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Giorno: 30 Marzo 2014

Omaggio al Duca di Borgo San Giacomo

da: ufficio stampa Ente Palio città di Ferrara

Il giallo e il blu del Borgo di San Giacomo hanno colorato stamattina il rettangolo di cielo del cortile di Castello Estense nell’Omaggio al Duca.
Con danze “leggiadre e belle”, saggi di scrima (l’antica arte della spada) ed esercizi di bandiere la Contrada ha voluto raccontare al folto pubblico le radici di queste attività, che rivivono ai nostri giorni grazie allo studio e alla dedizione di quanti nutrono la passione per la rievocazione storica.
Accompagnata da musiche e “quadri animati”, una bella voce narrante ha illustrato come sia nata a Ferrara la tradizione dei giochi delle bandiere e a quali eventi si ispirano le manifestazioni del Palio di Ferrara, soffermandosi a narrare di piccoli episodi della ricca storia rinascimentale della città.
Al termine della manifestazione un nutrito gruppo di turisti ha visitato il Castello Estense usufruendo della Visita Guidata Speciale, che vede i figuranti delle Contrade dell’Ente animare le sale del maniero. Le visite sono organizzate e proposte a cura di Itinerando.
Nel pomeriggio, dopo il tradizionale pranzo di Contrada presso la sede di Borgo San Giacomo (al quale ha partecipato una rappresentanza di Telethon Ferrara), è stata celebrata la cerimonia dei “battesimi di contrada”: sono sei i giovanissimi accolti ufficialmente nella grande famiglia di San Giacomo con una bella festa.

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L’area vasta, una nuova geografia economica per il ferrarese

Nei primi anni Ottanta, nacque un certo interesse per il ferrarese, si fecero dei ragionamenti sia nell’ambito del Censis, con il suo cono d’ombra, sia da parte di ricercatori che si occupavano della riscoperta della “regione” ferrarese, e anche in seno all’ufficio studi camerale, tanto da imporci un approfondimento e riunirci, insieme, nella sede di Nomisma, in Strada maggiore a Bologna, per parlare dei nostri territori con il professor Fabio Gobbo.

Il dato interessante, rafforzato anche dalla possibilità di costruire una “Romea con la gobba”, fu sostanzialmente la scelta di dare un taglio geo-politico all’operazione di valorizzazione: porre il fuoco sul ferrarese, in particolare sulla costa e il suo primo entroterra, puntando però sulla direttrice sud-nord, sulle molteplici peculiarità ambientali e turistiche, e su uno sviluppo rurale potenzialmente avanzato.
Se si prova, partendo da Mantova e segnando con un righello il congiungimento a est-nord con Rosolina e a est-sud con Cervia, ne esce la figura del cono, che incrociando la fascia delle Terre di mezzo del ferrarese, forma l’area di riferimento per un nuovo sviluppo, che poi si rafforza, per contiguità, con la parte a sud della Romagna e con la parte nord di Chioggia, fino a tutta la laguna veneta.
Questo era il senso della nuova geografia economica (l’area vasta) che si era delineata a Nomisma, e che si sarebbe consolidata con il tracciato della nuova strada Romea, facendo della vecchia, una strada del parco.
Il professor Gobbo ci disse che si trattava di una risposta forte e che occorreva mettere insieme forze, soggetti ed attori anche perché noi ferraresi avremmo dovuto scegliere, per stare in questa lunga e larga fascia dell’alto adriatico, di essere il terzo lato tra la via Emilia e l’asse centrale pedemontano veneto.Gli elementi riferiti ci convinsero ed iniziarono, da allora, una serie di relazioni tra istituzioni, imprese, forze sociali e agenzie per lo sviluppo.Si pensi all’area lagunare di Venezia, al delta del Po, al porto di Ravenna, al bacino turistico del riminese; luoghi necessari per una ripartenza di valori di territorio da riempire in una lettura di integrazioni, di produzioni e di servizi d’avanguardia.
All’inizio ci sembrava un percorso possibile che la politica locale, con l’aiuto anche di Provincia, Regione, ecc., avrebbe dovuto sostenere, trovando la quadra tra progetti, risorse, atti amministrativi, patti e contratti d’area. Con il passare del tempo, ci si rendeva conto che le cose non progredivano perché molti si mettevano in mezzo per bloccare il progetto, troppi i distinguo e il solito politichese e, per finire, emergevano vecchie e nuove ideologie, interessi compresi. Quanti anni persi!

