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Giorno: 25 Aprile 2014

Fornaro: “La Costituzione non è un lacciuolo del quale sbarazzarsi. Riprendiamocela”

da: Giuseppe Fornaro, candidato sindaco Valori di sinistra

Sul 25 aprile è ormai già stato detto tutto. Eppure sembra proprio che non sia bastato, che l’esserci tante volte ripetuta l’importanza di quella data non abbia sedimentato nelle coscienze la reale importanza di quella liberazione che trovò sintesi nella Costituzione. La nostra Carta fondamentale forgiata col sangue e col fuoco nella lotta di liberazione l’abbiamo affidata nelle mani di gente senza scrupoli, stupratori seriali che l’hanno violentata. Ma di quegli stupratori siamo stati complici con i nostri tanti silenzi, le nostre indifferenze, il nostro qualunquismo, “tanto sono tutti uguali”.
Hanno violentato la NOSTRA Costituzione, hanno inserito la brutalità del pareggio di bilancio per far contente le banche su cui ormai si fonda il debito degli stati, tanto per citare l’ultimo e più recente sfregio che è anche un massacro dei più deboli. Ora vogliono restringere la democrazia, la partecipazione e la rappresentanza eliminando il Senato, “tanto è inutile”. Come se le garanzie Costituzionali fossero un orpello, lacci e lacciuoli di cui liberarsi per procedere spediti verso la difesa degli interessi dei più forti.
Un disegno che Licio Gelli ora sta per vedere realizzato. E noi, ancora una volta, silenti e complici perché ci hanno bombardato il cervello di quanto brutta sporca e cattiva sia la classe politica ed è bene ridurne la consistenza numerica, senza considerare che così si restringono i margini della democrazia. Riprendiamoci la NOSTRA Costituzione e che questo 25 aprile non sia solo una data commemorativa di un evento lontano, ma la data di una nuova Resistenza.

Consegnata oggi la lista civica Ferrara Concreta a sostegno di Tagliani

da: Ferrara Concreta

Supportata da oltre 500 firme, è stata consegnata questa mattina (venerdì) alla commissione elettorale la lista civica Ferrara Concreta, nata a sostegno del sindaco uscente, Tiziano Tagliani, nell’ottica della condivisione, «da preferire alla divisione, di cui in momenti difficili come l’attuale non c’è alcun bisogno», spiega il portavoce, Roberto Serra. «La bacchetta magica non l’ha nessuno e di libri dei sogni si può fare a meno. La concretezza, oggi, coincide con la continuità». Tra i punti di forza, l’ecletticità «perché grazie alle nostre differenti professioni, dall’avvocato all’operaio, siamo sia fedele specchio delle articolazioni della città sia osservatorio capace di intercettare bisogni e aspettative». Questi i nominativi: Juana Maria Arango, Davide Bertasi, Giovanni Bertelli, Annalisa Bilotta, Alberto Bova, Edoardo Braiati, Ines Brina, Cosimo Copertino, Luca Corvo, Danny Farinelli, Mirko Ferrari, Antonio Fortini, Roberto Gorgati, Francesco Levato, Giuseppe Magri, Simona Mandini, Eleonora Mazzanti, Mariangela Occari, Paolo Orsatti, Daniele Perderzoli, Marco Piazzi, Giovanna Poletti, Fabio Raiti, Silvio Rizzetto, Anna Ruggeri, Roberta Saltarti, Roberto Serra, Maurizio Simone, Vittoria Triglione, Raffaele Verrigni, Daniele Zabbari, Camilla Zanardi.

