeuti dell’adolescenza (Franco Angeli Editore) saranno direttamente gli autori, quindi Chiara Assante, Marianna Bufano, Marta Malacrida, e Gustavo Pietropolli Charmet. Alla discussione contribuiranno la psicoterapeuta Gloria Soavi, vice presidente CISMAI (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il maltrattamento e l’abuso dell’infanzia), ed Emanuela Sani, responsabile UOS Dipartimentale Integrazione Socio-Sanitaria di minori con patologie neuropsichiatriche dell’AUSL Parma. L’incontro sarà coordinato da Federico Zullo. Domani (giovedì), alle 20, sarà invece presentata la società cooperativa di catering Happìness, gestita da 4 ragazzi afghani che per l’occasione prepareranno cose tipiche, del loro Paese, e nostrane. Info, 0532/747931, 333/9947785

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Innovazione: Emilia-Romagna al top in Italia secondo l’ultimo rapporto della Commissione Ue

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Errani: “Un dato importante che riconosce lo sforzo congiunto che stiamo facendo; è il nostro impegno anche per il futuro”

Bologna – “Il riconoscimento da parte dell’Europa è un dato importante, che ci dice come lo sforzo che stiamo compiendo in questa direzione insieme a imprese, università, centri di ricerca e forze sociali stia dando gli esiti positivi che ci attendiamo. È la linea di lavoro su cui l’Emilia-Romagna deve impegnarsi anche nel futuro”.
Così il presidente della Regione, Vasco Errani, commenta i dati dell’ultimo “Regional Innovation Scoreboard” della Commissione Ue, rapporto da cui emerge l’Emilia-Romagna come una delle tre regioni leader per l’innovazione in Italia insieme a Piemonte e Friuli, sopra la media europea e in un processo di costante crescita.

“Bisogna ancor più spingere sull’acceleratore col potenziamento dei tecnopoli, che sono il vero ponte culturale tra la produzione e il sapere – aggiunge l’assessore regionale alle Attività produttive, Gian Carlo Muzzarelli -. Innovare è la nostra strada e vogliamo dare un ulteriore impulso attraverso la nuova legge sull’attrattività per sostenere le imprese, il lavoro e creare nuove opportunità di benessere”.

giornalisti-sempre-in-contattocon-spirito-del-mondo

I giornalisti: sempre in contatto con lo spirito del mondo

Quando sono a Ferrara, faccio sempre un salto alla Biblioteca Ariostea per un aggiornamento, e il più delle volte mi fermo nella Sala periodici a leggere giornali e riviste. Questa sala ha una storia lunga e nobile, e mi piace sempre consultare la vecchia e un po’ polverosa “Nuova Antologia”. La coda degli autori che hanno scritto per la rivista è lunghissima e piena di grandi firme come Palazzeschi, Bacchelli, Ungaretti, Montanelli, Salvemini, Jemolo, Calamandrei, Bobbio, per citare solo una rosa di nomi illustrissimi. Nel numero dell’Aprile/Giugno 2004 ho trovato un bel pezzo di Claudio Magris, anche lui molto legato alla tradizione repubblicana e azionista di un’Italia che non c’è più. Il suo articolo è intitolato Giornalismo e Cultura – Una riflessione sul ruolo dell’informazione. È scritto ancora in ”epoca offline”, ma i contenuti valgono anche per i tempi d’oggi, per l’epoca digitale. Siamo, in questi anni, testimoni e collaboratori di una svolta quasi rivoluzionaria nel settore dell’informazione, ma io credo che i valori fondamentali del giornalismo abbiano resistito, nonostante una pressione fortissima sia del mondo politico sia dei mercati consumistici. Tutto è diventato molto, molto più veloce rispetto solo a qualche anno fa, ma spesso – non sempre – anche più superficiale e sfuggevole e monocolore. L’etica professionale del giornalismo, però, e il suo compito principale rispetto alla cultura odierna, in Italia come in Germania, come nell’intera Europa, vale per tutti i media, off line o on line.
E cito dall’articolo di Magris: “Se la lettura del giornale, come diceva Hegel, ha sostituito la preghiera del mattino e mette il lettore in contatto con lo spirito del Mondo e col suo operare nella storia, il giornalismo ha, oggi più che mai, un’enorme importanza e responsabilità nella formazione della cultura di un Paese.” E aggiunge, “Il quotidiano è il brogliaccio di un tentacolare e gigantesco romanzo ormai globale, che si disperde e dissolve in mille rivoli subito spariti.” Si tratta della nostalgia di un intellettuale d’altri tempi per un giornalismo che è scomparso dall’era digitale? Non credo, perché il compito o, detto in modo più grave, la necessità di un giornalismo serio, sobrio e credibile, c’era ai tempi dei nostri nonni e c’è oggi, anche se in un ambiente tecnologico molto diverso.
Per questo l’associazione Journalisten helfen Journalisten (Giornalisti aiutano giornalisti), di cui sono il coordinatore per Monaco, ha molto sostenuto la lettera di Ana Lilia Pèrez, una giornalista messicana messa sotto scorta perché fa ricerche sul mercato delle droghe e il suo nome si trova in cima alle liste nere. Per un anno ha vissuto clandestinamente in Germania, protetta e spesata da noi. Recentemente ha scritto: “L’unica cosa che desidero è il ritorno in patria, accendere il computer e cominciare a scrivere un nuovo articolo.”
A volte, la professione del giornalista è davvero molto rischiosa e pericolosa, in Germania, in Italia, nel mondo. Ci sono momenti in cui può diventare un lavoro noioso, quando si deve fare per esempio un servizio su una festa parrocchiale in provincia, o si deve andare ad una conferenza stampa di un tizio del mondo politico nel territorio desolato del delta del Po. Ma nella maggior parte dei casi, la partecipazione come giornalista (sia off line che on line) alla formazione della cultura di una città e ancora di più di un Paese, crea quel seme di speranza che contribuisce a migliorare la vita di tutti.