Ora ed in queste settimane, dopo quella ventata di speranza, si intravede un’opportunità, data dal riordinamento degli enti locali, e nello specifico dal superamento delle vecchie province e dai parametri posti per gli ambiti da ridefinire, anche se l’operazione ne prevede un ampio ridimensionamento delle funzioni e dei ruoli.
Il Castello però ha pensato bene di tenersene fuori, distante e solo, di non entrare nel progetto di area vasta, pensando, scegliendo, un ritorno al Rinascimento di un lontanissimo ducato. Ed ecco, quindi, un nuovo ducato-provincia, che trova il primo impatto negativo con Comacchio, seguito da alcuni mugugni nell’argentano, quelli del centese, che non vogliono farsi assorbire dalla città metropolitana e, per finire, alcuni altri piccoli comuni foresi che pensano di non stare nella prima contiguità con la città capoluogo.

Si continua ancora a pensare in piccolo, senza una chiara visione, non guardando a quel futuro che è sulla costa adriatica, e la costa è la Romagna.
E si diceva: se poi ci tolgono la prefettura, la questura, l’Inps, la Camera di commercio, la Guardia di finanza, Bankitalia che non c’è più, e qualcosa d’altro, cosa ci rimarrà; diventeremo una città deserto o poco più, con alcuni bei palazzi storici.
Ma non bisogna, forse, andare verso una pubblica amministrazione più leggera, snella ed efficiente, ma non siamo, ormai, tutti per quel ‘cambia verso’ e per la spending review, oppure questa è solo per gli altri? Noi dobbiamo sceglier la strada e i territori dove crescere insieme, dove spendere, laddove si deve spendere, recuperando risorse, energie, bellezze, saperi, intraprese, lavoro e benessere. Dobbiamo integrarci per far parte di una grande Romagna, per portare la città di Ferrara nel Parco del delta, un patrimonio dell’umanità che l’Unesco ci riconosce. Quello che sta pensando il sindaco Tagliani, ossia di unire entrambe le sponde, non è solo un’opportunità, ma una scelta strategica ed anche un modo per non restare soli. Speriamo bene.

L’Oratorio dell’Annunziata e Casa Romei saranno presto sottoposte alla Tnc

da: Tecnopolo Università di Ferrara

Dopo la Loggia degli Aranci di Palazzo Marfisa e la Sala delle Toghe di Palazzo Renata di Francia (sede del Rettorato), anche l’Oratorio dell’Annunziata e Casa Romei saranno presto sottoposte alla Tnc (Tecnologia neutralizzazione di carica) atta a salvaguardare gli edifici storici (oltre che residenziali), dall’umidità, che ne compromette decoro e stabilità rendendo peraltro le strutture maggiormente vulnerabili ad eventi come il sisma. Ci sta lavorando Manlio Montuori, del Tecnopolo dell’Università di Ferrara, che con il Gruppo Leonardo Solutions-Domodry di Legnano (Milano) ha sottoscritto una convenzione presentata nei giorni scorsi anche al Salone del Restauro. Le prime applicazioni, a Palazzo della Loggia e in Rettorato, sono state effettuate nelle scorse settimane. «Un primo monitoraggio con prelievi – anticipa Montuori – verrà fatto tra 6 mesi, poi ad 1 anno e infine a 2». Ma sull’efficacia del sistema, brevettato nel 2008, sperimentato al Politecnico di Milano e già in uso in sito importanti nella Cripta di Sant’Ambrogio a Milano, alle Terme di Diocleziano di Roma, a Palazzo Te di Mantova, a Palazzo Ducale di Modena, a Villa Pallavicini di Bologna, al Museo Archeologico di Forlimpopoli, a Palazzo Rasponi a Ravenna, alla Cattedrale di Lecce, Montuori non ha dubbi. Per questo ne auspica l’utilizzo anche all’Oratorio e Casa Romei. Al Salone, la stessa Biancaneve Codacci Pisanelli, capo staff della Sottosegreteria Borletti Buitoni, ne ha riconosciuto requisiti di «scientificità e non invasività». Il sistema elimina infatti l’umidità dai muri, impedendone la risalita, avvalendosi di piccole apparecchiature della dimensione di un antifurto.