La Fiera di Ferrara capitale delle Sagre

da: ufficio stampa Ferrara Fiere Congressi

“Quella di far diventare la Fiera di Ferrara capitale delle Sagre è un’aspirazione che le culture enogastronomiche emiliano-romagnola e ferrarese legittimano ampiamente. Basti ricordare che la nostra regione vanta il più alto numero di prodotti a denominazione di origine”.
È con questo auspicio che Paolo Bruni, Presidente del CSO – Centro Servizi Ortofrutticoli, ha tagliato il nastro del Salone Nazionale delle Sagre, l’evento organizzato da Ferrara Fiere Congressi e dall’Associazione Turistica Sagre e Dintorni, in programma in Fiera fino a Domenica 27.
Il Presidente della Fiera di Ferrara, Nicola Zanardi, si è invece soffermato sul “valore del Salone come strumento di socializzazione tra il pubblico e la comunità delle sagre, e come occasione in cui, a un prezzo iperconcorrenziale, le famiglie possono conoscere e apprezzare i migliori prodotti del territorio”. In effetti, all’alba del secondo giorno, un primato il Salone continua a detenerlo: resta l’unica manifestazione in Italia in cui, con un solo biglietto d’ingresso, è possibile assaggiare i piatti tipici di oltre cento sagre enogastronomiche e divertirsi tra gare, dimostrazioni e laboratori di cucina, balli, tombole e shopping.
Quanto sia articolata l’offerta del Misen lo conferma il programma di Sabato 26, che si apre alle 10 con il laboratorio “A scuola di pane”. Un maestro fornaio insegnerà a preparare quello che, ne “Il mulino del Po”, Riccardo Bacchelli definiva “il pane più buono del mondo”, ovvero la coppia ferrarese (peraltro, il solo pane I.G.P. della regione). Non è necessario precisare in quale padiglione si terrà il corso, perché basterà seguire lo squisito profumo di forno che invaderà tutta la Fiera…
Per restare in tema di “scuola” culinaria, alle 10.30 l’associazione culturale “Miss…ione Matterello” terrà presso il proprio stand il corso “La cultura della sfoglia”, rivolto a chiunque voglia imparare come si prepara la vera sfoglia, con una produzione non-stop di pasta liscia e ripiena, e assaggi di quadretti e cappellacci, maltagliati e cappelletti.
Dalle 12 alle 15, funzioneranno a pieno regime le cucine delle Sagre, che distribuiranno migliaia di deliziosi assaggi di piatti tipici, dal maccherone al pettine allo gnocco di patate, dal cinghiale alla volìa cazzata (oliva schiacciata).
Il primo appuntamento dopo pranzo è fissato per le 14.30, nell’Area Concorsi del padiglione 4, dove gli chef di Zanussi Elettrodomestici daranno consigli e faranno dimostrazioni sul tema “Le nuove tecnologie in cucina”.
Il pomeriggio proseguirà alle 16.00, con l’incontro “Agricoltura in filiera: protagonisti in passerella (aspettando EXPO 2015)”, organizzato dal Consorzio Agrario di Ferrara, in collaborazione con l’Associazione Turistica Sagre e Dintorni e con ARGA (Associazione Regionale Giornalisti dell’Agroalimentare).
Alla stessa ora, i fan del più famoso tra i ciclomotori Piaggio potranno ammirare le Vespe del raduno “Vespamagna”, organizzato dal Vespa Club Ferrara.
La ristorazione curata dalle Sagre riprenderà alle 19, mentre alle 21.00, nell’Area Concorsi, si svolgerà il secondo round della disfida “Gran Galà della Salama”: a contendersi i posti per la finale di Domenica saranno, questa volta, gli insaccati prodotti da aziende industriali e artigianali.
Se le sagre sforneranno manicaretti fino alle 21.30, il sipario calerà sul Salone solo più tardi. A partire dalle 22.00, il musicomico Andrea Poltronieri terrà, infatti, banco nel padiglione 1, come animatore d’eccezione dello spazio “Sagre Happy Hour” e del tombola-show: la cartella per la prima tombola è in omaggio con il biglietto d’ingresso e in palio ci sono ricchi premi, naturalmente gastronomici.
Musica e danze al “Gran Galà del Liscio”, con le migliori orchestre e il gruppo “Musicallegria”, mentre gli hobby più originali e bizzarri, con collezionisti di livello internazionale, saranno al centro di “Misenpassion” e il pubblico “baby” potrà divertirsi in sicurezza sui gonfiabili.
Da visitare anche l’area riservata al progetto “Lungo il Po”, ideato da Ferrara Fiere Congressi, in collaborazione con le province che insistono sull’asta del “Grande Fiume”, per valorizzare l’enogastronomia e il turismo dei territori lambiti dal Po.
Il biglietto di ingresso (12 € l’intero, 10 € il ridotto, scaricabile dal sito www.salonedellesagre.it, 8 € quello riservato alla categoria 11-25 anni) consente di gustare le proposte di tutti gli stand e dà accesso agli spazi e alle attività in programma. I bambini sotto i 10 anni entrano gratis.
Una navetta gratuita porterà i visitatori direttamente in Fiera. Fermate alla Stazione ferroviaria e ai Giardini di Viale Cavour, vicino alle Poste Centrali.

Il 2 e 3 maggio, in via Cortevecchia, “Cappellacci Street”, una cena sotto le stelle dedicata al Cappellaccio ferrarese