Di seguito, l’articolo uscito in occasione dei 20 anni dell’Associazione “JhJ” (Giornalisti aiutano giornalisti) 1993–2013

“Non sono un nazionalista, sono un giornalista” – Mladen Vuksanović (1942-1999)

In molti Paesi l’esercizio della professione giornalistica è spesso accompagnata da grossi rischi. Secondo dichiarazioni di “Reporters Sans Frontiers”, negli ultimi 15 anni sono stati uccisi oltre 800 giornalisti durante lo svolgimento del loro lavoro. In tutto il mondo molte centinaia di essi vengono arrestati e spesso torturati. Soltanto in particolarissimi casi, quelli più eclatanti, l’opinione pubblica viene informata sul destino di colleghi perseguitati, feriti, espulsi ed arrestati. Ancora più raramente si conoscono i pericoli che corrono le loro famiglie.

JhJ fu fondata nel 1993, quando la guerra nella ex-Jugoslavia fece le prime vittime. Uno dei primi fu Egon Scotland, inviato speciale della Suddeutsche Zeitung, ucciso nel 1991 in Croazia.
JhJ è un’associazione indipendente che non fa riferimento ad alcun partito politico. Ha come suo compito principale quello di offrire aiuto a colleghe e a colleghi che si trovano in situazioni di pericolo, fornendo loro e alle loro famiglie solidarietà ed aiuto concreto, in modo diretto ed informale.
JhJ interviene con aiuti in denaro, acquisto di beni ed assistenza, laddove, in caso di situazione di pericolo, non siano già intervenuti in forma ufficiale gli organismi preposti, e vi sia la possibilità di un intervento diretto.
Lo sforzo più importante di JhJ è stato sinora operato nei territori dell’ex Jugoslavia, in Bosnia, Croazia, Serbia e Kossovo. In oltre 150 casi sono stati aiutati i giornalisti e le loro famiglie, con donazioni di derrate alimentari, assistenza in caso di cure mediche, protezione e tutela dei bambini, sostegno economico-logistico per il ripristino di materiali distrutti quali computer, macchine da scrivere e attrezzature fotografiche. In molti casi JhJ ha offerto aiuto ed assistenza per il rientro in Bosnia a colleghi espulsi a seguito della guerra.
L’Associazione ha inoltre aiutato i colleghi a pubblicare i loro articoli sulla stampa di lingua tedesca.
E’ attiva una fitta rete di contatti con giornalisti provenienti da tutte le zone dell’ex-Jugoslavia. JhJ si mette volentieri a disposizione per agevolare e promuovere i contatti.
Sono pervenute anche richieste da colleghe e colleghi dell’Algeria, Turchia, Tunisia, Albania, Nigeria, Afghanistan, Namibia, Indonesia, Angola e Togo. Quando è stato possibile, gli aiuti in denaro sono andati direttamente ed informalmente ai colleghi interessati e alle loro famiglie.
JhJ collabora a stretto contatto con RSF Reporters Sans Frontiers. Sono stati inoltre instaurati contatti con il Committee to Protect Journalists (Comitato di protezione dei giornalisti) di New York, con IFEX (Toronto), Rory-Peck-Trust (Londra), con Amnesty International, così come con gli incaricati alla stampa di OCSE (Organizzazione per la sicurezza e la collaborazione in Europa).
L’azione di solidarietà di JhJ è portata attualmente avanti da oltre 130 giornalisti di Germania, Austria e Italia. Il lavoro, a puro titolo onorifico, si svolge all’interno di JhJ. Si tratta di un’ associazione di pubblica utilità senza scopo di lucro, e si finanzia esclusivamente con le quote dei soci e con donazioni (le offerte in denaro sono detraibili dalle tasse).