Pci-Ds

Oro del Pci, “la nascita della fondazione Primaro: una scelta partecipata”

da: Egidio Checcoli, presidente fondazione Primaro

Caro Gessi, con un certo ritardo ho letto il dibattito che si è sviluppato sulla questione delle Fondazioni che gestiscono il patrimonio ex Pds promosso dal quotidiano “ferraraitalia” e senza entrare nel merito della discussione che è scaturita e che ha interessato prevalentemente la Fondazione L’Approdo essendo stata citata la Fondazione che presiedo, la Primaro, ho ritenuto opportuno scrivere queste poche righe per sottolineare che la decisione del Pds di Filo di costituire una Fondazione autonoma è stata decisa da un’assemblea pubblica aperta alla partecipazione degli iscritti e dei simpatizzanti dopo che si era discusso della questione in due riunioni del comitato direttivo della sezione.
Non si è trattato di una decisione assunta da poche persone in quanto si è trattato dell’assemblea più partecipata dopo lo scioglimento del Pci con la sala gremita, con tante persone in piedi, e con oltre l’85% dei voti favorevoli dei presenti alla costituzione della Fondazione.
Per quanto concerne l’attività della nostra Fondazione e su come vengono utilizzate le risorse e il patrimonio disponibile lo puoi verificare direttamente collegandoti al sito www.fondazioneprimaro.it.
Le più vive congratulazioni per la qualità del giornale.
Cordiali saluti.
Egidio Checcoli

Comacchio: secondo incontro sulla genitorialità positiva

da: ufficio stampa Comune di Comacchio

Si svolgerà martedì 1 aprile alle ore 16.30 nella sala polivalente “San Pietro” di Palazzo Bellini il secondo incontro sulla genitorialità positiva, promosso dall’ Assessorato alla Pubblica Istruzione, in collaborazione con la Cooperativa Girogirotondo ed il Centro per le famiglie del Delta “La Libellula”. Il tema sarà “la punizione e il rimprovero, fanno parte di una genitorialità positiva?”, e a svilupparlo con il pubblico in sala saranno la psicopedagogista Silvia Senigalliesi e la psicologa Francesca Battani. Entrambe le esperte svolgono il loro ruolo di consulenza presso il Centro sovra-comunale per le famiglie del Delta “La Libellula” (Via Buonafede, 12). L’incontro di informazione è rivolto a genitori di bimbi dai 3 ai 10 anni e di ragazzi da 11 a 18 anni. La diretta streaming, accolte le segnalazioni di alcuni genitori, sarà attiva solo nella prima parte dell’incontro. Vi aspettiamo numerosi!

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Amarsi un po’. E poi mancarsi