da: Feshion Coupon

E’ una cena sotto le stelle quella che il 2 e il 3 maggio occuperà via Cortevecchia con circa 150 posti a sedere, e che proporrà ‘il Cappellaccio di zucca ferrarese’ in tutte le sue varianti inserito in un menù tradizionale. L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra l’agenzia di comunicazione ed eventi Feshion Coupon, la bottega ‘Orsatti Group’ che per l’occasione servirà il piatto tipico e numerose altre attività della stessa Via. Nella giornata di sabato 3 maggio la festa comincerà alle ore 17 con assaggio di salumi e pasta fresca offerti da ‘Salumeria Marchetti’ e ‘Macelleria Travagli’ per poi dedicare un momento ai più piccini caratterizzato da laboratori creativi e coreografie danzate. In entrambe le giornate la cena inizierà dalle ore 20 con musica dal vivo e omaggio floreale offerto dalla ‘Fioreria Bacrì’ a tutte le donne che parteciperanno all’iniziativa. Lo scopo della manifestazione è quello di ravvivare lo spirito comunitario sfruttando una delle vie più antiche della città e far apprezzare anche ai non ferraresi le nostre delizie culinarie. Di seguito le attività che hanno scelto di supportare l’iniziativa: Coin, Antica Salumeria Marchetti, Le Primizie Ortofrutta, Macelleria Travagli, Flash Cafè, Creperie, Bar Aroldo, la Bottega del Formaggio, Cortevecchia 29, Profumeria Maestri.
( scheda dettagliata della manifestazione a cura dello staff Feshion Coupon) *********************menù*********************
Bis di Cappellacci (al Ragù e Burro e Salvia), 2 calici di vino,
Pampapato,
acqua e caffè inclusi
€15/persona
La cena inizierà alle 20 e i posti a sedere saranno circa 150. OMAGGIO FLOREALE A TUTTE LE DONNE
offerto da Fioreria Bacrì
****************programma*******************
2 MAGGIO
dalle ore 20: cena a base di cappellacci
alle ore 21: intrattenimento musicale di Thomas Lucas Nicolas Cheval
3 MAGGIO
ore 17: Degustazione salumi del territorio e pasta fresca offerta da Salumeria Marchetti
ore 17/19: Laboratorio per bimbi dai 5 ai 10 anni con creazione di semplice coreografia e di maschere primaverili da indossare; merenda a metà laboratorio con pane e nutella, succhi di frutta.
ore 19: esibizione dei bimbi che hanno partecipato al laboratorio pomeridiano, per mamme, papà, e passanti
dalle ore 20: cena a base di cappellacci
alle ore 21: intrattenimento musicale di Thomas Lucas Nicolas Cheval
Tanti Coupon e offerte per acquistare i prodotti delle attività sponsor di via Cortevecchia saranno riservate ai partecipanti della manifestazione. una cena sotto le stelle, “Cappellacci Street”
E’ una cena sotto le stelle quella che il 2 e il 3 maggio occuperà via Cortevecchia con circa 150 posti a sedere, e che proporrà ‘il Cappellaccio di zucca ferrarese’ in tutte le sue varianti inserito in un menù tradizionale. L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra l’agenzia di comunicazione ed eventi Feshion Coupon, la bottega ‘Orsatti Group’ che per l’occasione servirà il piatto tipico e numerose altre attività della stessa Via. Nella giornata di sabato 3 maggio la festa comincerà alle ore 17 con assaggio di salumi e pasta fresca offerti da ‘Salumeria Marchetti’ e ‘Macelleria Travagli’ per poi dedicare un momento ai più piccini caratterizzato da laboratori creativi e coreografie danzate. In entrambe le giornate la cena inizierà dalle ore 20 con musica dal vivo e omaggio floreale offerto dalla ‘Fioreria Bacrì’ a tutte le donne che parteciperanno all’iniziativa. Lo scopo della manifestazione è quello di ravvivare lo spirito comunitario sfruttando una delle vie più antiche della città e far apprezzare anche ai non ferraresi le nostre delizie culinarie. Di seguito le attività che hanno scelto di supportare l’iniziativa: Coin, Antica Salumeria Marchetti, Le Primizie Ortofrutta, Macelleria Travagli, Flash Cafè, Creperie, Bar Aroldo, la Bottega del Formaggio, Cortevecchia 29, Profumeria Maestri.
( scheda dettagliata della manifestazione a cura dello staff Feshion Coupon) *********************menù*********************
Bis di Cappellacci (al Ragù e Burro e Salvia), 2 calici di vino,
Pampapato,
acqua e caffè inclusi
€15/persona
La cena inizierà alle 20 e i posti a sedere saranno circa 150. OMAGGIO FLOREALE A TUTTE LE DONNE
offerto da Fioreria Bacrì
****************programma*******************
2 MAGGIO
dalle ore 20: cena a base di cappellacci
alle ore 21: intrattenimento musicale di Thomas Lucas Nicolas Cheval
3 MAGGIO
ore 17: Degustazione salumi del territorio e pasta fresca offerta da Salumeria Marchetti
ore 17/19: Laboratorio per bimbi dai 5 ai 10 anni con creazione di semplice coreografia e di maschere primaverili da indossare; merenda a metà laboratorio con pane e nutella, succhi di frutta.
ore 19: esibizione dei bimbi che hanno partecipato al laboratorio pomeridiano, per mamme, papà, e passanti
dalle ore 20: cena a base di cappellacci
alle ore 21: intrattenimento musicale di Thomas Lucas Nicolas Cheval
Tanti Coupon e offerte per acquistare i prodotti delle attività sponsor di via Cortevecchia saranno riservate ai partecipanti della manifestazione.

Ida: un velo, e poi ?

Rigorosamente in bianco e nero, ambientato nella Polonia del 1962, il film racconta la storia di una ventenne orfana, l’austera Ida, senza identità né radici, cresciuta in un isolato, anonimo e buio convento. Alla ricerca di un passato ignoto, la giovane, che sta per prendere i voti, scopre di avere una lontana parente ancora in vita, la zia Wanda, sorella della madre defunta mai conosciuta. L’incontro con la donna segna l’inizio di un viaggio alla scoperta del proprio passato comune, oltre che di se stesse, un vero racconto on the road, dove s’intrecciamo segreti, voglia di conoscere e di assaporare-spremere la vita, tristezza, fede e curiosità di dimensioni esistenziali mai nemmeno lontanamente immaginate.

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La locandina del film

In un vero racconto di formazione, Ida apprenderà delle sue origini ebree, cercherà di conoscere una zia magistrato rigida, una donna concreta, piena di rabbia e disillusione, impaziente, superficiale, misteriosa, libertina, fumatrice e bevitrice, con un cuore inaridito dagli eventi, dal cipiglio poco amorevole, severa ma tenace e allo stesso tempo fragile, che la metterà inevitabilmente e crudamente di fronte a se stessa.
Il film ci racconta di una Polonia non ancora del tutto riconciliata con la sua storia, invasa dalla Germania nazista, liberata dall’Armata Rossa, entrata, poi, a far parte del Blocco sovietico; ci parla di un paese martoriato, dalle oscure memorie, alla ricerca di un luogo di sepoltura per i genitori di Ida (il cimitero ebraico abbandonato di Lublino), uccisi dal cattolico perbene, loro vicino, principalmente per paura e, quasi sicuramente, per appropriarsi della loro modesta casa di legno.
Le scene ci raccontano della suora ebrea dai lunghi e setosi capelli nascosti (Anna, che scoprirà di chiamarsi Ida Lebestein).