I riferimenti per JhJ sono:
Dr. Roman Arens (Basler Zeitung), Roma
Christiane Schlötzer (Sueddeutsche Zeitung) Istanbul
Carl Wilhelm Macke (free lance) Monaco di Baviera/Ferrara

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Modernità e crisi

Sono possibili due interpretazioni della parola ‘crisi’. L’una segna la sequenza negativa: crisi-emergenza-catastrofe. Questa è la definizione che si è imposta negli ultimi anni e che è stata scientemente trasformata in una vera e propria ideologia dell’aut-aut: o si fa così, o salta tutto! In questa breve riflessione vorrei invece concentrarmi sull’altra interpretazione: la crisi come caratteristica positiva della modernità. E richiamo un classico del novecento, Paul Hazard Crisi della coscienza europea (Einaudi), pubblicato nel 1935.

L’opera tratta di un periodo preciso e pregnante della storia d’Europa: 1680-1715. E’ in questi pochi decenni, infatti, che si gettano le basi culturali per il passaggio alla modernità nel continente. “Quale contrasto! E quale brusco passaggio! La gerarchia, la disciplina, l’ordine che l’autorità s’incarica di assicurare, i dogmi che regolano fermamente la vita: ecco quel che amavano gli uomini del ‘600. La costrizione, l’autorità, i dogmi: ecco quel che detestano gli uomini del ‘700, loro successori immediati.”
In quel tempo nasce la nuova sequenza che caratterizza la modernità: critica-crisi-cambiamento. Ricordiamo che la parola ‘critica’ ha un’origine in comune con la parola ‘crisi’, dal greco xrinò: dividere, scegliere, giudicare, decidere, lottare, combattere. Critica e crisi come condizioni del cambiamento continuo: ecco la fenomenologia permanente e normale della modernità. Perché oggi dunque queste due parole fanno paura? Il potere è insofferente alla critica: all’intellettuale autonomo preferisce il cortigiano adulatore. Il cittadino normale vive la crisi come eccezione e catastrofe. Atteggiamenti premoderni entrambi, che permangono come un radicato residuo del passato nel tempo globale dello sviluppo massimo della modernità su tutti piani e in tutti i paesi.
Con questo si vuole forse negare la congiuntura mondiale di grande crisi e di grandi rischi che stiamo vivendo? No. Voglio sottolineare che la diffusa cultura premoderna non aiuta. Essa combina due atteggiamenti negativi. Quello del potere che chiede una delega totale e in bianco. E quello del cittadino che vive con angoscia e paura ogni novità e cambiamento. In entrambi i casi il risultato è un individuo pubblico impaurito, passivo, ripiegato su se stesso. In questo modo si crea soltanto separazione tra settori della società. Ma mentre in alcuni di questi si vive all’insegna della creatività e della sperimentazione continue -tecnica, scienza, arte e cultura in generale- in altri, come per esempio la politica, la nuova ideologia dell’emergenza sta bloccando le menti, impedendo ogni confronto serio sulle possibili alternative in campo.

Nel 1670 esce un’opera fondamentale della modernità: il Trattato teologico e politico di Benedetto Spinoza. Ecco come ne sintetizza il significato Paul Hazard: “Spinoza diceva pacatamente che bisognava fare ‘tabula rasa’ delle credenze tradizionali per ricominciare a pensare su piani nuovi […]. La religione aveva perduto la sua efficacia sulla morale, l’anima si era corrotta; e il male proveniva dal fatto che si era fatta consistere la religione non più in un atto interiore, meditato e persuaso, ma nel culto esterno, in pratiche macchinali, nell’obbedienza passiva alle prescrizioni dei preti. Degli ambiziosi si erano impossessati del sacerdozio e avevano convertito in avidità personale lo zelo del servizio: donde dispute, odi, gelosie. Così gli uomini venivano ridotti in bruti, avendo tolto loro il libero uso del loro giudizio, e soffocato la fiamma della ragione critica umana.” Si provi a sostituire alla parola religione la parola politica, alla figura del prete quella dell’odierno politico, e il ragionamento spinoziano conserva intatto il suo valore di diagnosi attuale. Oggi, infatti, la politica si presenta così: svuotata di ogni progettualità, ridotta spesso ad un affare per curare i propri interessi di casta, usata come un trampolino per realizzare ‘smisurate ambizioni’ personali.
Non a caso le parole chiave sono sondaggio e propaganda… non certo cultura e critica.

Fiorenzo Baratelli è direttore dell’Istituto Gramsci di Ferrara

GERMOGLI
l’aforisma
di oggi…

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…
 
“Un mondo dominato dalla forza è un mondo abominevole, ma il mondo dominato dal numero è ignobile” (Georges Bernanos)

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IMMAGINARIO
la foto
di oggi

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città e i suoi abitanti.

La Delizia estense del Verginese (foto di Roberto Fontanelli) – clicca sull’immagine per ingrandirla

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La Delizia del Verginese (foto di Roberto Fontanelli)