Due vite, quella di Nicola e quella di Irene che non si conoscono e che in una notte di fuochi d’artificio finiranno per sfiorarsi, poi chissà.
Mancarsi (Einaudi) di Diego De Silva è lo scorrere dell’esistenza che per quanto la determinazione e la volontà provino a indirizzarla, prenderà un’altra piega. La vita sterza all’improvviso, Nicola la subisce, Irene prova a cavalcarla. I matrimoni di entrambi saltano, quante cose lui non aveva mai detto a sua moglie, finchè c’era, pensieri camuffati per compiacenza e perchè è difficile dire esattamente quel che si pensa e che libererebbe da un peso enorme che finirà per generare altra incromprensione, altre reticenze schiave dell’autocensura. Nicola, rimasto solo, compila scientificamente l’elenco degli errori che ha commesso con sua moglie, brandelli di vita coniugale catalogata per sbagli, tra cui lasciare le cose come stavano e l’avere pensato che lei contasse più della felicità.
Irene ha cominciato a prendere la vita a partire da quello che non vuole. Non vuole più ridere per finta, come faceva un tempo quando ridere riempiva un imbarazzo o un silenzio perchè a forza di smussarsi e adattarsi perdendo un’originaria autenticità, si diventa “brutte copie di se stessi”, pian piano si spengono passioni e desideri. Così era stato nel suo matrimonio, avevano perso confidenza e si erano allontanati.
Non c’è un momento preciso in cui capita che un pezzo di rapporto si perda per strada, però poi ci si accorge che di pezzi non ce ne sono quasi più, si smette di interessarsi all’altro, si comincia a farsi un po’ da parte fino a non esserci, in mezzo solo un abisso.
E anche quando si comprende l’errore e lo si isola e viviseziona alla ricerca di tutti i suoi perchè, questo servirà a non ripeterlo? “Non siamo buoni docenti di noi stessi e le lezioni che crediamo di imparare sono imprecise e, in buona misura, truccate”. L’autoinganno è una forte tentazione, si sa. Solo il caso ci fa apprendere inciampando nella vita. Il “buon senso” a cui ci si appella nelle scelte è una comoda stampella, ma non è altro che calcolo, misura, valutazione delle possibilità, sta dall’altra parte rispetto alle aspirazioni, all’impulso e alla scintilla del cambiamento che non hanno argomenti a confronto, il buon senso ridimensiona, l’impulso spinge oltre senza la certezza del risultato.
Nicola e Irene hanno in comune un bistrot. Per Nicola è un luogo del passato in cui tornare fa male perchè rappresenta la sua vecchia quotidianità familiare finita di colpo. Per Irene è il posto scelto come punto di osservazione delle vite degli altri, è dove compila il suo personale catalogo degli uomini, una tassonomia di genere che le serve da discalia nell’approccio degli uomini. C’è il tipo alla Colin Farrel, alla Johnny Deep o alla Geroge Clooney, basta saperli riconoscere.
Una sera di festa, in un orario insolito, Nicola va al bistrot, anche Irene ci capita, deve scrollarsi di dosso l’inutilità di essersi concessa, quella sera, a un uomo che nemmeno voleva.
Lei non capisce perchè quella sensazione, come qualcosa che le stia arrivando addosso, lui non capisce perchè quel richiamo, come un invito che solo lui sente: si gira e la vede.

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La vita inquieta del librettista Temistocle Solera

TEMISTOCLE SOLERA

Non esattamente “musico” ma piuttosto librettista per opere musicali liriche, Temistocle Solera (1815-1878) era figlio di quell’Antonio Solera – avvocato e patriota – che trascorse otto anni nel carcere dello Spielberg, mentre vi era imprigionato anche Silvio Pellico. Nato a Ferrara, studiò prima a Vienna e poi a Milano. Dopo aver tentato la strada della poesia e del romanzo (Michelino) si dedicò al teatro e alla musica, scrivendo cinque libretti con relative melodie, alcune romanze, due inni; fra queste opere, che non ebbero fortuna, ricordiamo almeno: Ildegonda (1840), La fanciulla di Castelguelfo (1842) Genio e sventura (1843). Il successo gli arrise grazie alla sua abilità appunto di librettista, basti pensare che sono suoi i famosissimi versi del Nabucco (“Va’, pensiero, sull’ali dorate…” ecc.), musicato da Giuseppe Verdi (1813-1901). Il suo rapporto con il grande maestro fu piuttosto burrascoso, comunque compose per lui, oltre ad una revisione di Oberto conte di San Bonifacio (1839), il succitato Nabucodonosor (1842), i Lombardi alla prima crociata (1843), Giovanna d’Arco (1845) e Attila (1846). È autore, inoltre, di libretti per vari altri compositori, fra i quali: Otto Nicolai, Achille Graffigna, Emilio Arrieta, Achille Peri. Solera ebbe una vita piuttosto turbolenta: fu impresario teatrale in Spagna; consigliere segreto – e forse amante – della regina Isabella di Spagna; corriere – sempre segreto – fra Cavour e Napoleone III; infine poliziotto, prima contro i briganti della Basilicata e poi presso il khedivè d’Egitto. Ma finì male, povero e abbandonato, dopo aver fatto l’antiquario a Parigi.

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IMMAGINARIO
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Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città e i suoi abitanti.

La pieve di San Venanzio nei pressi di Copparo (foto di Roberto Fontanelli) – clicca sull’immagine per ingrandirla

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La pieve di San Venanzio nei pressi di Copparo (foto di Roberto Fontanelli)