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Una scena del film

Una storia intensa, straziante, dolorosa, reale, avvincente e carica di umanità, in soli 80 minuti di durata complessiva.

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In preghiera

Il formato scelto dal regista è interessante e insolito, dalle proporzioni vicine al 4/3 (il rapporto d’aspetto è 1.37:1, utilizzato tra il 1932 e il 1953), retaggio di un cinema del passato ma anche funzionale alla relazione fra le due protagoniste: l’ampiezza ridotta del fotogramma incentiva una sensazione di prossimità a esse. Ed è proprio la compattezza delle dimensioni spaziali a suggerire il tema sotteso all’intera pellicola, ossia la mancata conciliazione tra l’orizzontale e il verticale, l’alto e il basso, la realtà terrena e la fede, il presente, sfuggente, e il passato storico, tutto da riportare alla luce.

Le fotografie in bianco e nero, vere immagini pittoriche, firmate da Ryszard Lenczewski e Lukasz Zal, riflettono l’austerità dell’epoca, le cicatrici non rimarginate, l’oscurità del non conoscere la vita e il mondo da parte di una giovane e bella Ida, che “non sa l’effetto che fa”.
Il sottofondo musicale è interessante, ritmico, malinconico e romantico. Ascoltiamo brani jazz, suonati dal gruppo del sassofonista-autostoppista incontrato lungo il pellegrinaggio di Wanda e Ida, di John Coltrane e canzoni di Adriano Celentano.

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Scene dal film ‘Ida’

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Ida risponderà come può alla domanda di Wanda: come fai a conoscere l’entità del tuo sacrificio nel prendere i voti se non hai mai sperimentato la vita reale? Dove sta la nobiltà del tuo sacrificio? Ida proverà la vita, il ballo, l’amore. Per sapere.
“E poi?”. Appena Ida pronuncia questa domanda, più volte scandita e ripetuta, non si hanno dubbi: da qui passa la forza della sua storia. Con quelle due semplici parole, pesanti come un macigno, la giovane non interroga soltanto il bel sassofonista “zingaro”, suo diretto interlocutore che le parla di futuro, ma per la prima volta, chiama in causa direttamente lo spettatore. Ida sarà pronta per tornare al convento, conscia ora di quello cui davvero, alla fine, rinuncerà.
Una scelta controcorrente, resa evidente dalla giovane, candida come la neve, che cammina, nella stessa neve, verso il convento in senso contrario al flusso delle auto.

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‘Ida’ di Pawel Pawlikowski

Un film sorprendente, sulla Shoah, sulla Polonia, sull’identità e sulle scelte esistenziali delle persone. Un piccolo gioiello, dagli echi polanskiani e tarkovskijani.

di Pawel Pawlikowski, Danimarca/Polonia 2013, 80 mn. con Agata Kulesza, Agata Trzebuchowska, Joanna Kulig, Dawid Ogrodnik, Adam Szyszkowski, Jerzy Trela e Halina Skoczynska.

Domenica 27 aprile, in Castello Estense, Borgo san Giovanni porta il suo Omaggio al Duca

da: ufficio stampa Ente Palio città di Ferrara

Domenica 27 aprile, in Castello Estense alle ore 11.00, sarà il Borgo san Giovanni a portare il suo Omaggio al Duca.
“Correva la notte tra il 2 ed il 3 marzo dell’anno 1385…”, con queste parole la Contrada rosso-blu racconterà un fatto storico realmente accaduto: la trucidazione di Tommaso da Tortona, Giudice dei Savi e capo delle finanze estensi.
La Contrada racconterà ai cittadini di Ferrara la storia che ha dato luogo alla nascita del nostro bellissimo Castello, opera monumentale che tutta Europa ci invidia.
Brevi recitativi, balli e giochi di bandiere, narreranno del consiglio segreto dei capi rivoltosi presso la dimora del Notaro Mantellini, dell’abbattimento della porta “de lo Santo Michiele” e dello sterminio delle guardie di corte, nonché del popolo iroso in rivolta davanti al Palazzo Marchesano, fino al linciaggio e all’uccisione in piazza del Tortona, con conclusive danze a festa del popolo.
Nel corso dell’Omaggio al Duca, come consuetudine di questo Borgo, saranno presentati i nuovi contradaioli.

Prossimo, ed ultimo, appuntamento con l’Omaggio al Duca sarà con il Rione Santo Spirito, giovedì 1 maggio.

Al via la Festa del Libro Ebraico in Italia

da: ufficio stampa Festa del Libro Ebraico

Si alza il sipario sulla quinta edizione della Festa del Libro Ebraico in Italia. Organizzato dalla Fondazione MEIS (Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah), con il supporto di Ferrara Fiere Congressi, l’evento parte domani a Ferrara per concludersi il 1 Maggio e consegna per quasi una settimana alla città emiliana il titolo di capitale dell’ebraismo italiano.
Sin dal primo giorno, la ricchezza e l’elevato profilo culturale del programma confermano la Festa come un appuntamento unico nel suo genere. Il compito di inaugurarlo è affidato alla quarta “Notte Bianca Ebraica d’Italia”, che prende il proprio titolo – “E fu sera… e fu mattina…” – in prestito dal verso della Genesi, quando tutto ebbe inizio. La Notte Bianca comincerà alle 21, al Chiostro di San Paolo, con i saluti delle autorità, che dopo circa mezz’ora cederanno la parola ai libri, veri protagonisti dell’evento. Alle 21.30, sempre al Chiostro (cuore pulsante della Festa), verrà, infatti, ufficialmente aperta la fornitissima libreria tematica, che offrirà al pubblico oltre cinquemila testi di autori ebrei o su temi della tradizione ebraica, editi da circa centocinquanta case editrici, con volumi difficili da trovare, altri freschi di stampa e altri ancora che addirittura usciranno in concomitanza con l’evento (è il caso degli atti del convegno internazionale di studi “Ebrei a Ferrara, ebrei di Ferrara”).
Dalle pagine scritte alle note il passo è breve. Ecco, quindi, alle 21.45, senza spostarsi dal Chiostro di San Paolo, il concerto a cura degli alunni e degli insegnanti del conservatorio “G. Frescobaldi” di Ferrara, tra le musiche per archi di Sinigaglia alle interpretazioni di Mendelsshon del soprano Mara Paci e del contralto Ilaria Scarponi.
Alle 22.45, la Sala della Musica del Chiostro ospiterà lo spettacolo teatrale “Un grembo due nazioni molte anime. Parole e musiche degli ebrei d’Italia”, di e con Manuel Buda e Miriam Camerini. Chi, invece, preferirà chiudere la serata all’insegna dell’escursione culturale potrà farlo in compagnia di Francesco Scafuri (Responsabile dell’Ufficio Ricerche Storiche del Comune di Ferrara) che, a partire dalle 23, con ritrovo in Piazza Trento Trieste (Palazzo San Crispino), sarà la voce narrante delle “Storie della Ferrara ebraica ed estense passeggiando per le piazze più belle del centro”.
La resistenza dei più nottambuli sarà, infine, premiata con una concessione al palato, attraverso le “Degustazioni di sapori di ispirazione ebraico-ferrarese”, che verranno offerte all’una nel Cortile interno del Castello Estense.
Il programma della Festa, che è patrocinata dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, dalla Regione Emilia-Romagna, dalla Provincia e dal Comune di Ferrara, dall’Università degli Studi di Ferrara, dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e dalla Comunità Ebraica di Ferrara, è disponibile sul sito www.meisweb.it.
In caso di maltempo, i diversi appuntamenti si terranno presso la Sala Estense (Piazza del Municipio).

“I bambini non hanno sentito niente”: martedì 29, a Ferrara, una lettura teatrale sulla violenza domestica

da: Organizzatori

Un po’ più in là della cronaca. Qualche passo oltre le difese d’ufficio per cui i bambini, nelle famiglie violente, sono sempre “di là”: dormono, guardano la tv, ignorano ciò che accade tra gli adulti… o almeno così i genitori vorrebbero credere.
Dedicata ai figli – e in particolare a quanti vanno incontro alla conseguenza più crudele, ovvero la perdita della mamma per mano del papà – è questa lettura teatrale, “I bambini non hanno sentito niente”, nata dall’esperienza di udienza in innumerevoli casi di violenza domestica.
Il contesto, anche sulla scena, è quello del Tribunale per i Minorenni, dove le parti vengono ascoltate per verificare le condizioni di vita dei minori e l’eventuale necessità di interventi a loro tutela. Manca in questo caso la voce del giudice. Procedendo nell’udienza ogni personaggio fa i conti con se stesso: vincoli e desideri, sensi di colpa, debiti interiori, difficoltà concrete e scelte impossibili, in una sorta di monologo che risponde alle esigenze dell’autorità giudiziaria e talora se ne distacca, diventa sguardo intimo sulla propria vita.
Due sono le storie rappresentate nella lettura: nella prima ascolteremo Lui, Lei, i Bambini in due momenti diversi della loro vicenda familiare; nella seconda Lei non c’è più, diventa presente nelle parole della sorella, dei cognati, dei carabinieri, e infine in quelle del marito che è il suo assassino.
Le storie raccontate sono vere o verosimili. I materiali di udienza le hanno ispirate o, qualche volta, costruite fedelmente.

Lettura teatrale
I bambini non hanno sentito niente
Martedì 29 aprile 2014 ore 21
Wunderkammer, Via Darsena 57 – Ferrara

Da un’idea di:
Elena Buccoliero, Caterina Del Torto
Testi:
Elena Buccoliero
Regia:
Fabio Mangolini, Andrea Paolucci
Attori:
Fabio Mangolini
con Micaela Casalboni, Paolo Fronticelli,
Andrea Paolucci, Paola Roscioli e Ida Strizzi
(Teatro dell’Argine)

La lettura “I bambini non hanno sentito niente” rientra nel progetto “Violenza di genere e rete locale” coordinato dal Comune di Ferrara, con la partecipazione di Centro Donna Giustizia, Centro di ascolto per uomini maltrattanti e Movimento Nonviolento e con il contributo del Dipartimento Pari Opportunità.

I valori dell’amicizia

“Ci sono parole” come ha scritto una volta il filosofo tedesco Siegfried Kracauer, “che passano di bocca in bocca attraverso i secoli senza che il loro contenuto concettuale assuma mai nella nostra mente contorni chiari e definiti.” Una di queste parole è ‘amicizia’. Un termine talmente utilizzato fra di noi, che spesso se ne dimentica il significato. Con chi si manifesta? Con i compagni di scuola, con i colleghi, con i vicini di casa, con persone vicine oppure lontane? E chi sono i nostri ‘amici’? L’amicizia è quella che si coltiva da ragazzi, oppure è un sentimento che ci accompagna tutta la vita e che si rafforza solo in età adulta? Oggi, nell’epoca di Facebook e di una vita che passa giorno per giorno come un lampo, esiste ancora l’amicizia profonda e resistente d’una volta?

“Troppe cose si perdono del mondo che scompare”, ha scritto una volta lo storico Arturo Carlo Jemolo, “si nota spesso lo svanire del pudore, non solo quello del corpo, ma l’altro delle parole, dello scoprire la propria anima: ma io temo assai che scompaia anche l’amicizia”. Fra gli amici di Paolo Ravenna c’era anche Arturo Carlo Jemolo, professore di Diritto ecclesiastico a Roma. Cattolico fervente ma anche difensore strenuo della distinzione fra Stato e Chiesa. Paolo Ravenna ha sempre parlato molto bene di Jemolo perché durante la persecuzione degli ebrei, negli anni dopo le leggi razziali del 1938, ha salvato clandestinamente una famiglia ebrea. Senza una clamorosa retorica antifascista, senza ogni forma di esibizionismo patetico. L’ha fatto per amicizia, per autentica amicizia umana: per un’amicizia che non conosce solo una fede o un’ideologia comune. Perché alla fine, ciò che veramente conta per vivere e dimostrare l’amicizia sono le cose concrete. Salvare la vita degli altri ma anche salvare e proteggere una città o un paesaggio intero è un atto d’amicizia, senza nominarla. Questo si poteva imparare dai tanti amici di Paolo Ravenna come Jemolo o Giorgio Bassani o Tullia Zevi, per citare solo tre nomi. Per l’avvocato l’amicizia contava moltissimo. Ma l’amicizia significa anche dover differenziare fra la colpa dei tanti, dei pochi o di un uomo solo. Alla sinagoga in via Mazzini è stata posta una lapide. Vi si leggono scolpiti i nomi degli ebrei ferraresi uccisi nei campi di concentramento nazisti. Il cognome Ravenna appare frequentemente, quasi come nessun altro. Tutti quei Ravenna sulla lapide sono stati deportati e non sono mai più ritornati a Ferrara. Leggere i nomi su una lapide per un tedesco non è mai facile, perché sempre accompagnato da un ricordo amaro della storia recente della Germania. Paolo Ravenna avrebbe avuto non pochi motivi per essere scettico e sospettoso dei tedeschi. Ma per lui c’era sempre una differenza fra le colpe della gente di ieri e l’innocenza delle nuove generazioni. La prima volta in cui avemmo l’occasione di conoscerci, mi pregò immediatamente di essergli d’aiuto nella ricerca dell’identità di un soldato tedesco della Wehrmacht che durante l’occupazione nazista si recava giornalmente alla biblioteca comunale, mostrando molto interesse per i classici italiani. Questo maggiore, istruito e cosciente, avrebbe fatto l’impossibile per proteggere la biblioteca dagli atti vandalici dei militari tedeschi, come confermano testimoni dell’epoca. Soprattutto si sarebbe particolarmente adoperato per salvaguardare il materiale archiviato concernente il “comune ebreo” di Ferrara. Paolo Ravenna voleva sapere da me chi era quel soldato buono e civile della Wehrmacht nazista. Le responsabilità delle truppe tedesche sul territorio italiano le conoscono tutti, ma per Ravenna era più importante sapere qualcosa sulla vita di un soldato dissidente e rispettoso delle persone e della loro cultura. Una memoria civile e matura sui crimini perpetrati dai fascisti italiani e dai nazionalsocialisti tedeschi non si deve limitare al perdono, ma deve condurre ad una ricerca consapevole che abbia il grande coraggio dell’analisi obiettiva e quindi della differenziazione: l’avvocato Ravenna aveva questo coraggio. Per me Paolo Ravenna, con la sua serietà e il suo decennale impegno per Italia Nostra, il suo amore per Ferrara, alla quale pur non risparmiava critiche talvolta anche dure ed impazienti, e la sua estrema affidabilità, ha rappresentato quei valori di una volta e fra questi anche l’amicizia, oltre i limiti della simpatia e della superficiale cordialità. Il senso di responsabilità per la ‘polis’, la città in cui viviamo, era per loro una cosa ovvia. La ‘città nostra’ o il ‘Paese nostro’ non erano per quella generazione bandiere da sventolare ma da vivere, da difendere e da costruire. Un amore tutto particolare Paolo Ravenna l’aveva per esempio per il Delta: quando ci recavamo nei dintorni di Ferrara, nelle cittadine e nei piccoli paesi, i suoi racconti erano interminabili: battaglie, nomi, progetti, ricordi senza fine. E ciò che è oggi il delta del Po è merito di uomini come l’avvocato Ravenna e, come egli stesso ha sempre sottolineato, del suo grande insegnante-amico Giorgio Bassani. Al centro del suo rapporto di amicizia con il famoso scrittore c’erano, paradossalmente, meno poesia e letteratura e più impegno civile per la protezione e la difesa del tesoro culturale italiano, della ‘Nostra Italia’, come ripeteva sempre con chiarezza a tutti quelli che erano capaci solo di lamentarsi della decadenza del Paese. Quando si vuole ricordare Paolo Ravenna, non si può fare a meno di menzionare la sua passione per la fotografia. Il cimitero ebraico di via delle Vigna, cui ha dedicato anche un bellissimo saggio fotografico “L’antico orto degli ebrei“, era uno dei suoi luoghi preferiti. Sebbene non sia mai stato un acceso sostenitore del culto dei morti, questo luogo, dove sono sepolti anche i genitori, i parenti e tantissimi amici, ha significato per lui davvero molto. Non solo come luogo per ricordare i tempi passati e gli amici che non ci sono più, ma anche per progettare qualcosa di nuovo per il futuro, in memoria dei defunti. Poco prima del suo riposo eterno, mi ha dato in mano un foglio un po‘ stropicciato con una poesia che mi parve avesse un grandissimo valore per lui:

Agli amici
da Primo Levi

Cari amici, qui dico amici
Nel senso vasto della parola:
Moglie, sorella, sodali, parenti,
Compagne e compagni di scuola,
Persone viste una volta sola
O praticate per tutta la vita:
Purché fra noi, per almeno un momento,
Sia stato teso un segmento,
Una corda ben definita.
Dico per voi, compagni d’un cammino
Folto, non privo di fatica,
E per voi pure, che avete perduto
L’anima, l’animo, la voglia di vita.
O nessuno, o qualcuno, o forse un solo, o tu
Che mi leggi: ricorda il tempo,
Prima che s’indurisse la cera,
Quando ognuno era come un sigillo.
Di noi ciascuno reca l’impronta
Dell’amico incontrato per via
In ognuno la traccia di ognuno.
Per il bene od il male
In saggezza o in follia
Ognuno stampato da ognuno.
Ora che il tempo urge da presso,
Che le imprese sono finite,
A voi tutti l’augurio sommesso.
Che l’autunno sia lungo e mite.

Ravenna sognava di realizzare un nuovo progetto: voleva pubblicare un libro sui suoi amici più cari, ne aveva tanti. Avrebbe dovuto ricordare un mondo, come ha scritto Jemolo, “in cui la parola amico aveva un significato profondo”. E’ come un’eredità per i giovani d’oggi.

Carl Wilhelm Macke, giornalista pubblicista indipendente, è segretario generale dell’associazione “Journalisten helfen Journalisten” con sede a Monaco di Baviera. Amante da sempre dell’Italia, è un cultore della letteratura emiliano romagnola contemporanea. Vive tra Monaco di Baviera e Ferrara.

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Sul baratro di un’inutile scuola

di Jaime Enrique Amaducci*

In notturna, seguo le note seducenti e malinconiche del piano di J. W. Pollack che mi rapisce con My Funny Valentine, mentre la mente e il cuore sono scossi dall’attualità delle parole di Mario Lodi… e dal risentimento di chi sostiene, convinto, che la deriva della scuola italiana sia il “prevedibile esito di decenni nei quali le chiavi della scuola sono state consegnate alla pedagogia, che l’ha portata fin sull’orlo del baratro di una completa inutilità” (F. Lavezzi, “Oppressa da genitori e scartoffie un’inutile scuola sull’orlo di una crisi di nervi”, in www.ferraraitalia.it).

Come si può cogliere da numerosi documenti elaborati a livello internazionale (nemo propheta in patria…) Mario e tanti altri pedagogisti italiani hanno scrollato dalla polvere ultradecennale e ispirato la ricerca a livello nazionale ed internazionale. L’idea che sta alla base di una scuola inclusiva è uno dei tanti esempi del valore dell’italica pedagogia che, nella maggior parte dei casi, è stata lasciata fuori dalle porte delle scuole… tenuta ben lontana dalle aule, conservata nelle pagine di libri al massimo utilizzati per superare concorsi, per riempirsi la bocca durante gli aulici discorsi celebrativi o per imbastire strumentali campagne elettorali.
“Una scuola inclusiva deve fornire possibilità e opportunità di applicare diversi metodi di lavoro e il trattamento individuale è realizzato in modo che nessun bambino sia escluso dalla comunione e partecipazione a scuola. Questo comporta la creazione di scuole a misura di bambino e si basa sui diritti fondamentali. Un’educazione basata sui diritti fondamentali, aiuta i bambini a esercitare i loro diritti. Non solo efficiente da un punto di vista accademico, ma è anche comprensiva, sana e protettiva per tutti i bambini, tenendo conto delle disparità tra uomini e donne e incoraggia la partecipazione degli studenti stessi, le loro famiglie e le loro comunità”. (Policy Guidelines on inclusion in education, Unesco, Paris, 2009, p.16)
Una scuola inclusiva è una “[…] scuola decisa a partire dai bambini, in cui tutti i ragazzi rappresentano casi particolari: tutti hanno le proprie esigenze, la propria storia, insomma la propria diversità”. (M. Lodi, 1982, p. 84). Una scuola “trasmissiva” è fondata sulla esclusiva trasmissione delle conoscenze “da chi sa a chi non sa”, in cui “gli scrutini finali di ogni anno e gli esami sono la verifica del livello raggiunto e dei contenuti imparati e memorizzati (p. 85)”. In ogni ordine e grado è ben radicato questo tipo di scuola in cui, a tutti gli effetti, non c’è posto per il diverso poiché “vi è entrato come eccezione, è stato accettato per spirito umanitario e non, come dovrebbe essere, per una precisa scelta professionale e pedagogica (p. 88)”.
Nella vision della scuola trasmissiva, il diverso che esplicita bisogni educativi speciali “fa perdere tempo […] causa una rottura, una violazione delle regole […] sottrae tempo agli altri ragazzi. […] “Una complicazione di questa scuola è la presenza di ogni tipo di diversità. […] Questa è una scuola di uguali per uguali che parte da livelli ipotizzati uguali e tende a livelli ipotizzati uguali. Chi non ce la fa si ferma, anzi è fermato”. Ma di fronte ai bisogni educativi degli alunni, all’insegna di quanto previsto dall’art. 3 della Costituzione, cosa è stato fatto “per rimuovere gli ostacoli che esistono, per fare della scuola il luogo di promozione di tutte le capacità di un popolo a progettare e realizzare la sua crescita e il suo destino? (p. 89)”.

Lungi da ogni ipocrisia gattopardesca, in Italia è possibile realizzare un tipo di scuola che tenga conto del processo evolutivo degli alunni e che “cerchi di adeguarsi alla diversità non come eccezione, ma come norma e valore?” (Mario Lodi, Guida la mestiere di maestro, Editori Riuniti, Roma, 1982)
… Un grazie a Mario, un grazie alla pedagogia inclusiva che apre nuovi orizzonti per risalire dal baratro della regressione…

* Dirigente Scolastico, scuola media “Anna Frank”, Cesena

Lettera al signor Renzi

Ill.mo presidente Renzi signor Matteo,
La vedo in ogni telegiornale sgambettare sorridente da un capo all’altro dello schermo, La vedo stringere mani di cittadini i quali credono di salutare il rinnovatore della politica e della società italiane. E’ il primo equivoco, mi sembra che Lei abbia fin qui semplicemente sostituito alcune persone con altre, ma senza mutare nulla del quadro disarmante in cui siamo costretti a vivere. Sono tanti gli equivoci: gli italiani della prima e della seconda (mai inaugurata), della terza o della quarta, repubblica vivono di equivoci, il primo fu quello di Garibaldi e del giocoliere Cavour, il quale approfittò della rivoluzione nel meridione per dire “alé, l’Italia è fatta, consegniamola a chi di diritto”, cioè ai Savoia e così il Paese, con la benedizione europea, fu regalato alla destra economica: oh, Signor Renzi, non ci siamo mai spostati da lì, di governo in governo, il potere rimase sempre nelle stesse mai.
Quando le cose stavano per cambiare, Da Gasperi rimise tutto a posto, fuori la sinistra dal governo, che è di proprietà della destra e dei suoi alleati, e via andare con la politica non dei diritti ma dell’elemosina quando si può. Per ultimo è arrivato Berlusconi, destra che più destra non si può. E, quando è salito al potere Lei, signor Renzi Matteo, abbiamo sperato che rottamasse almeno l’ex cavaliere. Macché! Berlusconi è stato il primo con cui, Lei, signor Renzi Matteo, ha dialogato e stretto un patto di ferro, tanto da far dire al condannato per evasione fiscale, cioè il più grave dei delitti che un uomo pubblico possa commettere, che il nuovo governo, al cui interno si era collocato come quinta colonna Alfano, stava eseguendo i suoi ordini, di Berlusconi naturalmente. Quindi Lei, signor Renzi Matteo è a capo di un governo di centrodestra: mica male per un uomo che ha ereditato quel poco che restava dell’antica vera sinistra (Pci), quella che con maggior forza si era esposta durante la Resistenza.
Lei, signor Renzi Matteo, ha rottamato praticamente il solo Bersani al quale è venuto un mezzo coccolone. Era l’ultimo “rosso“ (metto tra virgolette) ormai sfumato in rosa, della nostra politica. Lei, signor Renzi Matteo, afferma che la sua è la politica del fare, gli ottanta euro in busta paga sono lì a dimostrarlo, ma non ha cambiato nulla di quello che si deve cambiare: noi, signor Renzi Matteo, vorremmo che al governo ci fosse una forza in grado di sbattere fuori dalla società chi frega i suoi lavoratori, chi li mette in cassa integrazione, chi non paga le tasse, chi ne paga troppo poche rispetto ai suoi guadagni, infine che sbattesse in galera chi è stato condannato e non i poveri profughi affamati che giungono d’oltre mare con un carico insopportabile di sofferenza.
Non dia ascolto, signor Renzi Matteo, alla Lega, non dia ascolto alla destra che si nasconde sotto la bandiera tricolore inneggiando sempre meno sommessamente a chi il fascismo ha inventato. Signor Renzi Matteo, anche se Lei dice che le ideologie sono morte, non creda a quello che afferma, prima di parlare, lo dico a Lei che parla tanto, pensi a ciò che deve dire, abbiamo avuto già troppi venditori di pere cotte. Per favore, signor Renzi Matteo, stia attento.

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Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, il paesaggio, la natura.

Ferrara, 25 aprile 1945 (foto di archivio) – clicca sull’immagine per ingrandirla

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Ferrara 25 aprile 1945, in piazza si festeggia la fine della guerra e la liberazione dal giogo fascista
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Ferrara 25 aprile 1945, un carro armato delle forze alleate transita in corso Roma, l’attuale corso Martiri della Libertà